Di Marco Marsilli
Liberiamoci in fretta,
spiriti celesti desiderosi della patria celeste,
dai lacci delle cose terrene,
per volarecon ali platoniche e con la guida di Dio
alla sede celeste dove contempleremo beati
l’eccellenza del genere nostro.
Marsilio Ficino
)+(
Grande adorabile maestro del mio spirito, luce del cuore,
tu sei Colui ch’io penso e non vedo,
sei l’invisibile araldo dell’antico Fuoco che accende la fiaccola delle mie veglie,
tu sei il cantico eterno che l’orecchio non ode,
il suono luminoso delle melodie nascoste.
Io voglio trovarti, Padre adorabile, fammi sentire la tua voce!
Ti cerco come l’ape il fiore sconosciuto, il tuo profumo mi chiama al sommo Fato.
La promessa del tuo polline è madre del mio coraggio,
il sogno del miele venturo è l’alito del tuo amore,
che muove i miei passi nei dedali velenosi delle paure
e sospinge il mio volo oltre i pericoli del terreno miraggio.
Io vengo a te come uno zingaro perduto,
io vengo a te come chi insegue una visione,
io vengo a te sognando l’eco del tuo nome.
Ti cerco come l’amante cerca l’amata,
quando mi fermo la morte mi sfiora,
quando cammino la tua sete m’innamora.
Il flauto del tuo vento mi segue e mi precede.
Dove sei musica dolce? Donde viene il verbo arcano?
Ah, inafferrabile armonia!
La tua canzone è il mio tormento d’amore,
la tua canzone è il suono dei miei passi.
Eccomi, maestro immacolato,
il germoglio della mia giovinezza è sbocciato tra i rovi,
io cerco la pace del tuo mondo misterioso,
io cerco la pace del tuo rigoglioso seno.
L’occhio del cuore sposa l’occhio della mente e vede dove le pupille non sanno vedere,
per cercarti come si cerca un figlio, come una folata sui prati del pensiero,
come un baleno di gemma sotto il velo dell’acqua,
come un soffio caldo nei silenzi dell’inverno,
come un déjà-vu che dura in eterno.
Chiedo all’usignolo della luna dove sei,
nei suoi canti idilliaci mi racconta gli antichi sentieri innalzati dagli dèi,
dove intravedo la tua impronta leggera.
Ah! S’io fossi più veloce!
S’avessi l’ali ai piedi come il messo mercuriale!
Forse riuscirei a sentire la tua voce, che scuote le galassie e riecheggia in ogni Sole.
Unico Amico, ho sconfitto i sortilegi della bella età,
adesso voglio andare all’avventura, dove l’amore divora la paura,
e lo spirito conosce quello che sa già.
Ho capito: chi ti cerca non riposa.
Ho capito che il mio viaggio è la tua casa.
*
Colui ch’io penso e non vedo, risponde:
«CERCAMI NELL’AUREOLA DELL’INEFFABILE
Fra l’una e l’altra onda Io Sono il grande mare.
Porgi l’orecchio fra una parola e l’altra e sentirai il mio canto silenzioso.
Nell’istante che corre fra i battiti del cuore, Io Sono lì:
sul ponte invisibile che la sistole dona alla diastole,
altalena prodigiosa degli Dèi.
Nell’aria trasparente che congiunge i respiri
vedrai la chiara luce delle mie dimore
ove l’anima rompe lo specchio per conoscere il suo vero nome.
Nello spazio sospeso tra sonno e veglia,
nel viaggio immobile dell’eterno presente,
là si dispiegano i fragranti giardini della mia mente.
Dove il trono dell’alba vince gli incantesimi della notte,
Io Sono lì: sul far del mattino il sorriso dei miei occhi.
Al finire del pianto, nel sospiro che annuncia l’allegria,
Io Sono lì: sull’altare melodioso dove giocano i bambini.
Nel sovrapensiero remoto della contemplazione, Io Sono lì:
seduto sull’aurora delle idee nascenti.
In un battito di ciglia avrai il mio bacio gentile,
senza sapere perché, ti sveglierai felice
vedendomi danzare alla distanza che la domanda pone alla risposta.
Ah! L’istante che unì la fronte del discepolo al petto del maestro!
Io Sono lì! Dove vivono i sogni di tutte le poesie,
dove il Sole è una medaglia sul cuore innamorato
e l’antico sangue d’oro fa’ lo spirito beato.
Fra i palpiti commoventi delle stelle, Io Sono lì:
mi vedrai volare sugli arcobaleni delle praterie celesti!
Sulla corona della vita Io Sono una scintilla
e il firmamento è la mia patria bella
nell’infinito amore che sempre rinnovella.»
CANTICO ALL’INTELLIGENZA
Oh Grande Intelligenza!
Nelle cose create disveli i riverberi dei tuoi innumerabili attributi,
proietti le infinite qualità nei segreti che abitano il cuore dell’uomo,
e con un cenno ammutolisci il mondo.
Ti prego, fa’ tacere le moltitudini vorticose dei tumulti mentali
perciocché io possa udire la vertigine del tuo canto.
Madre eterna, dammi le chiavi del sogno,
io voglio schiudere le soglie del grande risveglio
per cantare la giustizia delle tue Leggi.
Dammi le antiche chiavi profumate d’oricalco,
aprirò le porte dei Comandi intramontabili,
per innalzare il calice delle virtù solari e bere il vino sempre nuovo della tua Verba,
nèttare che rende sobri e fa vergini i ricordi.
Io mi disseto all’ambrosia verbale,
m’inebrio all’inno delle verità perenni,
e raccolgo le visioni che la tua bontà concede.
Oh grande Intelligenza!
T’immagino nei riflessi luminosi, nell’arco dell’iride ti osservo,
e se incontro un riverbero cangiante m’immergo nello spazio dei tuoi cieli
e mi trovo a volteggiare negl’immensi concerti siderali.
Il Sole dell’aurora è il tuo occhio destro,
alcova di promesse e di speranze.
Il Sole del tramonto è il tuo occhio sinistro,
rifugio silenzioso ove nidifica il domani.
Il mezzogiorno è l’occhio della tua fronte celeste,
sorgente geniale di pastori splendenti
che mandi a dare lumi per le greggi dei viventi.
Oh Madre inviolabile! Miele dei sapienti!
Un volo di farfalla disegna i contorni dei tuoi giochi,
echeggiano lontani i tuoi vaghi divertimenti,
come voci di fanciulli innamorati e come fuochi
che spandono preghiere dagli incensi iridescenti.
Oh divino Amor che tutto puote e tutto regge!
Su questa sfera il piccolo nel grande si riflette,
il Creato è una metafora vivente
e l’eco delle alture ci ricorda la tua Legge.
Le rocce sono ossa gigantesche. Gli alberi in fiore, capelli colorati.
Terra, funghi, bacche e frutti, carnagioni profumate.
Le montagne sono i seni di giovani lattaie,
dove i fiumi dissetano gli abitanti fortunati nel ventre verdeggiante delle valli.
E il mare cos’è? È la linfa delle tue meditazioni,
i pesci sono idee che guizzano qua e là,
i fondali inaccessibili sono il podio dei sogni,
i flutti sono le carrozze dei desidèri,
i relìtti abbandonati sono i resti di antiche pene,
e il sale è la tua forza onnipresente.
Oh Madre, io voglio tuffarmi nelle tue acque!
Voglio annegare nell’estasi delle tue contemplazioni!
E il cielo cos’è? È un diadema sul tuo capo sfolgorante,
e il firmamento è il giaciglio del tuo volto.
Le nuvole rivelano le forme dei tuoi pensieri,
ché nascono e rinascono dall’oceano delle idee.
Cosa sono i colori del cielo? Sono l’aura delle benedizioni
che moltiplichi sulle moltitudini dei tuoi figli.
L’uragano è la rabbia che distrugge gli orrori del mondo,
ma il vento lieve è il tuo respiro santo,
che trasforma gli umori del destino vagabondo
e accarezza la vita con le rugiade del tuo pianto.
Tuono e vulcano, ecco la tua voce portentosa che fa partorire gli animali e sveglia l’anima dell’Uomo.
Ma il tuo canto gentile è nel cinguettio dell’alba, e la nenia dei vespri è il tuo commiato.
Grande Intelligenza, tu sei il fonte dell’Amore!
Cosa sono gli aromi della primavera? Sono il soffio degli amori!
Cos’è il calore dell’estate? È una culla d’amore!
Cos’è l’incanto premuroso dell’autunno? È una provvista d’amore!
E cos’è la fredda sosta dell’inverno? È un’attesa d’amore!
Il cerchio delle stagioni è un anello d’amore all’anulare della vita!
Grande Intelligenza, tu sveli il passato e l’avvenire:
io leggo il futuro nelle linee delle mani e sulla corteccia dell’albero,
lo leggo nelle foglie, lo vedo nelle minuscole civiltà dei licheni
e nei piccoli paesaggi del muschio selvatico.
Lo vedo nelle geometrie di sassi, alghe e conchiglie, lo vedo
nei disegni delle piume, e sulle vertebre maestose dell’orizzonte.
I tuoi figli migliori scendono dal cielo a dirmi del futuro:
parlano una lingua misteriosa, parlano la lingua del pensiero.
La loro parola non è parola d’Uomo:
essi cantano le note della vita sui vaghi pentagrammi del sogno,
per capirle scopro il mistico alfabeto del silenzio,
e nel silenzio le magie dei tuoi presagi.
Aiutami, Madre! Voglio narrare agli umani le tue vie!
Ci sono ancora uomini che vogliono ascoltarti?
Oppure quel che chiedo è la follia d’un pazzo?
Mostrami i tuoi segni, grande Intelligenza!
Con un bacio leggero sul cuore, consolami!
Io Sono qui! Perché sono qui? Chi sono io?
Se non vivrò per te, invano avrò vissuto.
Per questo io ti canto, e nel mio canto vive una promessa.
Marco Marsili
2 settembre 2019