Che i vostri passi si susseguano a piccole falcate, e che le vostre menti richiamino all’azione la giusta dose di energie.

Poiché sia solo la vita a crearvi ostacolo, e non che siate voi i sabotatori delle vostre stesse esistenze.

Poiché mai vi possiate ritrovare stanchi e sfiniti di fronte al demone che Dio vi avrà posto dinanzi, per far sì che possiate progredire in evoluzione o al contrario regredire miseramente.

Passi decisi, cuore fermo, mente attenta, e lingua ferrata…che siano queste le sole armi che un buon viandante abbia sempre con se.

E allora…Ascolta, fai tesoro e solo poi agisci, in modo che mai nessuno possa un giorno rimproverarti di avertene mandato apposito avviso.

Poiché l’uomo si misura, non dalle suntuose vesti, le belle parole e dagli ornamenti, ma dalla capacità di rispondere agli eventi e di domare l’animale che in lui risiede.

E allora mi annullai, scesi a patti con la vita e con la morte, e scelsi di vivere in quel limbo che sempre temetti. Lì, seduto, con lo sguardo fisso nell’oscurità, strinsi forte i miei ricordi e li resi vani, li cancellai, li distrussi. Mi dovetti annullare, e dovetti uccidere me stesso, perché in fondo capii di non essere mai esistito, e di non aver mai vissuto.

L’eternità, un vecchio un giorno mi disse, è come uno schiocco di dita tra le orecchie del vento, le quali non odono che se stesse, e non ascoltano che il nulla. Sai, mi disse, ho passato la vita cercando di convincermi di valere qualcosa, di essere qualcuno, ma ad ogni traguardo, ad ogni obiettivo raggiunto, in realtà, non facevo altro che allontanarmi da me stesso, dalla mia vera natura, finché un giorno capii una cosa molto importante, ossia che non c’è nulla da comprendere, e nessuno da essere.

È questo il segreto della felicità gli chiesi? No, mi rispose, è semplicemente la storia della mia vita. E così se ne andò, per non tornare più, così come io non tornai più, poiché non c’era alcuna strada da percorrere, e alcun traguardo da raggiungere. Allora, mi guardai attorno, mi alzai e mi incamminai, verso non so dove, ma nulla importava ormai. Sapevo di esistere certo, ma non per il solo fatto di essere. Semplicemente non ero, semplicemente divenni l’eternità stessa, e quindi il nulla e il tutto. Allora fu luce, allora fu buio, così, per sempre. Ero il vento, ero il vecchio, ero me stesso. È allora questo il segreto della felicità? No, mi risposi, è semplicemente la storia di qualcuno che mai fu, ma sempre sarà.