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Messaggi dal Cielo alla Terra

INTERVENTO DI PUTIN A DAVOS

 

Video Discorso di Putin a Davos: https://youtu.be/8KT_-Cmyv6A

KLAUS:
La Russia è un'importante potenza globale con una lunga tradizione di partecipazione al World Economic Forum.
In questo momento unico della storia umana nel quale al mondo viene data l’opportunità di passare da un’epoca di confronto, ad un’epoca di cooperazione, la possibilità di ascoltare la sua voce, la voce del presidente della federazione russa, è essenziale, soprattutto in questi tempi caratterizzati da controversie, divergenze e proteste, al fine di aprire un dialogo utile ad affrontare le nostre sfide comuni piuttosto che continuare nell’isolazionismo e nella polarizzazione.
Ieri il suo scambio telefonico con il presidente Biden e l’accordo sulla proroga del trattato sulle armi nucleari. Credo sia un segnale molto promettente in questa direzione.

Kobe 2019, Sig presidente, ha mostrato la nostra vulnerabilità globale e interconnettività, come qualsiasi altro paese: anche la Russia è in questo senso minacciata e la vostra prospettiva di sviluppo economico e di cooperazione internazionale ovviamente sono di interesse per tutti noi.

Signor presidente, siamo ansiosi di sentire dalla sua prospettiva, e da quella russa, come vede l'evoluzione di questo terzo decennio del XXI° secolo e cosa dovrebbe essere fatto per garantire che globalmente le persone trovino la pace e la prosperità. Signor presidente, il mondo aspetta di conoscere il suo pensiero in merito.

PUTIN:
Cari colleghi, egregio Mr. Schwab ho visitato Davos molte volte per assistere agli incontri organizzati da lei già a partire dagli anni ’90. Ci siamo incontrati per la prima volta nel 1992 e più volte durante il mio lavoro a San Pietroburgo ho visitato questo importantissimo Forum.

Vorrei ringraziarti oggi per l’opportunità che mi si offre di comunicare la mia opinione alla comunità internazionale. Signori e signore vorrei salutarvi tutti. Prima di tutto vorrei sottolineare come quest’anno, nonostante la pandemia e nonostante tutte le restrizioni, i lavori continuano on line e viene data la possibilità ai partecipanti di scambiarsi opinioni a compensazione delle limitazioni delle interazioni dirette dei leader dei vari Stati e dei rappresentanti della comunità in modo che si possano discutere tutte le problematiche di questo periodo. Adesso abbiamo davanti a noi molte problematiche difficili che richiedono risposte, questo è il primo decennio del XXI secolo che propone cambiamenti profondi che investono il nostro pianeta ed è difficile non notare le importanti trasformazioni dell’economia globale negli ambiti della vita sociale, della tecnologia. La Pandemia da Coronavirus è stata una sfida ardua per tutta la comunità, per l’umanità intera e ha provocato l’accelerazione di quei cambiamenti che era necessario compiere. Questa pandemia ha sottolineato anche le problematiche tra le persone con il rischio di aumento delle tensioni all’interno della società umana. Questo fatto non ha precedenti nella storia ma io vorrei paragonare quanto stiamo vivendo con gli anni trenta del secolo scorso, qualcuno potrà essere d’accordo, qualcuno no, ma come parametro di pericolo a mio avviso si può fare questa analogia. Abbiamo visto (due?) precedenti nello sviluppo economico, la stratificazione sociale, sia a livello globale che nei singoli paesi. Oggi la società è fortemente polarizzata, aumenta la tendenza al populismo e al radicalismo, i processi interni alla politica si intensificano e questo non migliora la stabilità dei rapporti internazionali. Si indeboliscono dunque le istituzioni internazionali e si indebolisce il sistema della sicurezza globale. Ho parlato ieri con il presidente degli Stati Uniti in merito alla proroga dell’accordo sugli armamenti nucleari, certamente un passo nella giusta direzione sebbene la strada per trasformare i buoni auspici in certezze è ancora lunga. Nel XX secolo per esempio non siamo stati in grado di evitare catastrofi, spero che conflitti di quel genere non si ripetano, lo spero davvero. La situazione può tuttavia prendere direzioni imprevedibili ed incontrollabili se non gestita a dovere, ed esiste il pericolo che si possa precipitare in una guerra di tutti contro tutti nel vano tentativo di risolvere le proprie contraddizioni cercando nemici all’esterno.

Noi russi per esempio diamo molta importanza ai valori come la famiglia, l’intoccabilità della vita privata, e questa situazione non stabile può causare una catastrofe globale, possiamo perdere i continenti e la nostra responsabilità è evitare questa situazione, assicurare uno sviluppo positivo, armonico e consecutivo. A questo proposito mi soffermo su questi punti cruciali che secondo me sono di interesse della comunità internazionale. Prima di tutto la problematica sociale ed economica: si, guardando le cifre della statistica anche nonostante le crisi profonde del 2008 e del 2020, guardando indietro gli ultimi 40 anni, possiamo dire che sono stati molto “risultativi”, il potere di acquisto pro capite si è raddoppiato, ovviamente è un risultato positivo. E’ anche positiva questa crescita dei paesi poveri, tanti paesi hanno abbandonato la zona di povertà. Se prendiamo il potere d’acquisto di 5 dollari e mezzo pro capite al giorno, secondo la stima della banca internazionale, la quantità delle persone in Cina, è stato ridotto da 1 miliardo e 100 milioni negli anni ’90 fino a 300 milioni adesso; la Russia da 60 milioni nel 1992, fino a 5 milioni al giorno d’oggi. Anche secondo me questo è un passo avanti. Poi, a proposito la cosa più importante, la problematica più importante, la risposta che ci spiega molte cose: qual’è il carattere di questa crescita? Chi ha avuto l’utile principale?

Prima di tutto i paesi del terzo mondo, loro hanno potuto usare la crescita della domanda delle loro merci, hanno potuto mantenere i posti di lavoro, export, anche ridurre la stratificazione sociale tra poveri e ricchi.
Come vanno le cose nelle economie dei paesi sviluppati dove il livello economico è molto più alto? Sembra paradossale ma il problema della stratificazione sociale nei paesi sviluppati, il problema ancora più grave, per esempio, secondo la stima della banca mondiale, sotto il livello del reddito minimo pari a 5 dollari e mezzo al giorno, negli USA nel 2000 avevano 3,6 milioni di persone e nel 2016 5,6 milioni di persone. Durante lo stesso periodo la globalizzazione ha comportato l’aumento del profitto delle compagnie transnazionali prima di tutto americane e poi europee. Nelle economie sviluppate dell’Europa la situazione è la stessa… Però parlando dei profitti di queste società, a chi sono andati a finire? La risposta è ovvia! All’un per cento della popolazione.

E cosa è successo nella vita delle altre persone? Nel giro degli ultimi 30 anni, il reddito dei paesi sviluppati, il reddito di oltre il 50% delle persone non è cambiato, è stato in stagnazione; invece il reddito di alcuni gruppi è triplicato. Quindi una gran parte delle persone dei paesi ricchi non vede più prospettive di crescita del reddito, però stanno pensando a come ottenere la sicurezza dei servizi sanitari e stabili, la qualità della formazione, per esempio secondo i dati statistici, nel 2019 il 21% dei giovani non ha studiato e non ha lavorato da nessuna parte. Poi c’è un altro dato interessante: tra i lavoratori, il 30% negli Usa, hanno il reddito inferiore a 3, 2 dollari Usa. Questi spostamenti nello sviluppo economico-sociale è il risultato di una politica che è stata “apportata in vita” negli anni ’80 quando c’era il dogmatismo; in base a questa politica e c’era il consenso di Washington con le sue uniche regole dove la priorità è data alla crescita economica, a tutti i costi, prevalentemente in base alla crescita dei debiti.

La pandemia del corona virus ha evidenziato maggiormente questi problemi.

L’anno scorso il calo dell’economia mondiale ha avuto il valore massimo dalla seconda guerra mondiale. Per fine anno la metà dei posti di lavoro sono stati ridati, però sono tanti tanti milioni senza lavoro, un numero grande che fa preoccupare. Negli ultimi nove mesi dell’anno scorso, l’economia mondiale ha perso 3,5 trilioni di dollari e le perdite stanno crescendo e quindi stanno crescendo le tensioni sociali. Il ripristino dopo la crisi non è semplice; 20 o 30 anni fa il problema poteva essere risolto con i metodi di stimolazione di politiche macroeconomiche come hanno fatto fino ad ora, però questi meccanismi non funzionano più, le riserve di questi meccanismi sono esauriti. Non è la mia opinione personale, secondo i dati FMI, il debito globale si sta avvicinando al 200% del PIL globale e in alcune economie perfino al 30% del PIL (credo che in questo secondo caso faccia riferimento al rapporto debito/pil di un casuale econia interna di uno stato, ndr.).

Con ciò, nei paesi sviluppati il tasso di interesse, quasi dappertutto, è a livello zero; nei principali paesi emergenti ai livelli storici minimi.
Nell’economia mondiale non è possibile aumentare la crescita solo aumentando il debito, questo aumenta il costo delle attività finanziarie e comporta ulteriore stratificazione sociale.
Mi dicono spesso i rappresentanti dei settori reali dei vari paesi del mondo, ed io penso che partecipanti all’incontro di oggi saranno d’accordo con me, lo stacco tra l’economia reale e quella virtuale è una minaccia seria, imprevedibile. Certe speranze di riavvio sono legare allo sviluppo, velocissimo, tecnologico. E’ vero negli ultimi 20 anni si sono messe le basi alla cosiddetta rivoluzione tecnologica, parlo di soluzioni automatizzate, robotizzate.

La pandemia da coronavirus ha eccettuato di tanto queste ricerche in tutti i paesi. Questo processo comporta dei cambiamenti strutturali, prima di tutto il mercato del lavoro, perché tante persone rischiano di rimanere senza lavoro, spesso è la cosiddetta classe media, che è alla base di qualsiasi società normale. A questo proposito c’è una seconda sfida fondamentale sul piano politico-sociale: la società si sta dividendo, stanno aumentando le tendenze di antagonismo tra le razze, perfino nelle istituzioni stabili che si erano costituite da anni. I problemi sistematici e socio-politici comportano una insoddisfazione sociale così alta da richiedere una attenzione particolare. Questi problemi devono essere risolti in sostanza, l’illusione di poterli ignorare è pericolosa perché ci possono essere conseguenze serie, la società in ogni caso verrà divisa sia socialmente che politicamente; perché per una persona che è insoddisfatta per le cause reali che hanno a che fare con ogni persona, i problemi reali fanno nascere insoddisfazioni. I giganti tecnologici giocano un ruolo sempre più importante nella società, prendiamo per esempio il caso delle ultime elezioni negli Usa, in alcuni settori questi colossi già fanno concorrenza allo stato, hanno degli utili miliardari e questi ecosistemi fanno una buona parte della vita delle persone; certo che sono comodi per ottimizzare i processi tecnologici e di business, forse è così! Però nella società nasce una domanda: questo monopolio fino a che punto risponde agli interessi sociali? dove è il limite tra il consolidamento dei big data e il controllo di queste società, di queste compagnie transnazionali che possono controllare anche la società e che limitano il diritto naturale di un umano di decidere cosa guardare o cosa leggere, esprimere la propria opinione? Abbiamo visto poco tempo fa, negli Usa -e tutti capiranno di cosa sto parlando e sono certo che la maggior parte condividerà la mia opinione-.

Terza cosa: il pericolo ovvio che possiamo incontrare nel decennio che sta per arrivare.

Qui c’è un complesso di problemi internazionali, ci sono problemi non risolti economici interni che possono spingere le persone a trovare un colpevole a cui dare tutta la colpa. Lo vediamo già, lo sentiamo che il grado della propaganda politica sta aumentando e mi aspetto che anche i movimenti politici diventeranno più aggressivi, specialmente nei confronti dei paesi che non vogliono essere controllati. Si usano guerre commerciali, sanzioni selettive, vengono poste limitazioni finanziarie, usando le loro regole del gioco aumenta la criticità e la possibilità di usare le forze sotto l’uno o l’altro scusa. Quindi aumenta la possibilità di apparizione di altri punti caldi sul nostro pianeta, tutto questo ci preoccupa. Allo stesso tempo, cari partecipanti, nonostante questa profonda presenza delle sfide dobbiamo ovviamente non perdere la visione positiva, dobbiamo mantenere la devozione alla creatività, sarebbe ingenuo proporre soluzioni universali miracolose però bisogna cercare di trovare approcci comuni, per avvicinare i punti di vista attenuare le contraddizioni mondiali. Vorrei tanto ribadire, che la causa fondamentale di queste sfide globali, sono i problemi sociali accumulati; dobbiamo fare i programmi delle attività per eliminare questi problemi, dobbiamo non solo ripristinare l’economia ma ottenere una crescita costante di qualità, dobbiamo risolvere le disuguaglianze sociali tende conto delle restrizioni di politica macroeconomica. Lo sviluppo successivo della economia dipenderà dagli stimoli statali e qua un ruolo importante lo avranno i budget statali e le banche nazionali.

Vediamo le stesse tendenze nei paesi emergenti, il settore sociale a livello nazionale richiede più protezione e più interazioni tra gli Stati a livello globale. Molte volte nei forum internazionali si sentono le proposte di far attività per avere un livello di vita degno ed è giusto, dobbiamo andare in questa direzione; ovviamente il mondo non può costruire una economia che lavora solo per un milione o per un miliardo di persone, è una posizione distruttiva, questo modello non è stabile a priori, può provocare crisi di migrazione.

Adesso è importante non solo constatare ma fare passi reali. Dobbiamo ottenere la riduzione delle disuguaglianze sociali sia nei singoli stati, sia avvicinare il livello di sviluppò dei vari paesi tra loro, allora non ci saranno queste contraddizioni. Gli accenti di questa politica che deve assicurare uno sviluppo stabile e consecutivo e la creazione di possibilità per ognuno, la realizzazione delle potenzialità di un individuo, indipendentemente da dove è nato e dove è cresciuto, così io vedo queste priorità. Niente di nuovo dirò, siccome Klaus ha permesso di esprimere l’opinione della Russia, vorrei dire: l’uomo deve avere un ambiente confortevole, servizi comunali, trasporti.

L’individuo deve essere sicuro che avrà un lavoro che gli darà un reddito costante e anche in crescita; deve possedere meccanismi efficaci di formazione che gli permettono di svilupparsi e alla fine dell’attività lavorativa deve avere una pensione degna; l’uomo deve essere sicuro che avrà un servizio sanitario di qualità. Dovrà avere accesso ad un livello di servizi moderni.
Il reddito delle famiglie deve permettere una formazione ed edizione dei bambini, solo così potremo garantire lo sviluppo efficace dell’economia mondiale dove le persone non sono un mezzo ma un obiettivo; solo i paesi che potranno avere progresso in queste direzioni- ovviamente ciò non è esaustivo- potranno procurare uno sviluppo stabile e progressivo.

Anche la Russia sta realizzando questa strategia, dobbiamo badare alla persona, alla sua famiglia, dobbiamo badare allo sviluppo demografico, badare al sistema sanitario, stiamo lavorando per creare lavoro, per le attività imprenditoriali, per assicurare trasformazione verso le società del futuro. Lo Stato si concentrerà su questi obiettivi, si costruirà una politica bilanciate del budget, ottenimento dei nostri obiettivi nazionali si sentono in tutto il mondo e sono convinto che la cooperazione globale sarebbe positiva anche al livello internazionale e la soluzione dei problemi correnti aumenterebbe il grado di fiducia tra Paesi; ovviamente in questa epoca, non è possibile costruire un mondo con un unico polo di interessi ma questo monopolio per sua natura contraddice la multipolarità della nostra civiltà. Ci sono stati diversi centri di sviluppo con i loro modelli unici, i loro sistemi politici, istituti. Oggi è importante creare un meccanismo di coordinamento, però la concorrenza tra i vari poli ci sarà sempre. Però non ci devono essere continui conflitti. Dobbiamo rafforzare gli istituti universali che sono responsabili della sicurezza nel mondo, dobbiamo elaborare le regole del gioco nel commercio. Ho detto molte volte, che tanti di questi istituti che attualmente non vivono i loro tempi migliori; questi istituti erano stati creati in altra epoca e per loro obiettivamente è difficile affrontare le sfide attuali. Però non è che dobbiamo rinunciare a questi istituti, queste strutture hanno una esperienza unica, lavorano con un potenziale enorme, a volte non realizzato. Dobbiamo adattarli alla realtà di oggi, non buttarli nella discarica. Dobbiamo usare formati nuovi, parlo di questo fenomeno della multipolarità, ognuno può a capire a modo suo e spingere i suoi interessi sotto le sembianze di legittimità e le altre acconsentono tacitamente. O è una unione reale tra gli Stati che hanno una via comune, si tratta anche della pacificazione dei conflitti regionali, possiamo sviluppare gli scambi transnazionali, costruire nuove vie di trasporto.

Cari amici, signori, capite che ci sono tanti punti per un lavoro coordinato?

La prassi ci fa vedere che funziona. Per esempio prendiamo Russia, Iran e Turchia: vediamo il loro lavoro per stabilizzare la situazione in Siria. Adesso si sta instaurando un dialogo politico, stiamo facendo assieme e con successo, la Russia ha fatto un grondo lavoro intermediario per pacificare un conflitto a Karabakh, tra Armenia ed Azerbaigian, le parti hanno promesso di conseguire le promesse principali prese con la partecipazione dell’OCSE. Come è noto, a novembre è stato firmato un accordo trilaterale tra Russia-Azerbaigian ed Armenia e adesso si sta realizzando passo passo. Questo è importante, fermare il sangue, fermare il fuoco ed iniziare la stabilizzazione. Adesso davanti alla società globale c’è l’obiettivo di aiutare i paesi che hanno subito i conflitti, a portare gli aiuti umanitari, far tornare le a casa, ricostruire i monumenti storici e culturali. Un altro esempio- voglio sottolineare il ruolo della Russia ed Arabia Saudita- i loro sforzi per regolare la crisi mondiale energetica, sono paesi completamente diversi, con punti di vista completamente diversi però allo stesso tempo, pur avendo i problemi che hanno tutti i paesi senza eccezioni, parlo di studi sul coronavirus e la lotta al coronavirus-, negli ultimi tempi come sapete è venuto fuori un nuovo ceppo del virus e la comunità mondiale deve creare la possibilità per gli scienziati di lavorare insieme per capire come accendono le mutazioni, la differenza tra vari ceppi, dobbiamo coordinare gli sforzi di tutto il mondo e ne abbiamo parlato al G20 poco tempo fa, dobbiamo ridurre la diffusione di questa malattia e aumentare l’accessibilità ai medicinali, dobbiamo fare sempre più test. Noi vediamo che la vaccinazione di massa è accessibile prima di tutto ai cittadini dei paesi sviluppati e centinaia di milioni di persone sul pianeta non hanno neanche speranza a fare il vaccino; anche questo è un pericolo.

Noi abbiamo detto tante volte, la epidemia rimane, ci saranno focolai incontrollabili, non ci sono confino per il virus, noi dobbiamo trarre le conclusioni, dobbiamo aumentare l’efficacia del sistema del monitoraggio, monitoraggio di malattie simili.
Un’altra direzione dove bisogna coordinare nostri sforzi, il lavoro di tutta la società globale è il cambiamento del clima. Niente di nuovo.
Solo assieme avremo successo nel risolvere questi problemi globali: riscaldamento del pianeta, aumento dei rifiuti, inquinamento degli oceani con la plastica, dobbiamo sviluppare l’economia e allo stesso tempo preservare la natura.
Cari partecipanti del forum, le contraddizioni non finiscono mai nella storia, gli scontri di interessi sono naturali per un organismo così complesso come la nostra civiltà, però nei momenti cruciali i paesi univano gli sforzi ed io penso che sia questo il momento.
E’ importante valutare le situazioni onestamente, non concentrarsi sui problemi immaginari ma suoi problemi reali. Solo allora avremo successo, potremo rispondere alle sfide del XXI secolo. Ho finito il mio discorso e vi voglio ringraziare. Grazie Tante.

KLAUS SCHWAB: Grazie Presidente, abbiamo tante domande, tante problematiche che Lei ha discusso, saranno il tema delle nostre discussioni questa settimana. Anche noi organizziamo un lavoro dei gruppi, parlando delle formazioni dei giovani delle generazioni future, una domanda

PUTIN: Noi abbiamo già parlato a San Pietroburgo, qualche mese fa. Come vede i rapporti futuri tra Russia ed Europa?

Lei è al corrente, abbiamo alcune cose fondamentali: la cultura comune, i politici più importanti dell’Europa del passato parlavano dei rapporti tra Russia ed Europa dicendo che la Russia fa parte dell’Europa sia geograficamente che culturalmente, è una civiltà unica, in realtà.
I leaders dei paesi dicevano che bisogna creare un ambiente unico fino agli Urali.
Io ho detto perché fino agli Urali? Fino a Vladivostok!

Io personalmente ho sentito l’opinione di un bravissimo politico europeo che è Helmut Koll che diceva che se la cultura europea vuole rimanere, continuare a essere un centro culturale, allora l’Europa dell’ovest e la Russia devono essere assieme, noi condividiamo totalmente questo punto di vista. La situazione di oggi non è normale, dobbiamo tornare all’agenda propositiva, questo è l’interesse della Russia e anche dell’Europa, ne sono convinto. E’chiaro che anche la pandemia ha il suo ruolo, è calato lo scambio merci, perché l’Europa è il nostro partner principale, commerciale ed economico, dobbiamo ripristinare le tendenze positive e anche aumentare lo scambio commerciale, perché l’economia europea russa sono partners naturali.

Parlando dello sviluppo della scienza e della cultura, la Russia essendo il paese con la cultura europea e con un territorio più grande di tutti gli altri stati europei messi insieme, abbiamo un potenziale colossale.
Anche in Europa ci sono moltissime cose positive che non voglio elencare tutte, l’unica cosa importante è che dobbiamo dialogare tra noi onestamente lasciare nel passato le fobie, non dobbiamo usare dei processi interni politici, i problemi che abbiamo ereditato dai secoli passati. Dobbiamo guardare al futuro e se riusciamo ad essere al di sopra di questi problemi allora avremo un futuro.

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