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alice200Di Alice Valeri

Il lockdown ci ha messo di fronte alle nostre debolezze, alle nostre paure e alle nostre difficoltà. I bambini assorbono le informazioni psichiche ed emotive degli adulti, interiorizzano il disagio diventando introversi, aggressivi o mettendo in atto comportamenti definiti “regressivi”.

Dopo più di un mese isolati in casa i primi a soffrire e a manifestare i sintomi dell’isolamento forzato sono i bambini, i grandi dimenticati, ovviamente non gli unici.

Perché diciamoci la verità, questo isolamento forzato oltre ad averci preso alla sprovvista ci ha messo di fronte alle tante difficoltà quotidiane della gestione h24 dei bambini che prima era in parte condivisa con la società, la scuola, i nonni, le ludoteche, le babysitter, una fatica alla quale le famiglie non erano preparate e se è vero che per educare un bambino ci vuole un intero villaggio è anche vero che i genitori si sono ritrovati in casa da soli senza gli strumenti per poter compiere la propria opera educativa.

Penso a tutte quelle famiglie che non hanno abbastanza risorse o a quei genitori che lavorano in prima linea nel sociale; soprattutto a quei bambini con difficoltà dello sviluppo (ADHD-IPERATTIVTÀ...), con disabilità, bambini che vivono situazioni familiari emotivamente instabili, che sono osservatori silenti di violenze domestiche, capri espiatori di violenze psicologiche e di attentati emotivi, ma più semplicemente tutte le famiglie che forse hanno scoperto solo ora di avere figli.

Bambini, spesso chiusi in piccoli appartamenti, soprattutto nelle grandi città; a volte senza nemmeno un balcone che in questo momento può essere l’unica finestra sul mondo, privati degli affetti familiari, lontani dagli amichetti, dalla maestra, privati del parco giochi, di una corsa all’aria aperta (se non si ha un giardino proprio); unico sfogo esterno con cui restare in contatto con la realtà.

Non solo i bambini soffrono, questo è certo, ma in questo momento sono tra gli invisibili della società ai quali dovremmo prestare la massima attenzione e fungere da contenimento emotivo alle fragilità che potrebbero vivere; alle loro motivate paure, alle loro emozioni.

Bambini i quali saranno gli adulti del domani, e allora sì che conteranno, ma ora non fanno economia pertanto la loro voce meglio silenziarla.

Inizialmente, apparentemente, i bambini potrebbero aver mantenuto una certa serenità e gioia, perché si sa, quando mai tutto questo tempo a casa con mamma e papà? (almeno per alcuni)

Essi si sono riappropriati di un tempo che gli era stato negato dalle incombenze quotidiane, un tempo simile ad una nuova nascita.

All’inizio poteva sembrare una lunga vacanza. Non più la fretta quotidiana, ma cartoni animati e colazione a letto senza più doversi vestire per la scuola o per l’asilo; il pigiama, l’abito perfetto!

Poi la gioia ha gradualmente iniziato a lasciare il posto al nervosismo, a tutte quelle tendenze che i genitori definiscono regressioni, paura di dormire da soli, sonno difficoltosi, enuresi notturna, bisogno di attenzione sempre maggiore.

Nessuno conosce le conseguenze di quello che stiamo vivendo perché prima d’ora non era mai accaduta una cosa simile nella nostra storia recente; soprattutto in questa parte del mondo, il ricco e opulento occidente, padrone del mondo, arrogante e vigliacco.

Certamente sappiamo essere fondamentale che, per comprendere cosa stia succedendo nella mente dei bambini in questa fase, dobbiamo sapere primariamente cosa accade in quella di noi adulti che stiamo con loro.

Congelamento emotivo, paura, preoccupazione, impotenza, incapacità di ripensare un futuro, sono solo alcuni dei sentimenti che si muovono nel sentire dei genitori.

Spesso essi pensano di aver perso le fila, si sentono incapaci di poter gestire le loro emozioni, la casa, il lavoro, i figli; come bloccati in un tunnel di cui non vedono l’uscita, e per questo motivo i bambini rispondono come possono irritabilità, pianti ed agitazione i loro strumenti.

Come scrive Crepet, psichiatra e scrittore “l’epidemia passerà, ma il danno psicologico resterà a lungo… è evidente che la crisi di oggi si sta trasformando in una crisi psicologica che non si fermerà con la fine della pandemia”.

di Alice Valeri

Educatrice - Maestra Waldorf in formazione come pedagogista curativo per FUNIMA International.

27 Aprile 2020

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