HO SCRITTO IL 4 DICEMBRE 2007:
PRIMA DELL’ANGELUS IL PAPA ERA STATO IN VISITA AI MALATI RICOVERATI ALL’OSPEDALE SAN GIOVANNI BATTISTA E SOFFERMANDOSI SULL’AVVENTO DEL NATALE HA SPIEGATO: “L’Avvento è tempo di preghiera e vigile attesa. Ci chiede e ci avverte di attenderLo vegliando, poichè la Sua venuta non può essere programmata o pronosticata ma sarà improvvisa e imprevedibile. Che non vi succeda quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio”. E ANCORA: “La grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi”. DA QUESTE PAROLE, RIPORTATE INTEGRALMENTE NELL’ALLEGATO APPOSTO A QUESTO SCRITTO, POTETE PRENDERE ATTO, COME ME, CHE ANCHE IL PAPA FINALMENTE ANNUNCIA LA SECONDA VENUTA DI CRISTO SULLA TERRA.
RICONOSCIAMO NEL PAPA LA SUA PROFONDA PREPARAZIONE TEOLOGICA DELLE SACRE SCRITTURE E DEI SEGNI DEI TEMPI. ANCHE SE, PURTROPPO, EGLI NON AFFERMA CHE IL TEMPO DELLA SUA VENUTA È QUESTO. ATTENDIAMO DA SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI LA RIVELAZIONE COMPLETA DEL TERZO SEGRETO DI FATIMA CHE È STATA RESA NOTA DALLA CHIESA SOLO IN PARTE, COME GIÀ HO SPIEGATO E APPROFONDITO GLI SCORSI ANNI E GLI SCORSI MESI (vedi il dossier dedicato al terzo segreto di Fatima), E RESTIAMO ANCHE IN ATTESA CHE EGLI POSSA CON CORAGGIO ENUNCIARE CHE LA SECONDA VENUTA DI GESÙCRISTO E IL GIUDIZIO FINALE DELLA FINE DEI TEMPI È UNA REALTÀ PROSSIMA CHE SI RIFERISCE A QUESTO TEMPO.
PER FINE DEI TEMPI SI DEVE INTENDERE LA FINE DI UN’ERA E L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA, INFATTI IL VANGELO PROMETTE IL REGNO DI DIO IN TERRA. IL CRISTO ATTRAVERSO LA SUA SUPREMA GIUSTIZIA REALIZZERÀ IL FUTURO PARADISO IN QUESTO MONDO.
LEGGETE, MEDITATE E DEDUCETE.
Montevideo (Uruguay)
4 Dicembre 2007
IL PAPA: “La Scienza ha confinato Dio e la fede nella sfera privata”.”L’unica vera novità della storia umana è l’avvento di Cristo. La storia deve essere rievangelizzata” Trentamila in piazza San Pietro. “Gli aspetti materiali non ci distolgano dallo spirito del Natale”
ROMA -“Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale”. Benedetto XVI è tornato stamani sui temi dell’enciclica Spe salvi nel discorso che ha preceduto l’Angelus. Secondo il Pontefice “oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio, del vero Dio, altrimenti restano privi di speranza”.
La scienza, insiste il Pontefice, “contribuisce molto al bene dell’umanità ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio”.
“L’unica vera novità della storia è Cristo” sono state le prime parole pronunciate affacciandosi alla finestra del palazzo apostolico. “E la storia chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall’interno”. Tutto l’impianto teologico e filosofico della Spe salvi ruota intorno alla necessità primaria di papa Ratzinger e del suo mandato apostolico di bloccare la secolarizzazione della chiesa e il laicismo sempre più dominante. Va in questo senso anche il richiamo alle Nazioni Unite che ieri ha creato qualche imbarazzo diplomatico. Ed ecco la sottolineatura: “L’unica vera novità è Cristo”.
L’enciclica s’intitola Spe salvi perchè cita le parole di San Paolo:”Spe salvi facti sumus”, salvati grazie alla speranza. Speranza e fede nell’intervento del Pontefice nella prima domenica d’Avvento.
“In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola speranza -ha rilevato il Papa teologo -è strettamente connessa con la parola fede: è un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, cosI’ grande e cosI’ affidabile da farci dire che in essa noi abbiamo la salvezza? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesà¹, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile”.
Prima dell’Angelus il Papa è stato in visita ai malati ricoverati al San Giovanni Battista. E a loro ha consegnato idealmente il testo dell’enciclica. “è un testo -ha spiegato nell’omelia della messa celebrata in un padiglione -che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: anche un presente faticoso”. L’importanza della speranza, quindi, e della fede, soprattutto in un luogo di sofferenza.
Anche in corsia il Pontefice si è soffermato sull’Avvento e sul Natale. Un tema che ha ripreso più tardi in piazza San Pietro davanti a circa trentamila fedeli quando ha detto che gli aspetti materiali non devono distogliere dal vero significato del Natale. “L’Avvento -ha spiegato -è tempo di preghiera e di vigile attesa. Ci chiede e ci avverte di attenderlo vegliando, poichè la sua venuta non può essere programmata o pronosticata ma sarà improvvisa e imprevedibile. Che non vi succeda quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio”.
L’angelus di Benedetto XVI: “Scienza non basta. La storia deve essere rievangelizzata”.