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aniDi Ana María Pettinati

A tutti i fratelli delle Arche d’Italia, con amore

Nella vita ci sono cose così belle che spezzano ogni routine. Sono quelle cose che demoliscono le vecchie strutture e ci fanno vedere tutto da una nuova prospettiva. L’abisso che quotidianamente ci perseguita in questo mondo, si fa da parte, per lasciare il posto alla gioia e alla speranza. La cosa più sorprendente è che generalmente questo avviene senza preavviso, ci coglie di sorpresa e bisogna prenderne atto, senza neanche avere il tempo di reagire allo stupore.

S è manifestata così la certezza di viaggiare in Italia per trascorrevi il mese di settembre più bello e indimenticabile della mia vita. I preparativi ferventi, urgenti, faticosi, che precedono qualsiasi viaggio, sono passati in un soffio. I giorni sono trascorsi tra la gioia, l’ansia e la stanchezza per quanto c’era da fare. Quando mi sono seduta sull’aereo, mi rendevo a malapena conto di come fossi arrivata lì.

Mettere piede in terra italiana è stato come arrivare a casa mia, una casa che non sapevo di avere, ma che era lì. Realizzarlo ha trasformato il mio viaggio in un ritorno, il nuovo e strano si confondevano con il vecchio e conosciuto, ritornavo a me stessa, alla mia parte più intima, alle mie radici, alla mia essenza. È stato allora che ho realizzato che il viaggio era soltanto un pretesto per una scoperta interiore, una scuola di autoconoscenza, una specie di amore magistrale del Cielo e della Terra.

Gli abbracci di benvenuto di tutti ed ognuno dei fratelli hanno avuto un effetto moltiplicatore di affetti ed insegnamenti. Tanto quelli dei fratelli che già conoscevo, quanto l’iniziatico incontro con coloro che vedevo per la prima volta.

La luce divina che si è fatta uomo si è fatta sentire in tutta la sua magnificenza quando abbiamo condiviso la tavola con Giorgio. Il genio solare ci ha parlato come uomo, affinché potessimo comprenderlo, con cuore di bambino, affinché possiamo imitarlo. La tenerezza del suo spirito, espressa in parole di amore infinito, in saggezza millenaria, ci ha avvolto in un vortice di energia celestiale, quando ci ha riuniti attorno alla sua tavola. E mentre ci istruiva con infinita pazienza, ha rinnovato la linfa dei nostri spiriti oppressi dalla materia, assetati a causa dell’aridità del mondo.

L’abbraccio fraterno, intimo ed affettuoso dei fratelli ha suscitato in me un sentimento di appartenenza senza tempo, la cui origine è sconosciuta. Nonostante io sia nata in America del Sud, le terre in capo al mondo, un luogo ed un’energia così diverse, il filo invisibile unificatore di eterni legami mi ha reso uguale a tutti gli altri. Il mio cuore non batteva più da solo, era il nostro cuore a palpitare all’interno delle quattro pareti dell’Arca, sotto l’energia del manto protettore della nostra Santissima Madre. Alta, molto alta in cielo, la Sua stella ci ha uniti nella comunione dell’amore e della gioia interiore.

Il 2 settembre è stata una bella giornata di fine estate. Sole e nuvole si sono alternati sotto la soave brezza che ha predisposto i nostri cuori all’incontro. Una giornata di amore fraterno e di preparazione per la calda serata che ha segnato un nuovo anniversario delle sacre stigmate, segno dei segni, principio e fine del nostro percorso e destino. L’invocazione di Giorgio al Padre ed al Figlio, il Cristo, chiedendo ciò che noi aneliamo, il Suo glorioso giorno e manifestazione, annuncia un tempo prodigioso per questa umanità.

Signore, ti manifesti o non ti manifesti? Perché quando ti manifesterai saremo qui, ai piedi della Croce, per ringraziarti dell’onore che ci hai concesso di essere stati tuoi servitori. Quando la sua voce ha pronunciato il mio nome, è stato un richiamo all’appello per la preparazione finale, un richiamo a serrare le fila, da lì e per sempre. Il pane ed il vino fattisi carne e sangue, ricevuti dalle sue mani, hanno fatto sì che ognuno di noi si fondesse con il suo spirito, tanto grande quanto glorioso, capace di accogliere chiunque voglia stare alla sua ombra.

L’incontro con un collaboratore di giustizia, amico di Giorgio, è stato un momento di rivelazione molto commovente. Un uomo che emana amore, gioia, ma soprattutto obbedienza e fedeltà verso Giorgio. Eccolo lì, a fare da esempio a tutti noi in infiniti modi, con un’umiltà disarmante, un richiamo permanente all’atteggiamento che dovremmo assumere ogni giorno senza esitare.

Il matrimonio di Giovanni e Barbara è stato un festival multicolore di luce trasformata in amore, gioia, ritrovo, armonia, nuovi inizi ed un futuro promettente. Ha riportato alla mia mente il mio matrimonio, un punto di partenza verso la costruzione di un mondo migliore. Un nuovo Canà, un nuovo patto per tutti, un ritorno al cammino dello spirito che da sempre ci attende.

Infine voglio ringraziare tutti ed ognuno dei fratelli d’Italia, che riconosco nei pochi nomi che cito di seguito: a Giorgio e Sonia, per ogni cosa, a Oscar che ci ha accolto a Roma, a Maria Eugenia per il suo affetto, a Carmen per la sua ospitalità, a Vanesa e Georgina per il loro spirito di servizio instancabile, ad Eleonora e Stefano, per la loro immensa compagnia, a Pier Giorgio per i suoi insegnamenti, a Flavio, Tino e Nena, per il loro calore, a tutti coloro che lavorano a Sydonia, con profonda ammirazione, all’Arca di Gubbio, per l’amore con cui ci hanno accolto, a tutta l’arca di Sant’Elpidio per essere il pilastro dell’Opera, a Maria José, anima mater di tutte le attività e a Mara, l’eterna. Attraverso questi nomi ringrazio le centinaia di cuori che ci hanno fatto sentire i benvenuti durante i 22 giorni più magici della mia vita.


Ana María Pettinati
31 Ottobre 2015
Arca Lily Mariposa
Rosario - Santa Fe – Argentina