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giorgio9“APRIAMO LA PORTA DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA”
DECIMO CONVEGNO ANNUALE ORGANIZZATO A PALERMO DALLA REDAZIONE DI ANTIMAFIADUEMILA

Una serata speciale per la redazione di ANTIMAFIADuemila che per il decimo anno consecutivo ha organizzato a Palermo, in occasione della commemorazione della strage di Via D'Amelio, una conferenza che anno dopo anno si è ormai trasformata in un appuntamento decisivo. Un momento d'incontro in cui rappresentanti del mondo della magistratura, dell'informazione e di quella politica che si batte seriamente per la lotta alla mafia fanno il punto sulle indagini in corso e sui passi fatti in direzione della verità che a 18 anni dalle stragi dei primi anni Novanta ancora non è stata raggiunta.
Quella verità per la quale ANTIMAFIADuemila, nel suo piccolo, si batte da sempre, sin dal primo numero della rivista presentato a Palermo nell'anno 2000 quando di stragi nessuno parlava.
Ieri sera, al tavolo dei relatori, al fianco di Giorgio e di Anna, caporedattrice, sedevano i giornalisti Peppino Lo Bianco e Sandra Rizza, i magistrati Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Roberto Scarpinato e Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato in Via D'Amelio nel 1992.
Titolo dell'incontro: "Sistemi criminali. Quanto sono 'deviati' gli apparati dello Stato?" Un interrogativo che richiama proprio lo stato delle delicate indagini sulle stragi, dalle quali è emerso, negli ultimi sviluppi investigativi, che i servizi segreti hanno partecipato alle fasi di ideazione e attuazione degli attentati in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino, gli uomini delle scorte e tanti innocenti.
Ed è su questo concetto che Giorgio ha concentrato la gran parte del suo discorso. Parlando di servizi "non deviati, ma servi del potere forte di turno, qualunque esso sia". "Gli unici deviati – ha proseguito Giorgio - sono stati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e quanti cercavano e cercano di fare giustizia in uno Stato avido di potere, all'interno del quale la Giustizia spesso non esiste”.
Dopo aver ricordato che funzionari dello Stato hanno partecipato agli attentati non solo in qualità di mandanti occulti, ma anche come esecutori, Giorgio si è detto felice che i magistrati presenti fossero “ancora vivi”.
“Continuiamo a difenderli con la nostra presenza e la nostra solidarietà”. Parole particolarmente apprezzate da Salvatore Borsellino, che le ha richiamate nel corso del suo intervento prima di esprimere un profondo senso di paura per quegli stessi magistati, giunti ormai troppo vicino alla verità e a rischio della stessa vita. “Io vi faccio una promessa – ha dichariato con forza Salvatore - noi saremo sempre al vostro fianco. Certo non potremmo proteggervi fisicamente come quegli angeli della scorta di Paolo non hanno potuto strapparlo alla morte, ma vi proteggeremo con il nostro calore e con il nostro appoggio.
Quella strada che avete detto di voler percorrere non la percorrerete da soli”.
Le parole di Salvatore sono un grido di Giustizia: “Se qualcuno tenterà di chiudere la porta della verità, così come altre volte è stato fatto, noi vi giuriamo che ci metteremo di traverso perché quella porta non sia chiusa” . “E contro chi non vuole Verità e Giustizia continueremo a gridare fino ad assordare le loro orecchie”.
L'applauso dei presenti, circa 600 persone, è scrosciante mentre il pubblico si colora del rosso delle agende alzate con orgoglio verso il cielo. Quelle agende che sono anche il simbolo dei cittadini che hanno scelto di fare da scorta civica a quegli stessi magistrati. Che nel corso della serata hanno ringraziato Giorgio, ANTIMAFIADuemila, Salvatore la società civile che si è assunta quel compito.
Giorgio è soddisfatto: “Ancora c'è una parte di istituzioni che rappresenta questo Stato – dice - e quindi ancora possiamo lottare per far trionfare la democrazia in Italia. Ma non tutti i magistrati sono uguali – specifica - ci sono quelli seduti a questo tavolo, che ne rappresentano altri, ma ci sono anche quelli che appoggiano i delinquenti. Che si iscrivono alla P2, alla P3 e così via e che non rappresentano
il popolo”. Poi conclude: “Io non sono a favore della lotta armata, ma della rivoluzione culturale, spirituale, intellettuale e spero che questa battaglia la potremo vincere. Così come alcuni profeti hanno preconizzato”.

La Redazione
18 luglio 2010