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dalcieloallaterra

 

HO SCRITTO IL 3 DICEMBRE 2008:

L’ARTICOLO CHE ALLEGHIAMO A QUESTO SCRITTO CI DÀ MOLTA SPERANZA, MA NON CI ILLUDIAMO CHE LA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA POSSA CAMBIARE RADICALMENTE LA METODOLOGIA NEFASTA CHE HA POSTO IN ESSERE NEGLI ULTIMI 1.500 ANNI.
CERTAMENTE, SE IL PAPA BENEDETTO XVI  RICORDA CHE È IMPORTANTE PREGARE E PENSARE ALLA SECONDA VENUTA DI CRISTO NE PRENDIAMO ATTO E RITENIAMO CHE ABBIA AVUTO CORAGGIO A DIRE LA VERITÀ.
MOLTO PRESTO VI PORTERÒ A CONOSCENZA DI FATTI E PROVE CONCRETE CHE RIGUARDANO LA CORRUZIONE DEL VATICANO.
ANCHE ALL’INTERNO DELLA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA È IN ATTO UNA LOTTA SPIRITUALE ALL’ULTIMO SANGUE TRA LE FORZE DEL MALE (TANTE) E LE FORZE DEL BENE (POCHISSIME).
RIMANETE IN ATTESA.
DA QUI A NON MOLTI  GIORNI VEDRETE E TOCCHERETE.

GIORGIO BONGIOVANNI
STIGMATIZZATO

Sant'Elpidio a Mare (Italia)
3 Dicembre 2008

Papa: siamo per fine ingiustizie, non per fine mondo

CITTÀ DEL VATICANO  - Il cristiano non vuole la fine del mondo ma la fine dell'ingiustizia. I cristiani non pregano "perché finisca il mondo", ma possono "correttamente pregare" per la venuta di Cristo, in un mondo altrimenti ingiusto, "dove c'é ingiustizia e violenza", tra i "profughi del Darfur" e del nord-Kivu, "tra chi fa uso di droga", "tra i ricchi che hanno dimenticato Dio". Lo ha detto il Papa durante l'udienza generale, in una ampia riflessione sulle "cose ultime", a partire dalle lettere di san Paolo, in particolare quelle ai Tessalonicesi, ai Filippesi e ai Corinti. "Possiamo pregare anche noi invocando 'maranatha', cioé Signore vienì?", si è chiesto Benedetto XVI davanti a circa 15.000 persone riunite in piazza San Pietro per il tradizionale appuntamento del mercoledì. "Mi sembra che per noi oggi nella nostra vita e nel nostro mondo - ha osservato - è difficile pregare che venga Cristo, e penso che sinceramente non osiamo pregare questo per molti motivi; tuttavia in un modo giusto e corretto anche noi possiamo con la prima cristianità dire 'Gesu' vienì, certo non vogliamo la fine del mondo, ma vogliamo che finisca questo mondo ingiusto, che sia fondamentalmente cambiato, che sia di giustizia e di pace, senza violenza, senza fame, tutto questo vogliamo e come potrebbe succedere senza la presenza di Cristo? Senza la presenza di Cristo - ha affermato papa Ratzinger, la cui riflessione si è svolta interamente a braccio - non verrà mai un mondo giusto e rinnovato...". "L'attesa della parusia, della venuta di Gesù non dispensa i cristiani dall'impegno in questo mondo, ma - ha poi rimarcato il Papa - accresce la nostra responsabilità di lavorare per questo mondo".

Papa Ratzinger ha accennato anche al brano evangelico sui talenti, per ammonire che "Cristo è anche giudice, e il giudice ci chiederà 'cosa avete fatto con i talenti?': l'attesa del ritorno - ha ribadito - implica la responsabilità per questo mondo". La responsabilità verso il mondo, ha osservato Benedetto XVI, è uno dei tre atteggiamenti che il cristiano deve avere di fronte alla fine del mondo. Gli altri due sono l'assenza di "paura", - perché "la resurrezione ci ha liberati dalla paura, dalla paura degli spiriti diffusa nel mondo antico..." - e "la certezza della speranza", perché "il futuro non è un buio nel quale nessuno si orienta, contro la paura del futuro che è nel mondo, il cristiano vive e ha certezza e coraggio per affrontare futuro". Al termine dell'udienza il Papa ha rivolto un saluto ai fedeli della diocesi di Milano accompagnati dal loro arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, che gli hanno portato in dono una copia del nuovo lezionario ambrosiano. "Il Papa - ha poi riferito Tettamanzi ai cronisti - è stato molto contento del dono del nuovo lezionario e gli ho detto che in realtà gli offrivo un dono che lui ha già offerto a noi, visto che è stato lui ad appoggiare l'iniziativa durante la visita 'ad limina' dei vescovi lombardi".

12 novembre 2008

ANSA.IT