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andrea mjpgDi Andrea Machiarini

Lunedì 25/04/2022, ore 22:25 (ho guardato l’ora)
Piadineria “Dry”, via Cavour 10, Gubbio PG.

A seguito di un pomeriggio passato insieme a Casa Sangam a Gubbio per incontrare le persone simpatizzanti ed eventuali futuri collaboratori, dopo aver smontato tutto il materiale tecnico ed averlo riposto in magazzino, io, Maria Gabriela Torres, Luigi Benedetti, Roberto Pezzini e Marco Casagrande siamo andati a mangiare qualcosa insieme. Dato l’orario e la necessità di qualcosa di veloce abbiamo scelto la piadineria Dry, con un ampio parcheggio vicino e di facile accesso.

Dopo aver finito di mangiare, avendo per tutta la sera condiviso e parlato di concetti riguardanti il nostro gruppo, ciò che facciamo e anche pensando a ciò che si dovrà fare in futuro, ci siamo alzati sazi e soddisfatti per andare a pagare. Tra un discorso ed un altro mentre ci recavamo alla cassa ho detto: “Immaginatevi quanto fosse forte e coinvolgente vivere a contatto con Eugenio Siragusa, frequentare lui e vivere i suoi insegnamenti per anni…” e poi ancora “… adesso capisco quanto poteva essere stato difficile cambiare tutto e proseguire l’Opera seguendo Giorgio (Bongiovanni), era quasi come se bisognava lasciarsi alle spalle tutto e ricominciare daccapo”. Con questo non mi riferivo agli insegnamenti che sono per fortuna celesti ed eterni, ma alle abitudini, alle consuetudini umane, alla metodologia operativa. Mi riferivo alla difficoltà di lasciare un riferimento con un carisma tale come quello che aveva Eugenio Siragusa (che ahimè non ho mai conosciuto). Mentre dicevo questo, dato che camminavamo, vedevo che Luigi e Gabriela mi guardavano ed ascoltavano; io avevo inteso dalle loro espressioni che avevano capito a cosa mi riferissi. Il mio era comunque un discorso veloce per chiudere una chiacchierata che avevamo fatto a tavola.

Ebbene tutto ciò che sopra ho cercato di spiegare nel dettaglio è avvenuto nello spazio breve tra la piccola sala in cui era il tavolo dove avevamo mangiato e, percorso un corridoietto di 3 metri circa, la stanza principale dove vi è la porta di ingresso/uscita ed il bancone con la cassa; saranno stati circa 7-8 passi.

Arrivati in questa sala principale appunto, Roberto e Marco ci avevano preceduto perché lo spazio del corridoietto era stretto e camminavamo praticamente in fila indiana, di cui io ero l’ultimo: loro due erano nei pressi della cassa, più avanti rispetto a Luigi, Gabriela e me.

All’improvviso proprio di fronte a Luigi e Gabriela, mentre io stavo dicendo le cose che ho sopra riportato e mentre loro due mi stavano ascoltando, esce una ragazza dalla porta della cucina subito alla nostra destra, di fretta passa davanti a noi con del cibo da asporto in una mano e dice con tono deciso: “Eugenio è qui!”

Noi tre ci siamo guardati negli occhi, ci siamo fermati ed oltre che capire che la cena di Eugenio era pronta, quasi increduli avevamo subito capito che quelle parole erano per noi.

CONSIDERAZIONI PERSONALI: Ciò che è accaduto, apparentemente una coincidenza, una cosa così semplice, non poteva essere assolutamente una casualità: la velocità dell’accaduto (all’improvviso), la sincronicità del nome con il nostro discorso (ditemi quante persone conoscete oggi che si chiamino Eugenio), la posizione della cameriera mentre ha parlato (proprio davanti a noi tre) e anche la scelta delle parole che ha usato per dire che l’ordine da asporto fosse pronto e forse anche la sensazione che ho provato nel sentire il tono deciso della sua voce (per farsi sentire da tale Eugenio che era sulla porta aperta del locale a chiacchierare), a me personalmente non lascia nessun dubbio.

Andrea Machiarini
29 Aprile 2022