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erika2018a

Di Erika Pais

L'ARRIVO

Sudamerica, terra esotica per l'europeo sensibile, misteriosa e mistica. Che parli dialetti segreti e diretti con mondi segreti. Dove tutto inizia e finisce misteriosamente. Dove alberga la luce, ma l'oscurità disegna nelle tue strade le passioni più umane, gli opposti più temibili, la Verità tanto cercata. Sei parte della Galilea messianica protetta dalla Storia, macchiata dall’oblio, mascherata dal potere sotto nefaste forme di torture e silenzi. Piena di vita, di lotte, di energia, di storia vissuta e sublime che devono essere seppellite dalla mano che cova il superfluo, offuscata, uccisa, ma che deve apparire sempre vergine, rivoluzionaria, contraddittoria e persino sottilmente pura affinché lo scenario apocalittico non riversi la tensione che potrebbe smascherarlo.

Apri le tue porte, ancora una volta, affinché nelle tue strade, nei tuoi fiumi, nella tua gente, nel tuo sangue sia combattuta una battaglia, la prima battaglia della fine, il principio più temuto e più desiderato. Non è casualità, non lo è mai stata, la storia che ci tradisce, che ci costruisce, l'essenza che ci nutre, l'architetto che ci disegna e i Segni che ci accompagnano.

Fratelli dell'Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay, testimoni presenti di una tappa, operatori di un momento, sopravvissuti ad una prova imposta dall'Opera, dal Cielo, dalle circostanze, dall'amore, dalla Giustizia. Convocati, ancora una volta, da Colui che ci guida e che non per caso è stato segnato per due volte dalle piaghe sanguinanti su questo lato del Giordano.

Non per caso un tempo dei tempi fu scritto eternamente negli annali della storia di questa Opera immensa con l'aroma ed il sapore del Río de la Plata.

Non per caso ancora una volta l'aereo proveniente dall'Italia atterra sulle piste di Buenos Aires portando con sé alcune anime ansiose di vederci.

Giorgio, Sonia Tabita, Sonia Alea, Davide Bonfigli, la servizievole Elena e la cara Beatrice oltrepassano la porta di imbarco dell'aeroporto di Ezeiza ed è lì che inizia a correre l'orologio del tempo, della fine dei tempi, dell’inizio di una tappa, nuova, definitiva, rivoluzionaria.

Non è mai "normale" l'arrivo di Giorgio e di chi lo accompagna.

Non è mai "normale" tutto ciò che lo circonda, perché mentre le persone del mondo, i mistici del mondo, i giornalisti del mondo, gli amici del mondo quando visitano un paese amico si distendono e riposano, prima di intraprendere le attività, si abbracciano, si divertono, gioiscono di stare insieme e si mettono d’accordo per continuare, con Giorgio, al contrario, già prima di uscire dalla sala di migrazione e bagagli, devi valutare e cercare dove lavorerà, che strada deve fare, se ci sarà internet nei posti che visiterà, dove portare le sue valigie perché ognuna ha una sua funzione ed una sua importanza, devi procurare l'acqua di cui il suo corpo ha bisogno e devi mettercela tutta e stare attenta ad ogni dettaglio che in genere tralasci fin quando non ti trovi di fronte a loro.

Con Giorgio devi camminare sempre tre, due o come minimo un passo avanti e devi trasformare tutto quello che ti circonda in una trincea per lottare, una redazione giornalistica, un ufficio, un centro operativo e di battaglia. Ed è in quei momenti, così apparentemente materiali, operativi, pratici, superficiali, che ti rendi conto della lotta continua della luce contro l'oscurità. La lotta spirituale nella quale la nostra Opera è immersa non si manifesta solamente a livello mistico, etereo, magico e/o cinematografico. Vicino a Giorgio ti rendi conto quotidianamente che si manifesta molto materialmente, operativamente, ti rendi conto del potere del male soprattutto quello che noi conosciamo come mondo fisico, tangibile, nel quale siamo immersi fino al midollo.

Se non hai fatto caso a internet o hai pensato che per un momento lui poteva farne a meno, è proprio in quel momento che succede qualcosa di importante nella redazione o nel mondo ed è indispensabile che tutto sia pronto. Tutti i tuoi sensi devono essere desti e tutti i nostri schemi culturali devono essere distrutti per evitare che un dettaglio si trasformi in una piccola sconfitta. Già dal primo momento ti metti all'erta e al servizio e Giorgio dall’istante stesso che esce dalle migrazioni lavora, opera, scrive, telefona, corregge, dirige. La redazione spirituale, quella di antimafia, i problemi umani collettivi e personali, i conti arretrati che devono essere pagati, le conferenze, tutto, assolutamente tutto passa dalle sue mani, il suo telefono, la sua intelligenza affascinante e la sua capacità operativa.

E dove noi non arriviamo e non prestiamo attenzione, fino a raggiungere la perfezione operativa, lì colpisce l'oscurità. E comprendi che è vero che puoi dominare la materia, che è vero che puoi vincere il maligno, che è vero che puoi essere strumento del Padre, è sufficiente essere fisicamente, mentalmente e spiritualmente concentrato e al servizio totale della piccola missione che stai portando avanti in quel momento. Sia come organizzatore, come accompagnatore, come portaborse, come amico, come fratello. Nessuno di troppo nel disegno Divino, tutti possono e hanno un compito che per quanto piccolo possa essere, è sempre importante, se uno dimentica di ciò di cui ha bisogno per soddisfare se stesso e pensa solo all'obiettivo dell'incontro.

L'OPERATIVITÀ

I minuti per gli abbracci sono molto brevi, immediatamente dobbiamo lasciare dietro le emozioni del ritrovarsi, i momenti in cui più abbiamo bisogno di toccarci ed abbracciarci. Dobbiamo subito focalizzare la nostra attenzione su quello che ci aspetta nei prossimi 20 giorni.

Un caffè per far riprendere forza a Giorgio per le prossime 6 ore di viaggio in auto per arrivare a Las Parejas, è la scusa per iniziare a organizzare i ragazzi. Più di 35 ragazzi conviveranno e percorreranno insieme migliaia di chilometri nei prossimi giorni. Hanno spettacoli nelle scuole, nelle piazze, nei teatri, riunioni, incontri e molto altro da portare a termine in due paesi differenti e sono pochi, troppo pochi, i giorni che hanno avuto per poter organizzare e concretizzare tutto. Ma così è la nostra Opera, niente è statico, tutto cambia in un secondo, per tutto ci vuole sacrificio, immaginazione, voglia, tolleranza, improvvisazione intelligente e un magistrale sviluppo.

Il peso di questa piccola missione di apertura finale del Tempo è sulle spalle di Matias, Sonia Tabita, Leandro, Diego e soprattutto di Giorgio. Il Cielo non ci dà tregua, non ci offre tutto come ci sarebbe più comodo. Il Cielo ci spinge sempre all'ultimo momento ad imparare a ricevere quello che ci offre, come ce lo offre e nel momento in cui ce lo offre. Non ci dà la certezza di mesi di organizzazione e di riuscire a fare tutto molto comodamente. Il Cielo ci dà il minimo, e a volte sembra neanche quello, per affrontare una battaglia, ma ci ha dotato di una grande inventiva per poter andare avanti con gli strumenti che possediamo. E dobbiamo decidere di fare tutto senza niente ed avere fede che, man mano che si avanza, quel niente diventi il minimo necessario e a volte persino una consolazione.

I ragazzi si organizzano per arrivare da tutte le parti, alcuni facendo autostop, altri condividendo quello che hanno, alcuni con un po' più di aiuto ma organizzandosi per dividere tra tutti. L’importante è arrivare e poi si vedrà come proseguire e come ritornare. Dietro c’è la voglia di fare, di cominciare e di lottare come ognuno di loro sa fare.

Una volta arrivati a Las Parejas, con un caldo di oltre 30 gradi e moltissima umidità, una persona del "mondo" desidererebbe riposare, a maggior ragione se ha viaggiato per l’intera giornata precedente e ancora di più se porta sul suo corpo I Segni Divini e la stanchezza del fuso orario, sommato all'intensa agenda stilata prima di partire… una persona del mondo, chiaro. Ma Giorgio non è del mondo e appena arrivato dobbiamo, sotto la supervisione continua e onnipresente, lodevole e incondizionata di Sonia Alea, sistemare Giorgio nella sua postazione di lavoro e subito escono fuori moltissime cose e libri che deve avere a disposizione ogni volta che si siede a lavorare e che lo accompagnano sempre nel suo eterno peregrinare per il mondo e le città italiane.

Tutti siamo molto stanchi, super stanchi ed accaldati, pensiamo solo a una doccia fresca e a mangiare il saporito arrosto che ci ha preparato Leandro, il figlio della servizievole Lorena; lui lavora nel campo e lei a casa di Juan Alberto. Ma Giorgio no, Giorgio pensa solo a mettersi a lavorare e recuperare le ore perse durante il volo in aereo. Perciò un pranzo veloce, una doccia quasi con vergogna di fronte all'esempio del nostro amico Giorgio che chiede solo di cambiarsi la maglietta sudata ed un caffè e ci aspetta, già lavorando da un pezzo, seduto ad un tavolo che si trasforma nel suo unico spazio durante i giorni di permanenza.

I ragazzi partono per Rosario, devono organizzare il viaggio verso Salta che intraprenderanno il giorno seguente. E i nervi, l'ansia, la voglia li rapisce. I ragazzi dell'Uruguay sono in viaggio da Montevideo ed alcuni da altre parti dell'Argentina e del Paraguay stanno già arrivando. Sono oltre 20 i ragazzi che devono arrivare a Salta, montare e ideare uno spettacolo, andare alle montagne e visitare varie scuole. Molti di loro sono stati disponibili ad andarci senza pensare alle comodità, solo a lavorare.

E posso assicurare che oltre all’affettuosa attenzione e accoglienza di Ramón, Sandra e dei collaboratori di Los Niños de San Juan, la realtà ha toccato i ragazzi nella loro umanità. L'amore non è mancato, ma le comodità del mondo occidentale erano scomparse appena presa la strada direzione Nord. Man mano che si allontanavano dalla zona delle comodità dell'Italia, Buenos Aires, Rosario, Las Parejas, ogni città, gradualmente scompariva tutto ciò che consideriamo basilare e necessario quotidianamente, un letto dove dormire, un bicchiere di acqua, una doccia, un piatto di cibo da scegliere. Ogni cosa svaniva e i ragazzi hanno sperimentato sulla propria pelle le carenze e le difficoltà altrui. Hanno visto che quello che credono sia alla base della sussistenza, per molti è inesistente e si sono identificati nella povertà che denunciano, nelle differenze sociali contro le quali combattono. Hanno dormito per terra, uno attaccato all’altro, riscaldandosi l’uno con l’altro, mangiando grazie alle donazioni che la Fondazione riceve e che sono le stesse cose che distribuisce nelle montagne e nei villaggi e, allo stesso tempo, lavorando, creando, scrivendo, portando avanti la missione per la quale hanno attraversato l'Argentina fino quasi alla frontiera con Bolivia e Cile.

Ma sempre con allegria, con il desiderio di vivere questa esperienza, con difficoltà umane che si superano lavorando e con un unico obiettivo: il Movimento.

Questo pretende di essere il movimento giovanile e questo è, un Movimento Attivista che cerca di raggiungere un obiettivo, di creare coscienza, preparare il terreno per piantare il seme fertilizzandolo con i propri esempi, costi quel che costi.

Mentre il gruppo sviluppa il suo programma a Salta che si è concretizzato con una nuova Opera teatrale dal titolo "Limbo", nella casa bunker di Las Parejas Giorgio lavora instancabilmente, dal tavolo al bagno, dal bagno al tavolo e la notte molto tardi alla camera da letto che Alejandra gli prepara sempre con molta delicatezza per farlo riposare le ore che riesce. Due, tre, magari se ha fortuna arriva a 4 ore. Quello è tutto il riposo fisico di Colui che grida nel deserto, questa è la sua vita continua, magari qualche volta vede un film, ma ogni 10 minuti controlla la posta elettronica, i messaggi, le notizie.

Forse qualcuno può pensare che quando Giorgio viene in Sudamerica riposa, si distende e che le persone che lo accompagnano conversano per ore sugli insegnamenti spirituali che lui ci ha abituati a ricevere, ma niente è più lontano della realtà. È vero, lui insegna sempre qualcosa, ogni secondo, la vita vicino a lui è come fare un Master eterno e la premessa che l'alunno supererà il Maestro non sarà mai attuata. Ma insegna con la sua dedizione, con la sua costanza, con la sua metodologia nel dirigere ogni aspetto dell'Opera, attento persino alle comodità presenti nella macchina dove doveva viaggiare una ragazza incinta verso Salta, per non fare soffrire il bambino che porta in grembo. Insegna quando fa quello che dovremmo fare noi e pensa a quello a cui dovremmo pensare noi. Insegna quando vive nel mondo e ci mostra come vivere in esso, come lavorarci, come agire, come sopravvivere superando il mondo stesso. Potrei riportare in questa cronaca le parole che ha detto, che ci ha regalato, quello di cui ci ha parlato; tutti ci siamo dissetati e aspettiamo mesi per ascoltarlo come se fosse sempre l'ultima volta. Ma no, perché credo che ci sia sempre un’altra faccia, l'altro aspetto che sigilla ciò che esce dalla sua bocca. La missione silenziosa nell'agire, nel plasmare sulla Terra quello che viene dal Cielo attraverso di lui. E non è piovere sul bagnato se dico: "Dai loro frutti li riconoscerete".

L'ESEMPIO VIVO

Si avvicinava il momento dell'incontro spirituale con le arche sudamericane e la routine lavorativa è stata interrotta solo dall’azione degli zigos giustizieri che si sono manifestati, in questo caso, in temporali anomali che annunciavano la presenza della Verità in quelle Terre, e come risposta il maligno posa la sua mano su ciò che l’uomo crea, solo lì può agire. Solo se noi glielo permettessimo riuscirebbe a fermarci nella missione, magari servendosi di un dettaglio insignificante come far cadere internet. Noi, semplici persone, in questo caso, con le nostre migliori intenzioni e la voglia di Operare ci saremmo comunque fermati, pensando che fosse impossibile proseguire, avremmo lasciato le mail a cui rispondere per un altro momento e la divulgazione a più tardi o incompleta, ma Giorgio no.

Giorgio si inventa, cerca, si illumina con un'idea, per poter continuare, discute, combatte, esaurisce le possibilità, qualsiasi esse siano e va avanti. Non c'è niente che lo spaventi. Perché ogni articolo, ogni notizia, ogni scritto, ogni intervento, ogni comunicazione con i diversi giudici e pubblici ministeri sono le pallottole di questa battaglia e rinunciarci perché apparentemente qualcosa ci ostacola è sprecare quelle pallottole, è lasciare avanzare il nemico, significa perdere tempo prezioso che oramai non abbiamo.

Umanamente ci sentiamo frustrati di fronte a un inconveniente che ci blocca, ma spiritualmente c'è sempre una ragione che non vediamo, molte volte lo vediamo come una punizione perché ci causa malessere, pensiamo a cosa avremmo dovuto fare, e non abbiamo fatto, come avremmo potuto evitargli l’inconveniente o il rallentamento del lavoro, soffriamo dentro, ma l'intervento della metodologia pratica del Cielo ci nutre sempre di buon cibo. Questo e molto altro Giorgio ha inculcato nei ragazzi ad ogni occasione che si presentava, in ognuno di loro, li chiamava individualmente o insieme, continuamente, a qualsiasi ora. Quando meno se lo aspettavano ecco che lui chiedeva di parlare con qualcuno in specifico, materializzando così ciò che il Cielo gli ha indicato per questo ultimo tempo, entrando in una nuova fase, che per me è iniziata in questo viaggio. Prepararli per l'epilogo trionfale di questa Opera e sollecitare, in questo modo, la manifestazione Trionfale di Cristo.

LA RIVELAZIONE

I ragazzi che abbiamo cresciuto, dato alla luce, che abbiamo seguito, educato, come abbiamo potuto, assumono il posto che il Cielo aveva preparato per loro e diventano la punta di lancia, quella che ferirà a morte il drago. E noi adulti saremo il loro sostegno, i loro amici, i loro servi disponibili e tolleranti, persino permissivi. Con una metodologia che magari non è proprio quella che avremmo applicato e che ci fa perfino entrare in conflitto con i nostri concetti strutturali sull'ordine, la Giustizia, l'insegnamento dei valori. Perché conosciamo solo l'educazione della Terra, e magari alcuni di noi conoscono anche l'educazione che proviene dalle stelle e che si pretende sia impartita sulla Terra per riuscire a diventare una super civiltà. Ma questo è il momento che la Nuova Genetica si manifesti in tutto il suo splendore attraverso l'educazione che proviene dal Padre. Quella che sentiamo dentro ma non riusciamo a manifestare e che soltanto Giorgio potrebbe impartire, perché per la nostra logica umana è a volte difficile da comprendere, da capire, osservare, applicare, sviluppare e da soli falliremmo seppure in buona fede. Come, in qualche modo, abbiamo fallito con noi stessi. Finché c'è fame, guerra, ingiustizie significa che stiamo fallendo, che il mondo appartiene ancora al padrone maledetto.

E le nostre forze si vanno spegnendo e i nostri pensieri paralizzando per processo naturale di nascita, invecchiamento, morte, nascita. E quando è toccato a noi essere i giovani del cambiamento, non siamo riusciti a farlo e se abbiamo fatto qualcosa, non siamo riusciti a mantenerla. Se è fallita la metodologia che abbiamo adottato, non lo so, se è fallito il processo spirituale delle masse, non lo so, ma così è. E se guardiamo con obiettività, stiamo ritornando indietro nel tempo.

Forse era scritto che sarebbe stato così. Forse era questo il tempo e il seme è stato piantato ed ora deve fiorire, forse era questa la generazione di cui parlano le scritture. Tutto può essere e niente può essere allo stesso tempo, ma la guerra è senza quartiere e noi abbiamo vissuto troppo tempo in questo mondo infernale. Ma non passiamo inosservati e i martiri di questa tappa dell'umanità che ora si conclude sono riconosciuti, ammirati, ricordati dai nostri giovani. E ogni cosa positiva che siamo riusciti a dare loro ce l’hanno dentro.

Insieme alla Rivelazione del processo che l'Opera deve adottare, arriva l'invito misericordioso del Padre ad operare anche adesso, ed essere il palo che sostiene la punta di quella lancia. La prova di fede, di obbedienza, di impegno, di vincere sé stessi, diventa visibile a tutti contemporaneamente, così com’è stato annunciato. Una prova in mezzo alle altre che ci raggiungono ogni giorno e ci trovano stanchi, mentre giungiamo a riva dopo tanto nuotare in un mare di segni, esperienze vissute e difficoltà in corso.

Se riusciremo a trasformarci in operatori di questo progetto, alle condizioni prestabilite, rompendo assolutamente e positivamente le nostre strutture mentali, supereremo e vinceremo la "punizione" che la Giustizia Divina imporrà severamente, molto presto, ad ognuno di noi. Sempre dentro la coscienza di eternità, saremo invitati a rinascere in coloro che popoleranno la Nuova Terra che i nostri figli prepareranno, saremo i figli dei nostri figli. Estirperemo dalla nostra Genetica Celeste il cancro inserito dal Re di questo mondo e la faremo espandere oltre questo mondo, per ritornare anche lei alle stelle.

IL TRASCORRERE DEI GIORNI E LE TAPPE SUPERATE

I giorni passavano per i ragazzi a Salta, dove i frutti hanno iniziato a vedersi da subito. Molti giovani sono ansiosi di avere un ruolo all’interno del Movimento e fare parte di questa Vera Rivoluzione Culturale che si sta sviluppando gradualmente ma velocemente e senza lasciare respiro a coloro che sono più impegnati nelle attività, dirigendo e coordinando i differenti gruppi.

Il Movimento culturale è un sogno umano ideato dal Cielo, dal primo momento, e basta vedere il processo dell'Opera, della storia, della società, di Giorgio stesso, dei ragazzi. Ed essendo umano affronta sempre difficoltà materiali, la maggior parte dei ragazzi sono minori, che studiano e non hanno lavoro o sono al loro primo incarico e ricevono pochissimo denaro. Allora gli sforzi di alcuni genitori, di tutti i fratelli, diventa indispensabile, i compiti sono tanti e quelli che possono dedicare tutto il tempo disponibile sono molto pochi. Ciò implica una rinuncia totale all'indipendenza economica che tutti perseguono come mèta principale in questo pianeta. Questo è il primo esempio che ci danno questi ragazzi, c’è chi dipende degli altri compagni del Movimento per mangiare, vestirsi, dormire, per decidere se può comprarsi un po’ d’acqua perché ha sete o mangiarsi una pizza dopo un giorno pesante. Un esempio che questi ragazzi hanno ricevuto da alcuni operatori a tempo pieno nell'Opera.

Loro hanno visto cosa significa non possedere niente, non sapere se oggi puoi pagare la luce, se domani riuscirai a pagare la sala per una conferenza, o devi fare una conferenza e hai difficoltà ad arrivarci e non sai se avrai i soldi per ritornare a casa. E non hanno avuto paura, hanno detto sì a quella vita, a quell’impegno, a quella piena disponibilità di corpo, mente e spirito. Hanno imparato anche la solidarietà tra fratelli per svolgere quelle attività ed alcuni si organizzano per sostenere gli altri che rispondono con totale impegno e dedizione per avere dei frutti ed onorare così questo sostegno. Hanno imparato anche ad essere riconoscenti verso ogni fratello che rende possibile questi viaggi e che le attività siano portate avanti, e che credono in Giorgio ed in questo progetto del Cielo tanto da sostenerlo. Perché il messaggio principale è riuscito a passare proprio attraverso gli spettacoli. Ingresso libero al teatro, che è già di per sé un fatto rivoluzionario. In una società che trae profitto dall'arte, l'espressione umana più trascendentale.

In una società basata su valori tali che per farti una cultura, esprimere le passioni che possano costruire, alimentare azioni favorevoli per l'ambiente, devi pagare perché l'artista deve essere pagato per vivere, il fatto in sé di realizzare eventi artistici e culturali con ingresso gratuito nei teatri e nelle piazze e non chiedere niente in cambio, (come siamo abituati a vedere e che è persino giusto), neanche per coprire le spese di viaggio dei ragazzi, l’attrezzattura, l’affitto dell’impianto audio, è la manifestazione concreta delle basi sulle quali si fonda il movimento.

Salta non è stata un’eccezione e il teatro si è riempito completamente.

Tutti hanno potuto assistere, poveri e ricchi, colti ed ignoranti. Giovani e meno giovani. Tutti hanno visto "LIMBO", un'opera magistrale creata in pochi giorni, provata in due giorni e messa in scena con una forza e convinzione tale che pur non essendo attori professionisti, ciò non è stato un problema per nessun critico teatrale.

Hanno anche visitato scuole e mezzi di comunicazione, il tutto con uno sforzo umano lodevole.

RIUNIONE DELLE ARCHE

Mentre a Salta i ragazzi continuavano con le loro rappresentazioni, i fratelli delle diverse arche del Sudamerica continuavano ad arrivare per la riunione tanto attesa. Giorgio si divideva tra seguire i ragazzi, organizzare le prossime attività a Montevideo, organizzare come arrivare, eravamo oltre 20 persone a viaggiare insieme e tutto era supervisionato da lui. Il viaggio a Montevideo Giorgio lo avrebbe fatto insieme alla maggior parte dei ragazzi. Partendo da Rosario in autobus di linea ed altri lo avrebbero fatto in macchina, ma tutti insieme e si sarebbero aggiunti altri ragazzi che non erano andati a Salta e sarebbero venuti alla riunione delle arche a Las Parejas, ed altri ancora a Montevideo. Ha anche seguito le pagine spirituali, quelle di antimafia ed era attento a qualsiasi cosa il Cielo predisponeva per lui, sia attraverso un messaggio o la chiamata a vivere una nuova, ennesima Passione.

La riunione delle arche si sarebbe rivelata molto importante e si sentiva profondamente l'ansia dei fratelli e Giorgio sempre più concentrato, parlava meno e il suo sguardo continuava a cambiare. Il giorno prima della riunione ha fatto un intervento da casa nel programma di radio dei fratelli di Rosario "Tierra Viva" nel quale è intervenuta anche Sonia Tabita mentre era in viaggio di ritorno a Las Parejas e altri fratelli come Alicia Conti e Georges Almendras per i differenti programmi radio legati all’Opera. Le dichiarazioni laiche, profondamente sociali di Sonia Tabita mettono in risalto il veloce processo di maturità che sta vivendo e che si completa con le conoscenze mistiche che Giorgio ci ha regalato in un modo magico e unico, dimostrando, ancora una volta, l’incastro perfetto dell'ultimo pezzo del puzzle che conforma questa Missione Sacra che loro due, padre e figlia, rappresentano ed incarnano.

Ed è successo quello che ci si aspetta ogni volta che accade un evento profondo dove la presenza Cristica si manifesterà.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.

Noi che ci trovavamo a casa di Juan Alberto ed Alejandra, pronti per andare alla riunione, siamo stati testimoni immeritevoli della chiamata del Cielo per rivivere, ancora una volta, la Passione di Cristo. In tutti questi anni sono state molte le opportunità che il Padre mi ha dato per contemplarla nel silenzio del mio essere.

Alcune consolando il Mio Maestro, chiedendo di poter condividere un po' del dolore perché potesse essere minore la sofferenza dell'Essere che giace nel letto e che un'ora prima era dietro un computer lavorando fermo, perché il dolore nei nervi delle sue gambe e muscoli dopo tanti anni che porta impressi nel suo corpo I Sacri Segni, è così forte che cerca di alternare le posizioni per poter continuare a lavorare, senza sosta. Altre volte essendo testimone delle emozioni che esprimono le persone di fronte al miracolo e sempre, ogni volta, parlando con me stessa, cercando di far tacere i miei pensieri per immergermi completamente in quel momento sempre Sacro. A volte corriamo il rischio, dopo essere stati presenti tante volte ed in tanti momenti di fronte a La Passione, di perdere la coscienza reale di quello di cui siamo testimoni, permettendo ai pensieri e alle preoccupazioni umane di invadere la nostra mente ed inquinare il cuore che deve mantenersi puro e ricettivo a tale manifestazione.

Manifestazione che il Cielo ci offre sempre per motivi che ignoriamo, ma che sono profondamente legati al nostro Essere e soprattutto a ciò che di noi dobbiamo dare agli altri. Perché quando ci viene dato l’onore di vivere qualcosa di tanto grande, di stare al fianco di un Maestro, come lo è Giorgio, quando ci viene data l'opportunità di operare dentro questa missione, non è mai per privilegio personale, bensì per assumere una responsabilità verso il prossimo. Vivere ogni abbraccio, ogni momento condiviso, ogni risata, ogni parola ascoltata dalle sue labbra, per offrirlo completamente all’altro, non per tenerselo per sé egoisticamente, dissetando se stessi. Siamo lì per essere testimoni della sua vita, della sua opera, della sua coerenza, della sua umanità, interagendo tra il Cielo e la Terra. Dico sempre ai miei fratelli che stiamo al suo fianco per una sola ragione, perché siamo i peggiori di tutti. Da ogni punto di vista, ma soprattutto spirituale, per questo motivo mi mettono e ci mettono a fianco un Maestro, come facevano a scuola. Infatti dove facevano sedere chi "si comportava peggio", creava disarmonia in classe, non sapeva svolgere tranquillamente i compiti che gli venivano assegnati? Lo facevano sedere alla scrivania della Maestra, al suo fianco, affinché non disturbasse in classe. Cristo è venuto per i suoi, noi, i peggiori, quelli che si sono momentaneamente arrestati lungo il tragitto evolutivo. E il Nostro Maestro continua a ricordarci nel suo corpo la ragione della nostra esistenza, ci permette di vedere con gli occhi fisici della materia, perché ancora non riusciamo a realizzarlo nello spirito.

La sofferenza era grande, si poteva quasi toccare e sentirla dentro. Il peso della Nostra Croce sulle sue spalle si manifestava nel suo sguardo e nel camminare di quei piedi sanguinanti che qualche minuto dopo si sarebbero posati lì dove avevamo camminato noi entrando nella stanza. Indicandoci il cammino da seguire, invitandoci a percorrere il suo sentiero di sofferenza umana anche fisica, ma di una pienezza e certezza spirituale che noi non possiamo neanche immaginare che esista.

IL SEGNO

Quei piedi sanguinanti che potevano muoversi appena, che profumavano ancora di Rose e con il Sangue Sacro ancora fresco, non solo sono usciti dalla stanza dove il miracolo era avvenuto. Quei piedi non solo si sono fermati lì dove le nostre scarpe indegne si erano posate durante la sanguinazione, non solo questo. Ma hanno continuato a camminare nudi fin dove erano i fratelli. Quei piedi nudi, sono saliti in macchina per qualche centinaia di metri, per venire al nostro incontro. Quelle mani che scrivono articoli giornalistici per denunciare il male e si alzano per segnalare le ingiustizie, quelle mani che scrivono messaggi del Cielo, ancora sanguinanti, hanno preso per mano chi è stata inviata tra noi per l’ultima chiamata. I piedi nudi ci indicano il cammino, ci invitano a seguirli e le mani ci portano l'ultimo segno, la manifestazione che il compimento delle profezie sacre è in pieno compimento. Che tutto è reale, è verità, che l'Armaghedon è in corso e ne stiamo facendo parte. Giorgio ha salutato i fratelli uno ad uno, fondendosi in un abbraccio eterno.

Vedere entrare Padre e Figlia mano nella mano, mi ha commosso profondamente e ha impregnato l'ambiente della giusta vibrazione per quello che avremmo vissuto in quei due giorni di incontro, perché in quel gesto si esprimeva visivamente quello di cui avremmo parlato durante la riunione.

IL CAMBIO

Non scriverò testualmente quello che Giorgio ha trasmesso nella riunione delle arche alla quale hanno partecipato oltre 200 fratelli di diverse arche, soprattutto dall’Argentina e dove ognuno si è sentito di esprimere liberamente i propri sentimenti, parlare dei compiti che ognuno svolge nella propria arca e soprattutto Giorgio, con estrema chiarezza, ha espresso le nuove direttive per le arche ed i gruppi operativi. Ha spiegato profondamente la missione dei giovani ed ogni rappresentante doveva esprimere il proprio sentire riguardo i cambiamenti operativi e del gruppo giovani come espressione viva e concreta della nuova tappa nella quale sta entrando l'Opera.

I cambiamenti scuotono la coscienza, fanno emergere il meglio e il peggio che abbiamo dentro, ci pongono di fronte a noi stessi e mettono alla prova la nostra capacità di adattamento. I cambiamenti nella nostra Opera mettono in prima linea le nostre più profonde paure, perché sono cambiamenti che si ripercuotono sui nostri percorsi spirituali. Cerchiamo di attingere dalle nostre virtù per cercare di credere in essi, ma subentrano anche i nostri difetti e i dubbi più sottili. Ognuno elabora il processo secondo la propria capacità di comprensione, ma la fede e la certezza di essere sulla giusta strada devono essere la bandiera che salutiamo insieme al sole ogni mattina.

I cambiamenti producono decantazioni nei gruppi umani, mutamenti personali, in base a quanto possono risultare comodi o meno per la nostra psiche, perché istintivamente li studiamo con la mente, per poi comprenderli con lo spirito.

Ma, c'è realmente un cambiamento, o si tratta semplicemente del logico divenire dei fatti profetizzati? Fatti che sono lì palpabili, molto palpabili, così vicini che ci stordiscono. Ci paralizzano perché li aspettavamo in modo diverso. Abbiamo parlato tanto delle profezie e speculato tanto su coloro che le avrebbero portate a compimento, che non siamo riusciti a vederli quando li abbiamo avuti di fronte. E questi vengono per manifestare la Giustizia. Chi ha occhi per vedere, vedrà.

LA COMUNIONE

Dopo la riunione chiarificatrice del giorno precedente era il momento di ricevere il pane ed il vino. E sono stati Fatima e Leandro a far parte della Liturgia, accompagnando il loro Maestro, il nostro Maestro, in ogni Sacro istante in cui il Corpo ed il Sangue di Cristo diventavano una sola cosa con noi. E contemporaneamente, Una con Loro.

Momenti unici plasmati nell'anima. La soave musica agisce come veicolo conduttore verso noi stessi e l'atto di fede, di donazione, di impegno suggella il patto con il quale rendiamo disponibili le nostre anime.

Dopo questi momenti eterni ed unici, Giorgio ha dato spazio alle domande in modo che tutti quelli che avevano bisogno del suo consiglio, parola o appoggio potessero avvicinarsi a lui.

Finito l'incontro Giorgio ha fatto avvicinare a lui tutti i ragazzi, l'allegria si è trasformata in canzoni provenienti dall'anima e la Rivelazione ha raggiunto tutti noi, con la sottigliezza delle parole che non si possono dire, ma bisogna farle comprendere.

Un altro incontro, una nuova tappa, nuove e sempre più definitive prove giungono a noi e l'Opera che cammina, sempre, a volte più lenta, altre più veloce, ma cammina.

I GIOVANI

Mentre la maggior parte dei fratelli stava rientrando nelle proprie case con il cuore e l'anima piene, per Giorgio e i ragazzi la missione in Sudamerica era appena a metà.

Mentre noi organizzavamo il viaggio a Montevideo, i ragazzi si organizzavano per una riunione operativa e di metodologia con Giorgio. Anche il gruppo dei giovani si apprestava a piccoli cambiamenti, perché Giorgio si sarebbe fatto carico in prima persona di ogni attività e dettaglio.

Tutti seduti attorno ad un grande tavolo ascoltavano con attenzione le nuove direttive, intervenendo con le domande che via via emergevano. Ogni punto è stato chiarito ed ogni inquietudine espressa con onestà e spontaneità. Noi pochi adulti presenti ci dilettavamo della loro capacità di relazionarsi, di organizzarsi e della semplicità con la quale Giorgio e i ragazzi si mettevano d’accordo. I frutti di un'idea che nasce, si sviluppa e si concretizza, frutto sincero dell'amore, senza ego, senza obiettivi personali, ma solo collettivi. Rispondendo all’imperiosa necessità di imporre la Giustizia in un mondo amorale, ipocrita e vuoto.

Dopo abbiamo condiviso un pranzo veloce per poi intraprendere la strada verso Rosario, dove avremmo preso un autobus verso Montevideo, la nostra prossima tappa.

IL LEADER, L'AMICO, IL COMPAGNO

Nella stazione dell'autobus abbiamo dovuto aspettare un po’, e subito Giorgio si è messo a lavorare con il computer che lo accompagna dappertutto e i ragazzi conversavano tra loro. Alcuni mangiavano qualcosa, altri camminavano ed altri seguivano attenti ogni movimento del loro amico. È arrivato il momento di prendere tutte le valigie e camminare alcuni metri fino al marciapiede da dove sarebbe partito l'autobus. Giorgio era uno di loro, tra barzellette ed ordini mascherati, guidava il gruppo, il suo gregge, con la gioia di sentirsi uno di loro, con la determinazione di un leader e la delicatezza di un compagno. È in quei momenti, quando lo vedi libero tra i giovani, che comprendi tutto. La gioia di esistere nella massima espressione, la speranza che ti arriva al cuore e ti dice che è quella la strada.

Giorgio non è un Maestro che vuole parlare e che tutti ascoltino in silenzio, non è un Maestro che pretende devozione e rispetto per il solo fatto di essere l'autorità. Giorgio li lascia liberi, li incoraggia ad esprimersi, ad essere loro stessi. Giorgio cerca di imparare da loro, ma imparare onestamente. Giorgio cerca di far germogliare in loro il seme senza intervenire sul fusto, lasciandoli crescere liberamente verso l'infinito.

MONTEVIDEO

Arrivati a Montevideo i ragazzi non si sono dati respiro…, neanche Giorgio. Nonostante la notte trascorsa in viaggio, subito il computer, i libri, i giornali ed altre cose hanno preso posto sulla scrivania di Giorgio nel nostro piccolo ufficio. E i ragazzi si sono organizzati per andare immediatamente all’arca, dove hanno il loro spazio. Non c'era tempo da perdere. Avevano 3 spettacoli all’aperto, due in teatro, un'intervista per la stampa, una radio, varie riunioni ed un'infinità di attività da espletare in meno di 10 giorni.

Con il passare dei giorni i ragazzi si fortificavano in tutto quello che facevano. Le prove non finivano mai e Sonia Tabita si dedicava ad ognuno degli attori. Solo che questa volta Limbo non sarebbe stato come a Salta, questa volta ci sarebbe stato un altro personaggio che avrebbe dato un colpo di scena, proprio Giorgio in persona sarebbe salito sul palco per segnare con la sua impronta il messaggio. La sua presenza durante le prove produceva moltissima tenerezza e allo stesso tempo faceva capire che il tempo è questo. Tra le sue attività con la redazione antimafia e le preoccupazioni per la sicurezza degli amici che aveva lasciato in Italia, anche il teatro è entrato a fare parte delle sue giornate e lui è diventato discepolo di sua figlia, apprendista del Movimento che lui stesso guida. Era uno studente che, conoscendo perfettamente il testo, voleva imparare a rappresentarlo in un altro modo. Con un semplice: “Non c’è più tempo”. Tutto si concretizza.

Montevideo è sempre stato un luogo particolare all’interno dell'Opera. In Uruguay ha ricevuto due delle sue stigmate. Ha vissuto circa 4 anni e Sonia Tabita ha trascorso parte della sua infanzia. Fu lei stessa ad inaugurare l’arca fisica. Oggi quella stessa arca si trasforma in uno spazio destinato ad accogliere tutti i giovani che sentono il messaggio di Giustizia, di impegno, di Amore e speranza che i ragazzi portano avanti. Oggi abbiamo tolto il cartello che dava sulla strada del locale e che diceva “Del Cielo alla Terra”, che con tanto orgoglio avevamo collocato oltre 10 anni fa e abbiamo messo al suo posto uno che indica che lì si continua a lottare. L'Aquila rimane lì piccola verso destra, come emblema perenne della nostra storia e del nostro presente, ma il logo dei giovani occupa il posto più importante, molto simbolicamente alla vista di tutti i passanti.

Le interviste radio e per la stampa sono state umilmente meravigliose. Negli studi della Radio Nazionale, la figlia del famoso giornalista Omar Gutierrez che tante volte aveva intervistato Giorgio, questa volta ha intervistato Sonia Tabita. Due generazioni che si incrociano nei destini della fede e della divulgazione di ideali e valori spirituali. Dalla sua scrivania Giorgio è intervenuto telefonicamente il pomeriggio e Sonia Tabita, presente in studio, ha dato il tocco musicale che accompagna la Verità.

Più tardi un'intervista alla "Izquierda Diario" ha risuonato forte nei nostri cuori, non si poteva più tornare indietro. Il Movimento si identificava, sempre di più, con le minoranze, con chi soffre, con chi deve alzare la voce ed i pugni, questa volta attraverso l'arte, contro gli oppressori, padroni del mondo e della fame. Dichiarazioni forti, intelligenti, profonde, cariche di impegno, di valori, di verità. Dichiarazioni che tracciano una rotta, un'unica rotta. Una mèta, un obiettivo. Dichiarazioni che mettono in evidenza il Testimone. L'altro Testimone.

I giorni sono scivolati via come l'acqua tra le dita ed è arrivato il momento della partenza, le riunioni finali, le raccomandazioni e le pianificazioni sono state i segni della conclusione di questo viaggio e l’inizio del prossimo.

Sicuramente ci sono tante altre cose da dire, da raccontare, da descrivere. La vita vicino a Giorgio è molto intensa, profonda, piena di lavoro e il tempo corre, tra poche ore di sonno e molto più di 24 ore lavorative.

La nave che li porta a Buenos Aires parte e i nostri spiriti vanno via con loro, ma i nostri corpi rimangono lì spenti, statici, tristi per la separazione, ma consapevoli che bisogna continuare a lottare. Per noi, per il mondo, ma soprattutto per loro. Per i giovani, la nostra voce.

Erika País.

11 dicembre 2018