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LA MIA TESTIMONIANZA DOPO TRE VIAGGI IN SUDAMERICA SEGUENDO IL CAMMINO DELLO STIMMATIZZATO GIORGIO BONGIOVANNI

Il viaggio che ho fatto con Giorgio in Sudamerica nello scorso giugno è stato per me molto significativo.  Il pensiero che ho nei confronti di questo grande fratello spirituale è “La non vita” o “La vita donata per amore del prossimo”.

E’ iniziata questa avventura sudamericana con il primo viaggio fatto nell’ottobre del 2004. Io, Fabio Benedet e Lorenzo Amadori andammo ad accompagnare Giorgio in America Latina.
In quelle terre mi colpì molto l’accoglienza dei fratelli, ma anche la povertà in cui vivevano materialmente. In quanto al  loro amore non devono imparare da nessuno perché danno tutto.
Giorgio era molto conosciuto e stimato, il suo peregrinare serviva a ripartire, a ricreare le arche, per la nuova missione. Per me era una continuità della sua opera.
Abbiamo viaggiato nelle Ande, la Regione Catamarca in Argentina, visitando mense in fase di avvio o avviate. Giorgio era sempre pronto a ripartire per nuovi luoghi, i messaggi celesti li aveva capiti bene, sempre però le stimmate davano il loro sangue quotidiano e la sofferenza nel suo volto era visibile.
Mi emozionò la frase di un fratello italiano, da molto in Argentina. Durante una sanguinazione delle stimmate, disse: “Chiesi alla Madonna di poterti vedere prima di morire, ora sono felice”.
Quanti in Italia avrebbero espresso questo amore? Qui lo criticano, mettono dubbi, lo offendono, povere persone, ignoranti, il Cristo nel Vangelo dà un nome a questa stupidità, sepolcri imbiancati. Io che sono una persona di questo povero mondo, li definisco imbecilli senza cuore e senza amore.
Quando siamo arrivati  in Paraguay i fratelli sono accorsi ad accogliere La voce che grida nel deserto, con tutto il loro amore e la loro servizievole fratellanza. Erano pronti a ripartire con slancio verso la nuova avventura, per ingrandire l’opera e dare man forte a questo messaggero divino, che gira il mondo con i segni della crocifissione cristica. I fratelli assistevano alle sanguinazioni con tanta devozione.
Il viaggio in Uruguay è stato importante. Qui Giorgio fu messo alla prova. Lui con calma certosina ha tessuto i fili per ricostruire un’arca che si era divisa su stupidi dissapori, da persone che non avevano molta intenzione di lavorare per l’opera. Lì  ho visto la forza e l’amore del messaggero che il Cielo ha mandato fra noi. Volevano rispolverare la separazione fra i due grandi messaggeri Giorgio ed Eugenio. Il nostro fratello con amore rispondeva ingigantendo la figura di Eugenio, suo Padre Spirituale, spiegando anche le divergenze fra loro e ringraziandolo per i suoi insegnamenti.
Il mio modesto pensiero è  che questo profeta ha insegnato molto, Giorgio ha colto il messaggio e si è dato all’opera come insegnava il Cristo nei Vangeli. Coloro che si dicevano amici e che hanno tradito, non Giorgio ma il messaggio dato, cosa fanno, che opere attuano? Non ne ho viste alcuna, salvo le accuse a chi lavora e dona tutta la sua vita all’opera. Nel Vangelo quando il ricco chiese a Gesù “Cosa devo fare per raggiungere il Regno promesso?”. “Lascia tutto e seguimi  la risposta è nel Vangelo ed è nella storia di vita di questo grande spirito di amore e sofferenza. A voi che giudicate dico “mi fate pena”.
In questo Paese ci fu il tentativo di corrompere Giorgio, perché questa iniziativa fallisse, offrendogli tutto quello che voleva, non mettevano limiti. La risposta fu “Quello che voglio ce l’ho già”. E fu categorica, il demonio non è riuscito in questo attacco, però tenta sempre.
Le prove durante questo primo viaggio sono state forti, e mi hanno fatto comprendere quanto fosse difficile portare avanti questo lavoro di speranza per questi bambini.

Nel 2006 sono tornato per la seconda volta in Sudamerica insieme a mio figlio Carlo.
E’ stato faticoso, perché abbiamo viaggiato per strade impervie, quattro giorni fra andata e ritorno, a Las Cuevas con Raul Blazquez.
Ma quello che ho visto è stato gioioso, vedere che stava nascendo la casa di accoglienza per bambini poveri e il pozzo per l’acqua era una vera gioia. Lì le case come porte avevano un telo, il paese piccolissimo, c’era una chiesa quasi nuova, un qualcosa che stonava in questo posto poverissimo a oltre 3.000 metri di altezza. C’era vicino una casa di pietra alta circa 2 metri e mezzo, larga poco più di 3 metri. Vidi dei pulmini in coda e gente che attendeva il turno per farsi aiutare da Ramon, donava a loro la sua capacità guaritrice gratuitamente. Lì vicino alcune persone vendevano i prodotti della loro pastorizia, approfittando della gente che veniva dalla città, tutto si svolgeva nel silenzio di quei monti. Siamo ritornati a Cordoba e la sorpresa fu negativa, difficile trovare da dormire, perché si stava svolgendo un rally automobilistico. Pensai “i bambini muoiono di fame qui vicino, e loro inquinano e sprecano, questo si dice divertimento”, e penso al messaggio del Maestro Gesù Cristo riguardo ai ricchi, questo mi ha consolato un po’ ma naturalmente non mi faceva piacere, anzi amarezza. Era stato costruito il pozzo per dare acqua potabile perché i vampiri delle multinazionali inquinano tutta l’acqua potabile, per i loro luridi guadagni, veri predatori della terra. Oro, uranio, petrolio, l’Argentina è ricca di questi prodotti, ma il Paese non li può sfruttare perché i vari governi, appoggiati dagli Stati Uniti,  hanno dato in mano il loro sfruttamento alle multinazionali, inquinando tutto.
Ritornammo a Montevideo e constatammo che in quell’arca Giorgio aveva messo una vera attività informativa e operativa, come a Sant’Elpidio, in maniera più piccola. Questo ex imprenditore mette in pratica tutte le sue capacità umane e molto di più, vuole rendere autonoma quest’arca.
Il tempo scorreva velocemente fra incontri con varie personalità, conferenze, interviste. L’attività era frenetica, ma quanto lavoro. Io e mio figlio Carlo ci chiedevamo come faceva . Il giorno finiva sempre verso mattina, sembrava volesse allungare il tempo giornaliero o allungare le 24 ore. Naturalmente andammo a visitare i bassifondi di Montevideo. Vedendo questi bambini poverissimi Giorgio lanciò l’idea di fare una mensa per aiutarli (la mensa “Un Rayo de Luz”). Questa è sempre la sua grande prerogativa, il suo grande amore, niente lo ferma, guarda sempre oltre.
Mi fece leggere un libro “Abemus Papa”. Rimasi annichilito da quello che lessi sulla pedofilia dei preti. Mai mi sarei immaginato di quelle schifezze, ma quello che è più grave, delle protezioni e del silenzio di chi governava la Chiesa.

L’ultimo viaggio l‘ho  fatto con Carla e i suoi due figli  Luca ed Elisa. Abbiamo ripercorso gli Stati del primo viaggio. Arrivato in Uruguay ho subito notato i grossi cambiamenti, la sede dell’arca “Un punto en el Infinito” in un quartiere del centro di Montevideo, la partecipazione di persone meravigliose, Giorgio ha impresso in loro la voglia di fare, di costruire qualcosa. Ho ritrovato vecchi e nuovi fratelli. Si vede chiaramente in questi fratelli la mano del grande cesellatore, molti di quelli che ho visto la prima volta non ci sono, molti nuovi sono entrati e stanno lavorando con forte vigoria. La rinnovata mensa “Un Rayo de Luz” inaugurata in quei giorni  è merito del loro lavoro.
Chi ha queste idee rimane con Giorgio, chi pensa solo di parlare abbandona, perché lui nel lavoro è un vulcano e ti stanchi solo a vederlo operare. L’ego non esiste qui, c’è solo umiltà, lo sanno bene Georges Almendras ed Erika Pais, i grandi collaboratori dell' Arca di Montevideo.
Il contributo del sangue di Cristo era giornaliero. Più forti o meno forti le sanguinazioni continuano nel suo continuo viaggiare per portare il messaggio.
In Paraguay ho visto l’opera trasformata  da quelle maestose persone. Il Paese è uno dei più corrotti e poveri del mondo, ora c’è una speranza per loro con l’elezione del nuovo Presidente Lugo, se potrà fare quello che ha promesso. Il lavoro per Chantal non manca, questa donna che è tutto cuore e amore per i bimbi ma non dimentica neanche i grandi che hanno bisogno.

Tu, Chantal, non porti le stimmate, ma quello che fai dimostra chi sei e quanto amore hai per questa nostra cara guida spirituale. Chi sente questa spinta sa cosa fare e non perde tempo, compreso il tuo compagno Osmar  e Omar Cristaldo con la sua cara consorte Hilda. Sempre vi ho visto pronti a servirlo con grande dedizione, con amore, sempre avete tentato di sollevarlo dalle sue sofferenze. Tutte le vostre arche con i loro adepti si muovevano intorno a Giorgio per alleviare e sostenere la sua persona e dargli un po’ di gioia.
Quando siamo andati a Villeta, nella mensa, ho visto gli occhi di Giorgio illuminarsi vedendo la grande accoglienza che avete fatto, ma soprattutto l’avanzamento dei lavori di questa prima arca voluta da lui. Sono convinto che il Cielo vi ricompenserà, perché tutti voi avete un grande coraggio, mai ho visto dubbi in voi, né la prima volta né la seconda, siete nel mio cuore. Giorgio sono sicuro è molto orgoglioso di voi, ma anche di tutti gli altri fratelli del Sudamerica.
L’ultima tappa prima del ritorno , l’Argentina. Qui il lavoro funziona a meraviglia, i personaggi sono tanti , non solo Juan Alberto e Raul Bagatello, ma molti altri. Questo è fondamentale per il  perfetto funzionamento dell‘opera, dimostra che questi fratelli hanno capito il messaggio del Vangelo: “Dalle vostre opere sarete giudicati”. Ognuno di noi deve pensare a questo messaggio.

Giorgio, io sono un povero peccatore e quando sento te, uno stimmatizzato immerso nell’opera profondamente, che dice continuamente “sono un peccatore”, mi preoccupo, dammi un po’ di speranza. Io credo ai messaggi di questi esseri che ti compenetrano. Possa io e i miei fratelli comprenderli e attuarli e donare tutto noi stessi al Cristo, grande e infinito Maestro.
Seguo le tue conferenze e non comprendo perché dici sempre “io non sono il Cristo, ma sono una voce che grida nel deserto“. Tu mai annunciasti di essere il Maestro, ma sempre un suo servo e nostro servo. Non preoccuparti dei fanfaroni che dicono il contrario, tu mi dicesti un giorno “Non rispondo alle provocazioni, perché questi poveri esseri aiutati dal demonio vogliono farmi perdere tempo e non farmi seguire l’opera“. Ora fratello mio (è grande per me questa affermazione, ma spero tu la possa accettare) tu hai abbandonato tutti i tuoi averi, hai lasciato (pur amandola molto) un po’ in parte la tua famiglia, tutto per seguire il messaggio e l’opera, tu ti umili continuamente davanti a tutti, inneggi alla grandezza di tuo padre spirituale, portando per il mondo il suo messaggio d’amore e dichiarando la tua divergenza con lui, ma mai denigrandolo, da te ho capito le grandi qualità di Eugenio Siragusa. Chi dice di essere con lui dovrebbe capire i suoi insegnamenti, ma mi pare che sparlano, convinti di essere nel giusto.
Io Eugenio l’ho incontrato una volta, e mi ha dato la sensazione di grandezza e umiltà, dei suoi messaggi ne ho letti diversi, e comprendo che, se lo voglio amare, non devo denigrare nessuno, ma rimboccarmi le maniche e operare, chi pensa solo di creare problemi ad altri, non ha capito il suo messaggio e va contro i suoi insegnamenti, che sono molto profondi e ti mettono in discussione tutta la vita, fatta normalmente, quello che tu Giorgio fai ora con il tuo esempio e la tua grandezza spirituale.
Nel Sudamerica ho visto che ti conoscono molto bene e ti amano molto. Conoscono molto bene Eugenio grazie a te. Mi sono meravigliato che tutti conoscono bene Pordenone, noi siamo umili servi dei nostri grandi fratelli del Sudamerica, ma grazie a te ci amano e ci conoscono, non meritiamo tanto onore, l’opera l’hai iniziata tu e noi ci crediamo e la seguiamo. Mi rammarica molto quando sento certi squallidi personaggi denigrarti senza conoscerti, ancora di più quando lo fanno conoscendoti, dentro di me sento amarezza, ma non cedo perché so che la loro stupidità supera ogni limite, pazienza, vuol dire che non credono al ritorno del Figlio dell’Uomo, quello che tu con forza continui ad annunciare. Ti devo ringraziare per le prove e gli insegnamenti che tu mi hai dato, molto ho imparato e capito leggendo il Vangelo, perché se uno lo legge a cuore sereno comprende cosa voleva dire Gesù Cristo a questa povera umanità sciocca ed orgogliosa.
Perché noi comprendessimo bene il messaggio non hai solo parlato, ma hai dato l’esempio su tutto, abbandonando tutto come dice Gesù Cristo nel Vangelo.
Quando qualcuno vuole giudicare, nel Vangelo è scritto “dalle loro opere capirete chi sono“. Dagli occhi di quei bambini che tu sfami si capisce benissimo chi sei e cosa fai. Il tuo amore per il prossimo non ha limiti, da te dovremmo imparare ad amarci di più e non guardare il “pelo nell’uovo” nelle varie persone, siamo tutti figli di un unico Dio.
Ti ho visto molte volte donare il tuo sangue dalle stimmate, soffrire sopra ogni limite, il tuo volto poche volte dà segni di sofferenza, sempre molto sereno, qualche volta c’è qualche lamento, il tuo corpo molte volte l’ho visto tremare di dolore. Vedo grande amore e forza in questo ma anche una grande volontà di andare avanti,  sempre pronto a ripartire per nuovi compiti nonostante la sofferenza continua.
La nuova battaglia che stai iniziando contro l’anticristo ci deve vedere tutti noi dentro a questo scontro, perché tu con la tua forza ci spingi e ci vuoi aiutare a crescere, a migliorarci, come hai fatto e continui a fare con quei splendidi ragazzi e ragazze dell’Arca di Sant’Elpidio.
Spronaci anche noi, perché non dobbiamo mai avere paura delle nostre azioni quando la battaglia che combattiamo insieme a te sarà così grande, spero che non ci si perda per strada, ma chiedo a te mio grande e amorevole fratello, aiutaci a non abbandonare questo percorso, perché alla fine della lotta, se sapremo resistere, e con i tuoi insegnamenti, troveremo senza dubbio il Cristo quando tornerà con potenza e gloria. Speriamo che la fede ci aiuti sempre.
Grazie umile fratello mai potrò ripagarti di tutto quello che fai per noi, il mio cuore è con te per sempre, un umile operaio dentro nel messaggio di Cristo.
Voglio dare a tutti i fratelli un messaggio che tu mi desti dieci anni fa' quando ti chiesi “Cosa posso fare per te ?”  La tua risposta fu:

“Fai quello che il cuore ti detta , quella è la cosa giusta”.

 

Domenico Santin
Pordenone, 05.08.2008