Di Saro Pavone
Tra le numerose personalità che hanno calcato autenticamente la scena spirituale del XX° sec. spicca senza dubbio quella di MARIA VALTORTA, nata a Caserta nel 1897 e morta a Viareggio nel 1961. Come altri spiriti, etichettati con il termine indefinito di “mistici”, anche lei è stata scelta dal Cielo per portare il “testimone” della continua rivelazione e presenza di un Cristo che promise che mai ci avrebbe lasciato rimanendo con noi. Laica e non religiosa, Maria scrisse delle opere straordinarie quasi tutte sotto dettatura e/o in seguito a visioni: la più conosciuta sicuramente è il cosiddetto “Poema dell’Uomo-Dio”, una sorta di descrizione rivelata degli episodi di vita del Vangelo con dettagli ed estensioni che ci portano a rivivere quasi nel particolare quei momenti epici e gloriosi di tutto il narrato dei Vangeli, simile a quanto aveva realizzato nel secolo passato Jakob Lorber con il suo “Grande Vangelo di Giovanni”.
Pur tuttavia “Il Poema”, osteggiato e censurato dalla Chiesa, vide una sua postuma luce editoriale nel 1993 con l’accomodante e meno imbarazzante titolo “L’Evangelo come mi è stato rivelato” e con tanto di revisioni e aggiustamenti ecclesiastici atti a proteggere il presunto rigore teologico a mò di sindrome di Tertulliano…, motivo per il quale, secondo molti, viene seriamente minata la totale credibilità ed affidabilità del grande “regalo d’amore” che attraverso Maria Valtorta il Cielo aveva inteso fare agli uomini. Meno adulterati e quindi sicuramente più genuini appaiono invece i “Quaderni”, scritti tra il 1943 e il 1950 e che vivamente consiglio di leggere, dai quali è tratto il brano seguente che risulterà “familiare” e sacro a tutti coloro che, indipendentemente dalla condizione religiosa, fanno parte del Popolo che “sta adorando l’Altare”, ovvero la Legge dello Spirito
<< … LO RIPETO: LE DISPERAZIONI DEI SOGGETTI RICADONO SU COLORO CHE LE SUSCITANO. OGNI SMARRIMENTO, OGNI BESTEMMIA, SU CHI LE FA SGORGARE. OGNI AGONIA D’ANIME, SU QUEI SACERDOTI CHE NON SANNO CHE ESSER RIGORISTI E SENZA CARITÀ. GUAI, GUAI, GUAI A VOI POTENTI. MA SETTE VOLTE GUAI A VOI SACERDOTI. CHÉ, SE I PRIMI PORTANO LA MORTE PIÙ AI CORPI CHE ALLE ANIME, VOI SIETE RESPONSABILI DELLA MORTE DELLE ANIME, COMINCIANDO DA QUELLE DEI POTENTI CHE NON SAPETE CONTENERE, O, QUANTO MENO, NON CERCATE DI CONTENERE CON UN FERMO “NON LICET” (Matteo 14,4; Marco 6,18), MA CHE LASCIATE OPERINO IL LORO MALE PER UN BUGIARDO OSSEQUIO CHE È TRADIMENTO A CRISTO.IO VE L’HO DETTO (Giovanni 10,1-18): “IL BUON PASTORE DÀ LA VITA PER QUELLA DELLE SUE PECORE”.VOI BADATE A CONSERVARVI LA VOSTRA; E LE PECORE, GRANDI E PICCINE, SI SONO DISPERSE, PREDA AI FEROCI, E SONO MORTE PER ESSERSI CIBATE DI PASCOLI MALSANI.BISOGNA SAPER METTERE IL FERRO AL PIEDE DELLA GRANDE PIANTA CHE NUOCE. E NON SOPPESARE IL PERICOLO CHE ESSA O LE SUE PROPAGGINI VI SI RIVOLTINO CONTRO COL FERRO A TOGLIERVI LA VITA, MA AGIRE PER PRESERVARE LA PIÙ ALTA VITA. VOI QUESTO LO FATE SEMPRE MENO E LA ROVINA DEVASTA LA TERRA E LA ROVINA DEVASTA GLI SPIRITI.
(Quaderni – 28 ottobre 1943)