CHIEDETE E VI SARÀ DATO
Ai membri dell’Arca di Rosario
Per il loro amore e dedizione
All’Opera e ai suoi fratelli
Lo scorso mese di novembre, un vento solare è sceso su Rosario e ha commosso tutta la cittá. Al suo passo niente di vecchio è rimasto in piedi. Il soffio ha portato via e smantellato molte delle strutture antiche e inutili che tutti carichiamo sulle nostre spalle e ha acceso i cuori con un fuoco nuovo, sconosciuto, avvolgente, bellissimo e purificatore.
È accaduto in primavera, in questa primavera dell’anno duemilaotto, la prima del tempo della resistenza.
Non mi stanco mai di guardare Rosario in primavera. Assomiglia a un uccello, la fenice che risorge dalle ceneri dell’inverno e cambia i toni grigi e scoloriti con il rosa brillante del lapaco, a seguire il blu del palissandro, il giallo profondo delle acacie. I tigli, che in questa cittá vengono potati a forma di cuori, le foglie rinverdiscono e si riempiono di fiori piccoli, appena visibili, ma che profumano i suoi giorni e le sue notti. Sono un balsamo consolatore che ci fa dimenticare l’oscuritá dell’inverno e ci prepara per il rigore dell’estate, sempre più pesante e esigente.
È avvenuto in questa primavera strana, diversa, estremamente calda e opprimente a causa dei cambiamenti del clima. Dovevamo salutare Giorgio che, dopo due mesi di permanenza in Sudamerica, si apprestava a ritornare in Italia per una nuova tappa della Sua Missione, forse la più difficile, forse la più pericolosa, forse la più vicina al suo cuore.
La notizia della sua visita ci ha fatto sussultare, non potevamo crederci, troppo bella per essere vera. Ma lo era, cosí vera come la Vita, cosí vera come le sue Sacre Stigmate. Il regalo mi era sembrato eccessivo, fino al punto di pensare di non meritarlo. Ho visto i miei fratelli felici, esultanti. Ho visto loro ridere e festeggiare allo stesso tempo, emozionati fino alle lacrime, come bambini piccoli che ricevono un dono enorme e inatteso.
E ho sentito il vento rinnovare l’aria della città e portarci gioia, ancora prima del Suo arrivo, una risposta al nostro clamore interno, quale fosse un messaggio della Vita. L’ho sentito, l’ho respirato, fino ad arrivare ad ognuna delle mie cellule, con il suo profumo di fiori, con la sua essenza di tigli, con il tepore del sole. La brezza consolatrice ha toccato i nostri cuori, ha rinnovato la nostra fede, la nostra energia e la nostra dedizione.
Ma il compito non era facile e ce ne rendiamo conto poco dopo. Avevamo pochi giorni per trovare un salone capace di accogliere duecento persone o di più, cioè tutte le Arche, un altro salone per la cena con una capienza simile, donazioni per il menù da servire, alberghi per circa quaranta persone, luoghi dove ospitare ed accogliere i fratelli che sarebbero arrivati e tante altre cose.
Tutto ciò in alta stagione, quando a Rosario è impossibile trovare una sala, un auditorium o un salone di feste nemmeno pagando alti prezzi.
La mia preoccupazione era al limite, stava per diventare disperazione e ormai non riuscivo quasi a dormire. Le elevate temperature, insolite per il periodo, non ci aiutavano a placare gli animi.
Proprio una di quelle sere in cui non riuscivo a dormire mi sono ricordata alcune parole che Giorgio aveva pronunciato a dicembre del 2007, a Montevideo:
“Oggi vi devo dare un messaggio molto importante.
È un messaggio del Padre e voglio che lo ascoltate con attenzione.
Prima di tutto devo dirvi che l’anno che inizierà fra pochi giorni, sarà un anno di decisioni molto importanti.
Il Padre, nella Sua infinita generosità, vuole avvertire i Suoi figli che li attende prove molto difficili. Difficili e sottili allo stesso tempo, sempre più sottili.
Se la vostra fede, la vostra disponibilità, la vostra accettazione rispondono positivamente, le prove saranno lievi e finiranno appena inizieranno. Se non sarà così, diventeranno durissime.
Se chiedete cose materiali per destinarle o utilizzarle nella Sua Opera, il Padre vi darà molto di più di quello che chiederete. Se chiedete cose per voi stessi, il Padre vi toglierà anche quello che non avete”.
In quel momento mi resi conto di aver sbagliato il modo di agire, prima di tutto dovevamo chiedere al Padre tutto ciò che ci serviva per organizzare la “Riunione di Arche dell’Argentina” e che successivamente avrebbe acquisito un carattere internazionale grazie alla preziosa presenza dei fratelli del Paraguay, dell’Uruguay e di una sorella proveniente dagli Stati Uniti, un altro regalo che il Cielo ci aveva riservato.
Quella sera, sempre più sveglia e certa che non sarei riuscita a dormire, iniziai a fare la lista di tutto ciò che dovevo chiedere. La mattina la lista era pronta e la verità non mi sentivo neppure di ripassarla per vedere se mancava qualcosa perchè era già di per se abbastanza lunga, fuori misura ai miei occhi.
Mentalmente mi ero creata un punto dove sorge l’Arca di Rosario e un circolo immaginario tutto attorno che comprendeva circa dieci isolati. Per facilitare attivitá e spostamenti, dovevamo trovare all’interno del circolo l’hotel per Giorgio, gli altri alberghi, gli appartamenti da affittare, il salone per la riunione delle Arche e il salone per la cena. Il salone per la riunione e per la cena dovevano essere puliti, comodi e soprattutto gratis. Gli alimenti per la cena dovevano essere in donazione, per poter raccogliere dei fondi per la missione di Giorgio. E tante altre cose che non è il caso numerare una a una, come ad esempio l’energia per svolgere il lavoro senza tralasciare i compiti quotidiani, la disponibilità di tempo di tutti e la gioia di lavorare insieme.
La mattina, proprio mentre mi apprestavo a chiedere al Padre tutta la lista, senza volerlo, mi sono addormentata. Mi sono svegliata due ore dopo, molto assonnata, ma molto più tranquilla rispetto la sera prima. Mi sono preparata una tazza di te e come qualunque figlio che sa di avere sbagliato, pienamente cosciente del mio errore iniziale, invece di rivolgermi al Padre con tutte le mie pretese, con un po’ di imbarazzo, mi sono rivolta al caldo e comprensivo grembo della Madre, chiedendo il Suo aiuto e il Suo appoggio per la mia lunga lista di richieste.
Alle 8 del mattino, uno dei primi giorni di novembre, seduta nella cucina di casa mia di fronte a una tazza di te, iniziavo a leggere. Ho letto un punto precisando: “Madre cara, è per Giorgio, lui lo merita”. E ridevo. Non so perchè, ma ridevo, per l’assurdità della situazione, per le mie spiegazioni così infantili, oppure per qualche ragione sconosciuta, ma prima di ogni richiesta, chiedevo scusa, chiarivo che ciò che richiedevo era per Giorgio, leggevo e tornavo a ridere. C’era tanto da fare e niente di concreto nelle mani, ma il mio stato d’animo era cambiato e adesso era positivo, eccellente.
Il pomeriggio stesso ho raccontato tutto ai fratelli all’arca e affrontando nuovamente il tema dell’organizzazione ma con un altro stato di animo, anche se ogni volta che ricordavo l’accaduto mi veniva da sorridere. Ho smesso di ridere quando, dopo avere formulato le mie richieste al Padre per 48 ore, ogni richiesta veniva esaudita attraverso l’intercessione della Madre.
Sorprendentemente per tutti, ma soprattutto per me, in poco tempo avevamo tutto il necessario per l’organizzazione, e non solo, iniziarono ad arrivarci altre cose che non avevamo chiesto, anzi, nemmeno immaginato.
Un comodo salone per la riunione delle Arche, il salone per la cena, le donazioni di alimenti, l’albergo per Giorgio che fino al giorno precedente era al completo e non solo, uno sconto di circa il sessanta per cento, gli altri alberghi e gli appartamenti di cui avevamo bisogno, diversi premi per i sorteggi durante la cena e tante altre cose. La mia lista era rimasta piccola!. E come se non bastasse, tutto circoscritto nel raggio stabilito!
Un insegnamento che mi ha chiarito molte cose, ma soprattutto una lezione che ricorderò per sempre e che ha portato alla mia memoria le parole del Vangelo di Luca “se aveste fede quanto un granello di senape, avreste detto a questo sicomoro: “sradicati e piantati nel mare” e vi avrebbe ubbidito”.
Perchè la maggior parte delle volte il cammino per raggiungere una meta o risolvere un problema è molto più semplice di ciò che pensiamo. Siamo noi coloro che lo rendiamo difficile non cercando il modo corretto di agire.
Siamo noi che viviamo pensando a ciò che non abbiamo, spesso ci consideriamo poveri o privati dei mezzi necessari, mentre la verità è che abbiamo Colui che tutto dà, disposto a darci il necessario per realizzare ciò che Lui vuole che facciamo.
Siamo noi che non abbiamo la fede necessaria per trascendere le illusorie realtà umane, appartenenti al mondo materiale.
Siamo noi a non volerci credere, soltanto questo ci rende piccoli, limita il nostro agire, ci fa perdere lo stato di coscienza necessario per affrontare il tempo che ci tocca vivere.
Nel mio caso, lo confesso e lo accetto senza vergognarmi, chiedo al Cielo l’aiuto necessario per non ricadere nello stesso errore.
Perchè è facile dire ma non è lo stesso fare. E io precisamente non dovevo dimenticare nemmeno per un secondo ciò che il Padre ci aveva promesso un anno prima e che Giorgio ci aveva trasmesso a Montevideo:
“Se chiedete cose materiali per destinarle o utilizzarle nella Sua Opera, il Padre vi darà più di quanto chiederete”.
Perchè sono stata io che l’anno scorso, a Buenos Aires, mentre accendevo la candela che Giorgio aveva benedetto, ho chiesto al Padre una casa per l’Arca di Rosario.
Forse è questo il momento di spiegare il tema delle candele che la maggior parte delle persone non conosce. Da tanti anni, più di dieci ma non ricordo con esattezza, l’Arca di Argentina si riuniva ogni mese a Las Parejas e la data scelta per l’ultima riunione dell’anno era l’8 dicembre, giorno della Madonna. Ogni anno io portavo candele di colore azzurro, giallo, rosa, bianco, verde, arancione e viola. Dopo aver chiesto la benedizione della Madonna, le candele erano state distribuite tra tutti noi. La mia intenzione era che ogni candela fosse accessa il giorno dell’Avvento, lo stesso giorno di Natale, in segno di gratitudine alla nostra Madre per quanto ci donava.
L’anno scorso, a Buenos Aires, la notte del 6 dicembre, Giorgio è stato così generoso da benedire personalmente le candele che tutti i fratelli di Rosario avevano avvolto amorosamente e che io avevo inviato.
Giorni dopo, a Montevideo, ho ascoltato il Messaggio del Padre e al ritorno ho detto a tutti che dovevamo chiedere una casa per poter portare avanti meglio l’Opera.
E così ho fatto, così come il Padre ci aveva indicato. Mentre accendevo la candela di Natale, oltre a ringraziare la Madre, ho chiesto anche una casa per l’Arca di Rosario. Non nutrivo il minimo dubbio che l’avremmo trovata. E poco tempo dopo, i primi di febbraio, l’abbiamo avuta.
Nutro ammirazione verso la generosità del Padre che ci dona più di quello che chiediamo, al punto che inizialmente ho pensato che non lo meritavamo. Ma subito mi sono resa conto del mio errore: noi non meritiamo niente, è Lui il padrone di tutto, è Lui che decide dove e come svolgere la Sua Opera. Oppure l’Opera di Giorgio, che porta avanti cosí bene e che fa crescere secondo dopo secondo, tutto e sempre per la Gloria del Padre.
A noi ci è concessa solamente la generosa opportunità di collaborare apportando un granello di sabbia nel contesto di un’Opera eterna e infinita, in questo tempo che, come ho detto poco fa, è il tempo di tutti i tempi.
Perchè Colui che ritorna in cerca del Suo gregge già cammina in silenzio tra noi. La Sua voce silenziosa non
si sente in mezzo al rumore dissonante che produce questa umanità dai cuori aridi, sterili, vuoti di amore e di compassione. La nostra sensibilità, debilitata e contaminata dagli impuri residui umani, non sempre percepisce la Sua energia. Il Suo Ritorno non si annuncia attraverso i mezzi di comunicazione che corrompono e disinformano la societá. Ma Lui nidifica nel cuore di tutti coloro che si offrono e dicono al Padre: sono quì, nel servizio, affinchè sia fatta la Tua Volontà.
Perchè se è stata Sua Volontà donarci la Vita, la Sua Volontà guiderà i nostri passi fino al giorno in cui saremo capaci di stare al Suo cospetto coscientemente.
Allora, perchè non crediamo? Perchè vacilla la nostra Fede? Perchè ci sentiamo poveri se Lui ci mette tutto a disposizione? Siamo giunti a un punto del cammino dal quale non possiamo tornare indietro.
Il Cristo ci chiama e ha bisogno di tutti. La Sua presenza si sente sempre di più e non ci resta altro che andare avanti.
Dobbiamo una volta per tutte prenderne coscienza e prepararci rapidamente per fare dei passi più grandi. Perchè i giorni si accorciano ma la luce di ogni aurora ci porta un nuovo inizio e un nuovo messaggio mentre quella dell’imbrunire ci lascia la capacità di trasformare tutto ciò che deve essere rinnovato.
L’armonia della Madre si affaccia negli occhi di tutti coloro che nell’intima preghiera si offrono disinteressatamente e incondizionalmente al servizio. Ed è proprio il servizio l’orazione più pura, quella che aiuta la Terra a liberare e a tramutare tutte le sue imperfezioni. Parlo di servizio perchè siamo nel mondo per aiutare, non per ricevere aiuto.
Ma è anche un dovere scoprire e praticare la preghiera interiore che agisce come un ponte tra l’Alto e il basso, da tempo ci è stato insegnato che non si vive di solo pane. La preghiera è uno stato di vincolo interiore nel quale esiste solamente la ricerca per andare all’incontro del Cammino, della Verità e della Vita.
Perchè molto presto ci troveremo alla fine del Cammino di questo ciclo e allora il silenzio della Verità risuonerà più forte che il più potente suono del tuono, ma è riservata a quelli che avranno fede nel potere dell’azione invisibile e che amino la Vita.
Si percepiscono con chiarezza i tempi difficili che attendono l’umanità. Ma si percepisce anche nel nostro interiore la gioia dell’incontro che la Giustizia del Padre ha riservato per coloro che amano Suo Figlio e cercano la Sua Luce.
È adesso, nel tempo della resistenza, che ogni giorno dobbiamo vincere una battaglia interiore. Se ci riusciamo, la nostra vibrazione si eleverà e allora dovremo prepararci per una battaglia più sottile e cosí successivamente. Non possiamo ritardare o fermarci. O andiamo avanti o cadiamo.
La riunione dell’Arca del 22 novembre scorso è stata una Comunione Cristica, un altro regalo che il Padre ha voluto concedere magnanimamente tramite Suo Figlio, a tutti coloro che erano presenti fisicamente o spiritualmente. Si percepiva la gioia, i nostri spiriti manifestavano la propria donazione a Dio e così il mistero della Comunione è avvenuto. Le note sono state suonate, i segni dati e quel giorno l’acqua viva della Madre, che già corre verso la Fonte, ha bagnato i nostri spiriti e quasi la percepivamo materialmente.
Il fuoco del Padre, quello che tramuterà ogni atomo di questo pianeta e ognuna delle nostre cellule, ci ha avvolto in un fuoco di amore.
Nel silenzio quel giorno abbiamo promesso di proseguire nel servizio, ma per farlo così come Lui ce lo richiede dobbiamo prendere coscienza della Vita, quella vera, quella che trascende la dimensione della materia e ci eleva verso mondi più sottili che aspettano da tanto tempo la nostra risposta.
Nel silenzio quel giorno abbiamo promesso di ubbidire, perchè l’ubbidienza si rende sempre più necessaria, imprescindibile, oserei dire. Per questo dobbiamo essere in Cristo e nel Suo Inviato, così come Loro sono nel Padre. E questo reincontro con noi stessi, questo riconoscimento di legami profondi e invisibili, stabilirà un’alleanza che niente e nessuno potrà distruggere.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo promesso di tacere i dubbi e sostituirli con il silenzio, affinchè la nostra mente e il nostro cuore diventino trasparenti e si riempiano di quella energia pura e amorevole che il nostro compito richiede per unirci e consacrarci al Padre.
Nel silenzio quel giorno abbiamo promesso di essere fermi nel momento di rifiutare il male. Perchè la tentazione è dietro ogni angolo, ogni parola, ogni fessura. I sentimentalismi sono inutili e servono solo ad aprire la porta alle prove che sono sempre più sottili. Essere consenzienti ci può far sentire più buoni e generosi, ma dobbiamo tenere presente che stiamo facilitando la strada alle forze materiali che ci circondano e ci tentano.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo promesso di non alimentare il conflitto, di non far entrare la disarmonia, per non sfidare un nemico che è tanto sottile come potente e di fronte al quale non abbiamo difese, perchè siamo noi ad invocarlo. Perchè sfidarlo stupidamente sapendo che perderemo, quando abbiamo nelle nostre mani le potenti armi che il Cristo ci ha lasciato con il Suo Sacrificio?
L’amore che siamo capaci di sentire e manifestare agli altri ci proteggerà del male e ci darà la chiave per essere in sintonia con i mondi immateriali, gli stessi che sembrano cosí lontani e inaccessibili ma che sono proprio quì, alla nostra portata.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo promesso lasciare da parte una volta per tutte la curiosità, l’invidia e il sentimento di inferiorità che stimolano e aprono la porta alle forze avverse.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo promesso di non stare più al gioco degli uomini e di camminare solamente con coloro che possono seguire il passo senza ritardare il ritmo della marcia. Gli altri arriveranno con il loro tempo e passeranno attraverso le porte che riusciremo a lasciare aperte.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo confermato i nostri voti e abbiamo promesso fedeltà a Giorgio e alla Sua Opera.
Nel silenzio, quel giorno abbiamo sentito e condiviso la gioia dell’unione.
Per tutto ciò e tanto di più, voglio lasciare scritto il mio più profondo ringraziamento a tutti i fratelli che da luoghi così distanti, sono accorsi a celebrare questa meravigliosa Comunione Cristica a Rosario.
È per loro e solo per loro che i nostri sforzi hanno avuto ragione di essere e ci sentiamo felici di averli ricevuti.
Per finire, voglio esprimere il mio eterno ringraziamento ad ognuno dei membri dell’Arca di Rosario. È per me un onore e un privilegio lavorare accanto a loro.
Perchè da loro ho ricevuto la lezione più importante degli ultimi tempi.
Perchè loro non parlano dell’amore, amano; non spiegano il servizio, servono; non danno lezioni di teoria sulla disponibilità, sono sempre disponibili.
Loro capiscono l’Opera di Giorgio integralmente e non importa a quale aspetto della stessa corrisponda il servizio e nemmeno se a loro piace o no quello che devono fare, semplicemente lo fanno.
Loro sono, per me, un modello e un esempio da seguire.
Per questo motivo, voglio finire questa cronaca con le parole di una canzone di Teresa Parodi che descrive loro cosí come sono.
Con tutto il mio amore per loro, i miei compagni di viaggio.
I Miei compagni
I miei compagni
bevono il vino mite del paese
cantano canzoni di amore e guerra
così ardenti come i loro sogni
I miei compagni
infrangibili, puri, sinceri
come Donchisciotte mai vinti
buttano giù vecchi mulini.
Lasciano l’anima in ogni momento
nell’infinito del sentimento
con gioia quasi insolente
mentre costruiscono giorno per giorno
le speranze di tanta gente.
Senza concessioni, senza storie
ma donandoci completamente
vanno per la vita, i miei compagni
I miei compagni
delle canzoni e del pensiero
delle battaglie e dei sacrifici
per il futuro che meritiamo.
I miei compagni
della poesia e della giustizia
delle bandiere e delle missioni
dell’amore verso tutto, che meraviglia!
Inés Lepori
Rosario, Santa Fe, Argentina
2 dicembre 2008