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FUKUSHIMA: PER LA PRIMA VOLTA, I TECNICI ENTRANO NEL REATTORE 1
Per la prima volta dall'esplosione di idrogeno del 12 marzo scorso, i tecnici della Tepco sono entrati oggi nel reattore numero 1 della centrale di Fukushima Daiichi il cui danneggiamento, causato da uno dei più violenti terremoti registrati sino ad oggi, ha fatto ripiombare il mondo nell'incubo nucleare.
Secondo quanto riferito dalla Tepco, due tecnici sono entrati nel reattore alle ore 11.32 locali (le 4.32 in Italia) equipaggiati con tute protettive, maschere e bombole d'aria. L'ingresso è avvenuto tramite una speciale tenda costruita all'entrata per prevenire possibili perdite radioattive. L'obiettivo è quello di mettere a punto entro oggi un sistema di ventilazione in grado di ridurre il livello di radioattività nell'aria all'interno dell'edificio che ospita il reattore. Prima di poter mettere in funzione nuovi sistemi di raffreddamento i livelli di radioattività devono infatti essere ridotti.
I tecnici, dodici in tutto, si alterneranno in gruppi di tre persone che rimarranno all'interno dell'edificio per un massimo di 10 minuti in modo da non assorbire una quantità pericolosa o letale di radiazioni. Secondo quanto riferito dal portavoce della Tepco, i primi due operai sono stati esposti a radiazioni di circa due millisievert. In base alla legge giapponese, gli operai di un impianto nucleare non possono essere esposti a più di 100 millisievert in cinque anni, ma per via della crisi di Fukushima, il 15 marzo scorso il ministero della Salute ha innalzato il limite legale fino a 250 millisievert in caso di emergenza.
Il 17 aprile un robot inviato dalla Tepco all'interno del reattore numero 1 ha rilevato radiazioni di un livello fino a 49 millisievert l'ora, valori molto più alti di quelli attesi.
La Tepco ha già fatto sapere che saranno necessari tre mesi per iniziare a ridurre la radioattività e nove mesi per raffreddare i reattori. Al di là delle previsioni della Tepco sui tempi di stabilizzazione della centrale, il caso del disastro di Chernobyl non lascia spazio a previsioni ottimistiche circa le conseguenze dell'incidente nucleare per la popolazione giapponese.
In Ucraina infatti, a 25 anni di distanza dalla catastrofe, alti livelli di contaminazione radioattiva sono stati riscontrati in molti alimenti mentre tuttora è impossibile giungere ad una conta definitiva delle vittime, considerato le radiazioni colpiscono gli organi interni causando malattie difficilmente riconducibili alla contaminazione nucleare.
Se come sostengono gli esperti l'incidente di Fukushima avrà un impatto anche maggiore di quello di Chernobyl, possiamo soltanto immaginare che il risveglio del Giappone dall'incubo nucleare sarà estremamente lento e tutt'altro che 'indolore'.
A.P.
5 maggio 2011 – Il Cambiamento