Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024

silvana100Di Silvana Maricel Lazzarin y Ricardo Pérez
Queste sono state le parole di René Vergara alla fine del primo giorno del seminario tenutosi all'Universidad Tecnólogica, i cui oratori erano, Juan Alberto e Alicia...però di René parlerò dopo, perché si merita un posto tutto suo in questa cronaca.
Volare è una delle sensazioni della vita che più amo, fa nascere dentro di me una specie di ricordo ancestrale, un sentimento difficile da esprimere con le parole.
Quando torno a volare nel cielo mi sento in uno stato di grazia, guardare dall'alto la nostra Pachamama mi fa sentire rinnovata e la mia anima è inondata da un senso di pace che sulla terra, a volte, mi è difficile provare. Il cuore mi batte forte e i miei occhi sono lucidi per l'emozione. Lo splendore della nostra Madre Terra e la sua bellezza sono per me una celebrazione, un regalo offerto da nostro Padre.
All'improvviso emerge dal mio petto un'agitazione, un'inquietudine e un dolore mi trafigge il cuore, non capisco come qualcuno possa rovinarla, minacciarla giorno dopo giorno, distruggendola fino a  devastarla, mettendo a rischio anche la propria vita.
Per fortuna sappiamo che non potranno distruggerla e che lei rinascerà per essere rifugio degli eletti. Questo pensiero mi conforta, e rinnova di nuovo la pace che sentivo.
Volare mi fa sentire anche che sono più vicina alla Confederazione, questi esseri benedetti che si nascondono tra le nuvole e ci accompagnano sempre, silenziosamente ed altri, che ci consolano lasciandosi vedere.
 

silvana2L'aereo vola già alto e mi dispiace non poter condividere tutti questi sentimenti con Ricardo, perché siamo separati da quattro file. Le città si vedono ormai in modo confuso, al punto che l'oscurità lascia intravedere solo luci solitarie e lontane una dall'altra, sempre più lontane e questo fa sorgere in me una domanda: forse anche i nostri fratelli maggiori rilevano così la nostra presenza dall'alto? Intuisco che è così e questo suscita in me una disposizione alla disciplina, all'ordine e soprattutto all'impegno nell'Opera, per poter così mantenere la mia luce, che non so quanto brillante sia. La luce che Giorgio ha acceso e che mi ha insegnato ad emanare, ovunque io sia, per essere un piccolo barlume in mezzo a tanta oscurità. Riconoscere questa realtà mi induce a ringraziare il Cielo per l’onore che mi ha concesso, quando mi ha chiamato a far parte di questa squadra su questa terra, capitanata da Nibiru Arat Ra.
Questa consapevolezza mi genera un po’ di ansia, ma mi consola il fatto che tra poco potrò abbracciare Juan Alberto e gli potrò raccontare le mie esperienze. È molto facile per me comprendere, o almeno così credo, perché il nostro Calice lo chiama Maestro. So che quando leggerà questo se la prenderà con me, perché è una persona umile che si affanna a non alimentare il suo ego, nemmeno con gli applausi al termine di una conferenza pubblica, ed è per questo che l'ho scelto come mio Padre spirituale. Mi rende molto felice anche sapere che tra poco potrò incontrare i miei fratelli, alcuni dei quali amo in modo particolare.
L'atterraggio a Ushuaia è stato perfetto, il capitano ha fatto atterrare l'aereo così delicatamente che non abbiamo nemmeno sentito quando ha toccato la pista, e anche se è abitudine applaudire il capitano alla fine del viaggio, questa volta l'applauso era carico di ammirazione.
All'aeroporto siamo stati ricevuti da Katy e Matias. È molto bello essere accolti dai fratelli, è una delle sensazioni più belle che ho sperimentato in ogni parte del paese o del mondo.
Katy ci ha portato subito a casa sua dove ci stavano aspettando Juan Alberto, Ale, Stella e Cristina, che con il nostro arrivo abbiamo buttato giù dal letto molto presto. Cristina mi si è avvicinata con un thermos di matè, dicendo:  "...chi arriva beve matè..." e per me è stato un grande piacere farlo, mentre abbiamo trascorso la mattina tra chiacchiere e scherzi che hanno confermato a me e a Ricardo che sarebbe stato un viaggio indimenticabile da molti punti di vista, ma la cosa più importante è stata: aver accettato di rispondere alla chiamata.
Ushuaia ha come motto: "città della fine del mondo, principio di tutto" è un luogo indescrivibilmente bello, tutto vibra in modo differente, e dico vibra, perché sentivo nel mio petto una vibrazione che mi commuoveva. Sul lago Fagnano, Alejandra ha trovato due pietre a forma di cuore e le ha regalate una a Ricardo ed una a me. Dovunque guardassi convergeva tutto, ruscelli, ghiacciai, montagne, boschi, isole, mari, laghi, fiumi, piccole cascate, tutto nel piccolo spazio alla portata del nostro sguardo. Katy ci ha fatto da guida per tutto il tempo ed  approfitto per ringraziarla. Una sera ci ha portato alla passeggiata del Passo Garibaldi, da lì si vedeva il bellissimo lago nascosto la cui bellezza è indescrivibile.
Quando abbiamo accompagnato Juan Alberto e Stella in tutti i reportage alla radio e nei programmi televisivi, abbiamo vissuto altri momenti magnifici, soprattutto il primo servizio alla tv dove, quando siamo arrivati, stava parlando René, un originario Mapuche. Sentendolo abbiamo intuito che l'incontro era stato guidato dal cielo, perché stava parlando della visione cosmica del mondo e del danno che l'uomo sta causando alla madre terra, diceva anche che presto sarebbero arrivati cambiamenti che l'uomo non si aspettava. Al termine del servizio, durante lo spazio di una pausa pubblicitaria, Juan gli si è avvicinato presentandosi e ho visto nei loro sguardi una connessione molto sottile. René, tramite Juan, ci ha invitato alla cerimonia del fuoco che avrebbe avuto luogo il giorno dopo. Io mi sono avvicinata per chiedergli se potevo abbracciarlo e lui mi ha risposto: SI’, PERO' DA CUORE A CUORE, e così è stato.
silvana1Il giorno seguente siamo andati alla cerimonia a cui eravamo stati invitati, era una bella serata quando siamo arrivati, ed eravamo congelati quando è terminata, tuttavia siamo restati fermi lì fino alla fine, onorati del momento che ci era stato regalato. La cerimonia è iniziata con un cerchio composto da tutti, tranne René ed i bastoni ancestrali, che più tardi sarebbero stati dati ad ognuno dei partecipanti. Una volta acceso il fuoco ed aver bruciato alcune erbe, René con gran onore, soddisfazione e dignità, ha preso i bastoni del rituale, e quello del Condor, il più importante, lo ha dato a Juan e guardandolo gli ha detto: "chiamo il fratello maggiore", e non intendeva per l'età, le sue parole lasciavano intravedere un altro significato.
Ad ognuno di noi ne ha consegnato uno con differente significato. A me è toccato quello di Ushuaia, mi sono sentita onorata ed emozionata, perché in questa terra ho avuto molte nuove esperienze a livello spirituale.


silvana3Secondo me il seminario è stato un successo, non solo per la grande affluenza, ma per l'avidità e l'interesse che vedevo in ognuno dei presenti, al punto che una ragazza di Rio Grande si è offerta di fare qualcosa anche lì. Chissà, forse con il tempo, sarà l'origine di una nuova Arca.
Che posso dire sugli oratori, oltre al fatto che sono stati corretti, integri e magistrali. Ho imparato tantissimo da loro e dalle loro esposizioni!!!
Nel primo giorno del seminario, prima degli insegnamenti dei miei fratelli, ho appreso una grande lezione da Renè, che ha parlato per primo, ed in suo onore ho dato il titolo alla cronaca. Alla fine della prima giornata, prima che se ne andassero i partecipanti, Nicolás ha chiamato il nostro fratello Mapuche (Mapu=Terra/Che=Gente) invitandolo a dire qualcosa. Subito mi sono sentita intenerita e commossa dalla sua umiltà, sentirlo chiedere PERMESSO per poter parlare mi ha fatto riflettere su di noi e su me stessa. Quando qualcuno mi chiede il permesso subito sorge in me l'assoluta predisposizione ad ascoltarlo e guardarlo negli occhi. Chiedendo PERMESSO troviamo nell'altro la predisposizione ad ascoltare ciò che ha da dire, anche se fosse un inaspettato NO dall'altra parte, ci sentiremmo in altro modo e questo atteggiamento invaliderebbe i nostri desideri di imporci.
Ricardo mi suggerisce: "Abbiamo risposto alla chiamata della tribù per appoggiarci, darci forza ed animo. L'approfondire la conoscenza dei nostri fratelli come Matias e alcuni nuovi membri dell'Arca Piedra Buena, ha generato un'atmosfera di armonia e pace divenuta contagiosa in quelle giornate”.
Abbiamo sentito di aver convissuto con dei Maestri, godendo delle quotidiane conversazioni con la chiarezza di Juan Alberto, il misticismo di Stella, le chiare spiegazioni scientifiche di Alicia, la grazia di ascoltare Cristina, e l'amore di Alejandra.
Condivido completamente le sue parole, perché tutto è stato  magnifico e ci ha portato insegnamenti di alto livello spirituale.
Silvana Maricel Lazzarin e Ricardo Pérez
1 Gennaio 2017