Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
moscu7
Di Pier Giorgio Caria
Sono passati quasi vent'anni da quando andai per la prima volta in Russia. Era il 1994 ed era la prima volta che accompagnavo Giorgio Bongiovanni con specifici incarichi operativi. L'emozione era amplificata dall'eco ancora forte dell'incredibile incontro che Giorgio ebbe all'Auditorium Nazionale della Musica a Madrid, con l'allora presidente dell'Unione Sovietica Michail Gorbaciov e con la moglie Raissa. Incontro storico che porta la data del 27 ottobre 1990, una manciata di mesi prima della definitiva dissoluzione dell'impero sovietico.
 
Non ho mai dimenticato quel viaggio,
moscu1
recarmi in quella nazione a così poca distanza temporale dalla caduta del comunismo, fu un'esperienza unica. La Russia mi colpì tantissimo, sentii echi lontani nella mia anima che rendevano quei luoghi e quel popolo, stranamente vicini al mio cuore. Fu un viaggio quasi magico che ha lasciato una traccia indelebile nei miei ricordi. Perciò la possibilità di recarmi nuovamente in terra russa mi emozionava tantissimo, le implicazioni erano veramente molte. Dopo tanti anni il desiderio di Giorgio di rincontrare personalmente e poter intervistare uno dei più importanti uomini della storia recente sembrava concretizzarsi. Un desiderio a lungo coltivato quello di poter riparlare con colui che gli aveva aperto le porte dell'immenso paese e di realizzare quella che è stata una delle tappe più importanti della sua missione. Per noi poterlo accompagnare e condividere insieme il realizzarsi di questo desiderio era un grande onore.
La notizia dell'improvvisa infermità di Gorbaciov e l'impossibilità di incontrarlo, unitamente al fatto che Giorgio non sarebbe più partito, arriva come un fulmine a ciel sereno. Giorgio però reagisce prontamente e decide che il viaggio si doveva fare comunque, sarebbe stata una importante occasione per riattivare gli importantissimi contatti con i vari personaggi, militari, cosmonauti e ricercatori, incontrati da lui negli anni '90 e con altri nuovi, e approfondire le tematiche della presenza extraterrestre in Russia e della attuale crisi mondiale. Questo in previsione del futuro viaggio che si farà più avanti per incontrare Gorbaciov appena si sarà ripreso. A partire siamo Luca Trovellesi, Piero Di Stefano e io. La mattina del 26 settembre, giovedì, ci alziamo molto presto per andare a Roma, da dove dobbiamo prendere l'aereo verso la capitale russa. Il viaggio è ansiogeno, il terribile traffico che troviamo lungo il Grande Raccordo Anulare, intorno a Roma, ci fa temere di non riuscire a prendere l'aereo ma, alla fine, l'intasamento che ci ha fatto procedere a passo d'uomo per molti chilometri si dissolve e arriviamo con sufficiente tempo per poter partire senza troppi problemi. Oltre ai contatti ereditati dai precedenti viaggi di Giorgio, ne abbiamo qualcun altro datoci dagli amici ricercatori Roberto Pinotti, Ademar Gevaerd del Brasile e Jaime Maussan del Messico. Arriviamo a Mosca verso le 16.00, la differenza di fuso orario è di due ore in più rispetto all'Italia, appena usciti dall'aereo urtiamo letteralmente con il notevole sbalzo termico tra Mosca e l'Italia. Da noi c'erano circa 25 gradi, qui, se va bene, saranno 5 o 6. Già nel tragitto dall'aeroporto verso l'Hotel iniziamo a telefonare ai vari contatti; prendiamo accordi con una interprete che ci aiuterà nella giornata successiva per le traduzioni e con un amico di Jaime che vive a Mosca e che potrebbe esserci utile per future attività in Russia. Parliamo anche con Giulietto Chiesa il quale sta tentando di prendere un appuntamento e farci incontrare con un Generale esperto in politica e strategie internazionali, non è facile dato il poco preavviso, comunque programmiamo di incontrarci la sera e di cenare insieme. Arrivati in hotel e svolte le incombenze del chek-in, non senza qualche problema a causa della lingua, lasciamo le valige in camera e aspettiamo nella hall sino a quando arriva Giulietto. L'incontro è cordialissimo come sempre e dopo i convenevoli, chiediamo subito notizie sullo stato di salute di Michail Gorbaciov. Giulietto ci spiega bene la situazione, confermandoci che l'incontro è solo rimandato a quando Gorbaciov si sarà ripreso in salute. Ci informa che non è riuscito a contattare l'importante personaggio militare con cui spera di farci incontrare e che ci riproverà l'indomani. Poi ci accordiamo per andare a cena in un locale da lui conosciuto, prima però passeggiamo per le strade di Mosca. Giulietto, mentre camminiamo, ci descrive vari aspetti e angoli caratteristici della città, ci mostra anche il palazzo dove abita. Entriamo in un negozio fornitissimo di ogni genere di leccornie
moscu3
alimentari, compreso il costosissimo caviale nero.
 
L'architettura del locale è di grande raffinatezza, lo stile credo risalga all'epoca zarista, potrebbe ospitare tranquillamente una galleria d'arte, un museo o un teatro raffinato. Prendiamo anche la metropolitana, che stupisce sempre per la bellezza architettonica delle stazioni, molto diverse dalle anonime stazioni a cui siamo abituati in occidente, e per la grande profondità a cui è stata realizzata. In effetti furono concepite anche in funzione di rifugio anti-atomico in caso di conflitto nucleare.
Pericolo che sembrava appartenere al passato e purtroppo, ritornato di grande attualità a causa della forte contrapposizione tra U.S.A. e Russia in relazione alla crisi siriana; altro particolare che salta agli occhi è la completa assenza di cartelloni pubblicitari, ci verrà spiegato che l'amministrazione locale è contraria in quanto deturperebbero la bellezza di queste stazioni che sono state fatte in questo modo per essere viste e ammirate... Infine arriviamo al ristorante. La cena è allietata dalla bontà del cibo e dalla grande e forbita loquacità di Giulietto. Affrontiamo molti temi legati al presente della crisi internazionale e, tra le tante cose di cui ci parla, vi è anche il fatto che in Russia non si ha nessuna manifestazione della gravissima crisi che sta sconvolgendo l'occidente. La Russia ha tutte le risorse più importanti internamente, quelle energetiche in primis, per cui è fuori dalle maree e turbolenze che stanno scuotendo anche l'Italia. Giulietto ci racconta e ci spiega aspetti poco conosciuti del passato sistema sovietico, manipolati e distorti dalla propaganda occidentale anti-comunista, il tutto condito da aneddoti di vita da lui vissuta in quegli anni del regime che lo ha visto, in qualità di giornalista corrispondente da Mosca, protagonista sin nelle più alte gerarchie dell'apparato di comando. Ascoltando i suoi racconti di come era organizzata la vita di quell'epoca, della quasi irrilevanza del denaro, dell'organizzazione della società, non possiamo fare a meno di confrontarla con la giungla capitalista in cui viviamo noi, dove la lotta per la vita sta arrivando a livelli sempre più critici e il sistema sociale è portato al collasso dall'avidità cinica e assassina dei nostri governanti, banchieri, industriali, da quelle potentissime famiglie che manovrano nell'occulto e dalla passività ed egoismo, della società civile. E' anche vero che la sinistra italiana ha cercato di implementare varie cose in patria, ma ormai lo stato sociale, frutto delle lotte operaie dell'epoca, è solo un pallido ricordo. Certo il sistema comunista era una dittatura, non c'era libertà di pensiero e si è macchiato anch'esso di crimini efferati, ma se noi fossimo stati più onesti e lungimiranti, vi erano cose in quel sistema che andavano meglio che nel nostro. Certo, il suo più grave errore è stato negare lo spirito dell'uomo e Cristo, se ci fosse stato questo sono certo che oggi la Russia sarebbe alla guida del mondo. Ancora emerge potente nei monumenti e nell'aria che si respira per le strade di Mosca, la straordinaria cultura e la profonda natura spirituale di questo popolo. E a questa riflessione fanno eco le parole profetiche che la Santissima Madre diede a Fatima nel 1917. Nella terza delle Sue sei apparizioni, il 13 luglio 1917, la Beata Vergine Maria disse ai tre pastorelli che Ella sarebbe tornata successivamente, per chiedere la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato.
 
La Madonna enfatizzò l’importanza di questa richiesta, che si accompagnava ad un pauroso ammonimento: “Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate; infine il Mio Cuore Immacolato trionferà.” Come ben sappiamo la mancata consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Santa Vergine è un'altro dei gravissimi atti di disobbedienza delle gerarchie vaticane ai voleri divini. Disobbedienza che costerà tanta sofferenza al mondo e che ancora non ha manifestato il suo più tremendo carico profetico. Quanti errori, quante opportunità mancate, il pensiero è davvero sconfortante. Questa sensazione mi ha accompagnato in queste giornate moscovite. Chissà, forse calpestare il suolo della Russia, di nuovo grande potenza mondiale, e vedere questo popolo che tanta importanza avrà nei terribili scenari futuri, acuisce in me la tristezza delle occasioni mancate, delle offerte celesti rifiutate cinicamente per calcoli di potere, della incapacità del mondo di accettare il bene e di volgere tutto al male, comunque, sempre, tenacemente, ostinatamente, ad ogni costo, di rimanere ciechi e sordi agli straordinari prodigi celesti che hanno trovato piena manifestazione anche nelle stimmate di Giorgio, nei suoi mirabolanti incontri, nei suoi appelli caduti nel vuoto anche ai potenti di questa nazione. Terminata la cena siamo di nuovo in strada. Il freddo è ancora più pungente ma decidiamo, anche dietro spinta di Giulietto, di fare una passeggiata sino alla famigerata Piazza Rossa, ai cui lati si trovano la bellissima cattedrale di San Basilio e gli edifici del Cremlino. Il fascino della enorme piazza e delle costruzioni limitrofe è sempre grande, purtroppo la piazza è intasata di strutture metalliche in fase di smantellamento che sono state erette per una manifestazione in onore delle olimpiadi invernali che si terranno a Soči nel febbraio del 2014. Non possiamo perciò averne la vista d'insieme ma è sempre spettacolare.
 
moscu6 moscu8
 
Non si può fare a meno di ripensare alle grandiose parate militari che qui sono sfilate davanti ai vari membri del Politburo sovietico. Ormai l'ora si è fatta tarda e decidiamo di rientrare in hotel, dopo le lunghe camminate io, Luca e Piero siamo stanchi e intirizziti, mentre l'inossidabile Giulietto è ancora il più energetico del gruppo... sarà l'aria della Russia...
Venerdì mattina ci raggiunge in hotel Marina, una interprete trovata grazie ai contatti di lavoro di Luca. Parla molto bene l'italiano e ci troviamo subito a nostro agio con lei. Stabiliamo l'ufficio operativo in una delle nostre camere e iniziamo una lunga serie di telefonate per riprendere i contatti con gli importanti personaggi e luoghiincontrati e visitati da Giorgio negli anni '90 e stabilirne dei nuovi grazie anche ai nominativi datici dai nostri amici ricercatori. Contatti che ci permetteranno nel prossimo viaggio in programma, di riaprire e aggiornare i files russi sulla visita extraterrestre, un sogno e un desiderio, che coltivavamo da tempo. Axionov, Kovalionok, Krikaliov, il Centro Controllo Voli Spaziali ecc., riemergono dalla storia della nostra opera e si manifestano tangibilmente attraverso la linea telefonica. Non nascondo l'emozione di toccare quasi con mano questi mitici personaggi e istituti, che tanta importanza hanno avuto sia nella missione di Giorgio, che in tutto il mondo della ricerca ufologica, per la straordinaria importanza delle loro testimonianze e documenti. Serve ricordare che nessun ricercatore al mondo è mai riuscito, sia prima che dopo e arrivando ai nostri giorni, ad avere questo livello di contatti e documenti sulla visita extraterrestre, da alti ufficiali militari ancora in servizio attivo. Un exploit che lascia ancora stupite le persone quando in conferenza mostro questo materiale che da solo, inoppugnabilmente, prova la realtà della visita di queste evolutissime civiltà al nostro mondo e la perfetta conoscenza che ne hanno le alte gerarchie militari, politiche e dell'intelligence. Grazie a questa giornata di lavoro gettiamo le premesse per una futura messe di nuovo materiale e di documentazione di alto livello storico e professionale che potremo realizzare grazie alla notevole esperienza e professionalità acquisita a livello documentaristico e tecnico dai ragazzi di Sydonia instancabilmente guidati da Luca.
 
 
moscu5
 
Terminato il lavoro, Marina, tra l'altro laureata in ingegneria nucleare, ci accompagna a mangiare in un locale russo caratteristico. I volti orientali delle cameriere, i loro sgargianti costumi folcloristici, ci portano a contatto con l'anima antica di questa nazione dove numerose etnie convivono nel territorio nazionale più vasto del pianeta. Camminando per le vie di Mosca prendo atto di quanto sia cambiata la città da quando la visitai nel 1994. Le strade non sono più dissestate e sono estremamente pulite, il traffico è aumentato enormemente mentre un grande numero di auto di lusso occidentali circolano dappertutto. I negozi con merci di ogni tipo sono numerosi e ben forniti, all'epoca l'unico che vidi era di una nota marca italiana di abbigliamento casual. Anche i locali e i ristoranti sono come in qualsiasi altra grande capitale europea e sono pieni di persone, il cibo è di ottima qualità e si trova di tutto. Le persone sono ben vestite e i giovani hanno tutti in mano gli onnipresenti smartphone; ha ragione Giulietto qui la crisi non si sente.
 
La giornata di sabato vede l'incontro con un nostro vecchio e caro amico: Valery Katsubo, l'interprete protagonista di tanti importantissimi incontri nei viaggi degli anni '90. Anche in lui il tempo ha lasciato i segni del suo trascorrere, i capelli sono ormai bianchi e lo troviamo un po' appesantito, ma è solo esteriorità. L'affetto e il piacere di rivedersi sono rimasti immutati. Ci scambiamo impressioni e informazioni rimaste lacunose per il tanto tempo passato, ricordiamo aneddoti e vecchie emozioni e gli forniamo foto e materiale che testimoniano il grande lavoro svolto a quell'epoca e a cui lui ha dato un
moscu4
fondamentale contributo. Luca gli fa dono dell'intera collezione dei nostri documentari televisivi e Valery promette di darci il suo parere dopo averli visionati. Infine non manchiamo di scattare l'immancabile foto ricordo e ci salutiamo dandoci appuntamento al prossimo e non lontano ritorno. Andato via Valery usciamo per incontrarci con Rafael Valdez, un interprete collaboratore di Jaime Maussan. Non è molto inserito nei temi della visita extraterrestre, collabora con Maussan per pura amicizia ma il suo settore è l'architettura. Andiamo a pranzo insieme e gli spieghiamo chi siamo noi, il nostro rapporto con Jaime e l'esperienza e l'opera di Giorgio. Rafael rimane a bocca aperta, non ne sapeva nulla e manifesta molto interesse. Ci lasciamo con la promessa di rivederci al nostro ritorno per avere così l'opportunità che lui possa conoscere personalmente a Giorgio.
Alla fine il bilancio di questo viaggio riteniamo sia stato positivo, anche Giorgio ne è rimasto soddisfatto; nonostante l'inaspettato e repentino cambio di programma, abbiamo ottime prospettive per il suo prossimo ritorno a Mosca, la Santa Madre Russia lo attende.
Il rientro in Italia ci vede alzarci prestissimo la mattina e percorrere una Mosca quasi deserta lungo la strada per l'aeroporto.
Arrivati ad Ancona ci aspettano l'immancabile smarrimento di alcuni nostri bagagli e il volto amico di Gianrico che è venuto a prenderci. Io faccio in tempo ad arrivare a casa e ripartire per una conferenza che ho nel pomeriggio, ma questa è un'altra storia.
P.G. Caria. 4 ottobre 2013