La tentazione

Le tentazioni di Gesù narrate nel vangelo dell'apostolo Matteo (4, 1) sono un fatto storico, che ci raccontano come dopo aver pregato, meditato e digiunato nel deserto per  40 giorni e 40 notti, Gesù, si trova a conversare con Satana, che lo tenta per tre volte al fine di farlo cadere in errore.

La tentazione

Le tentazioni di Gesù narrate nel vangelo dell'apostolo Matteo (4, 1) sono un fatto storico, che ci raccontano come dopo aver pregato, meditato e digiunato nel deserto per  40 giorni e 40 notti, Gesù, si trova a conversare con Satana, che lo tenta per tre volte al fine di farlo cadere in errore.

Le tentazioni di Gesù narrate nel vangelo dell’apostolo Matteo (4, 1) sono un fatto storico, che ci raccontano come dopo aver pregato, meditato e digiunato nel deserto per  40 giorni e 40 notti, Gesù, si trova a conversare con Satana, che lo tenta per tre volte al fine di farlo cadere in errore.

Questo versetto dei vangeli esprime in immagini, non solo un fatto storico lì nel deserto, ma una dimensione, una possibilità, qualcosa che Gesù ha vissuto per tutta la vita; la tentazione di usare in maniera diversa tutto il suo potere: ” il suo essere leader, il suo essere figlio unigenito di Dio, le sue conoscenze, la sua consapevolezza di conoscere profondamente Dio Padre”.

In questo unico episodio della vita di Gesù, viene concentrato tutto ciò che è successo nella sua vita. Per tutta la vita Gesù fu tentato di seguire altre strade, godimento, possesso, potenza e non la strada della croce. Basta vedere come si comportano e quello che fanno gli Scribi, Farisei, sadducei e Sacerdoti del tempio, perfino gli Apostoli, vedi Pietro, Tommaso, Giuda. Ma per poter capire bene dobbiamo fare un passo indietro nella lettura di questo vangelo. All’inizio di questo paragrafo del suo  vangelo Matteo, incomincia il suo racconto così: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”.

Perché iniziare un paragrafo del vangelo con ” allora”. Cosa vuol dire questo “allora ” se non mettere in relazione questo paragrafo con l’episodio precedente; il battesimo di Gesù! Nel battesimo Gesù viene riconosciuto da Dio, come Figlio prediletto, in Gesù è sceso sotto forma di colomba lo Spirito Santo, in Gesù c’è Dio: se vuoi vedere Dio guarda a Gesù, a cosa dice, a cosa fa, a come vive.

Per conoscere Gesù bisogna conoscere il Vangelo, studiarlo, indagarlo, meditarlo, viverlo, se non conosci il Vangelo non conosci Gesù e non conosci Dio. Infatti poco prima era sceso lo Spirito Santo in Gesù e lui lo aveva ricevuto. In questo vangelo prima c’è il battesimo di Gesù, e poi si aprono i Cieli (comunicazione tra Cielo e Terra) e lo Spirito di Dio scende e viene su di lui. Lo Spirito qui è amore: “questi  è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”. Qui il Dio che parla è Dio come Madre, come accoglienza, come rifugio, come amore senza condizioni, come presenza, come abbraccio, come amore di predilizione. Ma quello stesso Spirito, nel versetto successivo lo spinge, lo manda, lo conduce nel deserto. È lo Spirito che vuole questo! È lo stesso Dio di prima che lo manda nel deserto, in questo caso Dio Padre. Questo Vangelo vuol dirci che le tentazioni non sono una situazione da evitare, ma un passaggio necessario per ogni essere umano. Gesù appena uscito dalla pienezza di Dio, viene catapultato nella tentazione, da Dio stesso.

Bisogna passare dalle tentazioni perché sono un passaggio evolutivo, non sono belle le tentazioni, ma necessarie. Servono per vedere ciò che tu hai nel cuore. Il tempio, la legge, il culto, il sacerdozio, erano tutte istituzioni mediatrici create con l’obbiettivo di servire da canale di comunicazione con Dio. Il tempio era il luogo dove tu potevi incontrare Dio; il rispetto della legge era la tua santità per essere ben gradito a Dio; il culto era il modo con cui entravi in contatto con Dio; i sacerdoti erano i deputati a metterti in contatto con Dio. Questo ci aiuta a capire come l’immagine di Dio era ed è falsata. Per noi umani se una cosa è bella, buona e soprattutto non ci fa soffrire, allora vuol dire che viene da Dio. Se una cosa invece è dura, ostica, dolorosa, difficile, allora viene dal diavolo, dal Male.

Ma in questo vangelo non è così: è lo stesso Spirito – Dio che lo spinge nel deserto. Questo vuol dire che tutto ciò che ci capita viene da Dio (che lui lo permette ). Non dobbiamo più chiederci quindi se questa cosa viene dal diavolo o da Dio, ma dobbiamo chiederci qual’è la prova, il passaggio che dobbiamo affrontare e superare.

Le tentazioni sono all’origine della nostra esistenza. All’inizio della storia della creazione (Genesi) il serpente tenta Adamo ed Eva, ciò che rappresenta l’umanità intera. Il serpente viene simboleggiato come il male che cerca di far cadere i primi esseri umani, ma serpente (in lingua aramaica  nahasc) è colui che conduce verso un potenziale, una potenza di energia pronta a esplodere. Il serpente non è il male, ma una barriera, un muro, un passaggio necessario, che ognuno di noi deve compiere per evolvere, per liberare tutta l’energia e le potenzialità che sono dentro di noi.

In poche parole il serpente animale strisciante che vive in perenne contatto con il suolo, con la terra, con la materia, rappresenta la nostra energia, il nostro spirito, il nostro Ego Sum, ancora latente ancora infante, ancora incosciente, ancora strisciante, che inizia il suo processo evolutivo cercando di ergersi nella nostra dimensione, la terza dimensione, la dimensione animale.  Ed è  propio quella condizione, la condizione animale, con le sue regole, con le sue leggi che siamo chiamati a superare, affinché quella energia latente esploda liberandoci e portandoci alla dimensione umana, la nostra nuova dimensione dove vigono altre regole e altre leggi; non più la legge del più forte, la legge del pesce grosso che mangia pesce piccolo, ma la legge dell’Amore che nella nostra condizione è la Giustizia del Padre. Il serpente è la nostra condizione in divenire, in quella fase del processo evolutivo del nostro essere, del nostro spirito. Il serpente, l’avversario (satana = avversario) svolge una funzione necessaria nella nostra esistenza, nella nostra vita.

Dobbiamo stare attenti perché alcune persone vedono il diavolo dappertutto, (vedi la santa inquisizione, che di santo non ha nulla) poiché è più facile scaricare tutto sul diavolo, che affrontare i problemi e le fatiche. Perché se è colpa del diavolo che ci posso fare io? Niente! Ma se invece ciò che accade è un ostacolo da superare, allora sono chiamato a compiere un passaggio, con la mia energia, con il mio lavoro, con il mio sforzo. Devo fare di tutto per portate alla luce  qualcosa che è nascosto che non si vede, ma che comunque c’è.

Avete presente il mare, gli oceani, sopra noi vediamo la superficie delle acque, ma se ci immergiamo possiamo accorgerci di quanta vita ci sia nascosta alla nostra vista superficiale. È forse un caso il fatto che Gesù, nei vangeli rivolgendosi agli apostoli disse: “seguitemi e farò di voi pescatori di uomini”? No non è un caso Gesù sapeva bene quello che diceva. Gesù invitò gli apostoli a tirar fuori, a pescare quella vita e  vitalità che giace sotto la superficie della materialità dell’essere umano. Pescare indica l’atto propio di tirar fuori ciò che è nascosto ciò che non si vede ma che comunque c’è.

Uno dei simboli che rappresenta meglio la Cristianità e Gesù  è infatti il simbolo del pesce  con la scritta dentro la figura del pesce del nome di Gesù.  Se c’è qualcosa che Dio vuole da noi uomini,  vuole che affrontiamo i nostri demoni e non che sfuggiamo da loro. Lo Spirito spinge e costringe Gesù  nel deserto a confrontarsi con i suoi demoni. Lo stesso spirito, per amore, ci chiede di affrontare faccia a faccia i nostri demoni. La parola tentazioni in lingua greca antica (peirazo) nella bibbia vuol dire: “mettere alla prova, verificare, fare un test “.

Nel vecchio testamento In Deuteronomio 8, 2 Dio dice a Mosè: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e sapere se tu avresti osservato o no i suoi comandi”. La tentazione non è  Dio che vuole  “farti cadere in errore, farti sbagliare, che ti seduce per vedere se cedi”. Ti pare che Dio sia così perfido? È ovvio che no! La tentazione ti serve perché  tu possa vedere ciò  che tu hai nel cuore. La tentazione allora non è  il male ma il “tuo lato opposto”, quello che non vedi, o che non vuoi vedere, che fai finta di non avere, che preferisci chiamarlo ” male ” solo perché pescare cambia la tua immagine o è difficile da accettare.

La tentazione ti costringe a vederlo e a prendertene cura. Ogni tentazione porta in sé un dono. Guardate a Gesù, dopo l’esperienza delle tentazioni, non lo ferma più nessuno e segue imperterrito la sua strada e la sua missione. La pienezza di un uomo non è data dall’aver tante cose, ma dal saper ” tirare fuori ” i doni, le ricchezze, che sono già dentro di noi, ma che rimarranno sempre nascoste se noi non avremo il coraggio di riconoscerle, andarle a prendere e portarle alla luce. Se Dio ci chiede qualcosa, è  proprio quello di entrare nella tentazione per vedere chi siamo realmente. Allora diventare profondi, radicati, ancorati, centrati, è come sposare la causa prima, che è in noi, incontrare, accogliere, ogni cosa che c’è in me (luce e ombra). Tutto è  degno di essere e tutto ha motivo di essere. È  attraverso le tentazioni che noi ci spogliamo della nostra povertà, e dalle illusioni. È  attraverso le tentazioni che noi possiamo portare alla luce quello che veramente siamo, una ” scintilla della Luce Divina, una piccola fiamma del Sacro fuoco “. Quella scintilla, quella piccola fiamma, quella luce che si trova all’origine e al centro di noi medesimi, nel nostro “Ego Sum”. È attraverso le tentazioni  che noi peschiamo quella vita vera, eterna, che si trova sotto la superficie delle acque, (il nostro corpo è composto per tre quarti di acqua) che non si vede, ma che comunque c’è.

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