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francescomazzacaneDi Alessandra Miccinesi
Lo scorso 9 novembre, Sante Pagano dell’associazione Progetto Coscienza Cosmica ha intervistato Francesco Mazzacane responsabile dell’Arca di Roma sul tema GLI AVATAR E IL POTERE ALCHEMICO DELLA PAROLA. “Francesco è un caro amico e fratello con una conoscenza vastissima. Mi ha colpito una sua mini conferenza sul simbolismo e la potenza della parola, perciò vi rendo partecipi della sua conoscenza” esordisce Sante Pagano presentando il suo ospite agli utenti curiosi di sviscerare un argomento tanto interessante quanto criptico. Nonostante la mole di informazioni che ci piove addosso quotidianamente, su determinati argomenti non è facile incontrare menti illuminate disposte a condividere il loro profondo sapere con umile generosità.
 

“Sante sei impagabile, grazie a te a tutti quelli che avranno la pazienza di ascoltare le mie esperienze” esordisce Francesco, che tiene subito a specificare l’inutilità oggi di essere dotti. Non è quella, secondo il responsabile dell’Arca di Roma, la prerogativa per entrare negli alti regni, perché senza il potere dell’intuizione nulla (o quasi) sarà possibile. Anche se gli scaffali sono pieni di libri, ciò che conta è l’intelligenza intuitiva. “Vorrei stigmatizzare il significato alchemico della parola intuitività (in-tui-attivo) - dividendo in sillabe una parola che ‘pesa’ nella formazione di ogni iniziato –, questa intuizione mi è arrivata attraverso una meditazione (medita-azione)” spiega Francesco che ha individuato un modo di giocare con le parole e i grafemi. Segni che alchemicamente parlando, danno indicazioni precise ma solo a una lettura profonda. Questo studio dei vocaboli però non sarebbe casuale: sarebbe stato preparato per l’uomo di oggi affinché carpisse determinati segreti preclusi ai non iniziati.

“Ho capito che l’intuitività cresce con lo spirito tramite studi pregressi. Noi ricerchiamo l’intelligenza omnicreante che tutto permea, ma per ricevere il contatto con la coscienza cosmica bisogna prima attivare le ‘antenne’” ovvero stimolare quelle facoltà insite negli esseri umani che per diversi motivi sono state disattivate. Francesco si definisce una persona semplice, un umile ricercatore della verità testimone in passato di un accadimento straordinario (“in astrale, Gesù mi ha fatto vedere come si è trasformato in Cristo e mi ha detto Cercami nella verità”). Sin da ragazzo si è posto domande ‘alte’ tipo: chi sono, da dove vengo e dove andrò. Domande su un invisibile tanto affascinante, quanto inafferrabile. “Speravo che la ricerca fosse più facile, ma nessuno mi ha mai dato risposte esaustive” confessa. Nato in Puglia a Manfredonia, vicino Monte Sant’Angelo dove San Michele Arcangelo manifestò la sua apparizione e fece un miracolo noto a molti. “Lì vicino c’era Padre Pio, che tutti i membri della mia famiglia hanno conosciuto. Era anche una zona di templari, che hanno segnato la mia infanzia e la mia ricerca. Personaggi straordinari. L’invisibile mi affascinava, ma le mie domande necessitavano risposte”.

Il fatto di non trovare nei libri o nelle scritture delle risposte esaustive lo ha portato a fare studi esoterici importanti. Ha avuto a che fare anche con la Massoneria. Ma nulla ha mai completamente soddisfatto la sua sete di verità: serviva la giusta chiave di lettura. La consapevolezza intuitiva. “Ho capito che non serviva infarcire la mente di nozioni ma dovevo trovare il rapporto con questa famosa verità. L’intuizione è stata di capire, attraverso la preghiera e la meditazione, l’importanza della parola”. Medium prezioso il verbo, che racchiude in sé i prodromi della creazione ma anche della distruzione. E quando si parla di spirito non si può non parlare di gnosi, il livello più alto della spiritualità. “I segni? Sono uno strumento importantissimo, il livello più complicato - non necessariamente occulto - direi. E grazie a determinate intuizioni, il significato profondo della parola si è infine svelato. I testi dicono che Dio è parola e sappiamo che Gesù Cristo parlava tramite parabole, cioè parola alchemica. Queste alchimie erano particolari perché la parola, a seconda di come viene usata e di quale energia ti sta compenetrando, da una forza enorme. Nel bene e nel male”.

Nel gioco alchemico codificato da Francesco, intuizione significa ‘azione tua’. “Basta solo comprendere che l’azione non è tutta nostra: ma siamo spinti da uno spirito santo, cioè’ ‘sano’, dove la ‘t’ è la croce. Questo talento che mi è stato donato è per me fonte di ricerca della verità. In questo gioco della parola ho capito che Dio è Parola che costruisce e benedice (cioè ‘dice bene’) perché che compie un’azione creatrice. Queste affermazioni sono avallate dal mondo esoterico dell’antico oriente (chakra, rapporti tra i plessi etc.). Ai ricercatori è noto che i due punti di massima espressione creativa sono il 2 e il 5 chakra, ovvero il loto della sessualità e quello della reificazione, che ha a che fare col suono e la parola. Se il suono è creativo la parabola diventa creativa: il pensiero diventa forma. La new age afferma il contrario, parlando di forma-pensiero, ma è il pensiero che crea la forma. Bisogna avere il controllo del pensiero per avere controllo sulla parola”. E’ così che la parola viene attivata intelligentemente (attraverso lo spirito) e si crea una forma compatibile con ciò che lo spirito ti ha chiesto. “Tutti siamo creativi e creatori, ma senza il giusto pensiero la creazione non sarà buona, almeno nella forma”.

Ognuno di noi è responsabile della realtà tramite il pensiero giusto? “Sì abbiamo un potere enorme, ma non ci è stato spiegato. Molti conoscono questo potere, ma lo usano per sottomettere gli uomini. C’è un modo in cui il potere cristico ‘ri-belle’ (cioè nuovamente bello) può cambiare il nostro modo di pensare. E non è tanto il pensiero positivo della new age, che non esiste, quanto il pensiero che crea attivamente (crea-attivo)”. Nella sua conferenza sull’Alchimia ermetica della parola, Francesco aveva spiegato di essere un estimatore del dolce stil novo, e del mondo in cui Dante avevano rinnovato il linguaggio tramite una parola portatrice di una verità per essere liberi. “La libertà è nella parola. Se capiamo il senso della divina commedia comprendiamo che non è completata, perché nel nostro dramma quotidiano siamo negli inferi. Parlo di concetti esoterici molto attuali. Noi stiamo vivendo la divina commedia ma non ne siamo consapevoli, vaghiamo per questi gironi accompagnati da Caronte il traghettatore, che non riconosciamo perché è il Cristo immanifesto. Lo so perché porta i segni, è Lui ma sotto mentite spoglie”.

Sono discorsi per iniziati, ma la storia insegna. “La storia, purtroppo, si ripete e l’uomo dimostra di non voler apprendere la lezione. Finché non imparerà ad andare come una comunità (come –unità) ripeterà gli stessi errori. La rivoluzione (ri-evoluzione) verso lo spirito dobbiamo farla ribellandoci (ri-bellando, tornando ad essere belli) il meccanismo è semplice, ma dobbiamo capire di cosa stiamo parlando. E’ molto profondo e difficile da comprendere. Noi non stiamo proprio nell’inferno ma stiamo camminando lì senza bruciarci perché dobbiamo comprenderlo. Una volta saliti, a trovare la Beatrice (la sposa celeste, il varco d’accesso ai piani più alti) per alcuni il percorso sarà iniziatico, altri faranno un viaggio all’inferno. E’ nostro dovere spiegare come vivere questo momento storico da iniziati per iniziare un nuovo percorso, perché abbiamo la fortuna di avere degli strumenti che sono segni inequivocabili. E dobbiamo seguirli”.

Segni impressi sul corpo (stigmate), il ritorno di Cristo, e il periodo epocale che stiamo vivendo: come si incastrano queste tre cose? “Il linguaggio gnostico è quello più evoluto dal punto di vista spirituale. Difficile, ma se facciamo un anagramma della parola gnosi notiamo che significa anche signo (segni, come le stigmate) ma anche sogni, e ignos (fuoco) quindi questa intuizione che mi è stata insufflata nell’orecchio mi è stata data per spiegare alla gente che dobbiamo capire che la gnosi (che non è una lagna) è il livello che gli iniziati veri devono riuscire a comprendere. Iniziato è colui che sa, è un saggio, uno che oltre ad avere già contemplato in sé il valore della scelta mistica è un segnato: vuole essere al servizio, è un uomo di volontà e non ha bisogno dei comandamenti cristici perché li ha dentro e vuole diventare un maestro di saggezza per insegnare agli altri (insegnare, dare il segno). Il più grande tra i segnati? è il Signore (il re dei segni, signo-re) e tiene molto a farsi vedere dai mistici con le stigmate. Noi sappiamo che oggi l’unico stigmatizzato esistente al mondo che porta i segni su mani, piedi e costato, è Giorgio Bongiovanni, colui che è stato designato a rappresentare nel migliore dei modi la via mistica, la linea, la linea guida. E siccome la sua è una linea guida, io lo riconosco come il maestro dei maestri: il maestro degli iniziati. Questa è una mia intuizione dettata anche dalla logica (logos, parola, logica)”.

Ogni volta che Francesco nomina Giorgio si emoziona, perché ha una vera e profonda devozione (devo-azione) nei suoi confronti. “Al segnato io devo portare i doni (incenso, mirra, oro, l’horus) l’evidenza di quanto io lo ami e quanto voglio essere servitore. Se servo al re per compiere la sua opera-azione, devo essere la sua longa manus: io sono una delle sue u-mani. Lui è il capo e noi dobbiamo operare intelligendo con lui”.

L’opera è come il corpo ed ognuno è il corpo, giusto? “Ognuno è un dito di una mano. Il comportamento individualista ci allontana gli uni dagli altri, non ci fa comprendere che siamo tutti parte dello stesso corpo: l’universo è il corpo di Dio, il pianeta Terra è un dito e ognuno di noi una cellula, e invece di scornarci a vicenda dovremmo collaborare”.

Non è obbligatorio credere per forza nel messaggio cristico ma nell’amore e nell’unione. “La via di salvezza sta proprio nel motto ‘Uno per tutti, tutti per Uno’. E’ quella la vera comunione (come-unione). Dopo la Divina Commedia di Dante e D’Artagnan di Alexandre Dumas, passiamo ora ad analizzare le favole. Per i più piccoli, esse hanno una funzione attivatoria importante, fa-vola (fa-volare) attiva la mente del bambino tramite i sogni. Quando il mio maestro spirituale tanti anni fa mi chiese cosa volevo fare da grande, e io risposti “maestro di saggezza” lui rise. Ma prima che lasciasse il corpo mi disse una cosa straordinaria “tu sì”. E sono convinto che ciò ora stia accadendo perché so di avere una importantissima amicizia con il segnato. Mi sale l’emozione perché Giorgio mi ha dato un incarico importantissimo. Stare qui stasera con te e voi tutti è importante. Sto donando ciò che volevo dare: l’amore per la verità e la giustizia, che sono gli strumenti tramite cui si arriva al Cristo. Grazie dell’opportunità che mi stai dando, Sante, spero che tutti sentano il mio cuore che batte per l’emozione”.

Tornando agli archetipi, che cosa sono? “Tipo arche! L’archetipo è qualcosa che va all’inizio. Io conosco qualcuno che di arche se ne intende, e a volte noi non diamo importanza alle parole. Una volta Giorgio disse ‘io costruisco le arche’ e molti pensavano a quelle che volavano. E pensavano bene, perché le arche volano. Dipende dalle dimensioni di riferimento. Chi comanda un’arca sa farla volare. Giorgio Bongiovanni è un Avatara è il comandante in capo sulla Terra e sa come gestire un’arca madre. Quando parlo di arca madre, parlo della Madre. Prima abbiamo accennato al femminino sacro, e la grande Madre è la chiave che fa volare. E’ la fata (fate, agite). Non è difficile ciò che dico, vero?”

E’ logico: logos, parola, pensiero. “Sto cercando di dare il conforto con parole facili. A Roma ho la responsabilità di guidare una importante arca che sta compiendo cose straordinarie: cerchiamo di mettere in opera il suggerimento di Gesù che ha detto “verrò a valutare le vostre opere quando sarà il momento”. Poche chiacchiere e operatività. Sono uscito dalle strutture massoniche e alchemiche perché lì non hanno capito che si deve parlare bene e non male (male-dire) ed io volevo stare nella verità. Bisogna lavorare per la giustizia, dare da mangiare ai poveri, e dare diritto di parola ai più deboli. Siamo in piena dittatura della parola e questo diventando pericoloso. Mi sento in dovere di aiutare questa opera-azione di libertà, verità e giustizia, facendo e gridando insieme ai miei capi e ai miei amici. Ci stiamo unendo e siamo sempre più forti anche con un altro motto: “siate candidi come colombi e furbi come serpenti”. Perché alla fine la ribellione deve essere fatta in modo intelligente: restare resilienti e capire l’avversario. E il primo antagonista siamo noi, è il demone interiore: dobbiamo lavorare sul nostro ego che ci fa sbagliare, induce in tentazione. Invece dobbiamo diventare genializzati, cioè portatori di gna. Ma c’è bisogno di un percorso cristico.

Cosa è la gna? “Significa avere modificato il proprio essere in modo consapevole e attivo, tramite la contemplazione e la meditazione in tutte le forme e espressioni. Quando ti poni su un livello meditativo alto, con opere concrete (il Capo ha bisogno di cose fatte con gli u-mani) il neurone A contatta il neurone B e diventa un contatto che porta alla gna (la genialità) ovvero si torna ad essere atlantidei (atlanti-dei). Abbiamo una enorme fortuna e non a caso parlo di noi (che è l’amico) e non di ‘io’ (il nemico), perché ‘noi’ è una traslazione: grazie alla lettera ‘N’ segno che opera come uno speculum, l’io si trasforma. E questo noi è il segreto dell’attivazione dell’arca e dello spirito che ci fa volare”.

Parliamo dell’opera giovannea, cosa rappresenta? “E’ l’azione. Nei termini contemplazione, meditazione, ideazione è presente il suffisso ‘azione’. Una volta a Giorgio dissi “hai mai pensato al significato alchemico del tuo cognome? giovani buoni-Bongiovanni”. Giovanni l’evangelista era il giovane e in Giorgio quel giovane è ancora presente e in azione. L’opera giovannea rappresenta il Consolatore che opera attraverso i giovani, ecco perché Giorgio ama tanto i giovani. Essi sono lo scalpello mentre le arche sono il martello, che devono picchiare forte sullo scalpello. L’uno senza l’altro sono meno efficaci. Per sgrezzare la pietra, come direbbero i massoni, servono martello e scalpello insieme. Quando parliamo di opera giovannea parliamo di metodo, strategia, e crescita spirituale attraverso l’azione: il fare bene. Un cervello che pensa bene e dice bene, deve fare bene anche con le mani. Dobbiamo diventare u-mani. L’opera giovannea è l’azione di chi diventa finalmente umano. Bisogna essere operativi. Io adoro i giovani e comprendo quanto sia importante l’opera tramite i ragazzi: hanno la forza di gridare nelle strade, non nel deserto. E lo fanno in tutte le forme di comunicazione dal vivo, nei video e attraverso le arche”.

Il discorso poi ritorna al potere della parola e alla sapienza: una conoscenza che non è cultura. “Se tutti quelli che hanno scritto libri esoterici e simbolici fossero tutti iniziati, il mondo non sarebbe così male, saremmo come al tempo degli atlantidei gloriosi, quando erano gli dei a comandare (come-andare). Se non sai condurre un’arca o un popolo, conduci male e finiscono tutti nel burrone. Sta accadendo oggi. Invece, l’opera giovannea vuole plasmare i nuovi funzionari della politica, che verrà nel nuovo mondo, perché dobbiamo imparare a pensare e ad agire. L’opera forgia filosofi concreti, come lo erano Socrate e Platone in una polis socialmente organizzata, quindi è una operazione sociale di tipo gnostico-spirituale politica”.

Hai conosciuto la massoneria, vuoi dirci cosa è e cosa è stata per te? “L’opera giovannea, Atlantide e l‘antico Egitto, quindi Ermete il tre volte maestro, hanno a che fare con la vera massoneria. L’opera giovannea è la parte gnostica più evoluta che ha compreso quanto è necessaria la devo-azione giusta e concreta, cristica, sana e santa. Tanto nella chiesa, quanto nella massoneria ci sono parti buone, c’erano, e forse ci sono ancora. Ma queste parti non sono state forti per reagire contro la parte ‘nera’ negativa. Nella massoneria c’è il simbolo del pavimento del tempio a forma di scacchiera per insegnare agli iniziandi a camminare nel mezzo, tra nero e bianco. Sono ancora legato alla massoneria antica, perché racchiude simbologie straordinarie che meritano di essere conosciute. La via di mezzo è l’opera della saggezza. Non bisogna essere partigiani per l’una o l’altra parte, ma come diceva il grande filosofo Friedrich Nietzsche bisogna saper andare al di là del bene e del male. Il disegno divino non lo puoi separare, perché è come dividere i due lobi del cervello. L’est e l’ovest devono gemellarsi e diventare una unica cosa. La massoneria avrebbe dovuto creare veri iniziati, ma non lo ha fatto, come pure la chiesa- entrambi hanno tradito la loro vera identità, perché l’iniziando non è stato aiutato a vedere le due parti come l’unico Tao. Il punto d’unione tra massoneria e chiesa è la ritualità. Hanno gli stessi saperi ma cambia la simbologia rituale. Il rito ha una importanza relativa oggi. E può essere facilmente superato dalla parola, dal verbo. Serve l’aspetto pratico, più che il rituale e il giovanneo è il risvegliato che sa che la pratica è più utile della teoria. Una volta instillato il sapere nel cervello, bisogna saper fare, condurre, dare il verbo a livello energetico. Dobbiamo diventare maestri, e l’opera giovannea è un’opera maestra. Il termine chiesa significa ‘chi-è-sa’, ovvero chi è iniziato sa. Chi non è iniziato non sa e non saprà mai”.

La chiesa sa tantissimo ma ci ha reso subdoli. Oggi c’è un risveglio, le chiese sono vuote. “Succede per un fatto energetico, perché se fagociti come hanno sempre fatto in modo ignobile tutte le chiese (la massoneria è una chiesa esoterica, ma pur sempre chiesa), e non dai, non esprimi non espelli, implodi. Questa implosione è proprio ciò che mi aspetto. Tutti i sistemi stanno per scoppiare. Chi è pieno di ego prima o poi esplode, se non espleta. Come in alto così in basso, diceva Ermete, succede a tutti i livelli: grossolano e sottile”.

Giusto, l’anima funziona come il corpo e tutte le nostre dimensioni. “Anche il polmone: prendi il respiro divino e poi rilasci. Se prendi solo alla fine scoppi. Pochi hanno compreso l’aspetto divino. Bisogna sapere mettere in atto le cose più banali anche dal punto di vista fisiologico”.

Qual è oggi il potere che ha la massoneria e come influenza il quotidiano? “La massoneria per me è morta da un pezzo da quando l’hanno ufficializzata, ovvero da quando sono scomparsi Cagliostro, Saint Martin e Saint Germain. Ha perso il suo vero valore creativo, e morta quell’antica loggia è morto tutto. Ma la verità esoterica ci dice che quelle persone, pur essendo immanifeste, mantengono vivo il loro principio. Essi hanno attivato la ribellione dell’accezione di prima, ed è ancora in opera. Non è una rivoluzione di tipo massonico, perché non ci sono più poteri importanti che stanno al di fuori. Chi ha il potere grande vuole rimanere nel buio più assoluto ed oggi la massoneria è abbastanza manifesta. Mi piacerebbe che i fratelli massoni si svegliassero e capissero che sono strumento di inganno come tanti sacerdoti della chiesa cattolica. I veri potenti usano chiesa e massoneria attraverso l’inganno. Ma sappiamo chi è il grande ingannatore: è talmente furbo che dice di non esserci, ma conosce il principio capo-mani. Solo che questi non sono u-mani, ma dis-umani. Sono mani che si agitano come chi ha il Parkinson, si muovono in modo poco intelligente, e se si ha a che fare con dita stupide prima o poi si impicciano tra loro”.

“Gli uomini di buona volontà ci sono sempre, sia nella massoneria che in Vaticano, ma credo che abbiano le mani legate. Forse alcuni se ne rendono conto e ne escono fuori, perché comprendono di non avere poteri, perché è solo teoria. Se ti compiaci solo delle tue vesti, non sei veramente un monaco (l’abito non fa il prete). Se capisci che c’è una incoerenza non hai più motivo di starne dentro. E poi non credo che la massoneria possa avere influenza: ci sono realtà molto più nascoste e pericolose, ma sono occulte”.

In tutti gli ambiti c’è il buono e il cattivo, e il potere si serve delle strutture per i suoi scopi. “Mi hai fatto venire una intuizione, Sante, colui che tutto sa… si ‘serve’. Il grande server, internet, è colui che tutto sa. Abbiamo imparato anche noi a usare gli strumenti anticristici ma li usiamo per il bene. Bisogna saper usare anche il nero. Il saggio è uno che sa andare al di là del bene e del male. Per diventare un superuomo, diceva Nitschze, bisogna essere iniziati e andare oltre: ma quanti sono oggi quelli che sanno vedere in modo funzionale il bene il male? L’iniziato dell’opera giovannea queste cose le ripete sempre, e Giorgio è fonte continua di conoscenza e ispirazione. Io suggerisco sempre a tutti di vivere per lui”.

Stiamo parlando di Bongiovanni per chi si fosse messo in ascolto solo ora, e vi esortiamo a conoscerlo insieme a persone come Pier Giorgio Caria. “Assolutamente, Sante. Siamo tutti servitori di Cristo perché siamo testimoni laici di un progetto cristico”.

Abbiamo parlato di parola e andiamo all’azione. Invito chi è di Roma a contattarti se vuole entrare in questa lotta contro il male. “La prima cosa che voglio ricordare è che il grande nemico vive in noi, perciò per arrivare a vivere bene con noi stessi dobbiamo accettare di conoscerci – come diceva Socrate – conoscere il nostro maligno e il corrispettivo positivo (l’angelo, il messaggero). Quando facciamo il percorso nel mondo giusto tramite l’aiuto di veri maestri il percorso è facile e veloce, e può portare a grandi responsabilità. Bisogna riconoscere che il male esiste, fuori e dentro di te, se si vuole fare una battaglia anticristica. E a quel punto, facendo gruppo – e risanate le menti, che a livello dell’iniziato non sono più menzognere perché entra lo spirito santo: il me in te – possiamo vincere. Il progetto di coscienza cosmica è per tutti”.

Con amore,

Alessandra Miccinesi
15 Novembre 2020
 
 
francescoroma
Allegato:

- 22-10-20 L’alchimia ermetica della parola
https://www.thebongiovannifamily.it/messaggi-celesti/2020/8714-l-alchimia-ermetica-della-parola.html