DAL CIELO ALLA TERRA
HO SCRITTO IL 30 AGOSTO 2019:
G.B.
FORSE, NON È IN QUESTO MODO CHE SAREI VOLUTA NASCERE
Di Sonia De Marco
Forse, non è in questo modo che sarei voluta nascere. Se avessi potuto scegliere come venire al mondo, avrei scelto diversamente.
Avrei scelto la bellezza del Creato, affinché il suo alito di libertà e vita soffiasse nelle mie narici, dal primo istante.
Non sempre è dato scegliere e non sempre il primo istante rispecchia i propri sogni.
Eccomi che lotto, mi contorco e dimeno dirigendomi verso la luce, apro gli occhi: vedo … piango … grido. Sono qui. Sono nata.
Sono nata sì, il tempo trascorso per prendere consapevolezza che quella brama di libertà e bellezza è pura utopia, è solo un battito di ciglia.
Neonata, lattante, fanciulla … adolescente, giovane donna e anziana in un breve e fugace battito di ciglia.
Lo scorrere di pochi anni bastano per segnarmi il volto e indelebilmente l’anima.
Non avrei creduto di arrivare qui, eppure eccomi. Oggi sono poco più di un’adolescente, quattordici anni soltanto, ma sento di portarmi dentro una vita INTERA; anzi, almeno dieci vite, cento o forse diecimila.
La mia anima viandante ha camminato in questo tempo molti passi, macinando chilometri, andando spesso dove non avrebbe voluto andare, assistendo a cose che avrebbe preferito non vedere.
Sono stata senzatetto, senza famiglia, schiava delle persone e non solo; prigioniera della droga per non sentire la fame, ubriaca a volte di alcool e altre di dolore.
Ho cercato di fuggire, ma troppo spesso sono rimasta, affogando nella paura e nella vergogna, per convenienza o semplicemente per mancanza di speranza, facendo di quella disumanità la mia normalità.
Una normalità che è calzata a pennello con i miei incubi.
E ORA, GUARDAMI NEGLI OCCHI. Senti il mio grido di ribellione, il mio ruggito di resistenza? Soffocato talmente tante volte, che ha imparato a non aver bisogno di corde vocali, trovando la sua fuga nelle mie pupille.
Una supplica d’amore che ha squarciato non so come, credimi, qualche invisibile barriera.
Una volta una vecchia donna, incontrata per caso nel mio girovagare, mi raccontò che il singolo battito di ali di una farfalla può causare una catena così rapida di movimenti fino a scatenare un uragano dall’altra parte del pianeta; mi asciugava le lacrime mentre mi diceva di farmi forza.
Che sciocchezza questa storia della farfalla! Mi soffiavo il naso e singhiozzavo. Nemmeno ci credevo, ma aveva dannatamente ragione.
Il battito del mio cuore e delle mie ali ha attraversato un intero continente arrivando a lui, a lei, a loro. A TE. Avete sentito tutti.
“E se fosse mia figlia? Se fosse nata dal mio seme, dal mio seno, dal nostro amore?”. Avete cominciato a porvi domande che hanno suscitato il vostro orrore e vi hanno unito al mio grido, al mio ruggito, alla mia richiesta.
Forse, non è così che sarei voluta nascere, non in questo modo, non in questo luogo, non in questo tempo. Oggi faccio riassorbire i miei lividi e mi sollevo, riconoscendo di essere nata per una profonda necessità, per missione, per fare del nostro cuore pulsante il nostro stendardo! Per portare alta la bandiera della VITA, della mia, della tua, di altre dieci, cento o forse diecimila.
Quattordici anni soltanto e sono stata neonata, giovane donna, anziana. Sono stata lei, lui , te e tutti coloro i quali, con il proprio batter d’ali, creano l’uragano di uguaglianza e di umanità; rendono onore al Creato, alla bellezza che finalmente soffia nelle mie narici e scorre nelle mie vene.
Grazie per essere con me. Grazie per essere ME.
Fino alla fine dei miei giorni.
*Nata a Sant’Elpidio a Mare
il 25 maggio 2005
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