
Claudio Rojas e Jorge Costa intervistano Emmanuel Mouriño.
Il 18 gennaio, Emmanuel Mouriño è stato il protagonista di un’emozionante intervista nel programma “Verdadera Justicia”, condotto da Claudio Rojas e Jorge Costa. In questa occasione, Emmanuel ha raccontato i suoi 45 anni di dedizione e servizio nell’Opera di Eugenio Siragusa e Giorgio Bongiovanni. Le sue parole hanno offerto una profonda testimonianza di esperienze straordinarie, segnate dall’amore fraterno, dalla fede e dal sacrificio dei suoi maestri spirituali.
Prima di iniziare l’incontro, Jorge Costa ci ha immerso in una profonda riflessione condividendo un video sconvolgente degli ultimi incendi nella città di Los Angeles (Incendi a Los Angeles), un tragico e significativo elemento dei tempi apocalittici annunciati nella Bibbia e, successivamente, da Giorgio ed Eugenio.
Come complemento a queste immagini impressionanti, Jorge ci ha letto l’ultimo messaggio di Adoniesis (L’ira di Dio sovrasta su di voi), invitandoci a riflettere e a comprendere meglio il messaggio spirituale che si cela dietro questi eventi, esortandoci alla consapevolezza e all’azione in questi tempi drammatici e decisivi che stiamo vivendo.
Un incontro che cambiò il corso della sua vita
Tutto ebbe inizio nel 1978, quando, ancora giovane, Emmanuel incontrò Giorgio Bongiovanni a casa di Eugenio Siragusa. Questo incontro non fu casuale; fu, secondo le sue stesse parole, un “ritrovarsi” con qualcuno che sembrava già far parte della sua vita da sempre. All’epoca, Emmanuel attraversava difficoltà personali, ma la sua permanenza nella casa di Eugenio non gli offrì solo un rifugio, bensì anche una nuova prospettiva spirituale.
Giorgio ed Emmanuel svilupparono rapidamente un legame fraterno, fondato sui Messaggi Celesti che Eugenio riceveva e divulgava instancabilmente. Nel 1980, Emmanuel decise di portare la sua futura moglie Charo a conoscere Eugenio.
L’apparizione delle Stimmate e il rafforzamento della missione
L’anno 1989 segnò un punto di svolta nella vita di Giorgio Bongiovanni e, di conseguenza, in quella di Emmanuel.
A Fatima, Giorgio ricevette le Stimmate di Gesù Cristo attraverso l’intercessione della Vergine Maria. Per Emmanuel fu un’esperienza unica, poiché fino ad allora non avevano familiarità con i concetti legati alle Stimmate né con il livello di dedizione spirituale che quel cammino avrebbe richiesto.
Questo evento intensificò l’impegno di Emmanuel nella missione. Da quel momento, accompagnò Giorgio in numerosi viaggi intorno al mondo, portando il messaggio “dal Cielo alla Terra” in luoghi lontani come il Sud America, l’Africa e l’Italia.
Dolore, devozione e dedizione assoluta
Durante quei viaggi, Emmanuel fu testimone di momenti di profondo dolore e sacrificio. La Stimmatizzazione progressiva di Giorgio, prima alle mani, poi ai piedi e successivamente al costato, non rappresentava solo una sofferenza fisica, ma anche un atto di devozione e di totale abnegazione. Emmanuel ricorda come Giorgio vivesse queste esperienze di sanguinamento con un atteggiamento completamente sereno, anche nelle situazioni più difficili, come aeroporti, aerei e sale d’attesa.
Un aneddoto emozionante
Un aneddoto particolarmente emozionante, Emmanuel ha raccontato di come, in Sud America, ad Aurora, Giorgio ricevette una nuova Stimmata sulla fronte, in forma di Croce. Racconta che quella sera, riuniti in una comunità spirituale, tutti i fratelli presenti videro dei dischi volanti che inviarono segni e bagliori ai presenti. Giorgio annunciò loro che qualcosa di importante sarebbe accaduto.
Durante la notte, la Croce apparve sulla sua fronte, lasciando tutti profondamente commossi. Tuttavia, poche ore dopo, quel Segno era scomparso. Emmanuel racconta che Giorgio, in qualche modo, si sentiva turbato all’idea di dover portare quella Croce sempre manifestata. La Vergine, conoscendo i sentimenti di Giorgio in quel momento, la fece scomparire per alcune ore, il tempo necessario affinché Giorgio si tranquillizzasse e accettasse di portare visibilmente quel nuovo Segno.
Anni dopo, per missione e su richiesta alla Vergine, questa piaga visibile scomparve, anche se il dolore rimase presente in modo invisibile.
Un viaggio in Africa: tra povertà estrema e coraggio spirituale
Uno dei racconti più toccanti dell’intervista è stato il viaggio nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) durante la dittatura di Mobutu. L’Africa, con la sua immensa ricchezza e la sua storia di sfruttamento, è stata una destinazione annunciata dalla Vergine nella missione di Giorgio Bongiovanni.
Emmanuel ha descritto come il continente, nel suo insieme, sia un luogo segnato da sofferenza e povertà, ma anche da una profonda spiritualità e da una sensibilità unica verso il divino.
Zaire: tra sfide, sacrificio e fraternità
L’arrivo nello Zaire non fu privo di difficoltà. All’aeroporto, la burocrazia e il caos erano evidenti. Sotto un caldo soffocante e in un ambiente ostile, Emmanuel, Giorgio e tutti i loro accompagnatori si trovarono immersi in una realtà di estrema povertà. I taxi erano condivisi, e spesso, per spostarsi per incontrare i fratelli, viaggiavano in sei o più persone in una sola auto, Giorgio incluso, sudando e condividendo strettamente lo spazio con i fratelli locali.
Emmanuel ricorda che, a causa del caldo e degli abbracci continui con amici, simpatizzanti e fratelli, gli accompagnatori, lui compreso, avevano la fortuna di potersi fare una doccia una volta terminate le attività e rientrati in hotel. Giorgio, invece, a causa delle sue stimmate, non poteva farlo. Al suo posto, utilizzava salviette umide per pulirsi, mostrando anche in questo aspetto una forza, umiltà e dedizione totale che ispiravano chiunque lo accompagnasse.
Giorgio contro Mobutu: il coraggio di una denuncia in diretta TV
La situazione raggiunse il culmine quando Giorgio fu invitato a parlare in un programma televisivo, l’unico canale esistente nello Zaire, praticamente controllato dal dittatore. Lì, davanti alle telecamere, denunciò direttamente Mobutu, accusandolo di essere un assassino e di distruggere il suo popolo. Fu un momento di grande coraggio e senso di giustizia, ma anche di enorme pericolo.
Appena 15 minuti dopo la sua dichiarazione, dei militari armati di mitragliatrici fecero irruzione nello studio televisivo e li costrinsero a lasciare il luogo. Una serie di eventi confusi, che Emmanuel attribuisce a un intervento divino, permise che venissero accompagnati all’hotel senza subire rappresaglie. Furono posti in una sorta di arresto domiciliare fino a quando non vennero imbarcati su un volo di ritorno anticipato.
Il riconoscimento del male di fronte al bene estremo
Uno degli aspetti più sorprendenti del racconto è come Mobutu, dittatore noto per le sue atrocità, abbia riconosciuto in Giorgio qualcosa di più grande di lui stesso. Secondo Emmanuel, Mobutu sapeva perfettamente cosa fossero le Stigmate e, nonostante avesse il potere di arrestarli o persino ucciderli, decise di non farlo. Questo atteggiamento, come spiegato, si deve al fatto che il male estremo può percepire e temere il bene estremo.
Il giornalista che aveva facilitato l’ingresso di Giorgio al programma televisivo, però, non ebbe la stessa fortuna. Si presume che sia stato assassinato o, in ogni caso, che sia scomparso poco tempo dopo. Questa tragedia, insieme alle altre esperienze vissute nello Zaire, sottolineò la brutalità del regime e la vulnerabilità di coloro che lottavano per la giustizia.
Conferenze di massa e un messaggio di speranza
Nonostante i rischi, Giorgio organizzò, tra molte altre, una conferenza nello stadio Patrice Lumumba, a cui parteciparono oltre 30.000 persone. In quell’occasione proclamò un messaggio di Amore, Giustizia e Liberazione. Al termine della conferenza, concluse gridando: “Liberazione, liberazione, liberazione!”, e il pubblico rispose con fervore, ricordando che queste furono le ultime parole pronunciate dal leader nazionalista Patrice Lumumba prima di essere assassinato con la complicità delle potenze occidentali.
Per il popolo africano, Giorgio non era solo un leader spirituale; era un simbolo di speranza e resistenza. Nelle parole di Emmanuel: “Per loro, non c’era dubbio che Giorgio fosse Gesù, un profeta che portava Amore e Giustizia nei luoghi più bisognosi”. La loro logica li portava a credere che, se qualcuno con le Stimmate veniva da lontano per trasmettere un messaggio senza chiedere nulla in cambio, non poteva che essere un rappresentante di Gesù.
Un’opera che trascende il tempo
L’intervista è proseguita con una riflessione profonda sul significato di questi 45 anni di lavoro nell’Opera. Emmanuel ha sottolineato che l’Africa, con la sua storia di sfruttamento e sofferenza, è anche un continente ricco di potenziale. Tuttavia, l’egoismo e l’avarizia dell’Occidente hanno perpetuato il suo dolore.
Per Claudio Rojas e Jorge Costa, la testimonianza di Emmanuel è un richiamo all’importanza di mantenere viva la missione spirituale. Attraverso esempi come quello di Giorgio, siamo invitati a riflettere sulla nostra capacità di affrontare l’ingiustizia e lavorare per un mondo migliore.
Conclusione
“Con le mani sull’aratro”, questa missione Messianica continua, portando un messaggio di Amore, Giustizia e redenzione in ogni angolo del mondo.
Ringraziamo Emmanuel Mouriño per averci raccontato le sue esperienze nei suoi viaggi insieme allo stimmatizzato di Floridia con il suo instancabile lavoro, seguendo i mandati della Vergine, del maestro Gesù Cristo e dell’Altissimo Adonay.
Apprezziamo moltissimo anche Claudio Rojas e Jorge Costa per averci concesso questo spazio e per divulgare i messaggi di Giorgio Bongiovanni ed Eugenio Siragusa, che resteranno sempre presenti in noi.
Luis Mendiano Mendiano
15 Febbraio 2025.
Del Cielo a la Tierra España
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