
IL CIELO E LA NATURA POTREBBERO AVERE GRAVISSIME RITORSIONI CONTRO LA VOSTRA ARROGANZA.
DICO A LEI, SIGNOR PUTIN, PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA.
LIBERATELI!
GLI ARCTIC 30 SONO SOLO COLPEVOLI DI PACIFISMO.
CADANO LE ACCUSE DI PIRATERIA E SIANO IMMEDIATAMENTE RILASCIATI
Come Lei sa, le autorità russe hanno sottoposto a fermo 30 membri dell’equipaggio della nave di Greenpeace, l’Arctic Sunrise, sin dal 19 settembre quando, armate, hanno abbordato l’imbarcazione nel mare della Peora.
Le trivellazioni nell’Artico sono un’impresa pericolosa e ad alto rischio. Una fuoriuscita di petrolio nelle acque ghiacciate dell’Artico potrebbe avere impatti catastrofici su uno dei più incontaminati, unici e meravigliosi paesaggi della terra. Le conseguenze di uno sversamento di petrolio sulle comunità che vivono nell’Artico, e sulle specie animali già fortemente vulnerabili, potrebbero essere devastanti e di lungo periodo. I rischi di un incidente di questo tipo sono sempre presenti, e i piani di risposta dell’industria petrolifera rimangono del tutto inadeguati.
Io personalmente, come milioni di persone in tutto il mondo, sto seguendo attentamente questa vicenda, nella speranza che le autorità russe lascino cadere le accuse di pirateria e che trattino gli “Arctic30” secondo le leggi internazionali, riaffermando il diritto di protestare pacificamente e indirizzando i propri sforzi verso la protezione dell’Artico.
Dario Fo
LONDRA — «Cari mamma e papà, qui a Murmansk ha nevicato e dalla finestra della cella entra un vento freddo. Io cerco di non perdere le speranze. Ci provo con tutte le mie forze. Perché di certo il mio futuro non è stare a marcire in questa prigione. O almeno spero». È solo un passaggio della toccante lettera che Alexandra Harris, attivista di Greenpeace detenuta in Russia, ha inviato ai genitori lo scorso 13 ottobre, e che oggi viene pubblicata dal Guardian.
Harris, 27 anni, è stata arrestata dalle autorità russe nel settembre scorso insieme agli altri 29 ambientalisti che erano a bordo della nave Arctic Sunrise: stavano protestando contro le trivellazioni nel Mar Artico presso una piattaforma del colosso petrolifero Gazprom. Accusati di pirateria e detenuti nella città di Murmansk, ora rischiano 15 anni di carcere. Tra loro c’è anche il biotecnologo napoletano Cristian D’Alessandro. «Stare in prigione è come morire lentamente», scrive la Harris, esperta inglese di comunicazione, alla sua prima missione con Greenpeace. «Passi il tempo a immaginare come sarebbe la tua vita fuori da qui e conti i giorni». Ieri si sono svolte oltre 85 manifestazioni di sostegno per gli «Arctic 30», dall’Everest a Città del Messico. Un appello alla clemenza per l’attivista italiano era stato inviato mercoledì da Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, al responsabile di Gazprom, Aleksej Miller: Scaroni ieri si è detto più ottimista sulla soluzione. Il suo esempio è stato seguito ieri da Jorma Ollila, presidente del board di Shell, altro partner strategico del gigante russo.
19 Ottobre 2013 – Corriere della Sera
http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_24/greenpeace-nave-attivisti-perseguiti-stranieri_7a77d302-24f7-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml
