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giovaparte200ARGENTINA (II PARTE)

Di Giovanni Bongiovanni

La mattina mi alzo presto, per le 06.00 sono in piedi e inizio a scrivere alcune righe di questo diario. Ramon si è alzato prima di me per iniziare le sanazioni alle persone che vengono da lontano. Ramon è un curandero, in altre culture queste figure venivano chiamate anche sciamani, sono uomini speciali con una forte connessione con la natura, e la madre terra. Canalizzano questa energia nelle loro mani, e così curano le persone. La cultura locale ha delle credenze molto forti rispetto le capacità che questi uomini hanno di scovare i mali del corpo per poi curarli.

La gente si affida e ne riceve i benefici. Ogni giorno arrivano da molto lontano per consigli e cure, Ramon accetta offerte per la Fundaciòn mettendo a disposizione anche un dormitorio per chi arriva la sera prima, ed è qui che dormiremo anche noi. 


Sono sveglio e mentre tutti sono ancora a letto, in questa calma mattutina, inizio a scrivere... vengo raggiunto dopo un po' da Sandra che anche lei molto presto si alza per andare nel negozio che gestiscono dove offrono colazione e pranzo per i viaggiatori.
 Quando Ramon termina il suo lavoro facciamo colazione tutti insieme e nascono bei discorsi, è una persona molto saggia e spirituale, un uomo pieno di insegnamenti di vita che riesce a trasmetterti con il suo esempio e con questo legame tra spiritualità e opera sociale.

La giornata di oggi servirà per abituarci all'altitudine tra piccole passeggiate e spostamenti brevi.


Ci dirigiamo verso il pueblito di Santa Rosa de Tastil che ha un piccolo museo per i turisti che racconta dell'antica storia del popolo, a partire dalle rovine Inca che ancora restano una delle attrattive principali di questa zona. Alcune case, una scuola e una chiesa, nient'altro. 
Uno spazio comune e la fermata degli autobus dove alcune donne vendono prodotti artigianali, cappelli, sciarpe, maglioni e bambole tutto con fantasie colorate e tessuti locali che hanno un'ottima qualità, la lana viene ricavata dai lama.

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A pranzo mangiamo pasta al ragù con un sugo molto buono preparato da Sandra, la promessa è di stare leggeri per non appesantire l'organismo ma il cibo è troppo buono e non riusciamo a resistere al secondo piatto. Chiedono a me questa volta una preghiera visto che il giorno prima era stato Ramon a farla, come da abitudine.


Ringrazio tutti quanti per essere qui, i ragazzi miei amici per il lavoro che stanno facendo in Italia e l'impegno che stanno mettendo in questa causa. Il gruppo di Gubbio oggi è uno dei più attivi, le iniziative e i contatti che da loro provengono, che si uniscono alla nostra causa sono veramente tanti e i giovani soprattutto sono sempre in crescita. Ringrazio Ramon e la sua famiglia per il loro esempio, di servizio e sacrificio, per fare ciò che fanno senza mostrare segni di stanchezza. Le difficoltà sono veramente tante e ci vuole grande coraggio per scegliere di vivere una vita al servizio degli altri, fatta di rinunce e condivisione costante. Benedico il cibo e iniziamo a mangiare.



Ramon ci racconta i fondamenti del lavoro che svolgono. Saper condividere ciò che si ha con gli altri, godere della felicità altrui e donare ciò a cui teniamo veramente e non il superfluo, sentire la sofferenza degli altri come nostra e tenere lontani tutti i sentimenti di egoismo che ti fanno pensare solo alla tua famiglia e a nessun altro.


“Quando mio figlio ha il necessario per me non è apposto così, sono egoista se non penso anche a chi non lo ha”.


“Per me e la mia famiglia ho giusto il necessario e a volte neanche quello, ma ugualmente condividiamo ciò che abbiamo dedicandoci continuamente al prossimo, i miei figli lo sanno perché sono cresciuti così. Poi però veniamo ricompensati due volte tanto. Sempre la vita mi ha aiutato in questo”.


“Sentire la sofferenza degli altri come nostra ci aiuta nella nostra evoluzione. Tutti dovremmo sentirci famiglia perché abitanti dello stesso pianeta. L'egoismo è il peggiore dei mali della nostra umanità! Insieme alla pigrizia, mai essere pigri e aspettare che gli altri facciano ciò che noi possiamo fare oggi. Quando vedo che posso fare qualcosa non aspetto gli altri che lo fanno pensando che dovrebbe essere compito loro. Vado e lo faccio io perché Dio mi sta dando l'opportunità di farlo nel momento in cui mi rendo conto che questa cosa deve essere fatta e che potrei farla io. Sarebbe un grandissimo peccato restare fermi ad aspettare”


“Bisogna fare ogni giorno e mai rimandare a domani. È un lavoro che dobbiamo fare con noi stessi quello di superare i limiti umani ed elevare il nostro spirito che ordina alla materia, al nostro corpo di fare, di lottare in ciò in cui crediamo e soprattutto in ciò che la coscienza ci dice sia giusto fare senza ascoltare la nostra mente, che spesso ci mente, ma il cuore no. Quando si muovono azioni che vengono dal cuore con altruismo le nostre saranno sempre scelte giuste. Iniziamo a sbagliare quando muoviamo scelte solo fine a noi stessi.”



Queste parole dissetano il nostro spirito più di ogni cosa.

Ripartiamo nuovamente in direzione della comunità Pacha Inti, questo pomeriggio Ramon vuole portarci alla sorgente dell'acqua e mostrarci dove verrà istallata la cisterna che poi rifornirà le case delle 20 famiglie di questa comunità. Mostrarci anche i nuovi materiali acquistati, le valvole di intercettazione e i pannelli fotovoltaici che per scelta ha deciso di appoggiare a casa di una famiglia della comunità. Con l'obiettivo di migliorare la loro partecipazione e sentire questo progetto come qualcosa di proprio, non come una donazione, regalato, ma come un'opportunità anche di partecipazione.
 Passiamo a prendere con il furgone Roberto, la moglie e le due bambine piccole, dolcissime. Penso a mia figlia guardando loro che hanno poco più di un anno… quello che deve essere non avere acqua in casa penso sia terribile, ogni giorno dover fare chilometri per raccoglierla. Sarà Roberto a raccontarci che ogni giorno dalle 5 alle 10 percorrono questa strada per raccogliere l'acqua.



Arriviamo a casa di Diego, uno dei ragazzi più attivi della comunità, ha un deposito arrangiato con mille cose dentro tra cui tiene i nostri pannelli fotovoltaici e oggi scaricheremo anche le valvole di intercettazione dei tubi. Attraversiamo un percorso sterrato, passiamo sopra ad un piccolo fiumiciattolo e arriviamo a casa sua. Iniziamo con le fotografie mentre in mano teniamo queste grandi valvole blu pesanti. Ramon e Diego iniziano a parlare mentre ci mostrano il luogo del deposito e i materiali, tutti attorno noi che veniamo dall'Italia per ascoltarli e cercare di capire cosa si dicono in un castellano molto stretto. Rivolgiamo qualche domanda a Diego e Roberto rispetto la lotta che dura da moltissimi anni per la richiesta di acqua al municipio. Ci dicono che dal principio le loro famiglie non hanno mai avuto acqua in casa, hanno percorso sempre chilometri per raccoglierla ed è uno strazio enorme per loro questo. Roberto ci racconta che sua mamma è morta da alcuni anni e anche lei ha sempre lottato per avere acqua. Roberto è nato in questa terra ed ora ha 40 anni e con figli, non può credere che finalmente c'è qualcuno (la Fundación) che si sta preoccupando per loro. È un orgoglio dice... “E' un orgoglio per me ricevere ora questo dono, la Fundación sta facendo molto per noi e siamo veramente grati, non abbiamo parole per ciò che sta accadendo, vi ringrazio tutti dal profondo del cuore voi che state collaborando con la Fundación e a Ramon e la sua famiglia per tutto questo”.

Lo dice con le lacrime agli occhi Roberto, ed io non ho mai visto tanta emozione ed umiltà in una persona ringraziando per qualcosa di così importante. Per noi invece rappresenta un bene così scontato che ne abbiamo perso l'importanza tanto da non scandalizzarci più quando viene sprecata. L'acqua è il bene più prezioso e dai suoi occhi si capisce ancora di più. Gli occhi di una persona che è nata lottando ogni giorno. Averla in casa ora è la cosa più grande, non si trovano le parole per descrivere questa cosa... il suo intervento, mentre tiene in braccio sua figlia, lascia tutti nella commozione.

Ci abbracciamo e ci dirigiamo verso la sorgente. Qui troviamo, attraversando delle vecchie rotaie, una grossa pozza d'acqua fuoriuscire dal terreno, limpida. È un dono per loro della Madre Terra. Acqua che serve per ogni cosa, per lavarsi, per gli animali, per bere, per il campo.
Al lato istalleremo anche i pannelli fotovoltaici per mettere in funzione la pompa e spingere l'acqua verso il punto più alto dove verrà raccolta dalla cisterna che poi attraverso le tubature arriverà nelle case di tutte le famiglie.
Filmo Ramon mentre ci racconta che il progetto non prevede la deturpazione di questo posto ma la preservazione, nulla verrà toccato di questa sorgente, i lavori verranno realizzati a metri di distanza per non intaccare la sacralità di questo posto che per le popolazioni autoctone è un luogo vivo e da rispettare e preservare. Non a caso il nome scelto dalla Fundación è Mama Cocha, significa Dea dell'Acqua in lingua Quechua.

L'ultima tappa, che chiude il percorso della visita a tutti i luoghi di questo progetto, si trova poco sopra la casa di Roberto, qui verrà istallata la cisterna, un luogo molto alto dove c'è un paesaggio stupendo. Le montagne hanno mille colori nelle gradazioni del marrone, del rosso e del verde, la vegetazione, che qui ritroviamo, scesi a 2.600 mt, di un verde fortissimo contrasta con i variopinti colori della terra, il cielo azzurro intenso sopra ad ogni cosa e il tutto è ricco di un fascino irresistibile. Montagne altissime tagliate dal vento sovrastano questo altopiano, è casa per il popolo di Pacha Inti.

Le comunità sono qualcosa di particolare in queste zone, qualcosa che da noi non esiste. Gruppi di famiglie della stessa etnia, non riconosciuti giuridicamente ma hanno influenza politica secondo la loro grandezza di numero e capacità di organizzazione, possono essere ascoltati dal municipio, o dalla provincia. Alcuni hanno più influenza, altre meno. Il problema resta sempre la forte corruzione politica di questo paese. Solamente per interesse vengono realizzate delle opere perché la maggior parte dei fondi spariscono nelle mani del sindaco, qui l'alcalde, che ridistribuisce tra i suoi fedelissimi. Non ci sono investimenti da parte del governo in queste zone perché non c'è ritorno economico. Solamente popolazioni umili che vivono ancora seguendo usi e costumi come un tempo. Il progetto Mama Cocha, è stato presentato dalla Fundación Los Niňos de San Juan alla Provincia, che ha approvato il progetto a condizione che i fondi vengano erogati al municipio. Questi pur sapendo che il progetto è stato presentato dalla Fundación, da sempre è in amica della comunità Pacha Inti, è riuscito comunque a far sparire più della metà dei fondi e ad iniziare l'opera per un 10% per poi lasciarla incompiuta. I fondi restanti sono spariti e la Provincia non potrà cosi erogare la seconda parte dei fondi perché non in possesso delle ricevute... il solito mangi mangia di fondi governativi per opere pubbliche.


La Fundación sta lottando per dimostrare questa situazione alla provincia e nel frattempo raccogliere fondi privati per compiere l'opera e realizzarla comunque. La corruzione è a livelli altissimi e la scelta è quella di voler fare privatamente e realizzare comunque le opere necessarie per migliorare la qualità della vita delle famiglie, e salvare vite.



Tornando a casa, il paesaggio lascia di nuovo senza fiato, altopiani verso cui l'occhio si perde e i mille colori ci accompagnano nella lunga strada fatta di curve per tornare a casa e risalire a Santa Rosa de Tastil 3.200 mt. Qui ritorniamo a sentire l'aria pesante e la mancanza di ossigeno. Stiamo lottando per vincere la Puna e abituarci all'altitudine. Terminiamo una buonissima cena di empanadas fatte a mano e sul forno a pietra di Ramon, che nel mentre stava preparando anche il pane per domani e Sandra una buonissima salsa di carne e chimichurri. Andiamo a dormire stanchissimi e crolliamo in un sonno profondo.

Domani sveglia presto e inizia la preparazione dei borsoni con i beni di prima necessità che distribuiremo alle famiglie più povere e lontane che vivono all'interno, nelle montagne più selvagge delle Ande.

Il progetto prevede un intervento di carattere umanitario alle popolazioni native, autoctone che vivono in queste zone in condizioni di difficoltà ambientale e povertà estrema. Attenzione particolare è rivolta ai bambini, e con gli adulti il lavoro maggiore è quello dell'educazione e crescita dei loro figli, e di buone pratiche sociali per la costruzione di una società più sana, senza modificare le loro usanze e abitudini.

Queste parole dissetano il nostro spirito più di ogni cosa...

dal diario di Giovanni Bongiovanni "Trip to Argentina" – Novembre 2018

8 Aprile 2019

http://www.funimainternational.org/%E2%80%A6/1439-argentina-la-visi%E2%80%A6 

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