ED UN UOMO VENNE, ZOPPO E SCALZO

ED UN UOMO VENNE, ZOPPO E SCALZO

viandanteEd un uomo venne, zoppo e scalzo, perché qualcuno gridó, tra le oscurità più profonde
Di Sante Pagano

Eccomi, in un attimo mi ritrovo in questo luogo di vecchia memoria e rivedo me, mi rivedo, immerso in quel tugurio buio, tetro, con quel odore nauseabondo, sono lì, si mi sto vedendo, mi sto osservando da un’altra dimensione, e vedo me, immerso nelle tenebre, confuso, spaesato, malconcio, zoppo, cieco e riluttante alla luce, mi muovo e mi sposto a tastoni, ogni tanto inciampo, ogni tanto mi rialzo, accenno un sorriso, subito dopo mi schiaffeggio, sono vittima dei miei pensieri, solo raramente, spesso non ne posseggo, sono vittima di voci che non mi appartengono, ma che mi parlano nella testa, e mi dicono cose, mi suggeriscono, mi convincono, mi raggirano, e mi tentano senza darmi tregua.

Sei pazzo mi dicono, sì sono pazzo mi rispondono, ma non lo vedi? Il tuo Dio dove è? Dove è andato il tuo bel Dio? Il tuo Dio che tanto preghi ed ami, perché non ti aiuta, perché ti ha lasciato qui a sottostare alle nostre grinfie, abbandonato a te stesso. Guardati, guardati dentro, e guardati fuori, solo buio, buio e marciume, cosa preghi ancora? Quale speranza hai ancora? Smettila, stai perdendo tempo, un semplice accenno e sarò io a salvarti al suo posto, ti renderò felice, ti vestirò di colori, ti darò conoscenza, apprezzamento dai tuoi amici, successi nel tuo lavoro, ti renderò una persona importante se solo tu lo volessi. Voci, e ancora voci, continuamente queste stesse frasi, e continuamente una stessa risposta, sempre quella stessa risposta, come solo un robot può fare, solo come solo un pazzo può fare, 10 e 100 e 1000 volte sempre la stessa risposta, anche se ormai non ne conoscevo più il valore, anche se ormai non ne sapessi più il significato, mi aggrappavo a quella stessa risposta, senza chiedermi più perchè, senza chiedermi più nulla. NO! Dicevo, verrà, lui verrà, qualcuno verrà, qualcuno verrà! Mi guardo, come da un’altra dimensione, guardo quel povero disgraziato, estraniandomi, come se non fossi io, come lui fosse un’altra persona, lo guardo, lo osservo, lo compatisco. Ma come? Lì, in mezzo al letame, senza più un anima, cieco, sordo, zoppo, storpio, e nonostante tutto, continua ad avere un qualcosa dentro, che non saprei se chiamare speranza, che non saprei se chiamare fede, che non saprei se chiamare falsa illusione, eppure anche se vittima dei suoi fantasmi, delle sue bestialità e bruttezze più orrende, circondato da demoni che continuamente lo circondano, lo scherniscono, lo deridono, gli sputano nella faccia, lo prendono a schiaffi, gli sussurrano le peggiori nefandezze, eppure rimane lì, ora è in ginocchio, fermo ed immobile, che imperterrito continua a ripetersi quella stessa frase. UN PAZZO! Penso, uno stupido, un idiota. Ma come? Ma che fai? Svegliati stolto, ma non vedi cosa ti fanno, non vedi che sei vittima di un sortilegio? Di un incantesimo? Guarda qui gli grido, quella non è la realtà, guarda me, guarda come sono oggi, guarda fuori da quella finestra, la verità è li, lì fuori. Grido, mi dimeno, ma mi accorgo che ahimè non può ascoltarmi, non mi sente, non ci vede, non ha udito, mi azzittisco.

Piove ora, un temporale, di quelli estivi, forti ma quasi piacevoli, potenti, possenti, accompagnati da quel vento quasi freddo, che ti entra nelle ossa, accompagnato da quella certa e caratteristica umidità che aleggia nell’ aria, tutto quasi piacevole, nonostante il posto, tutto quasi bello nonostante il mio ormai non sentire. Ed intanto tutto si muove attorno a me, loro non cessano mai, in quella dimensione vedo e ricordo che non c’era quiete, non ci si fermava, loro, quelli, non si fermavano.

Io mi vedo li, in ginocchio, immobile, quasi ora in un’altra dimensione, quasi estraniato, quasi libero per qualche secondo, mi vedo lì…anzi…sono lì, siamo ora tutt’ uno, non più spettatore, sono dentro di lui, sono io e lui in un unico io, perché è me stesso che sono, io sono lui, lui è me. Sono lì ora, sento quello che sento, vedo quello che non sto vedendo, ascolto quello che sto dicendo. Dio, esclamo, mio Dio, perché non rispondi? Perché non ti odo? Perché non mi parli? Guardami sono qui, in un posto in cui non so di essere, in cui non so chi io sia più,chi più sia te, dimmi mio Dio, cosa vuoi da me? Quale è la pena che ancora devo pagare? Quale è la lezione che devo imparare? Quale è la goduria che tu provi nel vedermi qui in questo stato, vittima di me stesso, vittima delle mie tenebre, vittima del mio essere. Questo sto pensando ora, e questo grido dentro di me, con la speranza che qualcuno mi senta da lassù, con la speranza che io mi senta da quaggiù.

È buio, risposte non ne arrivano, come sempre, ma che importa, è il mio mondo ormai, è un mondo nero, brutto e purulento, ma è il mio mondo, e non ho altro, e quasi lo amo a volte, e quasi non posso farne a meno a volte. Attimi di lucidità misti ad infiniti tempi fatti di caos e violenza psico-fisica, il caos non lascia tregua, le grida non fanno pause, il marciume mi circonda sempre più, il buio è sempre più fitto, la disperazione è sempre più crescente…ma, come d’un tratto, un tuono ed un lampo, irrompono violentemente, tanto violentemente e con tanta forza che tutto si ferma, che tutto ad un tratto tace, che tutto si blocca, persino il tempo. Cosa sta succedendo? Esclamo mentre mi alzo, cosa è stato? Mi guardo attorno, un silenzio assordante echeggia tra le rocciose mure della caverna, un silenzio accecante mai prima sentito, mai prima ascoltato.

E ad un tratto, un uomo, i piedi scalzi, il passo zoppo, l’andatura stanca, le membra sanguinanti, le vesti strappate, ma lo spirito luminoso, l’anima intrisa di sana sofferenza, gli occhi pieni di verità, amore e giustizia, ad un tratto un uomo, un uomo malconcio ma luminoso mi passa davanti, si ferma, mi guarda, non dice nulla, non dico nulla, ci guardiamo, un solo e semplice sguardo, un solo e semplice pensiero…una sola e semplice risposta…SI, sono pronto, ora ho anch’io un pezzettino di croce, ora so che non devo implorare più nessuno perché mi salvi, ora so di sapere che era quella stessa croce ad avermi salvato, ora so, che è quest’uomo con la sua croce ad avermelo detto, ora so che devo seguirlo, per andare dove non so, per lavorare dove e quanto non so, per gioire e soffrire quanto e quando non so, per seguire chi e come non so, per sapere di sapere che non so, per sapere di sapere che non sapendo saprò, saprò vivere, saprò soffrire, che saprò tutto questo non sapendo dove andare, sapendo che il segreto era di fare mie quelle tenebre e di amarle nonostante tutto, perché io non dimentichi mai quell’uomo perché io non dimentichi mai da dove vengo, perché io non rinneghi il mio non essere, perché io ritrovi sempre il mio vero essere, perché io ritrovi ogni volta quel Cristo perduto, quel Cristo che non conosco, quel Cristo che potrò conoscere e ritrovare solo seguendo un uomo che tempo fa mi guardò mostrandomi un sangue non suo, una croce non sua, uno sguardo non suo, una sofferenza non sua.

Sante Pagano
29 Settembre 2020

Allegati:

– 24-08-20 Lacrime d’amore di Maria
https://www.thebongiovannifamily.it/cronache/cronache-dalle-arche/cronache-dalle-arche-2020/8664-lacrime-d-amore-di-maria.html

– 30-03-20 L’antidoto!
https://www.thebongiovannifamily.it/cronache/cronache-dalle-arche/cronache-dalle-arche-2020/8415-l-antidoto.html

– 19-02-20 La spada e la croce
https://www.thebongiovannifamily.it/cronache/cronache-dalle-arche/cronache-dalle-arche-2020/8364-la-spada-e-la-croce.html