Casa Giovani del Sole presenta: “Amari graffi nell’anima”

di Casa Giovani del Sole

“Amari graffi nell’anima”, ha rappresentato un viaggio alchemico di profonda trasformazione innanzitutto per noi che lo abbiamo co-creato. Un viaggio immersivo nei meandri del nostro animo, ritrovandoci e scoprendo nuove possibilità e modalità che ci hanno condotto oltre i nostri limiti.

Casa Giovani del Sole presenta: “Amari graffi nell’anima”

di Casa Giovani del Sole

“Amari graffi nell’anima”, ha rappresentato un viaggio alchemico di profonda trasformazione innanzitutto per noi che lo abbiamo co-creato. Un viaggio immersivo nei meandri del nostro animo, ritrovandoci e scoprendo nuove possibilità e modalità che ci hanno condotto oltre i nostri limiti.

Arte-Giustizia e Rivoluzione

Quello che segue, è il racconto del nostro viaggio all’interno di “Amari graffi nell’anima”, dal momento in cui era ancora parte di un pensiero collettivo, al giorno della sua realizzazione.
Con la speranza che queste parole ed immagini possano condurvi sui passi di questo nostro percorso, vi auguriamo una piacevole esperienza…
“Amari graffi nell’anima”, ha rappresentato un viaggio alchemico di profonda trasformazione innanzitutto per noi che lo abbiamo co-creato. Un viaggio immersivo nei meandri del nostro animo, ritrovandoci e scoprendo nuove possibilità e modalità che ci hanno condotto oltre i nostri limiti.
Per noi è stato davvero un percorso straordinario, fatto da incontri e sincronicità inaspettate, in una cornice a tratti surreale che ci ha permesso di crescere e trasformarci mano a mano che il progetto avanzava.
I compagni che abbiamo scelto per vivere questa esperienza, al di fuori della nostra associazione, sono stati fondamentali, poiché ognuna ed ognuno di loro ha saputo mettere quell’impronta unica ed irripetibile celata dentro di noi.

Essi sono giunti spontaneamente, senza alcuna intenzionalità apparente.

Sonia Sist, per la sua formazione e per le peculiarità del suo animo, è divenuta sin da subito cocuratrice di quella che all’inizio pensavamo fosse una semplice mostra. Oltre che artista è stata anche amica, sorella e compagna insostituibile per me di questo splendido percorso.
abio Bedin, artista e collagista, con le sue opere e la grande sensibilità ed entusiasmo, ha saputo donarsi completamente al progetto, trovando sempre nuove risorse.
Marco Recchia, che con la sua disarmante semplicità e umiltà, ha interpretato in modo astratto con i suoi quadri ad olio su tela, la morte e la vita.
Il gruppo di “Caffè Corretto”, che con i suoi membri fra cui fotografi, videomaker e grafici, hanno creato il sito di “Amari Graffi”, per dare dignità e spessore ad un lavoro che anche secondo loro andava valorizzato.
Non potevano mancare i membri dell’associazione Mandi dal Cil, senza il cui sostegno, non saremo mai riusciti a concretizzare questo nostro sogno, ed in particolare: Laura, Didier, Antonio, Cesare e lui, unico, insostituibile, instancabile, esempio vivente di operatività, amore, dedizione e fratellanza: Renzo Vecchiet. E non dimentichiamo i fratelli Daniele Davanzo, Alessandro Trevisi e Krintyan Zigante, che nel momento del bisogno hanno sempre dimostrato grande disponibilità mettendosi a disposizione per la riuscita dell’evento.

Con tutti loro, più che collaboratori, sin dai primi incontri, abbiamo sentito subito una forte intesa, sotto ogni aspetto, al punto da percepirci come una grande famiglia.
Arrivati ad un certo punto del programma, sentivamo tutti l’importanza di marcare in modo più deciso la nostra denuncia attraverso un’intervista a Gaspare Mutolo, noto collaboratore di giustizia e pittore italiano che già avevamo coinvolto nel nostro progetto con degli scatti inediti.
E che onore poter avere la collaborazione di Antimafiaduemila, giornale on line leader nel settore dell’antimafia, per meglio sviscerare e trasmettere una denuncia chiara e forte nei confronti della mafia!
E dove farla se non in un’ambientazione unica nel cuore di Udine, e precisamente sotto la Loggia del Lionello, palazzo dall’antica origine, simbolo della città, luogo aperto, scelto per poter cosi trasmettere l’idea di un Antimafia anch’essa aperta a tutti coloro che desiderino informarsi per conoscere i fatti.

Che emozione venerdì 30 agosto, nel vedere quel luogo pieno, anche con una sentita partecipazione dei giovani. I posti a sedere erano tutti esauriti e numerose le presenze in piedi o sedute sulle gradinate.
Ad intervistare Mutolo, Luca grossi, giovane redattore di Antimafiaduemila, anche lui a suo tempo membro di Casa Giovani del Sole. Che gioia vederlo sul quel paco con la sua presenza sicura e decisa.
La voce di Nicoletta Taricani, cantante jazz di origine siciliana, attraverso la sua arte ha onorato la vita di alcuni grandi uomini e donne che hanno dato la vita per poter far trionfare la giustizia e la legalità.
E poi lui, il nostro ospite, Gaspare Mutolo, che come spesso accade non si è risparmiato, donandoci verità scomode, ma che non possono essere più taciute.
Un susseguirsi di emozioni, per me racchiuse in una frase pronunciata dallo stesso Gaspare, a voler riassumere la sua esperienza: “ho praticato il male perché non avevo mai conosciuto il bene, ora che ho conosciuto l’uno e l’altro, ho rinunciato definitivamente al male e voglio vivere nel bene”.
Il giorno successivo, il 31 agosto, è stata per tutti noi una giornata indimenticabile, una delle esperienze più belle ed intense vissute insieme, frutto di un anno di attività.

Il termine mostra, era troppo stretto per un’esperienza così ampia, difficilmente inquadrabile dentro il significato di quel termine, come alcuni esperti del settore ci hanno fatto notare.
Ed ecco che tutte e tutti assieme abbiamo provato a giocare con le emozioni, i contenuti e le modalità con cui desideravamo veicolarli; e da lì nasce il marchio di “Global Art Experience”, per poter meglio descrivere un’esperienza artistica immersiva a 360 gradi, in cui il visitatore reso protagonista, possa meglio comprendere e vivere il tema da noi trattato: la mafia.
Il luogo scelto, certamente inusuale, sede di un ex manicomio sin dalla prima vista ci è parso perfetto come location.
E tanto abbiamo fatto, fino al giorno in cui abbiamo letteralmente strappato un sì al dottor Marco Bertoli, direttore dell’ASL di Udine.

In molti sono rimasti sorpresi, poiché il padiglione 9 raramente è stato concesso e mai per così tanto tempo e con una così grande libertà di agire all’interno.
Mentre visitavamo lo stabile, alla vista degli spazi che si aprivano a noi, ad una ad una ci apparivano le opere che di seguito avremmo esposto, dando così vita al percorso.
Abbiamo cercato di ascoltare profondamente l’energia di quegli ambienti, entrano in punta di piedi, per non snaturare la loro storia ma al contrario onorando e portando rispetto a coloro che prima di noi lo avevano vissuto.
Giorno dopo giorno, ad ogni nuovo ingresso, sentivamo l’energia cambiare ed il nostro entusiasmo crescere, stimolato quotidianamente da nuove ispirazioni ed idee.
Era oramai consuetudine che durante i lavori entrassero persone, sempre diverse, curiose di quella novità in corso, abituati oramai da anni a vedere quelle grandi finestre chiuse, tant’è che alla vista della porta principale spalancata, non hanno resistito alla tentazione di entrare per meglio comprendere cosa stesse accadendo.

E’ stato così che abbiamo conosciuto davvero la storia di quel luogo con i suoi segreti e le sue abitanti.
Ognuno di quegli incontri ha contribuito a mettere insieme la storia, il dolore, la vita e le speranze di ognuna di loro. La lettura di alcuni scritti ritrovati durante le pulizie, ci hanno catapultato indietro nel tempo ed è stato proprio grazie a loro che abbiamo sentito importante dedicare un’intera ala della struttura alle donne, con il desiderio di poter ridonare loro la dignità e libertà perdute.

Ogni celletta ha ospitato poi un’opera dell’artista Sonia Sist, raffigurante una donna, distinte le une dalle altre per una visione diversa del loro ruolo nel contesto della mafia.
Ad accogliere i visitatori, c’era la figura di una giovane donna, interpretata da Stella di Toma, che con la sua presenza sottolineava le parole dell’audio che si udiva di sottofondo assieme alla melodia di un pianoforte composta da Francesco Iannetti. L’ultima cella è rimasta sempre chiusa, rappresentando quello spazio di ogni donna che nessuno può violare. La visione del suo interno era possibile solo attraverso una piccola finestrella, da cui si poteva cogliere un’ambientazione surreale a voler rappresentare “lo spazio delle varianti”.I ballerini Mattia e Chiara Lautieri, hanno poi dato vita all’ultimo quadro “inconscio” con una particolare coreografia di danza eseguita appositamente senza musica, ma scandita solo dai loro respiri e passi, per meglio percepire lo spazio attorno a noi senza rischiare di inquinarlo.

Il percorso, articolato in varie sale, era condotto da David Marchi, che con la sua rivisitazione teatrale di Virgilio, accompagnato da Luca Lautieri, il portatore di luce, ha guidato i visitatori in un luogo senza tempo, in cui immergersi nei lori sensi per poter assaporare ogni passaggio.

In questo percorso non potevano mancare riferimenti ai grandi martiri come i giudici Falcone e Borsellino e molti altri, con le opere dell’artista e collagista Fabio Bedin, che parevano uscire dalle pareti grazie alle cornici tridimensionali create da Simone Gussago e Renzo Vecchiet. Questo passaggio è stato reso particolarmente suggestivo da una musica composta appositamente per loro da Nico Di Sante.

Anche le stragi sono state ricordate con opere 3D miste a collage di Fabio Bedin, poste su piedistalli che le illuminavano di rosso, colore che ritornava in ogni sala con un piccolo dettaglio. Anche i quadri proiettati a parete dell’artista Marco Recchia, sfumati alla fine con le splendide immagini dell’universo all’interno di un meraviglioso video di Alessia Miconi, con la colonna sonora composta da Nico Di Sante, hanno reso omaggio a grandi uomini e donne ricordando a tutti i presenti che noi siamo infinito e nulla potrà fermare il nostro moto rivoluzionario.

Francesco Ciotti, invece, ha interpretato l’atteggiamento omertoso, con degli scatti che ricordano dipinti di epoche lontane attraverso l’utilizzo del panneggio.
Le persone entrando in quello spazio, rimanevano sorprese nel vedere il quadro emblema della mostra, “il velo”, divenire opera viva proprio li difronte a loro, incarnato da Alessia Miconi, mentre il loro passaggio era accompagnato da sussurri e bisbiglii di sotto fondo.

Il cuore di G.A.E., è stata la stanza intitolata “Metamorfosi”, dedicata a Gaspare Mutolo, in cui riverberava in ogni immagine, la potenza vitale che si sprigiona nell’atto del cambiamento, sempre possibile, qual ora l’animo umano viene chiamato dal Padre di fronte ad esso.
Il percorso viene esaltato dalla musica di Nico Di Sante, che scandisce i vari passaggi di questa metamorfosi.

Nella sala, troviamo un vecchio confessionale in legno dai colori tenui, all’interno del quale, come avvolta in un bozzolo, troviamo una giovane, a voler rappresentare simbolicamente questo passaggio cruciale. Mailn Quevas, sulle note suonate live da Francesco Iannetti con il suo basso, ha interpretato una coreografia di Mattia Lautieri, trasformando in danza le fotografie esposte alle pareti su dei pannelli che sembrano fluttuare, creati su misura da Simone Gussago e Renzo Vecchiet. Gli artisti, hanno cercato di tramettere con le loro opere, l’importanza della sua metamorfosi con profondo rispetto e gratitudine.

Davanti a tutto questo, anche Gaspare, presente alla prima visita, si è commosso, come molti dei visitatori, donandoci un momento di grande intimità. A tratti osservavo i volti dei miei compagni, e ritrovandoci in una complicità di sguardi percepivo una forte commozione nel sentirmi profondamente collegata a loro.

La sala che più di tutte ha segnato in modo profondo e deciso la denuncia da noi portata inerente il coinvolgimento di alcune parti dello stato con il sistema mafioso è stata “LIBERAZIONE”. Tutto basato su un video nato dall’idea di fondere immagini, musica e danza hip-hop in un mix artistico potente.
Le immagini editate in modo creativo e tagliente, da Francesco Piras, tratte dai video realizzati da Antimafiaduemila, con giochi di colore, luce ed ombre, sono stati proiettati sul corpo di Diana Giacometti, che con la grinta che la contraddistingue ha danzato dando vita ad un moto di liberazione derivante dalla consapevolezza che solo la verità può dare! Al termine della proiezione, la sua ombra impressa sulle immagini del corteo che scorrevano alle sue spalle, davano l’impressione che lei stessa ne fosse direttamente partecipe.

Con il pugno alzato, ha poi condotto i visitatori all’ultima sala “MAREA”, in cui da una TV posta a parete, scorreva un video creato da Alessia Miconi, con tutti quei magistrati che ancora oggi lottano per far si che giustizia e legalità possano finalmente trionfare nel nostro paese, al termine del quale, la grande finestra posta di fianco alla TV, viene spalancata dalla nostra artivista, svelando una grande immagine che riportava frasi emblema di quel movimento giovanile rivoluzionario guidato da Sonia Bongiovanni
I discorsi della attivista Marta Capaccioni erano il sottofondo di quest’ultima sala, facendo sentire i partecipanti come proiettati in un corteo con una moltitudine di persone osservando le gigantografie alle pareti rappresentanti giovani manifestanti con lo sguardo “da tigre”.

All’uscita, attraverso un passaggio buio a voler quasi rappresentare una rinascita, le persone venivano accolte dalla melodia della canzone “Marea”, scritta ed interpretata da Alessandro Da Ros che, accompagnandosi con il pianoforte, ha commosso tutti i presenti. Sulle ultime strofe, gli artisti che hanno dato vita alle sale, ad uno ad uno sono usciti, disponendosi lungo il grande corridoio per accoglier e alla fine i visitatori stupiti con un grande applauso, facendoli cosi sentire loro stessi i protagonisti di questo fantastico viaggio.

Per congedarci, abbiamo consegnato ad ognuno e ognuna di loro un piccolo omaggio in ricordo di ciò che assieme avevamo vissuto: l’immagine di un’opera presente nelle sale accompagnata da una frase dedicata a loro. Non potrò mai dimenticare tutte quelle persone che in silenzio e profondo raccoglimento ci hanno seguiti passo a passo lungo tutto il percorso; I loro sguardi commossi che non riuscivano a trattenere le lacrime. Famiglie intere con bambini e bambine di tutte le età hanno permesso che ogni visita fosse unica ed irripetibile. Le persone non volevano uscire. Molti ci hanno chiesto di poter trascorrere ancora qualche attimo all’interno del padiglione, altri si fermavano assieme a noi condividendo le loro impressioni ed il loro vissuto. La giornata è terminata a notte inoltrata, ascoltando un podcast inviato dal nostro amato Giorgio. Quale modo migliore per concludere un’esperienza così grande, se non con le parole del nostro maestro, guida e faro per tutti noi, come sua figlia, Sonia Tabita, fonte costante di ispirazione ed amore profondo per questo cammino di rivoluzione!

Con sincero senso di gratitudine e riconoscenza per tutti voi

Casa Giovani del Sole

Udine / 11 settembre 2024