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mara1LA MIA VITA, LA NOSTRA VITA
“Questa è la mia vita, la nostra vita, la vita di coloro che vogliono cambiare questo mondo!” G. Bongiovanni.

Il 18 Aprile ci ritroviamo in quasi 40 a Belpasso, nella nuova sede dell'arca della Sicilia orientale: L'Arca dell'Aquila.
Tutti insieme con il ricordo ancora vivo di una grande giornata trascorsa all'insegna della testimonianza, grazie ad un evento voluto fortemente da un giovane professionista taorminese: il giornalista Emanuele Cammaroto. Angelo Aiello, uno dei giovani di questo gruppo apre l’incontro ringraziando tutti i presenti: di fatto oggi si inaugura ufficialmente la sede della nuova arca. Angelo, visibilmente emozionato, afferma che la speranza è quella che quando Giorgio scenderà per tempi lunghi in Sicilia possa contare sulla collaborazione di questo nuovo gruppo per organizzare altre cose, di più e meglio di quanto si sia fatto fino ad ora. Prima di lasciare la parola a Giorgio Angelo dice: “Abbiamo bisogno di direttive sia spirituali che  operative”.  
Giorgio è stanco, ma palesemente soddisfatto della sede curata in ogni particolare da questo gruppo di giovani fortemente motivati che insieme a Rosario Pavone, suo amico fraterno fin dagli anni '70,  intende portare avanti la messa in pratica del messaggio di Cristo come propria scelta di vita.  
“Anche io vi abbraccio tutti ed voglio dirvi tante importanti. -dice Giorgio- Vi ringrazio e vi rendo omaggio, in particolare a colui che in primis si è preso la responsabilità di organizzare la conferenza di ieri 17 aprile a Taormina, Emanuele Cammaroto, ma anche a ciascuno di voi che lo avete appoggiato”.
Ad Emanuele Giorgio trasmette tutta la sua stima: “Sei un ragazzo  straordinario oltre che un serio professionista, te lo dico oggi in questo luogo ed in questa occasione, per me sacra. Gesù diceva che dove si riuniscono in due o più di due Lui era in mezzo a loro. Io non so chi e cosa esattamente ciascuno di voi abbia fatto per la realizzazione dell'evento di ieri; so che tutti avete fatto il possibile per far riuscire al meglio l’incontro di ieri che per è andato bene. A prova di ciò la presenza di tanta gente ed il loro vivo interesse per l'intera giornata”.
Il flusso dei presenti non è mai sceso al disotto delle 100 persone ed in diretta streaming abbiamo registrato sui 110 contatti  da diverse parti dell’Italia e del Sud America. Da Belgrado, con tanto di traduzione simultanea, era collegato un nutrito gruppo di persone interessate a formare un nuovo centro. Un vero successo è stata inoltre la diretta streaming attraverso il blog di Emanuele Cammaroto al quale si sono collegati ben 36 paesi esteri (lui stesso ci fornirà i dati degli ingressi). E' stato bellissimo in corso di mattinata avere la sala di 500 posti del Palacongressi quasi tutta piena di giovani delle scuole superiori, grazie alla Direzione didattica e agli insegnanti che -forse per la prima volta in Italia- hanno risposto al nostro invito ed hanno ritenuto degni di interesse i temi trattati.  
Giorgio si complimenta con Saro per come ha svolto il suo ruolo di moderatore, supportato da Emanuele che in certe fasi ha espletato doppia funzione di relatore e moderatore. I commenti delle persone sono stati tutti positivi ed il livello della loro attenzione è stato alto per tutto il tempo, in particolare nel corso dell'intervento di Giorgio. Il giovane Emanuele prende la parola per porre l'accento sul suo carisma da lui definito  “trascinante”.
Giorgio continua dicendo: “Questo risultato per me rappresenta un segno positivo, illuminante, in particolare per l’arca di Catania, anche se le altre arche siciliane hanno partecipato con la loro presenza. Penso che ora  ci siano gli elementi, i presupposti che questo gruppo diventi ufficialmente operativo. Ho visto spirito di collaborazione, puntualità, operosità. Non voglio peccare di buonismo, ma  dovete sapere che se ve lo dico io è perché ho visto i frutti”.
A  Giorgio l’arca è piaciuta veramente tanto: “...questa casa è piena di luce e questo è importante perché significa che c'è ordine, pulizia, armonia. Veramente il Cielo ha offerto tutti i presupposti affinché questo gruppo sia operativo. Il mio discorso non sarà lungo, sono a vostra disposizione e desidero ascoltarvi, per approfondire e chiarire tutto quello che volete. Premetto che non devo affrontare problemi di natura personale, se ci sono persone che hanno problemi personali che non riescono a superare e che sono di ostacolo per  le attività e per il gruppo, è meglio che non si prendano responsabilità operative, che si prendano il loro tempo per risolverli. I problemi non mancano da nessuna parte, tutti possiamo avere delle incomprensioni, qualche situazione può anche coinvolgere qualcun altro ma non deve fermare il lavoro. Qualora questo accadesse sarei costretto ad intervenire anche da lontano, senza parzialità, anche se la situazione riguardasse fratelli di vecchia data. D'altro canto bisogna superare, soprassedere ed andare avanti lo stesso quando l’incomprensione dipende da differenze di carattere, da diverse applicazioni della metodologia che deve essere però la stessa. Così si fa anche a Sant’Elpidio. Siamo esseri umani, non siamo perfetti ed è normale commettere degli errori.  
A questo punto anche Valter Paron del Sicomoro di Pordenone interviene per dire che anche nella loro sede sorgono discussioni dovute ad incomprensioni che vengono affrontate e risolte. Ad esempio un grave problema di natura personale ha coinvolto un caro fratello, uno dei fondatori della loro associazione. Lui stesso ha preso la decisione di dimettersi. Ovviamente potrà tornare operativo come prima quando la problematica sarà risolta. Questa è stata una grande dimostrazione di rispetto da parte di questo fratello nei confronti dell’opera e di tutto il gruppo.

Giorgio dice: Carissimi, questa è una Direttiva: “I problemi personali gravi non devono in alcun modo compromettere il gruppo, l’arca, l’associazione. Questo vale per tutti i gruppi e tutte le arche del mondo. Un consiglio ulteriore più che direttiva è la seguente: costituire una associazione (culturale o di altro tipo) è importante per il senso di responsabilità, ha funzione è di trasparenza e anche di utilità per richieste di patrocini e agevolazioni nel proprio territorio. Come è accaduto a Varese, potete costituire “Dal cielo alla Terra Catania”, “Dal Cielo alla Terra Palermo”...e così via.  Il nostro caro Valter interviene sull’importanza di costituire una associazione perché è doveroso legittimare gli incontri e le riunioni che si fanno per organizzare attività ed eventi presso una sede che sia legale.  
A questo punto interviene Antonio D'Agata: “L’arca per me è un punto di incontro, un punto per crescere spiritualmente, per confrontarsi etc. Io vorrei che ciascuna persona assumesse le proprie responsabilità, che manifesti chiaramente la propria disponibilità”.
Giovanni Micale, responsabile del gruppo di Palermo espone alcune situazioni che hanno creato dei problemi al loro gruppo con il distacco di alcune persone. É molto emozionato e ci trasmette come lui vive e sente questa missione. Secondo lui lo scoglio più grosso da superare è sentirla nel cuore, più che nella mente. Chiede a Giorgio quali siano i parametri di valutazione per chi intende frequentare ed essere parte integrante dell'arca.  
A Giorgio passa la parola: “Per evitare alla base alcuni  problemi bisogna:

1) Istituire un Gruppo Operativo formato di fatto da coloro che si assumono responsabilità  dirette, con facoltà di prendere decisioni e di farle rispettare;

2) Istituire poi una lista di soci e simpatizzanti che vengono accolti per scopi di formazione personale e di studio che possono anche impegnarsi in iniziative operative, ma che di fatto non hanno un ruolo di rappresentanza né il diritto di legiferare all’interno dell’arca.
Così ci siamo organizzati a Sant’Elpidio - continua Giorgio - dove simbolicamente è  accaduto che dalle ceneri di un “conflitto nucleare” che abbiamo subito ci siamo sollevati e abbiamo fatto rifiorire l’opera. Di fatto in ogni associazione è previsto per legge un gruppo Direttivo che amministra e gestisce ed il gruppo degli iscritti e dei soci che condividono scopi e obiettivi, accettano e sottoscrivono le regole e le diverse responsabilità. Il Direttivo-Operativo dell’arca deve essere formato da coloro che dopo il proprio lavoro ed i propri impegni familiari, si dedica completamente ad essa,  deve lasciare tutto. Si può essere impegnati anche in occasioni di festività e/o di vacanza. Questo aspetto deve essere ben chiaro. E' in base a questa disponibilità che si assumono le cariche e le qualifiche operative.
Il fatto che una persona da 30 anni fa parte dell’opera non rappresenta un valore aggiunto, solo se il “veterano/a” opera pienamente può far parte del Direttivo. Quelle persone che non hanno molto tempo da dedicare all’opera, insieme a quelle che vogliono iscriversi e partecipare solo una volta la settimana, insieme a quelle che  vogliono collaborare con una offerta, anche onerosa sono libere di fare ciò che sentono, ma non possono far parte del gruppo Direttivo e non hanno il diritto di interferire sulle decisioni deliberate.
Le discussioni sono sempre e comunque collegiali, ma le decisioni devono essere assunte dai responsabili, la decisioni finale comunque deve essere presa dal principale responsabile.
Attenzione! Inalberarsi con un fratello, con un socio, discutere non deve generare riserve mentali, rancore, mancanza di  amore. Se ciò accadesse io stesso intervengo e  chiudo l’arca, sciolgo il neo gruppo. Solo così si evitano tanti problemi.
Tra di voi  tutto deve essere condotto con umiltà, senza alcuna presunzione.  
Scusate se mi dilungo su questo punto, ma si tratta di un aspetto troppo importante. Preferisco che non si formi per forza subito un gruppo Direttivo né in questa né in  nessuna altra arca, per me va anche bene se vi iscrivete e siete tutti simpatizzanti. Ma se tra di voi siete almeno in tre che dite e che volete essere operativi dovete lasciare tutto...tutto significa proprio tutto.

Come accade nelle famiglie mafiose dove il  padrino chiede ai suoi uomini di lasciare tutto. Nel nostro  caso, il nostro padrino è Gesù Cristo; quando uno viene chiamato da Gesù deve essere disponibile al 100% . La discussione è naturale e consentita, ma sempre fratelli in Cristo dobbiamo essere. Una volta chiarito l’accaduto, il diverbio, si deve andare avanti. Senza questo presupposto si fallisce.
Teniamo presente che qualsiasi cosa facciamo siamo sempre indegni nei confronti di Cristo e questo pensiero ci deve aiutare a superare i problemi. Quando subiamo un torto, quando soffriamo a causa di un fratello ci si deve chiarire sempre con spirito di umiltà, non si deve perdere l’unione. Per quanto si abbia ragione non si ha alcun diritto di infierire su di lui o di pretendere “soddisfazione”. Se si pretende o si agisce in questo modo, vi dico che non dobbiamo dimenticare che  il Signore Gesù Cristo dalla sua Croce potrebbe chiederci “soddisfazione” per i peccati che abbiamo commesso e per quelli commettiamo.
Lui stesso, il figlio di Dio, il Cristo, da Essere perfetto qual è si è fatto crocifiggere per noi. Senza questo presupposto non si va da nessuna parte. Senza l’amore non si può risolvere alcuna questione.”

Giuseppe di Palermo prende la parola per dire che il gruppo è appena formato e di fatto è alle sue prime esperienze perciò quanto accade è una sperimentazione, una crescita.
Enzo Ranieri, un altro amico e antico fratello spirituale di Giorgio chiede di parlare: “Intervengo in qualità di esperto di fallimenti! La causa per cui i problemi che ci sono non si risolvono dipende dal fatto che a tutti i costi si pretende di avere ragione. Ci si divide quando manca il giusto equilibrio tra cuore e ragione! Si deve sentire dentro quando si oltrepassa il limite; si deve capire cosa sta accadendo e si deve tagliare la questione per far prevalere la pace. La mancanza di questo valore ha causato tutti i fallimenti dei gruppi che ho frequentato in questi anni, sia in Sicilia che in tutta Italia.” Valter conferma pienamente le profonde espressioni di Enzo, e aggiunge. “Oltre alle due cose che hai detto, mente e cuore, va aggiunta la terza cosa: l’auto disciplina. Le crisi si risolvono solo se si uniscono le forze, non solo le forze spirituali, ma anche quelle materiali, se ci consideriamo tutti  fratelli, questa è l’unione.”
Michele Puglisi offre ai presenti la sua esperienza acquisita con varie associazioni e ci dice che: “Le regole che comunque dal punto di vista legale si devono seguire di fatto ci aiutano nella disciplina che deve essere applicata”.
Maria Stella ci dice: “Siamo un gruppo giovane. Penso che all’interno del  gruppo di Catania si debba formare uno zoccolo di persone compatto, unito, che in seconda battuta si potrà occupare di problemi di altro ordine ed attivare iniziative presentate collegialmente.”  
Antonio chiede a Giorgio come  e cosa si può fare per allargare la cerchia delle persone. Giorgio risponde: “Stabilite in base ai vostri tempi giorno e ora per organizzare delle riunioni aperte  dove vengono accolti tutti coloro che vogliono conoscere la mia storia e la nostra opera. Scegliete tra di voi chi ha il talento dell’oratoria ed è chiaro nell'esposizione. Che non necessariamente coincide con la figura del responsabile del gruppo che ho eletto.”  
Grazie all'intervento della nostra cara Elisabetta, che insieme a Maria Josè e Vanesa è pienamente operativa nella redazione spirituale di Sant'Elpidio, Giorgio chiarisce che coloro che sono già in corrispondenza con la sede centrale devono essere accolti come se fosse la prima volta che vengono all'arca, offrendo a loro la possibilità di approfondire chi siamo e cosa facciamo e a noi stessi la possibilità di capire e conoscere le reali intenzioni di chi chiede di collaborare e di far parte dell'organizzazione.  
Flavio Ciucani prende la parola ed elenca tutta la serie di cariche e di impegni che aveva  assunto a livello territoriale fin da ragazzo. “Dal momento in cui ho conosciuto Giorgio ho compreso che dovevo farmi una cultura spirituale che prima non avevo pur occupandomi di cultura. Ed ho capito di non avere più il tempo, perché lo spazio che dedico a ciò di cui mi occupo nell'opera è totalizzante. Non disattendo gli impegni familiari, ma ho capito che non si può far parte di tante associazioni. Impegnarsi è fondamentale ed è lodevole ad esempio entrare e  far parte della Croce Rossa. Ma la mia scelta di vita è stata questa. Se avessi continuato ad essere regista della mia compagnia teatrale non avrei potuto fare quello che faccio. Con questo voglio dire che bisogna riflettere per poi discernere su che cosa si vuole  fare veramente. Una cosa è far parte dell’arca, altra cosa è essere membro del gruppo operativo”.
Giorgio, con quell'intensità che tocca i cuori di chi lo ascolta ci parla ancora: “Io vi  dico cosa sento in base alle esperienze avute con Gesù e con la Madonna. Fratelli, io devo venire e stabilirmi qui in Sicilia. Questo significa che  frequenterò ad uno ad uno tutti i gruppi che si saranno formati. Con me verranno coloro che dovranno lavorare per l'opera a tempo pieno. Il progetto è talmente forte che so che le strade si apriranno per poterlo compiere, come so con certezza che il Cielo mi e ci assisterà  per avere il necessario per vivere. Chi avrà poco tempo a disposizione per questa opera mi potrà vedere ogni tanto, non assiduamente. Questa è una questione molto seria per me. Io lo devo fare e sono disposto a  lasciare anche i miei figli per questa missione. Io devo dare tutto me stesso a Cristo, per questa missione. Mi potrebbero anche uccidere, ma la mia vita è questa. Vi sto dicendo prima queste cose; ve le dico fin da ora perché voglio essere chiaro.
Per me c’è solo Cristo, in Cristo e per il Cristo.
Anche da solo io andrò avanti...2000 anni fa dissi le stesse cose ai miei discepoli di allora. Dissi loro che dovevano preparare con me la via al Maestro. Io conosco tutti i problemi e le carenze che abbiamo, le difficoltà economiche, ma io sono qui lo stesso. Io vado forte, e chi sta con me deve sapere che non ho tanto tempo. Io devo divulgare il messaggio e parlare a tutti i siciliani. Coloro che mi accompagnano devono sapere che devono lasciare tutto per poter stare e  lavorare con me. Io vi aiuterò a risolvere i vostri problemi; per questo verranno con me fratelli che da venti anni operano al mio fianco e possono quindi a loro volta aiutarmi ad aiutarvi. Le iniziative e le occasioni di oggi sono una preparazione per il domani, per quello che sarà. Ma vi devo dire che il ritmo che avete sostenuto in questi giorni per l'evento di Taormina sarà il ritmo di ogni giorno. Attenzione: quando vi dico che dovete lasciare tutto non significa che voglio che le famiglie si dividano. Questo in me causa grande sofferenza. Voglio però dirvi che la nostra non è una scelta domenicale. Questa è la mia vita, la nostra vita, la vita di coloro che vogliono cambiare questo mondo! A me non interessa frequentare chi è indifferente, frequento solo quelli che si impegnano con me, i giusti, i missionari. Io sono in guerra con il mondo! Questa per me è una rivoluzione. La più grande di tutte perché è senza armi e c’è Cristo.  
Chi mi segue deve essere come me.
Se non è così con il tempo ci si stanca e ci si ricrede. Da questo Cristo non si riceve nulla. Io non possiedo nulla, ma i figli preziosi che ho sono la risposta di DIO per me. Poter contare su amici come ad es. Valter di Pordenone significa per me avere un’altra risposta di Dio. Noi dobbiamo compiere la missione e risvegliare le anime. Quando verrò qua con lo staff che mi accompagna lo vedrete, perché un conto è stare insieme per una qualsiasi occasione anche per una settimana, ben altro è frequentarsi  per un tempo più lungo...”  

Giuseppe chiede: “Io so che se sto qui è perché “sento” ma io non sono come te. Io cerco di sentire la mia essenza ma, per lo meno per me non è così semplice. So come funzionano le cose e sto ancora cercando delle risposte. Le vorrei trovare tutte e non so se mai le troverò. Mi puoi aiutare?”
Giorgio: “Bisogna guardarsi dentro e parlare con sé stessi. Ci si deve chiedere fino a che punto si sente dentro il Cristo. Fino a che punto crediamo che questo mondo deve cambiare. Tu, forse meglio di altri, puoi capire se sei come quei soldati che fanno parte dell’avanguardia, che stanno andando avanti per fare la battaglia con il nemico. Noi siamo quei pochi che il Re ha mandato in prima linea, il grande esercito viene dopo. Ecco dobbiamo capire fino a che punto sentiamo tutto questo. E’ come se  fossero 3 i livelli: sentire totalmente; sentire pur con i propri limiti e le proprie incertezze; sentire totalmente ed affidarsi al Cielo. Ecco, con onestà ci si deve interrogare e si deve riconoscere, ammettere il proprio livello. Oggi il messaggio più importante che vi lascio è questo: dobbiamo capire se non siamo sicuri di quello che sentiamo dentro. Se questa sicurezza non c’è il rapporto tra voi e me sarà molto difficile. Si andrà incontro a sicura rottura. Siccome io mi sento il pioniere che va in avanti nella  scoperta, chi mi segue e non sente la stessa cosa che sento io mi lascerà, resterà solo nel deserto mentre io andrò avanti.  
Il caro e amato Salvo, amico di Giorgio anche lui di tanti e tanti anni, con profonda sensibilità ci dice: “Giorgio ha sempre detto che nell'ultima parte della sua missione sarà in Sicilia. Durante il suo percorso si sono manifestati tanti segni e chi farà parte di questo movimento avrà a sua volta dei Segni.  Noi attraverso e con questi segni supereremo tutte le difficoltà. Quando Giorgio sarà operativo qui ci muoveremo tutti alla medesima velocità e sarà normale. Lo  accompagneranno come è avvenuto ieri in conferenza, con quelle persone che gli hanno dato quel filmato delle sfere. Se Giorgio è con Gesù - e lo è - noi non resteremo indietro. La conoscenza non servirà a nulla, perché avremo coscienza di quest'ultimo tempo di testimonianza”..

Giorgio: “E' questo per me il Tempo del Suo Ritorno, io sono certo di questo. Ed ecco che i dubbi svaniscono. Se così non fosse come minimo mi dovrebbero rinchiudere in un manicomio. Credo che Lui possa ritornare da un momento all’altro. Tutto il resto è discutibile. Questa è l’unica ragione.”
Enzo ci ricorda: “ Una volta Giorgio mi disse: non è bello che all’interno della nostra opera si sia manifestato un Segno di Gesù? In quel momento -confesso- mi chiesi per quale motivo non fosse  toccato a me...In seguito feci un sogno: c’era un gruppo di soldati, di militari, ed io ero uno di loro. In sogno vidi Gesù che mi disse: «Voi siete il mio esercito e vi chiamerò uno ad uno con il vostro nome». Quando arrivò da me non mi chiamò, mi diede semplicemente uno sguardo che lì per lì non capii. Successivamente, da sveglio, ho riflettuto: evidentemente essendo in quel luogo avevo quantomeno le potenzialità per essere un soldato di Cristo, ma probabilmente non operavo abbastanza in tal senso. Ciò significa che Cristo può chiamarci nonostante le nostre imperfezioni. Se ci si mette alla prova continuamente, se si colgono i significati dei segni che ci accadono, se comprendiamo quello che viviamo diventiamo sempre più trasparenti e virtuosi, e tenderemo ad affinare tutte le nostre virtù. Se noi abbiamo fede Dio vede e provvede. Nel sacrificio si cresce. Eugenio Siragusa ci diceva «anche se oggi non  potrò mangiare, farò lo stesso ciò che devo fare.»”.

In quel momento mentre cerco di trascrivere in tempo reale quanto viene detto  il mio pensiero vola ai non presenti, e sento crescere dentro di me la solita emozione forte e profonda come l'amore per la vita per il quale ho cresciuto mio figlio e al quale ho consacrato la mia vita e...fino alla fine.
Il sentimento e le lacrime di Giovanni contribuiscono ulteriormente: “ ...nel momento in cui tu stesso ami il Cristo, e nel tuo piccolo cerchi di fare qualcosa per il Cielo, Cristo ti segna dentro... ed è come se avessi le stimmate dentro...quando senti questo ecco che compri la Sua  grandezza e la tua nullità...”

Dove siete due o più di due riuniti in mio nome lì ci sono io -penso- mentre godo dell'armonia del momento in questo infinitesimo punto dell'universo. Si è fatta sera, ai nostri fratelli di Palermo spetta la lunga strada del rientro, ed è giustamente Giorgio a chiudere l'incontro:
“Voglio esprimere un ultimo mio sentimento:
...nel momento in cui si riesce a vivere una qualsiasi attività/mansione della propria vita con il cuore e con l’entusiasmo perché quello che si sta facendo è un Servizio a Cristo;
...quando si nutre il desiderio di incontrarsi con i fratelli per stabilire INSIEME le attività da svolgere per amore del prossimo e per risvegliare le anime, noi proviamo sofferenza, ma non per noi stessi.
Se non perderemo mai la serenità, anche quando non possediamo nulla, si apriranno tutte le porte.
Il Cristo ci ha dato la Verità, ma sapete in quanti odiano la vita, pur vivendo nel benessere? La ricchezza che abbiamo è di valore incalcolabile, paragonabile ad alcuni quadri del Caravaggio che oggi sono considerati  inestimabili.
Ecco! La Verità del Cristo è di valore inestimabile!
LUI ritornerà grazie a questa coscienza. Facciamo in modo di non essere tristi, di non perdere la fede e riusciremo a superare problemi di qualsiasi natura. Io soffro, ma sfrutto pienamente la vita. Il Cristo disse: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno” ….mentre Lo crocifiggevano Lui  aveva l’UNIVERSO dentro!”  


Cari amici e fratelli.
Oggi 1 maggio 2010 ricordo quando da bambina mia madre Bianca mi insegnava a dedicare un “fioretto” (una buona azione) ogni giorno per tutto il mese di maggio, per noi cristiani dedicato alla Madonna, la Madre Celeste...
Oggi con il cuore gonfio di tristezza per l'ennesima sciagura che si sta abbattendo sulla nostra Umanità e su tutte le specie viventi nel grande  Golfo del Messico a causa della incontenibile “marea nera” volgo lo sguardo al cielo e sottomessa al timore di Dio prego: Sia fatta la Tua Volontà Signore, e la tua Giustizia.
Prego il Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro da vita a tutte le cose....mentre posso guardare anche oggi il Suo tramonto.
Aiuta tutti noi ed i  nostri figli a trovare azioni e pensieri puri in questa Apocalisse per continuare ad aiutare gli altri. Che in questa atmosfera di morte che avanza la FORZA sia con tutti i tuoi figli  per combattere i nemici del Cristo senza dimenticare il nostro più grande nemico: noi stessi.  
Che questi preziosi insegnamenti restino scolpiti negli animi di chi li farà propri. Giorgio Bongiovanni ha dedicato e dedica tutta questa sua vita di missione per questi... in Cristo per il Cristo e con il Cristo. Così sia.

Con amore Mara
1 maggio 2010