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flavio200Di Flavio Ciucani

«Con la seconda sua venuta il Cristo conferma la vera natura divina di suo Padre Dio, il Creatore, che non è solo Amore, ma anche e soprattutto la Giustizia, vale a dire la manifestazione dell’ordine e dell’armonia dell’intero edificio cosmico. Cercate prima il Regno di Dio e la sua Giustizia” (Mt 6, 34). Questa frase avalla quanto noi abbiamo espresso precedentemente. Solo nel tempo dei Vangeli, per la stessa volontà del Padre, è stato permesso a Cristo di anteporre l’Amore alla Giustizia per aiutare gli uomini». È uno dei messaggi celesti comunicato allo stimmatizzato Giorgio Bongiovanni (“Il Ritorno”, pag. 37)

Nella logica creatrice, il Cosmo (in greco vale come “ordine”) posa sui due pilastri dell’ordine materiale e spirituale dell’Amore e della Giustizia. Questi due elementi sono incarnati nello stesso Verbo presente e attivo nella “Creazione” stessa: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.» (Gv 1, 1-3) Il Cristo e il Cosmo sono interconnessi, perché Egli lo crea, Egli l’organizza, Egli ne è l’anima che lo rende vivo. Ci sono nell’evoluzione sensibile due momenti: l’era dell’Amore e l’era della Giustizia. Nell’ultima evoluzione umana, prima che si crei il Regno, si sono i due tempi cosmici e cioè il periodo dell’Evangelo (era dell’Amore) e il periodo della Rivelazione, in greco Apocalisse, (era della Giustizia).

L’era dell’Amore non nasce il giorno del divino parto di Maria, ma ne è la conclusione di un tempo-non tempo in cui l’umanità ha ricercato la propria salvezza dalla materialità soggiogante, passando per la sensibilità spirituale dell’esistenza di un Essere Materno (Magna Mater), dalla certezza di una vita oltre la morte (iniziati di Eleusi), dal bisogno della resurrezione dalla morte (Iside e Osiride), dalla visione della necessità di un salvatore (Zoroastro), fino alla certezza di prepararsi all’avvento del Messia (Esseni).

I tempi e gli avvenimenti sono strettamente legati alla logica cosmica e non a quella umana. L’uomo connette il suo divenire all’errore della visione materiale della vita. Egli dimentica l’eternità del proprio “Io”. Trascorre la sua esistenza tra la nascita e la morte, scandita dai giorni e le notti, dal movimento dell’astro solare, diviso a sua volta in giorni, questi in ore, e le ore in minuti e poi ancora in secondi. Ma quando si parla del Cristo Cosmico, come pure quando Gesù parla di Regno, questi avvenimenti non sono espressi in forma temporale, perché la loro reale entità, il loro divenire travalica il significato di tempo. «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.» (Mt 24, 13) «Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.» (Mt 24, 36)
È meno agevole barcamenarsi negli avvenimenti dell’era della Rivelazione. Abbiamo per certe le circostanze che si stanno appalesando e che sono gli elementi fondamentali della promessa che Gesù stesso ha fatto ai suoi e a sua Madre:

• avvenimenti sociali di estrema sofferenza, ed eventi naturali e atmosferici di eccezionale gravità;

• giovani, bambini, fanciulli ai quali saranno affidate le profezie degli avvenimenti futuri;

• vecchi saggi o persone mature spiritualmente avranno visioni che per la gente sembreranno strani “sogni”;

• la presenza di “aiutanti”, angeli, che precederanno e accompagneranno Gesù nel suo ritorno.

Questi sono gli elementi precursori della seconda venuta del Cristo sulla terra, di cui egli stesso ha parlato e che tutti insieme, in maniera straordinaria, si sono manifestati nel nostro tempo.

Giovanni Battista, il precursore, ha avuto e avrà un ruolo fondamentale nelle due ere, di Amore e di Giustizia. Egli doveva, allora ed ora, presentare al mondo il Messia. «Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».» (Gv 1, 15) Adesso come allora si ode incessante il grido: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore.» (Gv 1, 23)

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«Prepara la mia mensa» aveva detto Gesù nell’inverno del 1988 a Giorgio Bongiovanni. Non era certamente apparecchiare una tavola per rifocillare i corpi, ma dedicarsi a una missione vera e propria. Era un compito arduo, di cui all’epoca riusciva appena a intravedere, dietro l’entusiasmo giovanile la fede che lo animavano, il vero, enorme e impegnativo peso di quella missione che avrebbe, da lì a breve tempo, completamente stravolto la sua vita: preparare il ritorno di Cristo.

Se quest’incarico gravoso richiamava la missione e la tragica fine del Battista, era pur vero che l’era cosmica e quindi anche i parametri erano cambiati. Era l’era della Giustizia, la cui attuazione era stata negata a Giovanni Battista, capace di annullare o intralciare la missione di amore del Verbo: in questo senso si è espresso Giorgio Bongiovanni. «Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: “Non ti è lecito tenerla!”. Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.» (Mt 14, 3-5) Di profeti che guidano le rivolte lo abbiamo letto nella storia della Bibbia, e in Israele in quel tempo c’erano gli zeloti in armi.

Ora nell’era della Giustizia il “Battista” non può morire neanche se volesse. Un compito che sa di utopia, ma sancito dal Vangelo: preparare il “popolo” al ritorno del Signore ed egli «camminerà innanzi a Lui (lo presenterà) con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti». Quindi egli non sarà uno dei testimoni ma il garante per quelli che hanno accolto la salvezza e hanno lottato espettando il ritorno di Cristo; e la garanzia sono i segni che porta, le stimmate.

Se, nella mente di Adonai, i tempi non sono rapportabili alla misurazione umana, e se il compito in questa era della Rivelazione è manifestare la Giustizia divina, può anche succedere che il tempo dei “due testimoni” sia passato e non ci siamo accorti. I messaggi dei fratelli celesti che vengono diramati dal loro messaggero Giorgio Bongiovanni non smettono di proclamare la Giustizia esecutiva del Cielo come se essa fosse già in atto. Se il massimo esempio della proclamazione della perfezione cosmiche, che unisce l’Amore e la Giustizia, è il martirio perché non prendere in considerazione il sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

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«E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto (sovversione e ricchezza= mafia), dove appunto il loro Signore fu crocifisso. Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro (“La ricomposizione e l'identificazione dei loro corpi, estratti dopo un lungo lavoro dei vigili del fuoco, è stata uno degli aspetti più difficili e penosi.” - https://www.poliziadistato.it). Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.» (Ap 11, 7-11) Si cominciò a gridare nelle piazze “Le loro idee camminano sulle nostre gambe.”
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Quell’urlo continua ancora oggi a rimbombare come bombe, che non scoppiano, ma penetrano gli animi, urlato dai giovani cuori, ricolmi di quel soffio di vita procedente da Dio, dei giovani. Il silenzio degli organi di stampa conniventi col potere colluso, viene frantumato da un esercito di ragazze e ragazzi che fanno risuonare l’antico richiamo giovanneo «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento.» (Mt 3, 7-8)

Flavio Ciucani
18 Maggio 2021

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