14 novembre 2014
Giorgio Bongiovanni tocca dopo 7 anni terra paraguayana. L’ultima volta fu nel 2006 quando incontrò Pablo Medina in seguito all’assassinio di suo fratello Salvador. Successivamente lo incontrò a Rosario in occasione del Congresso Antimafia organizzato dalla nostra “AntimafiaDosmil Argentina” per poi restare in contatto con lui attraverso una corrispondenza elettronica e l’invio dei suoi articoli pubblicati nella nostra rivista. La delegazione italiana che lo accompagna in questa nuova missione è composta, oltre che da chi vi scrive, da Giovanni Bongiovanni e Francesco Belvisi (arca3), Valter Paron (arca Alea Lores), Marco Marsili e Francesca Panfili (arca Gubbio) che rappresentano in questo viaggio tutti i fratelli delle arche italiane ed europee.
Un assoluto silenzio lascia spazio ai soli suoni della notte. Alcuni uccelli che cantano il loro ultimo saluto del giorno. Le fronde degli alberi che sussurrano il loro assenso alle parole di quell’uomo semplice ma che porta in se il potere di Colui che muove i mondi e le stelle. Giorgio solleva la targa del premio Borsellino appena ricevuto in Italia dedicandolo al suo amico Pablo Medina e un applauso commosso sancisce anche questo momento che resterà scolpito nella storia. É tarda notte oramai. Dopo aver definito il primo step dell’organizzazione delle varie attività, supervisionata da Giorgio e Juan Alberto e curata da Georges Almendras ed Erika Pais giunti in Paraguay da una settimana insieme a Martin Cardoso, Emilia Cardoso e Bruno Alod, oltre che ovviamente in primis dai responsabili dell’arca del Paraguay, i fratelli che alloggiano in hotel vanno tutti a riposare.
Giorgio si sofferma a parlare con Omar Cristaldo e Jorge Figueredo rivolgendo in particolare al nostro fratello magistrato numerose domande su quanto Pablo le aveva comunicato in questo ultimo anno, sulle sue indagini, su che cosa Pablo stava lavorando ultimamente, a chi stava dando veramente fastidio e su ciò che è accaduto immediatamente dopo l’assassinio. Domande che lo conducono verso quel movente a cui sono strettamente legati i mandanti esterni alla mafia del delitto. Lo sguardo intenso di Giorgio posato sulle parole di Jorge mi trasmette paura. I suoi occhi e tutti i suoi sensi divengono sensori volti a scansionare ogni parola, ogni dettaglio che conducano a quel puzzle da ricostruire più in fretta possibile. “Giorgio” aveva detto il giudice Figueredo poco prima, durante la riunione, trasmettendo il suo totale senso di costernazione, “dopo la morte di Pablo io non sono più lo stesso. Tutto è cambiato dentro di me” prosegue, mentre lacrime di rabbia e dolore rigano copiosamente il suo volto segnato, colpendoci tutti dritto al cuore. Ora, in intimità dinanzi a Giorgio, racconta dettagliatamente tutto ciò di cui è a conoscenza trasmettendogli minuziosamente le sue analisi.
Le prime ore del mattino ci chiamano quindi al riposo. Il turno della sicurezza ha inizio.
Alle 7 di questo nuovo giorno, Giorgio è già dinanzi al suo computer. I fratelli arrivano durante le successive ore. Riprendono così le attività di preparazione alla grande manifestazione che vedrà Giorgio protagonista, insieme ai relatori, il giorno 18 novembre ad Asunción. Intanto la notizia della numerosa presenza di persone (più di duemila) alla manifestazione a Palermo per la protezione del giudice Nino di Matteo, dopo l’ennesimo allarme-attentato, ci regala un sospiro di sollievo.
Forse non siamo soli.
Forse loro non sono più soli.
Da Asunción
Vostra
Sonia Alea
15 novembre 2014