Di Jean Georges Almendras
È stata inaspettata, improvvisa e scioccante la sua scomparsa. Mi ha riportato indietro nel tempo, fino al giorno in cui arrivò in Uruguay, il 12 ottobre del 1990, ossia 32 anni fa. Un giorno prima che Giorgio muovesse i suoi primi passi in Sud America. Giorgio la voce e Lui la sua forza. Voce e forza, segnando un cammino con il padre spirituale di entrambi: Eugenio Siragusa.
In tutti gli anni seguenti non ha fatto altro che mostrarci un cammino. E oggi quel cammino, rimasto intatto, che continua ad essere coerente e continua ad essere protetto dal Cielo, dal Padre, ci dimostra che i tempi attuali, che apparentemente sembrano non cambiare, sono già diversi. È il tempo annunciato proprio da Lui, Giorgio e da Filippo, abbracciati nella stessa missione, vissuta insieme. È il tempo dell’Apocalisse che mille volte è stato raccontato a parole – profetiche – ai fratelli e al mondo intero.
Giorgio e Filippo, i due testimoni, in missione in Sud America. Una missione che ha fatto la storia dell’Opera in questo versante dell’Atlantico. Una missione che oggi fa parte della storia dell’Opera nel mondo. Una missione che ha trasceso i confini e che ha prodotto i suoi frutti. Frutti che solo il Cielo sa rendere visibili senza bavagli, né restrizioni, né ipocrisie, perché sono frutti nobili secondo i disegni divini, secondo il disegno del Padre.
Il disegno di un cammino insieme che quel giorno si è fermato nei fatti ma non nel mondo spirituale. Il disegno del Cielo, del quale fece parte il padre spirituale di entrambi: Eugenio. Il disegno che oggi, nel momento in cui veniamo a sapere che Filippo ha abbandonato il suo corpo, diventa più significativo che mai. Vale a dire che la sua dipartita è considerata, in questi tempi, un Segno.
Il Segno che entrambi sono stati: come Testimoni.
La mattina dell’11 ottobre di questo 2022 mentre ero in Paraguay sono stato svegliato dalla notizia della morte di Filippo. All’istante tutto il suo essere, il suo viso, la sua sensibilità e la sua forza mi sono venuti alla mente in un secondo. Ho viaggiato indietro nel tempo e l’ho ricordato, proprio lì dove l’ho incontrato, nella casa di Omar Cristaldo, dove Filippo era con me, insieme a suo fratello Giorgio, insieme ai fratelli.
Da quel giorno fino ad oggi l’Opera ha fatto passi da gigante, è cresciuta come sono cresciuti i suoi figli. I figli di questa Opera che Filippo ha costruito, di cui è stato il Testimone. E non importa se la sua presenza operativa ha avuto delle parentesi. Importa solo che lui c’è stato, è stato il Testimone storico e la forza di suo fratello: Giorgio. E ciò è importante anche perché ora la sua brusca dipartita sembra ci voglia dire qualcosa di più sottile della morte stessa. Importa, chiaramente, perché con il passare dei giorni, nella nostra confraternita militante (come lui stesso era, essendo un inflessibile Che Guevarista) la sua presenza diventa più forte e la sua dipartita ha lasciato un messaggio rivolto specialmente a noi e al mondo; una forza inconfondibile destinata ai giovani di Our Voice e, non casualmente, a Sonia Tabita, la sua giovane nipote, leader storica del Movimento, che ha saputo farsi ammirare e riconoscere da lui negli ultimi anni.
Quindi, non servono altre parole, sono solo grato come tutti che Filippo sia stato così per Giorgio e per l’Opera, per noi, e il meno che posso fare è esaltarlo e ricordarlo con affetto, interpretando la sua dipartita come un chiaro Segno; il Segno proprio di un Testimone storico in tempi letteralmente apocalittici, cosa non da poco perché certamente prendere la distanza fisica da questo mondo per andare alla Luce del Padre, in questo preciso momento iper critico dell’umanità, avrà sicuramente un profondo significato. Un significato proprio per il microcosmo di sua moglie, figli e nipoti, di suo fratello Giorgio, di sua madre Giovanna e dei suo cugini; e per il macrocosmo di un Universo infinito.
Chiudo il mio omaggio a quest’uomo, braccio operativo del fratello Giorgio, strumento del Cielo, stigmatizzato, contattato e oggi giornalista e rivoluzionario per antonomasia, trascrivendo uno dei paragrafi inseriti nel mio libro “Umanità dove vai” – pubblicato a metà degli anni 90 – in cui parlo di lui, della sua presenza nelle terre sudamericane, in quei gloriosi giorni di ottobre del 1990 a Montevideo, durante la sua permanenza presso l’Hotel Columbia Palace nella Rambla Sud della capitale e della sua vita in Sicilia.
“La personalità del fratello di Giorgio, Filippo Bongiovanni ha attirato la nostra attenzione in quanto si tratta di un uomo imponente e molto comunicativo, vicino al Messaggio di Eugenio Siragusa, così come a suo fratello stigmatizzato”
“Entrambi conobbero Siragusa molto giovani e quell’incontro ha segnato sin da subito il futuro di Filippo, trasformandolo in uno dei principali testimoni dell’Opera”
“Qui a Montevideo Filippo ha svolto un lavoro molto valido di supporto a Giorgio. Con la forza del suo fisico e del suo carattere ha accompagnato costantemente il portatore del prodigio, posizionandosi sempre accanto a lui, attento ad ogni suo movimento. Come fosse un suo geloso custode, seguendo tutti i suoi passi e contribuendo anche ai compiti del resto della squadra”
Non invano ora che ricordo la sua personalità e il lavoro svolto con Giorgio, devo immancabilmente riportare alla mente alcuni concetti espressi durante una intervista”
“Effettivamente Filippo Bongiovanni, che ora risiede in Sicilia, con quel suo sguardo penetrante e nel suo castigliano perfetto, sottolineò con enfasi: “Essere il fratello di Giorgio Bongiovanni, significa condividere tutto e a tutti i livelli. L’inizio è stato davanti quest’uomo, Eugenio Siragusa, che è il nostro padre spirituale. È stato lui che ci ha risvegliati quando Giorgio aveva 13 anni e io 16. Da allora, abbiamo vissuto questa missione a tutti i livelli. E anche a livello umano, perché quando lui sanguina – e in tutte le sue sanguinazioni – sono sempre stato presente. Giorgio ha avuto più di 500 sanguinazioni e ho assistito praticamente a tutte. È dura perché si vede la sua sofferenza e l’abbandono totale a ciò a cui ha detto sì, con tutta la sua anima. Questo sangue viene versato giornalmente, sia dalle mani che dai piedi. Ho potuto constatare personalmente che si aprono delle ferite e inizia ad uscire il sangue… mi dispiace spiegarlo in questo modo, ma sento anche che è giusto che si faccia. E allo stesso tempo quando finisce la sanguinazione queste ferite si chiudono. È molto difficile. Penso che non sia uno spettacolo gradevole per molti. Sotto il profilo spirituale è qualcosa di molto profondo. Ho potuto vedere molte persone di tutte le classi sociali inginocchiarsi davanti a questo segno, perché veramente può risvegliare la propria personalità spirituale in modo chiaro e clamoroso. Ma allo stesso tempo ho visto persone avere una reazione negativa e probabilmente quella parte positiva, che apparentemente era positiva, non lo era…”
Grazie Filippo, la tua assenza in questi tempi è la tua presenza più intensa che hai saputo lasciarci come la tua più preziosa eredità, che custodiremo sempre.
Georges Almendras
2 Novembre 2022
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