Di Gaetano Ferrara Un carro armato colorato a festa, uno strumento mortale per dare allegria al Natale, simboleggia la schizofrenia sociale dei nostri tempi. Migliaia di bambini innocenti massacrati, estinti, deflagrati, schiacciati, soffocati, tagliati, colpiti, dissanguati, fatti a pezzi. Perché le mie lacrime non sono di sangue, perché le mie parole assomigliano a quelle di un muto che urla giustizia, perché il mio cuore non esplode? Quante volte ho rinnegato dentro di me l’associazione di due concetti apparentemente opposti: estinzione dell’umanità. L’universo Uno è seguito da una virgola chiamata Terra, che sembra essere inutile alla maestosa creazione. Un pianeta che sfida la Vita con l’annichilimento, la disintegrazione, il nulla riempito di solo male, destinato a ripetersi nel suo impietoso errore. Una nota cacofonica nella melodia celeste. Il nostro tempo è abisso scuro, dove la luce naturale di un bimbo è spenta. Un padre che urla innanzi ad una bestemmia di ferro mortale, con vicino il figlioletto, che cerca di dissuaderlo per senso di protezione. Il suo papà usato da Dio per denunciare la somma ingiustizia, l’arroganza del potere che guarda negli occhi l’ineluttabile potenza dell’Amore, prima legge della creazione. La fine di un film pieno di fotogrammi orripilanti. Andassero a