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lorenzo1IL RISCATTO DEI “RIVOLUZIONARI” NELLA LOTTA ALLA MAFIA
Di Lorenzo Baldo

Rabbia giovanile, voglia di sapere, delusione nei confronti degli adulti e tanti altri sentimenti sono quelli emersi nell'incontro con i 600 studenti dell'Itas Matteo Ricci di Macerata al quale ho partecipato in rappresentanza di Antimafia Duemila. Titolo dell'appuntamento: “Il coraggio della denuncia”. Tante emozioni racchiuse in molti interventi di ragazzi dai 15 ai 18 anni. Inizio a raccontare l'esperienza della redazione di Antimafia Duemila. La maggior parte dei ragazzi ascolta attentamente. Vogliono conoscere esperienze di vita, toccare con mano testimonianze vissute e sono altrettanto allergici a “lezioni di educazione” se non percepiscono un minimo di coerenza da parte del relatore. Insieme a loro ripercorro gli anni delle stragi di Falcone e Borsellino. Molti di questi ragazzi sono nati proprio nel 1992 e non hanno la minima idea di quello che hanno significato per il nostro Paese le stragi di Capaci e via D'Amelio. Parliamo di dolore, di rabbia, di riscatto morale e anche del perdono come forma altissima di pretesa di giustizia. Come esempio di perdono all'interno di quel contesto racconto la vicenda di Rosaria Schifani, la moglie dell'agente di scorta di Falcone, Vito Schifani (ucciso insieme al giudice), rimasta vedova poco più che ventenne con un figlio di quattro mesi. Rosaria è colei che durante i funerali di Falcone e degli agenti di scorta grida ai mafiosi: “Io vi perdono, ma inginocchiatevi davanti a Dio e agli uomini”. I ragazzi mi fissano in silenzio come se scoprissero un universo sconosciuto. Parliamo poi del mistero della scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino. Racconto loro del nostro coinvolgimento diretto con  gli inquirenti che hanno investigato su questo mistero. Si spengono le luci e parte il video del telegiornale con le riprese del colonnello dei carabinieri, Giovanni Arcangioli, che si allontana da via D'Amelio reggendo la valigetta di Paolo Borsellino. Subito dopo iniziano le domande dei ragazzi. Appassionate, dirette, senza alcuna retorica e soprattutto autentiche. Molti studenti sono molto arrabbiati nel sentire un senatore condannato per mafia come Marcello Dell'Utri definire un assassino mafioso come Vittorio Mangano “eroe”. Vogliono risposte esaurienti dalla classe politica che si presenta davanti ai loro occhi. Parliamo dell'importanza di un cambio di coscienza che porti a pretendere un rinnovamento della classe politica. Tocchiamo i nervi scoperti dei “mandanti esterni” nelle cosiddette “stragi di Stato” e i ragazzi continuano ad intervenire facendo domande. Si parla anche della guerra in Afghanistan e delle menzogne del nostro governo che manda a morire i nostri soldati in quella che definisce “missione di pace”. Alcuni professori sono terrei in volto, in piedi vicino alle porte, ma nessuno interviene per “moderare” gli studenti. Qui non si tratta solo di “foga giovanile”, la discreta preparazione di molti di loro sui temi della politica, nazionale e internazionale, su alcune questioni della giustizia ecc., non ammette repliche “dottrinali”, ma pretende solamente una cosa: la verità. Prima di concludere l'incontro gli organizzatori leggono ampi stralci dello scritto “Vado via e resto qui” preparato dalla nostra redazione in occasione del capodanno 2010-2011. Con una buona dose di pathos due ragazzi recitano i motivi per i quali si dovrebbe scappare via o rimanere a lottare. Subito dopo una ragazza legge una poesia dedicata a Peppino Impastato e a tutti i “rivoluzionari” che, senza guerre, vogliono cambiare il mondo. Un lungo applauso chiude una mattinata molto intensa. Mentre mi avvio verso l'uscita si avvicina una ragazza che mi ringrazia per aver raccontato l'episodio di Rosaria Schifani che lei non conosceva fino a quel momento. “Sentire parlare in quel modo del perdono – mi dice la ragazza – mi ha fatto pensare a quante volte noi litighiamo inutilmente con chi ci sta vicino per piccolezze e magari poi non gli rivolgiamo più la parola per giorni...”. “Sentire dire «vi perdono» dalla vedova di quell'agente di scorta di Falcone – continua la giovane studentessa – mi ha fatto pensare a Gesù Cristo sulla croce quando disse «Padre perdonali perché non sanno quello che fanno...» grazie, grazie davvero...”. Resto molto colpito ed emozionato da quelle parole, lascio i nostri recapiti a quella ragazza per poter rimanere in contatto e mi avvicino alla macchina per fare ritorno a casa. Mille pensieri si affollano nella mia testa mentre risento le voci di quei ragazzi, il loro entusiasmo, ma anche la loro rabbia per il mondo che hanno ereditato da adulti complici per aver partecipato a questo scempio, ma anche da quegli adulti che, non facendo nulla per migliorare questa terra, sono altrettanto responsabili di tutto questo orrore. Mentre mi appresto a rientrare a casa, il canto ai “rivoluzionari” risuona dentro di me:
“E’ bene che voi sappiate, loro non muoiono.
Si può sventrare un corpo, farlo saltare in aria a brandelli,
far torcere dal dolore il petto di una madre,
si può anche impiccare un poeta, crocifiggere Dio,
incarcerare un rivoluzionario, farlo impazzire, ucciderlo senza pietà.
Ma è bene che voi lo sappiate, loro non muoiono.
Si può infamare l’azione di un eroe, infangare il nome,
creare il vuoto intorno a lui, far credere follia il coraggio,
stupidità l’ironia, maleducazione la schiettezza,
si può far saltare in aria un corpo, rendere talmente piccole le sue parti
da confonderle con l’aria,
Ma è bene che voi lo sappiate, loro non muoiono,
sono vivi, nei canti di rivolta, nelle preghiere a bassa voce nei versi dei poeti,
in chi cerca giustizia loro sono vivi contro le vostre menzogne,
le vostre guerre, il vostro denaro che puzza di morte,
la vostra ipocrisia e quando dite “se non lo faccio io lo farebbe
comunque un altro” ricordate che quell’altro che voi dite non sarebbe uno di loro.
Loro non muoiono, sono ancora con noi contro di voi.
E stanno lottando”.

Lorenzo Baldo
Sant'Elpidio a Mare 16 gennaio 2011


Educazione alla legalità. Una conferenza di Baldo

Macerata Il coraggio della denuncia. È stato questo il tema dell’incontro-dibattito che ieri mattina ha coinvolto oltre 600 studenti dell’Itas Matteo Ricci.
Nell’auditorium dell’istituto, dove per problemi imprevisti non sono potuti giungere Salvatore Borsellino e don Luigi Merola, i ragazzi hanno incontrato Lorenzo Baldo dell’associazione Falcone e Borsellino e vicedirettore della rivista “Antimafia 2000” di S. Elpidio a Mare con cui hanno intavolato un dibattito per circa due ore su diverse delicate questioni: dalla sparizione dell’agenda rossa a temi su politica e impegno morale. “Ognuno di noi può fare qualcosa contro la cultura mafiosa rigettando il compromesso e tutto ciò che non appare pulito”, è stato il messaggio lanciato da Baldo che ha poi aggiunto: “Questo riguarda tutti gli ambiti della vita, non solo la lotta alla mafia. Bisogna impegnarsi a resistere alle soluzioni più facili e impegnarsi profondamente in ciò che si fa”. Sono seguiti numerosi interrogativi posti dagli studenti del triennio e alla domanda su cosa possono fare i giovani, Baldo ha risposto: “Pretendere la pulizia morale nelle istituzioni e in politica”. A chiudere il dibattito la lettura di una poesia su Giuseppe Impastato. A fare da tramite con gli ospiti è stata la professoressa Tiziana Streppa. L’incontro di ieri si inserisce nell’ambito del progetto “Educazione alla legalità” avviato da circa quattro anni, voluto e organizzato dal dirigente scolastico, Maurizio Settembri, con l’intenzione di fare dell’Itas un polo della legalità a 360 gradi.

Tratto da: Corriere Adriatico 15 gennaio 2011
http://sfoglia.corriereadriatico.it/Articolo?aId=1089743