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Di Sonia De Marco

Sonia De Marco, ragazza e mamma ventotenne, italo americana, nasce e cresce ad Aviano in provincia di Pordenone.

Sonia, da sempre una ragazza fortemente empatica, conosce l’Associazione FUNIMA International Onlus nel 2006, a 19 anni.

Stringe un’importante amicizia con i volontari di una delle sedi operative dell’Associazione, situata a San Giovanni di Polcenigo (PN); e giorno dopo giorno si appassiona sempre più ai progetti a favore dei bambini.

Nel 2011 decide di trasferirsi nelle Marche in provincia di Fermo per dedicarsi totalmente all’Associazione, nel ruolo di volontaria e segretaria della sede legale.

Da quel giorno inizia a covare il sogno di viaggiare, partire per le terre lontane a cui si è appassionata negli anni e, nel mese di agosto di quest’anno, finalmente riesce a dare vita ai propri desideri .

Ripercorriamo con lei dunque, attraverso il suo diario di viaggio, il mese trascorso in Sud America, tra Argentina e Paraguay.

soniademarco1Diario di viaggio di Sonia De Marco

(6 agosto - 4settembre 2015)

Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.

"Tutto parte da un sogno. Che va curato, innaffiato e amato, poi frammentato in passi concretizzabili, “umanizzato” e spogliato della sua connotazione poetica per diventare reale. E quando lo vedo prender corpo e capisco che è lui, che lo sto vivendo, non mi chiedo cosa farò: so già che ne sognerò un altro."

6 agosto 2015

I miei occhi scorrono sul display dell’aeroporto in cerca del volo LH331

Stringo tra le mani il biglietto elettronico e passaporto, e non appena individuo il mio gate, sorrido a mia madre dimenticandomi improvvisamente della lista infinita di raccomandazioni che mi ha fatto fino a poco prima.

Mi faccio coraggio e mi convinco che ai miei 50 anni finalmente realizzerà che sono cresciuta, ma facendo un breve calcolo realizzo che ho ancora 22 anni davanti a me… francamente non so se ridere o se piangere!

Dopo averla salutata e abbracciata forte mi dirigo verso il metal detector. Ci siamo. Paraguay arrivo!

7 agosto 2015

I responsabili del Merendero Hijos del Sol, Omar e Hilda, mi accolgono all’aeroporto di Asunción. Appena i loro occhi incrociano i miei la stanchezza dovuta al viaggio si dissolve e una scarica di adrenalina mi fa spalancare gli occhi e afferrare ancor più forte i miei bagagli, per affrettarmi ad abbracciarli. Ce l’ho fatta.

8 agosto 2015

El trueno entre las Hojas

É mattina. Dopo un caffè all’americana e una chipa (pane tipico e gustosissimo del Paraguay contenente  latte, uova e burro) mi dirigo con Omar e Hilda a casa di Jessica, una ragazza madre che vive in uno dei quartieri più degradati della capitale. La sua piccola compie 1 anno di vita e  siamo invitati a  festeggiare.

I miei primi passi in Sud America si muovono tra il fango e le ultime foglie autunnali rimaste. Le foglie sono coloratissime, enormi. Non resisto alla voglia di scattare una foto, e mentre affondo la mano in tasca per afferrare la macchina fotografica, riaffiora alla mente un’antica leggenda aborigena del Paraguay : “El trueno entre las Hojas” , Il tuono nelle foglie.

“El trueno cae y se queda entre las hojas. Los animales comen las hojas y se ponen violentos. Los hombres comen los animales y se ponen violentos. La tierra traga a los hombres y empieza a rugir como el trueno.”   

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“Il tuono cade e resta tra le foglie. Gli animali mangiano le foglie e diventano violenti. Gli uomini mangiano gli animali e diventano violenti. La terra inghiotte gli uomini ed inizia a ruggire come il tuono”

Ed ecco, che  dopo il click del primo scatto, sento quel ruggito di rabbia vibrare sotto i piedi che si fonde all’insopportabile puzza di benzina e discarica.

Tremo con la terra e il mio sguardo dalle foglie si dirige al rio... Non ho mai visto così tanta immondizia in vita mia. Grattacieli di immondizia, acqua inquinatissima, galline, mucche, cani e bambini scalzi e sporchi… tutti, tutti insieme.

soniademarco4Il primo istinto del mio cuore di mamma è di inginocchiarmi e piangere, ma non ci riesco e rimango a fissare il vuoto per qualche interminabile secondo. Vengo poi risvegliata dallo stordimento del boato più rumoroso di sempre: un ragazzo di 17 anni che frequenta il Merendero: Ángel Sosa Rios Cautera. Ángel saluta affettuosamente Hilda e Omar e, con il sorriso di chi è orgoglioso di aver realizzato qualcosa di grande, ci trascina per mano sulla riva del rio. Lì ci mostra la sua nuova casa che ha costruito per sé, sua sorella e la nipotina di pochi giorni. Un piccolo quadrato di terra circondato da pezzi di lamiera, assi di legno e plastica.Nel tardo pomeriggio vado al centro Hijos del Sol. Il centro è chiuso ma Omar ha un appuntamento con Victoria, una signora che vuole discutere ed aiutare nell’organizzazione del “El dia del niño” (Il giorno del bambino, che si festeggerà nel Merendero il 15 di agosto).                                                        

Nel pieno della discussione, si intrufolano nel salone due bambini di 8 anni che frequentano il centro, Moisés e Josué.

Portano con sé delle radio al collo e, non preoccupandosi affatto di interrompere la riunione in corso, con sguardo complice, si posizionano davanti alla porta d’ingresso e iniziano a cantare e ballare.

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All’istante quel salone serio e troppo silenzioso si illumina e si trasforma in un vero e proprio palcoscenico. Ci danno un assaggio del loro talento innato al ritmo di “Bailando”, lasciandoci completamente a bocca aperta.

Omar e Hilda a fine spettacolo mi esprimono il loro stupore: mai Moisés e Josué avevano fatto un’esibizione simile, e dopo un inchino fugace e un “ciao tíos ” corrono verso la calle per tornare al lavoro nella speranza di raccogliere qualche spiccio.Come sentire questo momento se non come un benvenuto personale e specialissimo?Nuestra Señora Santa María de la Asunción… le  mie prime 24 ore con te e già mi sento innamorare.

9 agosto

Visita alla famiglia Mereles PeñaMi trovo nel Supermercato in Gran Via.

soniademarco7Latte, pane, farina, uova, carne in scatola, zucchero, riso e pasta. Spesa di prima necessità fatta. Direzione: famiglia Mereles.

I Mereles vivono lungo delle vecchie rotaie abbandonate insieme ad altre famiglie.

Luogo da cui saranno a  breve cacciati e costretti a cercare un altro posto dove poter vivere, per volontà del governo di ripristinare la vecchia ferrovia.

La prima cosa che mi colpisce più delle loro baracche, più delle immondizie, più dei cocci di vetro sotto ai piedini nudi che vedo correre qui e lì, è il sorriso raggiante con cui ogni bambino mi accoglie. I loro occhi e i loro sorrisi sono di una profondità ed espressività che non hanno eguali.

I bimbi sono numerosi e hanno età diverse tra loro ma giocano in sintonia, non li sento discutere o agitarsi e condividono, aspettando con pazienza il proprio turno, un triciclo arrugginito il cui sellino sta attaccato per miracolo.

Prima che tramonti il sole decidiamo di rientrare a casa.

Mentre ci incamminiamo per tornare all’auto, due fratellini seduti su un muretto dondolano le gambe e quando mi avvicino per baciarli alzano i piedi come per porgermi le loro scarpe.

 

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Scherzando, faccio il gesto di levarle e dico: “adesso le porto a casa con me”. E, per tutta risposta, ricambiano il sorriso e con un cenno di consenso dicono: “va bene tía le puoi prendere”.

L’emozione mi pervade… probabilmente è l’unico paio di scarpe che hanno e sono disposti a regalarle a una donna che viene da lontano, che a stento parla la loro lingua e che mai hanno visto prima di quel giorno.

Un piccolo gesto, un insegnamento immenso.

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10 agosto

“Balla come se nessuno ti stesse guardando, canta come se nessuno ti stesse ascoltando”
– M. Twain

Al Merendero si prepara un pentolone di riso condito con mayonese, uova sode e prosciutto, e da bere  prepariamo un succo rinfrescante di  arancia e carota.

Il centro di accoglienza è affollato e intravedo il mio piccolo artista di strada Josué, gli vado incontro e abbracciandolo gli chiedo se dopo la merenda mi concede un ballo.

Il pomeriggio scorre veloce, servo i bambini insieme a Graciela, Omar e Hilda, e dopo aver lavato i piatti e sistemato la cucina, tutti piano piano lasciano il centro, compreso il mio piccolo artista.  

Mi rassegno e penso si sia scordato della mia richiesta, ma a mia grande sorpresa, una quarantina di minuti dopo, quando ormai sto a un passo dall’uscio, si ripresenta correndo verso di me con il fiatone e  con il sorriso di chi si è assentato, ma non ha mai smesso di pensarti.

Ci guardiamo con la complicità di due amici di una vita, ridiamo e ci prendiamo per mano… e poi balliamo e cantiamo come se nessuno ci stesse guardando.

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11 agosto

Home is where your heart is.
soniademarco13Visita alla famiglia Avalos Martinez Aregua.

Rieccomi al Supermercato di Gran Via. Questa volta, alla spesa di beni di prima necessità aggiungo un pacco di biscotti con gocce di cioccolato e dei confetti alla nocciola.

Quando arriviamo a casa loro e consegniamo la borse di alimenti, inutile dire che i bimbi si fiondano sul cioccolato come sulla cosa più bella mai vista. Ed io, inguaribile golosa mi ci fiondo insieme a loro e, con una certa soddisfazione, osservo quei piedini neri e visetti sporchi di cacao.

Tra un biscotto e l’altro sento la necessità di togliermi le infradito per sentire la terra come la sentono loro e per respirare a pieni polmoni ciò che mi circonda.

Lancio le mie infradito in mezzo alle galline e affondo i piedi nella terra rossa, nell’acqua e nel fango e prendendoli per mano mi faccio mostrare le casine intorno… ; e in quel momento, felice come non mai, mi sento a Casa, mi sento una piccola Avalos Martinez Aregua con i piedini neri e la maglietta piena di briciole.

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12 agosto
Incontro con Dyrsen
soniademarco15Conosco Dyrsen Medina, figlia del giornalista Pablo Medina inviato del quotidiano Abc Color, il più importante giornale indipendente del Paraguay.

Pablo fu ucciso in un agguato nel mese di ottobre 2014 perché conduceva un’inchiesta sulla produzione di marijuana nella zona di Curuguaty.

Il 18 novembre 2014 FUNIMA International prese parte all'organizzazione della manifestazione #JusticiaparaPablo per chiedere fosse fatta luce sul suo omicidio e di quello della sua giovane assistente, Antonia Almada.

Qualche fetta di papaya e un caffè all’americana accompagnano i racconti di Dyrsen.

Ho i brividi e occhi lucidi mentre stringo la mia tazza di caffè nero;  nero come i suoi racconti, come il dolore di una figlia a cui è stato tolto, non solo il padre, ma anche due zii assetati di verità e giustizia.

Mi emoziono davanti alla forza di questa ragazza che ha la mia stessa età, e come me è mamma.

Mi smuovono le viscere la sua non-rassegnazione, la sua sofferenza e paura diventate coraggio, coraggio di alzare la voce, di ribellarsi e denunciare un sistema corrotto e criminale.

Passiamo il resto della mattinata a suddividere per sesso ed età diversi scatoloni di vestiti e scarpe usati che  poi consegneremo ad alcune famiglie nei giorni a seguire.

Nel pomeriggio andiamo ad Hijos del Sol e riceviamo le prime donazioni per “El dia del niño” da  persone e amici che vivono in zona e desiderano dare il proprio contributo.

Riceviamo tantissimi peluche e giochi nuovi e usati, patatine chips e dolciumi.

Siamo molto contenti e rimaniamo con le dita incrociate sperando che nei giorni a venire arrivi dell’altro.

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13 agosto

Le Dee Madri

soniademarco18Visita alla famiglia Martinez

Iside, figlia del dio Keb (Terra) e della dea Nut (Cielo).

Divinità egizia che appartiene alla categoria delle grandi Dee Madri, colei che evoca ogni cosa gentile, la tenerezza della madre, la fecondità e la grazia della donna.

Isidra “dono di Iside” è il nome della mamma che conosco in una mattinata fresca e uggiosa.

Isidra Martinez, donna instancabile ha portato nel proprio grembo e dato alla luce ben 11 figli.

Seduta su una sedia, mentre porge il seno al bimbo più piccolo, ci racconta quanto è diventato difficile prendersi cura dei figli da sola e lavorare sulla strada: sanguina giornalmente e continuamente a causa di un tumore all’utero.

Quando arriviamo a casa sua, accanto a lei c’è una signora che a giudicare dagli occhi di Isidra, non sembra essere la benvenuta. Scopro poi che l’ospite non desiderato è un’assistente sociale inviata dal governo per “controllare la situazione”.

Dicono di aver visto Isidra lavorare sulla strada insieme ai figli e che se dovessero vederla di nuovo glieli porteranno via.
Le due donne parlano tra loro e Omar si china verso di me per spiegarmi il termine “canasta”.

Le famiglie più bisognose hanno diritto a ricevere la canasta dal governo, che nient’altro è, che il diritto a ricevere qualche chilo di beni di prima necessità una volta al mese. La famiglia Martinez dovrebbe riceverla, ma la mamma non vede nulla da più di un anno.

soniademarco19Parlano in guaranì e non capisco mezza parola ma non è necessario. I sentimenti che traspaiono dagli occhi della donna non hanno bisogno di traduzione e mi portano a voler calzare per qualche secondo quelle scarpe, pesanti come un macigno.

All’improvviso mi ritrovo su una sedia, indosso dei pantaloni blu e una magliettina marrone  bagnata di latte che fuoriesce dal mio seno; la mia piccolina finalmente dorme a bocca aperta e ho giusto il tempo di dare una sbirciata alle altre pesti prima che “l’avvoltoio” del governo mi minacci di portarmeli via.

Quattro di loro giocano a terra e uno è sdraiato sul materasso. Ha gli occhi molto lucidi, probabilmente gli verrà la febbre.

Con un braccio stringo a me la piccola e con l’altra cerco in una scatola di cartone qualche spiccio… ne trovo a sufficienza per comprare un farmaco nell’eventualità che la febbre salga molto nel corso della giornata,  poi però penso che dovrò camminare un paio d’ore per andare e tornare dalla farmacia e non riesco a trattenere un lamento piagnucolante.

Lamento di stanchezza e per il forte dolore di pancia.

Oggi sto meno bene di ieri ma fortunatamente ho ricevuto due sacchetti di alimenti dagli zii Omar e Hilda… che sollievo! almeno per oggi non sono costretta a scegliere tra cosa comprare: le medicine o il pane.

Gli altri sette figli sono in giro per la città, non so dove a dir la verità e non so nemmeno se stasera li vedrò, se qualcuno di loro rientra domani, dopodomani o il giorno dopo ancora. Forse si fermeranno a dormire nella casa di qualcuno, forse in un parcheggio o su un marciapiede ma la cosa non mi preoccuperebbe così tanto se non avessi il pensiero dell’alcool e della droga.

Quando li vedo strafatti non so se mi fa più male il sangue che perdo o il loro stato confusionario e a volte violento…

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…Mi guardo i pantaloni e sono di nuovo grigi. Ho tolto quelle scarpe… davvero troppo, troppo pesanti per me e con un senso di sollievo e vergogna, vedo materializzarsi nuovamente le mie infradito bianche con gli strass.

 Continua la discussione in quella lingua tanto meravigliosa quanto incomprensibile. Io vado dai bimbi con un sacco nero e ad uno ad uno faccio provare le scarpe usate che ho portato; e mentre a tutti regalo un sorriso distratto, con un nodo in gola penso al giorno dopo, penso tra cosa sarà costretta a scegliere Isidra: se le medicine o il pane.

14  agosto

E tu, Tia,  perché non ti droghi?

Arrivano altre donazioni per “El día del niño”: oggi pannolini a volontà!

Divido tutti i doni in piccoli sacchettini da consegnare ai tutti i bambini insieme a Victoria che già conoscete, e Martina.

Martina è una volontaria del Friuli arrivata da poco ad Asunción che mi accompagnerà per tutto il resto della mia esperienza in Sud America. Sono emozionata!

E dopo un full immersion di spagnolo e guaranì posso parlare finalmente un po’ di italiano… tra le prime cose a cui accenno, perché solo lei può capirmi, è quanto mi manca il profumo di un buon espresso.

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A fine giornata fuori dal Merendero, seduti su un marciapiede, ci sono Angel, Junior e una ragazzina che allatta il proprio figlio di qualche giorno di vita. Scherzano e Junior fa di tutto per attirare la mia attenzione. Mi avvicino e mi chiede se fumo, non sigarette ovviamente.

Molto sorpresi dalla mia risposta negativa in coro mi chiedono: “E perché no?”

Junior che ha la metà dei miei anni, notando la mia ignoranza in materia, si sente in dovere di darmi delucidazioni sui tipi di droga che si possono comprare in città e mi chiede con molta nonchalance di lasciargli qualche soldo per comprarla.

Riesco a mascherare alla perfezione il mio dispiacere per questa realtà-normalità, e con affetto gli dò una pacca sulla spalla: “Non ti lascio un bel niente mi amor, fai come me, non drogarti! Ci vediamo domani.”

15 agosto

“Perché hai permesso che mi lasciasse da sola?”

soniademarco25Moisés entra nel salone per chiedere un bicchiere d’acqua. Sono le 10 di mattina ed io gonfio palloncini per addobbare la sala.
Moisés ripone il bicchiere nel lavandino e si siede accanto a me: “Te puedo ayudar a inflar?

Io sorrido e gli porgo la mia pompetta: “Bueno! tú inflas y yo hago el nudo vale?

Siamo una catena di montaggio: lui gonfia e io faccio il nodo e continuiamo così per mezz’oretta. Siamo talmente concentrati ed attratti dai tanti colori che in quel momento nessuno dei due reputa necessario parlare di qualsiasi argomento. Veniamo solo interrotti ogni tanto da un noiosissimo “Dai Moisés! ora vai…”.

Moisés ha solo otto anni e da come sta composto e mi aiuta sembra molto gentile, volonteroso ed ubbidiente.

Mentre penso a quanto sono felice di essere in sua compagnia, Omar si avvicina e bisbigliando mi fa capire che il motivo per cui la mamma lo chiama è evidente: deve smettere di giocare e tornare al lavoro.

Al terzo richiamo della madre il bimbo si alza di scatto, sorride appoggiando a terra la pompetta e se ne va in fretta e furia.

La mia bambina interiore si immobilizza. Guarda la sedia vuota e poi la pompetta e con tutte le sue forze mi sferra un pugno nello stomaco e mi urla contro da dentro : “Ma come! Perché hai permesso che mi lasciasse da sola? voleva solo aiutarmi a gonfiare i palloncini, ci stavamo divertendo!”

Le mani mi tremano e le appoggio sullo stomaco per cercare di lenire il dolore del colpo appena incassato... la mia bambina crolla e inizia a piangere, ed io insieme a lei.

soniademarco26El dia del Niño

Arrivano in fretta le 2 di pomeriggio e il centro è affollato, inizia la festa! Io trucco i bambini, ci sono musica, palloncini, regalini, buon cibo e due torte giganti. Siamo davvero in moltissimi e l’atmosfera è gioiosa.

La bimba dentro me indossa un naso rosso di spugna e ha di nuovo gli occhi luminosi perché ha potuto riabbracciare Moisés. Ridiamo, cantiamo, balliamo e rimaniamo tutti insieme fino a ora di cena.

 

 



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16 agosto

Visita al centro di  disintossicazione e recupero specialistico “PUAFE”

Il 19 giugno 2014 venivano accolti a “PUAFE” i gemelli Mereles Peña.

Mario Rubén e Mario Rosalindo, 12 anni, erano caduti nel tunnel della droga e grazie alla collaborazione dell’Associazione FUNIMA International e ai volontari italiani Andrea e Chiara è stato possibile toglierli dalla strada.

Nel giugno 2014 mi trovavo seduta dietro una scrivania, nell’ufficio di FUNIMA International ad inserire nel sito internet questa importante news, immaginando la disperazione di una madre e la speranza ritrovata grazie a questa grande opportunità.

Un anno dopo, sono seduta davanti all’ingresso Puafe a bere tererè con Carlos Vitar e indosso un bellissimo braccialetto in macramè realizzato da Mario Rubèn.

Carlos, il direttore di Puafe, ci racconta dei peggiori anni della sua vita: lunghi anni di depressione, di droga e alcool, anni vuoti di cadute e ricadute.

E poi ci racconta della fede ritrovata, di Dio, il suo faro nella notte, della forza per uscire da tutto il male che lo stava inghiottendo. La fede che lo ha riportato in vita e spinto a dedicarsi agli altri, ad attivarsi per buttare un ancora di salvataggio a chi come lui è stato ingurgitato dalla strada.

I miei occhi brillano affamati di curiosità e le mie orecchie più ascoltano più vorrebbero sapere di Carlos, del suo lavoro, delle giornate “tipo” dei fratelli Mereles e di tutte le meravigliose attività che svolgono tutti i ragazzi accolti in questo centro.

Le ore scorrono inesorabilmente… e mai come adesso vorrei fermare il tempo per rimanere ad ascoltare e vivere.

Blanca Mereles de Peña, la madre, mi chiede di filmarla perché si sente in dovere di ringraziare FUNIMA International. Mentre la filmo, distolgo lo sguardo dall’obiettivo della telecamera per guardarla negli occhi… e lei guarda nei miei… i nostri cuori si dicono qualcosa e contemporaneamente i nostri visi materni si rigano di lacrime.

Anche i gemelli ora tredicenni hanno qualcosa da dire: “Se non fosse per voi non saremo qui, nostra madre ha sofferto tanto a causa nostra ma ora andiamo a scuola, abbiamo imparato a leggere e a scrivere, avete un cuore grande, che Dio vi benedica”

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20 agosto – Viaggio in Argentina

Con un pugno di stelle in tasca

Dimenticatevi per sempre la vostra concezione di cielo stellato... quella piccola manciata di stelle che ho e avete potuto ammirare dal nostro amato quanto odiato Stivale.

21 agosto ore 22:00, Argentina On the road.

Una cascata di luci vive pulsanti incastonate in un manto blu notte, profondissimo e tangibile.

Uno spicchio di luna color porpora di piccole dimensioni, i quali raggi squarciano con coraggio l'oscurità e illuminano più di quanto abbia mai fatto una Luna Piena nel nostro cielo... Se non fosse per i libri di scuola, non avrei mai creduto che quelle due lune potessero essere la stessa.

"E' davvero lo stesso cielo?" Mi ripete con insistenza la mia bambina interiore mentre i suoi occhi brillano di pura meraviglia.

Mi dicono in molti che il bello deve ancora venire... Proseguo quindi il viaggio col naso all'insù, nell'attesa di essere sulle Ande a 4000 metri, a mezzo passo dal cielo e poter dire alla bimba dentro me: "Avanti Sun... se ti metti in punta di piedi arrivi a toccarle".

E lei tornerà al suo Stivale saltellando, con un pugno di stelle in tasca.

20 settembre

“Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni.” - J. Irons

Facciamo un salto indietro dunque, al giorno in cui, con gli occhi sgranati cercavo sul monitor il volo LH331, alla prime righe della prima pagina di questo racconto:

“Tutto parte da un sogno. E quando lo vedo prender corpo e capisco che è lui, che lo sto vivendo, non mi chiedo cosa farò: so già che ne sognerò un altro."

Esattamente. Non mi chiedo cosa farò e come lo farò. So già che andrò di nuovo lì, sulle Ande Argentine, a mezzo passo dal cielo.

Ho trascorso sette giorni in un posto che molti considererebbero abbondonato da Dio.

Dove non c’è nulla e le temperature sono estreme, dove le persone vivono in case fatte di sassi e erba secca, dove luce elettrica e gas sono utopia ed è necessario camminare ore per bere un po’ di acqua.

Ho viaggiato su un furgoncino bianco per chilometri e chilometri, in mezzo ai cactus e al niente, insieme a Ramón Gómez (Presidente della Fundación Los Niños de San Juan) e sua moglie Sandra Ojeda.

Due persone instancabili, che dedicano tutta la loro vita alla gente di questi posti sperduti.

E in questo luogo dimenticato da tutti ho respirato Dio, che mi ha spogliata del superfluo e mi ha vestita di Essenzialità.

“In 13 anni di operatività non ho mai sentito una sola persona lamentarsi per la propria situazione. Mai. Questo popolo è saggio, spirituale, grato alla Madre Terra e sempre mi ha accolto con gioia e gratitudine per l’aiuto che ho potuto portare, grande o piccolo che fosse” mi racconta Ramón.

Insieme a lui, Sandra ed altri volontari ho accolto, cucinato, sfamato, pulito, consegnato vestiti, scarpe e giocattoli, ho camminato, scalato rocce e  regalato sorrisi.

Ed insieme a loro sono stata letteralmente investita dal flusso vitale di questo pezzo di cielo sotto il quale mi sono donata, e donandomi  mi sono profondamente innamorata… innamorata dell’Amore.

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Al  comedor Las Cuevas festeggiando El dìa del Niño.
Foto in alto a destra – da sinistra Sandra, Io, Eugenia Martinez, volontaria.

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Ripartizone donazioni (alimenti, vestiario, giocattoli) e consegna presso le famiglie e due scuole elementari.

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Ultimi giorni in Paraguay

soniademarco33Dopo le Ande torno a Nuestra Señora Santa María de la Asunción, ormai mancano pochi giorni al mio ritorno in Italia.

Sento che prima di andarmene voglio lasciare un pezzo di me al Merendero Hijos del Sol, un qualcosa che ricordi ogni giorno ai bambini che sì saranno fuori dalla mia vista, ma non dai miei pensieri e il mio cuore.

Chiedo dunque a Omar Cristaldo due cose: dei colori e un muro.

Trascorro due giorni con un pennello tra le dita e uno nei capelli,  con i vestiti sporchi di pittura e a volte mi dimentico pure di mangiare ma alla fine riesco a terminarlo…

 

 

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All’ingresso del salone principale del Merendero dipingo il Padre Nostro in quella lingua che tanto amo, che per me è tanto meravigliosa quanto incompresibile: il Guaranì.

soniademarco35…E se sei arrivato a leggere fino a qui, a te, proprio a Te che stai leggendo voglio dedicare questa foto scattata a 3100 mt. sopra il livello del mare, nel Comedor di Las Cuevas.
“Per cambiare il mondo inizio da me”

Perché se sei arrivato fino a qui e hai vissuto con me le emozioni dei miei piccoli, immensi e deliranti sogni può voler dire una cosa soltanto…

 

 

 

soniademarco36…che sei un folle.


“A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d'accordo con loro o non essere d'accordo. Li potete glorificare o diffamare. L'unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi in loro vediamo del genio. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono coloro che lo cambiano davvero.”


Sonia De Marco
4 ottobre 2015
Sant’Elpidio a Mare (FM)