Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
madre tierraDAL CIELO ALLA TERRA

IN SINTONIA CON LA MADRE TERRA

LA REALIZZAZIONE DELLA VERITÀ, I SUOI CONTENUTI UNIVERSALI ED EVANGELICI, SONO LA BASE PER POTER ACCEDERE ALLE GRAZIE DIVINE DELLA GNOSI.
ESSERE IN SINTONIA CON LA DIVINA NATURA COSMICA DELLA TERRA SIGNIFICA ESSERE CHIAMATI E CANDIDATI AD EREDITARE IL NUOVO CIELO E LA NUOVA ERA UNIVERSALE CHE PRESTO SI INSTAURERÁ SUL VOSTRO PIANETA.
SINTONIA CHE IL FRATELLO JACOPO, LA SUA DOLCE SPOSA SONIA E I LORO ANGELI  FIGLIOLI  HANNO REALIZZATO PER ESSERE DI ESEMPIO A TUTTI I FRATELLI DEL MONDO CHE SEGUONO, O CREDONO DI SEGUIRE, L’OPERA MESSIANICA CHE DA TEMPO PONIAMO IN ESSERE SUL VOSTRO MONDO.
AUGURI E DIO VI BENEDICA, JACOPO, SONIA, MARCO E ALICE. IL FUTURO DEL MONDO È VOSTRO E VOSTRO È ANCHE IL NOSTRO AMORE.
PACE!

VOSTRI FRATELLI NELLA LUCE

COME SEMPRE INVITIAMO TUTTI A LEGGERE, MEDITARE E DEDURRE.

DAL CIELO ALLA TERRA
Palermo (Italia)
10 Febbraio 2017
G. B.

Un boato di speranza
Di Jacopo e Sonia Bonfili

Il giorno 26 Ottobre 2016 il grido disperato di una martoriata Madre Terra ha cambiato per sempre le nostre vite.

Effetto ineluttabile di cause poste in essere da una società ignava e presuntuosa, quel lamento soffocato, strozzato e trattenuto si è infine manifestato diventando gemito e singhiozzo di una madre amorevole trafitta al cuore dalla sua creatura prediletta che non è più in grado di amarla.

Un gemito che continua… che appare inconsolabile.

Gemito di un pianeta usurpato, violentato, trivellato.

Sconquassato e avvelenato dalle esplosioni nucleari.

Depredato delle sue linfe vitali e delle sue meravigliose foreste vergini.

Privato di gran parte della fauna che esso stesso ha nutrito e dalla quale ha ricevuto nei secoli nutrimento.

Ammalato dalla tecnologia, dal prodotto di una scienza senza coscienza che è siero di morte versato in un tino di acqua purissima.

Dilaniato dalle guerre, dal sangue di uomini inconsapevoli e dal fuoco di armi di diabolica manifattura.

Malato terminale che geme aggredito da un aguzzino vorace ed incontentabile, da quell’enzima, l’uomo, che da fonte di nutrimento cosmico per il pianeta è divenuto ormai virus mortale.

Erano le 21 e 18 minuti quella sera del 26 Ottobre, un ruggito violentissimo ci ha sorpresi come uno stormo di caccia bombardieri smuove l’aria d’improvviso sopra uno scenario di guerra, poi la terra e tutto quello che vi era sopra ha incominciato a sussultare forte, forte, sempre più forte, senza fermarsi, come un aggressore del doppio della tua stazza ti prende al bavero della giacca e ti scuote con tale veemenza da toglierti ogni possibilità di difesa.

Nell’ampio ristorante in località Maddalena di Muccia ci eravamo fermati con i nostri due bambini a prendere una pizza dopo la scossa delle 19 e 15 minuti che, provvidenzialmente, ci aveva allontanato dalle nostre abitazioni.

Ad un tratto un rombo di tuono ci ha investiti. Le mura hanno letteralmente incominciato a smontarsi, le colonne in calcestruzzo ad esplodere come colpite da raffiche di mitra invisibili mentre il pavimento diventava un tappeto magico ondeggiante sul quale era impossibile rimanere in equilibrio.

La luce comincia a balenare, poi in un attimo tutto è al buio, le grida disperate della gente che cerca di raggiungere l’esterno sono sovrastate solo dal ruggito della terra.

Mi ritrovo a brancolare nel buio a pochi metri dall’uscita. Marco, mio figlio, lo avevo sotto braccio fino ad un istante prima e ora lo sento gridare: PAPÀ!! PAPÀ!! SONO CADUTO!!

Mi accorgo terrorizzato che egli non è più con me. La folla che ancora è all’interno mi investe in quel momento come un fiume in piena, comincio a gridare ATTENTI!!! ATTENTI!!! C’È UN BAMBINO A TERRA!!!

Per grazia del Signore vedo Marco accovacciato in un angolo e riesco a prenderlo…, ma dov’è mia moglie? Dov’è mia figlia?

Comincio a gridare i loro nomi, non sono sicuro che siano potute uscire prima di me, ad un tratto sento Alice che grida PAPÀ, PAPÀ HO PERSO LA SCARPETTA, LA SCARPETTA!!!

Meravigliosi i bambini, dolcissimi nella loro divina purezza.

Alice aveva appena ricevuto un paio di ballerine che desiderava tanto ed il pensiero di perdere il regalo di mamma e papà gli aveva fatto gridare una frase che solo un bimbo avrebbe potuto pronunciare.

Alla fine ci ritroviamo tutti fuori nell’ampio piazzale, stiamo bene.

Ancora scossi dal movimento della terra che non sembra cessare incominciamo a portare soccorso e consolazione a chi è intorno a noi, c’è disperazione, incredulità, urla… e pianto.

Mi viene istintivo ad un certo punto girarmi verso il ristorante per capire se qualcuno è ancora all’interno ed in quel momento assisto ad una scena surreale che rimarrà impressa per sempre nella mia memoria: il proprietario, un uomo di circa settant’anni, è in piedi, immobile al centro della grande sala dove ora la luce intermittente dei neon mostra la sinistra desolazione delle mura sconquassate, dei tavoli e delle sedie rovesciati con le pietanze ancora calde sopra.

È immobile, con gli occhi lucidi, pieni di lacrime… che non sgorgano.

È il capitano irreprensibile che rimane al timone del transatlantico che affonda, è l’artista che nell’olocausto delle bombe naziste rimane aggrappato al suo pianoforte mentre le macerie lo investono.

Mio padre, quando erano giovani, gli diede il consiglio di acquistarlo quel ristorante perché sarebbe stato un buon affare, questi, che già ci lavorava da quando era bambino e che stimava mio padre, seguì il suo consiglio, fece enormi sacrifici ed infine riuscì ad acquistarlo. Ci lavorò per tutta la vita così come fecero i suoi figli.

Ora contemplava con sgomento e costernazione il divario incolmabile tra il sacrificio dell’uomo e la potenza della natura.

Tante cose sono cambiate quel giorno e altrettante nelle settimane seguenti. Nei momenti appena successivi agli eventi ho avuto l’illusione che gran parte della gente fosse diventata migliore, più buona, più altruista, più generosa.

Ho visto una società che da umana diveniva umanitaria, ma questo miraggio non è durato. Pian piano la commozione e la solidarietà hanno lasciato spazio allo sconforto e alla rabbia, i cuori si sono induriti e le necessità personali hanno soffocato ogni slancio altruistico.

Certamente molti si sono distinti.

Coloro i quali per mestiere e per indole sempre si sono occupati di aiutare gli altri. Le nostre forze di intervento sia statali che private che quando agiscono con i loro uomini sul campo si distinguono per coraggio, sacrificio ed efficacia e manifestano uno dei pochi motivi per i quali oggi rimaniamo orgogliosi di essere italiani.

Molti altri, persone comuni, hanno riscoperto quei valori di solidarietà e di servizio che albergano da sempre dentro di noi e che una società predatrice era riuscita a soffocare.

Molti si sono risvegliati ai valori più alti, intimi e sacri che l’uomo possiede per diritto divino.

Molti si… ma in un numero non sufficiente a frenare la folle corsa di questa umanità verso traguardi di lucida irresponsabilità, ingiustizia, prepotenza, sopraffazione, ...morte.

Un Dio crudele dunque, una Natura violenta, così hanno sentenziato i dotti maestri dell’informazione.

Stolte guide cieche dei popoli.

Esimi dottori del nulla che ogni giorno entrano viscidamente nelle vite e nelle case di un’umanità pigra ed ignava che ha lasciato tutte le porte socchiuse ed incustodite.

Un’umanità convinta che il divino parli, esista, solo quando eventi naturali terribili impattano sulla sua tranquilla esistenza, sui patrimoni materiali che con sacrificio ella ha edificato.

Niente prima niente dopo.

L’Universo invece ci parla, non ha mai smesso e mai smetterà, quanti di noi si sono soffermati ad ascoltarlo?

Da quanto tempo non viviamo una giornata su questo pianeta che sia caratterizzata dalla presenza spirituale, dalla contemplazione e comprensione degli eventi e dei flussi energetici che ci compenetrano.

Da quanto tempo distrattamente viviamo i tragici effetti delle nostre azioni dimenticandoci che noi stessi li abbiamo posti in essere e non un dio crudele e assassino.

Troppo tempo.

L’ignavia, la superbia, la mancanza d’amore hanno fatto addensare nuvole nere sulle nostre teste.

Le tenebre ci hanno avvolto, l’oscurità ci ha fatto perdere l’orientamento, procediamo ora lambendo il precipizio tenendoci stretti ad altri corpi ad altre braccia vagando senza meta ignari del baratro che abbiamo davanti ai piedi.

Certo se avessimo una lanterna, un vecchio lume, forse potremmo ritrovare quel sentiero di salvezza indicato dai maestri e dai saggi di tutte le epoche e riemergere infine dall’abisso.

Poveri sciocchi che siamo.

Il lume lo abbiamo sempre avuto, nascosto nella parte più intima del nostro essere, avvizzito in quanto a lungo trascurato, spento solo perché non ricordavamo più di averlo.

Lo Spirito Intelligenza, nostra autentica divina ed immortale natura, può tornare a splendere come un fuoco perpetuo e squarciare finalmente l’oblio proiettandoci verso quelle altezze di verità, giustizia, sapienza, libertà e amore che rappresentano la nostra vera dimora.

Chi scrive, assieme alla sua famiglia, nel mezzo di tutti questi eventi ha avuto l’enorme grazia di poter udire e comprendere il significato più profondo di quanto accaduto.

L’enorme grazia di poter immaginare e forse realizzare una seconda parte della propria vita addirittura migliore della precedente.

L’enorme grazia di comprendere l’ordine di grandezza delle cose di questo mondo e la loro giusta posizione nella scala dei valori universali.

L’enorme grazia di poter anche solo intuire in quale maniera la Forza Universale Onnicreante, il Santo Spirito, opera sull’esistenza di ogni suo figliolo.

Nessuna vittima nelle Marche a causa del sisma, nessun bambino rimasto ucciso o ferito fino ad oggi, nessun animale schiacciato sotto capanni o stalle.

La VITA in questa nostra regione è stata totalmente preservata, le opere dell’uomo invece no.

Il Creatore agisce in giustizia con la determinazione degli Zigos e ci mette sempre, da secoli, da millenni, di fronte alla più ovvia delle verità: l’uomo deve vivere in simbiosi con la natura, non può ergersi al di sopra di essa credendo, nella sua infinita arroganza, di poterla dominare. Noi e lei siamo figli della stessa creazione, siamo entrambi vivi, siamo integrati e simbiotici l’uno con l’altro, siamo assieme con il mondo animale la meraviglia nella quale il Creatore aveva programmato di compiacersi.

Non esiste altra Verità all’infuori di questa.

La natura appare tanto più inesorabile e nefasta quanto più l’uomo confonde se stesso con le opere, seppur mirabili, che egli ha edificato.

Ciò non significa che egli non abbia, in tutte le epoche, prodotto meraviglie delle quali essere fiero e tramandare ai posteri.

Opere architettoniche grandiose che hanno segnato la cultura e la tradizione dei popoli.

Opere, frutto del sacrificio e del lavoro dell’uomo, che hanno custodito sotto i loro tetti gli affetti, le storie ed i ricordi delle famiglie.

In un epoca di decadimento dei valori spirituali, etici e materiali ad opera di forze nefaste che vogliono gran parte dell’umanità schiava, povera nella materia, dura di cuore, individualista e predatrice, l’uomo non può più cadere nell’inganno di identificarsi totalmente nelle opere materiali frutto del suo ingegno altrimenti quando esse verranno spazzate via dalla furia di altri uomini o dalle calamità naturali anche la sua stessa esistenza andrà miseramente in pezzi.

Per sopravvivere a quest’epoca di valori rovesciati è necessario che l’umanità trovi la forza per un grandioso cambio di paradigma, che capisca finalmente che il valore fondante della propria esistenza è la vita stessa, che l’edificio più straordinario e mirabile che ella potrà mai edificare è quello della fratellanza dei popoli, quello del rispetto per i diversi, quello dell’aiuto ai miserabili del mondo, quello del soccorso agli oppressi dalle guerre e dalla fame, quello dell’amore incondizionato verso i minimi, quello del sacro rispetto al di sopra di ogni cosa per i nostri figli e per il loro futuro, solo così quell’edificio da materiale diverrà cosmico e sarà nostra meravigliosa e divina dimora per i secoli dei secoli.

Jacopo e Sonia Bonfili

10 Febbraio 2017