Di Paolo Di Prima
Oggi parlerò dell’arcobaleno e di quello che molti danno per scontato e conoscono; una delle cose più conosciute in merito all’arcobaleno e che ha un inizio e una fine e che il più delle volte li dove inizia e li dove finisce come per magia ci sia la felicità di ognuno di noi, in base al grado di coscienza e desideri…
Per molti si può trovare la pentola d’oro, per altri folletti e fate che sistemano ogni cosa, per altri ancora, un posto energetico sacro, dove attingere a ogni nuovo intuito e creazione, per le religioni come il ponte della famosa alleanza dopo il diluvio, come simbolo dell’unione con il divino, ma occorre tenere in mente che il divino ragiona con coscienza divina e universale e non con coscienza umana, io penso che ci ami in maniera incondizionata che solo una divinità più capire. Se però spostiamo la nostra attenzione e visione su un piano ben più alto di coscienza e possibilità di ammirare l’arcobaleno, ci si accorge che lo stesso da un aereo non appare come un ponte ma bensì come un cerchio di particelle che creano colore, dopo che la pioggia torna verso le frequenze della quiete, si, in quel punto esatto, dove le particelle vibrano ad una determinata frequenza, dove si creano i colori unici e dai quali si può ottenere qualsiasi sfumatura, ad eccezione del bianco che indica la purezza, la pace e l’armonia, e del nero, che ci ricorda quando era bello il sereno.