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testa sito 2024
giordanobrunocosmologia100Di Erika Pais
MATEO 13
10  Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero:
-Perché parli loro in parabole?
11-Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli –rispose loro- ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Perciò parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono;
e udendo, non odono e non intendono.
14 -E s’adempie in loro la profezia d’Isaia che dice: Udrete con i vostri orecchi e non intenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete: 15 perché il cuore di questo popolo s’è fatto insensibile, son divenuti duri d’orecchi ed hanno chiuso gli occhi, che talora non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non intendano col cuore e non si convertano, ed io non li guarisca. 16 Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; ed i vostri orecchi, perché odono! 17 Poiché in verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono di vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e di udire le cose che voi udite, e non le udirono.

Il dolore invadeva il suo corpo fra gli spasmi, il crepitio del fuoco si mischiava ad un suono gutturale che usciva dalla sua gola. I testimoni dell’infamia, presenti in piazza, osservavano con rimorso perché sapevano che, ancora una volta, stavano assassinando la Verità.
Mentre il fuoco scioglieva la pelle e le vene sulle sue ossa, ed il sangue evaporava, la sua anima si innalzava. Una volta libero dalla prigione del dolore, il suo spirito dall’alto osservava lo spettacolo. Egli scrutava i pensieri dei discepoli, guardava con compassione i pianti contenuti di coloro che furono suoi amici, dai più forti che sopportarono lo scherno e la derisione mantenendo alto il suo nome, ai più deboli che cercarono di dimenticare, durante la sua prigionia, le ore condivise con il maestro; dubitando dell’origine dei suoi insegnamenti e lasciando da parte il ricordo dell’estasi, sperimentato ogni volta che Giordano parlava.
I grandi prelati con quei cappelli lussuosi, dorati, appuntiti e ridicoli proiettavano sul suolo le proprie ombre vomitevoli, la figura umana si trasformava in una diabolica danza, come se si prendessero gioco dell’atto che stavano commettendo. Le lacrime negli occhi rendevano torbida la scena, la ripugnanza e la rabbia facevano battere forte il cuore dentro sè; sembrava che da un momento all’altro sarebbe esploso, sputando su tutti i presenti. Solo la morte avrebbe soffocato questo amaro sentimento, la bile che saliva alla gola, l’impotenza, l’abbandono, la confusione, la sensazione di perdita che una sola torcia appoggiata sulla paglia provocava, assassinando colui che aveva solo cercato di aprire gli occhi delle genti, affinché tutti “VEDESSERO”.

Nel corso della storia la Chiesa cattolica si è ostinata a reprimere, minare e tenere sotto controllo la conoscenza, assassinando chiunque avesse osato apportare un barlume di saggezza in quell'epoca, facendo passare per ridicole le teorie evolutive di quella attuale.
È stata anche una costante, il suo tentativo di adattare i Vangeli e le Scritture al processo scientifico. Perciò, dopo duecento anni trascorsi a criticare  l’evoluzione darwiniana, ha scelto di annunciare che è Dio l'artefice della selezione naturale, e se l’uomo discende dalla scimmia è soltanto perché Egli stesso l'ha creata. Inoltre, sappiamo tutti che dopo aver ucciso chi sosteneva la tesi della rotazione terrestre attorno al Sole, ha deciso di costruire uno degli osservatori astronomici più grandi e sofisticati del mondo; questa volta non per controllare la conoscenza, bensì per avere di prima mano le notizie che sarebbero potute emergere.

Che cosa preoccupa la Chiesa? Qual è il motivo che la spinge ad annunciare al mondo che la scienza e la fede non si separano e, nella migliore delle ipotesi, nell’ultimo tentativo prima di affogare, dichiarare che Dio ha anche creato lo spazio, l’universo e tutto ciò che lo compone?
Grazie all’intermediazione di una sorella dell’arca, che frequenta il corso di scienze della comunicazione all’Università Cattolica, siamo venuti a conoscenza che Gabriel Funes, Direttore dell’Osservatorio Astronomico del Vaticano, avrebbe tenuto una conferenza nell’aula magna dell’Università, intitolata: “Ciencia e Fe” (Scienza e Fede). Non abbiamo dubitato nemmeno un secondo di andare ad ascoltarlo.
La conferenza era orientata a spiegare la teoria più accreditata dell’Universo: come è avvenuto il Big Bang. Si è poi parlato delle stelle, della quantità di pianeti che ci sono nel cosmo e della loro nascita a livello scientifico. Funes ha introdotto addirittura una teoria secondo la quale esistono diversi universi e non uno solo, ma si è affrettato a precisare che nulla è ancora comprovato. Fedele alla sua educazione salesiana, ha concluso dicendo che tutto è stato creato da Dio e che la Chiesa ha sempre posseduto una grande apertura mentale. Ha dichiarato che il giudizio rivolto a Galileo fu un errore, ammesso da Papa Benedetto, il quale ha chiesto pubblicamente scusa, ma omettendo tutte le morti e gli omicidi che la Chiesa stessa ha perpetrato contro chi ha parlato delle stesse cose da lui esposte oggi, seduto molto comodamente in un lussuoso salone tra la bandiera dell'Uruguay e quella del Vaticano.
È quasi impossibile poter descrivere la quantità di sentimenti che ho provato in quella sala. In un attimo mi sono ritrovata in quel tempo ed ogni cosa ha cambiato forma. Nel posto in cui era seduto Funes, in quel gran tavolo lungo, c’era l'inquisizione e dove era ubicato il pubblico vi erano i testimoni, in mezzo Giordano Bruno che cercava di far comprendere l'immensità dello spazio, la lucentezza delle stelle, il blu scuro del cielo di notte e delle creature provenienti da quelle stelle. Le lunghe e tediose esposizioni scientifiche che sono rimaste come lascito per coloro ai quali è permesso sapere e vedere. 414 anni fa erano pochi coloro in grado di ‘vedere’, e non è cambiato molto ancora oggi. 

La reazione immediata è stata una sensazione di rabbia, ho cominciato a tremare sentendo quel fremito venire dal profondo. Grazie a Dio, Vitoria era con me e per amore suo, della Facoltà di studi da lei frequentata e della commissione, sono riuscita a trattenere il sentimento e la voglia di buttare per aria le sedie e pretendere dagli ipocriti la restituzione del nostro Maestro, che ci fu tolto. Avrei gridato che chiedere perdono non basta a cancellare quella scena dantesca, dove il fuoco bruciava le sue carni, ma nonostante ciò, la Chiesa continua ancora a NON VEDERE.
Sono trascorsi 400 anni prima che il mondo potesse sentire la Chiesa parlare del  cosmo. Quando è venuto il momento delle domande, hanno detto che avrebbero potuto rispondere solo a tre o quattro; visto che eravamo circa cento persone presenti in sala ho pensato che non avrebbero mai letto le nostre. Ma il Cielo ci ha regalato un pezzetto di Giustizia e Funes ha risposto alle due domande che noi avevamo scritto in un pezzetto di carta dato agli assistenti.
Riguardo il quesito sulla vita intelligente nel cosmo, egli ha dichiarato: "È più difficile trovare vita intelligente sulla Terra che nello spazio". Per quanto concerne la successiva, ossia se ci fosse possibilità di relazionare questa vita raziocinante alla fede, la risposta è stata: "Senza alcun dubbio la fede e questa vita intelligente camminano mano nella mano."
Terminato l’incontro ci siamo avvicinati a lui ed abbiamo dialogato per alcuni minuti, la sensazione che ho avvertito all’inizio mi ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno a casa.
La città spariva di fronte a me ed i miei pensieri mi portavano in un altro luogo lontano, molto alto nelle stelle, un posto dove ho potuto abbracciare Giorgio, perché era ritornato in cerca di coloro che, come dice Cristo, possono "vedere" e riflettere su tutte le cose che hanno visto e che ancora potranno riconoscere  vicino a lui.
Nonostante ne abbiano bruciato le carni, non riuscirono ad ammazzare il suo spirito, Giordano oggi è ancora con noi ed il Cielo ci regala frammenti di Luce.
Incontri come quello, mi fanno scoprire, ancora una volta, che qualcosa di molto grande sta accadendo in Cielo e in Terra, e la Grande Meretrice dovrà espiare le sue pene. Ma, seguendo una linea logica di pensiero, dico a me stessa che comunque sia continuano a non vedere, perché appena adesso iniziano ad ammettere l'esistenza della vita nello spazio, mentre Cristo è pronto a ritornare ed il tempo si avvicina.

Erika Pais.
Montevideo, 20 Maggio 2014