SIA IN CIELO CHE IN TERRA

DAL CIELO ALLA TERRA

La Croce di Cristo durante il conflitto atomico
(Dipinto di Bruce Pennington)

HO SCRITTO IL 6 APRILE 2017:

PAOLO DI TARSO E IL RITORNO DI CRISTO
LEGGERE E STUDIARE LA TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO REDATTA DAL MIO AMICO FRATERNO FLAVIO CIUCANI FA GIOIRE L’ANIMA E FORTIFICA LO SPIRITO NELLA FEDE IN CRISTO, NOSTRO SIGNORE E SALVATORE.
LEGGETE, MEDITATE E DEDUCETE!

Palermo (Italia)
6 Aprile 2017
G.B.

SIA IN CIELO CHE IN TERRA
Di Flavio Ciucani

Il succedersi degli avvenimenti nefasti sulla terra ci ricordano, ogni giorno, i segni predetti da Gesù prima della “fine” del mondo (Mt. 24). Eppure il nostro istinto di sopravvivenza ci porta a sperare che tutte le bellezze naturali che ci circondano non debbano finire: ci entusiasmiamo difronte a una esibizione artistica, nell’ascoltare una musica o una canzone; un tramonto o un’alba provocano in noi emozioni indescrivibili; la bellezza di una donna o di un uomo ci avvincono; il mare, i fiumi, le fragorose cascate inebriano le nostre sensibilità. Tutto ciò che di bello e che ci circonda, ci lega passionalmente a questo pianeta. Forse è per questa attrazione che leghiamo la “fine” solamente alla terra, agli uomini e alle cose di questo pianeta. Eppure sembra necessario che ciò avvenga: “Bisogna che Cristo regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.” (1ª Cor. 15, 25-27)

A ben esaminare l’affermazione dell’apostolo Paolo scopriamo che la “fine” non significa distruzione, ma sottomissione. L’unico elemento che sarà annientato sarà la morte. Tutti i nemici saranno assoggettati a Cristo, ciò significa salvezza, vita, non distruzione, così come è stato affermato: “Io sono la via, la verità e la vita.” (Gv. 14,6). Quindi assoggettarsi a Colui che regnerà ha il senso di “creazione” di una nuova vita, e la “fine” diviene “inizio”: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine.” (Apocalisse 22,13) L’assoggettamento è una necessità per creare un unico regno, “bisogna che Egli regni”, perché tutta la creazione, nata dall’infinita Sapienza e unitamente alla Sapienza-Cristo, ha un unico fine: l’unione o la riunificazione con lo Spirito Creante. “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.” (Gv 1, 1-3) Inoltre “bisogna che Egli regni” in quanto tutti gli spiriti cristici inviati sulla terra non sono riusciti a influenzare le scelte dell’uomo verso la salvezza consapevole, cioè preferire quei comportamenti materiali e spirituali, scelti con “libero arbitrio”, capaci di far compiere all’umanità un salto evolutivo. Il Cristo stesso si è fatto uomo e per l’uomo si è immolato, ma nemmeno questo è stato sufficiente, per cui diventa necessità chiamare a raccolta tutti gli eletti: “E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.” (2ª Pt 3, 13) Purtroppo il trapasso non sarà indolore in quanto necessiterà il totale cambiamento dell’umanità a livello fisico-materiale, economico-sociale, colturale-educativo, morale-spirituale: “Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora.” (Mt 24, 21)

La predizione di Gesù fa nascere il dubbio sul termine “mondo” a cui fa riferimento, e non è detto che si riferisca alla sola terra, ma potrebbe intendersi come “universo” o la “creazione” cioè “il tutto”. Anche lo stesso “Padre nostro”, la preghiera che Gesù ha insegnato agli apostoli, potrebbe avere una interpretazione diversa, anche se sembrerebbe stiracchiata. In “Sia fatta la tua volontà così in cielo e in terra”, gli avverbi, il greco ὥς e quello latino sicut, hanno un significato comparativo“così come in cielo anche in terra”, ma potrebbe intendersi “sia in cielo che in terra”, in cui il verbo “sia fatta” si riferisce sia al cielo che alla terra. Resta però aperta la promessa che la realizzazione del regno è legata a una rigenerazione totale: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.” (Ap 21, 1-2) Questo aspettativa diventa reale se consideriamo che anche “in cielo” è necessario realizzare il regno promesso in quanto, evidentemente, quel “cielo”, che noi immaginiamo perfetto, perfetto non è. “Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo.” (Col 1, 16-17) Se la perfezione fosse legata al “cielo” diverrebbe incomprensibile l’affermazione del giusto Giobbe “Le stelle non sono pure ai suoi occhi.” (Gb 25, 5)

La Giustizia divina non può essere imperfetta e pertanto perfetto è il suo giudizio. Lo Spirito giudica le sue creature secondo il concetto di causa – effetto, perciò il giudizio sarà basato sul merito. Tutti gli esseri animati, compresi i corpi celesti, hanno uno spirito eterno e come tale soggetto a giudizio sulla loro realizzazione conforme alle leggi dello spirito. Va anche considerato che tutta la creazione è sottoposta alla corruzione della materia: più materia compone il corpo fisico, più il corpo è sottoposto alla corruzione. “La creazione è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di Colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.” (Rm 8, 20-21) Se questo vale per i così detti corpi celesti, maggiormente conta per coloro abitano le innumerevoli “dimore” del Padre. È nella convinzione comune che rimasero sulla terra quegli Angeli “figli di Dio” che, ribellandosi alle consuetudini del loro ordine e grado, “videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.” (Gen 6,2) Sappiamo che Gesù ebbe a che fare con Satana, presente sulla terra. Infatti Egli si ritirò nel deserto “e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.” (Mt 1, 13) “Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».” (Mt 4, 10) Ma gli Angeli ribelli e i loro collaboratori sono veramente tutti sulla terra? Leggendo “Il libro etiopico di Enoch” ci si presenta un’altra realtà: “Lì osservai sette grandi stelle che ardevano come montagne in fiamme, e quando chiesi circa di loro, l’angelo mi disse: «Questo posto è la fine del cielo e della terra, ed è diventato una prigione per le stelle e le milizie celesti. Le stelle che posticipano il fuoco sono quelle che hanno trasgredito il comandamento del Signore all’inizio della loro crescita: poiché non sono venute fuori nei tempi stabiliti, Egli si è adirato con loro, e le terrà incatenate fino al momento in cui la loro colpa sarà interamente scontata, (anche) per diecimila anni»”.(Capitolo 18, 13-16) “Uriel mi disse: «Qui staranno gli angeli che si sono uniti con le donne: i loro spiriti, assumendo molte forme diverse, contamineranno gli uomini e li porteranno fuori strada per sacrificarli ai demoni come fossero dei; (qui essi dovranno stare) fino al giorno della grande sentenza, in cui dovranno essere giudicati. E anche le donne degli angeli smarriti diverranno ammaliatrici.» Ed io solo, Enoch, ho avuto la visione della fine di tutte le cose.” (Capitolo 19, 1-3)

Dai due passi citati de Il libro di Enoch, aldilà dei simbolismi, sembrerebbe che i ribelli abitino luoghi celesti e che essi influenzino le menti umane. Anche se si dovesse mettere in dubbio la veridicità delle visioni di Enoch, ci sono molte analogie con la visione di Giovanni apostolo: “Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.” (Ap 9, 1-4) Dal cielo giunge chi libera e appoggia la Bestia che si scaglia contro i giusti della terra. Prima che il Giudice si imponga e restauri il suo regno ci sarà la grande battaglia tra Michele e i suoi angeli e il Drago con i suoi angeli. “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo.” (Ap 12, 1-8)

Solo allora il Cristo, quando tutti i nemici, del cielo e della terra, saranno sotto i suoi piedi, instaurerà il Regno promesso e ci sarà “un nuovo cielo e una nuova terra.”

Flavio Ciucani
5 Aprile 2017