Giordano Bruno: Anche io ho vinto il mondo!

di Erika Pais e J. A. Rambaldo

Il fuoco brucia la Sua sacra carne e il fumo che penetra nei suoi polmoni, sof-focandolo, disegna per lui immagini ricordo del suo Maestro nel Calva-rio.

Giordano Bruno: Anche io ho vinto il mondo!

di Erika Pais e J. A. Rambaldo

Il fuoco brucia la Sua sacra carne e il fumo che penetra nei suoi polmoni, sof-focandolo, disegna per lui immagini ricordo del suo Maestro nel Calva-rio.

Le parole dette nel silenzio. Giordano Bruno

Era la mattina del 17 febbraio, una data che da sempre mi induce ad una riflessione interiore, perché rappresenta una di quelle date in cui la violenza e l’ignoranza hanno messo fine in modo brutale alla vita del nostro Maestro. Mi trovo nella cucina dell’arca di Pordenone, penso al presente, al momento storico della nostra Opera. Penso a Giorgio, alle sue parole, alle sue azioni, al suo futuro, alle nostre scelte.  

La mia mente vola a quel 17 febbraio del 1600, cerco di immaginare con profondo dolore quanto si svolgeva in quei momenti in quella piazza. Immagino gli ultimi istanti e mi lascio trascinare dall’impulso di rivivere l’angoscia degli esseri che lo amavano, la malvagità di chi lo puniva, l’amore ed il trionfo della fede di un uomo al quale mi sento molto legata da sempre.

Vorrei condividere con i miei fratelli quanto è emerso dal mio cuore, con il desiderio vivo di non permettere che possa accadere di nuovo. Perché, benché non lo crediamo, è nelle nostre mani la responsabilità che la storia non si ripeta. Fecero esprimere a Giordano Bruno tutta la sua filosofia per poi tradirlo, consegnandolo ai suoi assassini. Niente di diverso di quanto era accaduto 1600 anni prima con Cristo, nè tantomeno di quanto potrebbe succedere oggi con il nostro Calice.

Vorrei che quel dolore che quella mattina, mentre scrivevo questo testo, soffocava il mio petto, non andasse mai via, affinché io rimanga sempre attenta, fedele, umile e disponibile verso questa Opera, con il nostro Maestro, con il Padre, con Cristo. Questo è quanto ho immaginato e che desidero condividere con coloro che tanto amo e desidero servire.

Il fuoco brucia la Sua sacra carne e il fumo che penetra nei suoi polmoni, soffocandolo, disegna per lui immagini ricordo del suo Maestro nel Calvario.     

“Per te Rinasco oggi Padre… permetti che l’ignoranza e la malvagità umana, come avvoltoi affamati, raccolgano i resti di questa pelle e ossa carbonizzate che per anni sono state private dal bere la Tua Luce di giorno e abbracciare con lo sguardo le stelle brillanti di altri mondi nella notte. 

Oh Creatore dell’infinito, che ti sei fatto carne in Tuo Figlio, Colui che da sempre ho servito e che dimora in me da quando mi è stato concesso il Dono dell’intelligenza e della memoria…Oh Signore dell’Universo, posso vederti, ora, attraverso i miei occhi iniettati di sangue, linfa del mio corpo… posso vederti ora abbracciare i miei cari amori, disperati nel vedermi bruciare. Posso vederti lì, Padre, vicino a loro… proteggili fin quando il Tuo Tempo eterno non mi conceda la grazia di reincontrarli.  Essi saranno il mio seme che è il Tuo, saranno la mia fiamma che brucia ancora più forte di quella che oggi mi sta bruciando. Te Li raccomando nei tempi dei tempi. La mia mano avrà mille forme e mille dita, la mia voce avrà mille bocche e mille lingue e il mio spirito rinascerà in esse ogni volta che un dolce ventre mi porterà alla vita umana con soffi d’aria e di gnosi”.

Un orrendo meccanismo di ferro tenta di chiudere le sue labbra da dove il sangue sgorga e scorre verso il mento, per poi scivolare sulla terra che diventerà il suo falò… i suoi occhi non guardano più il popolo presente che morbosamente osserva la scena “esemplare”. Il suo sguardo è teneramente rivolto verso un piccolo gruppo di giovani che gridano disperati lottando contro le mani assassine che vogliono fermarli. Uno di loro in ginocchio e con le mani strette così forte che le unghie penetrano nei palmi delle sue mani, grida senza paura e senza vergogna il nome del suo Maestro. Non lo ha abbandonato, no, ma la rabbia e l’impotenza soffocano il suo essere”. “Devo morire per vivere”. Le parole del suo Amico e Maestro risuonano nella sua mente e il loro eco lo consumano interiormente.  

Il flagello al quale sottomettono il corpo che, per lui, incarna la luce del mondo, gli risulta insopportabile da accettare. Ma l’immagine dantesca e profana del fuoco racchiude in sé un significato profondo e latente che il suo spirito percepisce, ma che la sua mente umana, debole, ignorante e capricciosa non è ancora pronta ad interpretare. La Sofferenza lo consuma. 

“I miei dolci amori assetati della gnosi che mi consuma, che hanno fatto del mio Verbo il loro focolare e rifugio in questo mondo corrotto e putrefatto, voleranno con le proprie ali ed impareranno attraverso l’ignominia e il dolore il linguaggio del Padre mio. Non rimarrete orfani della Verità, il mio seme è in voi e io vivrò sempre lì sussurrando al vostro spirito le stesse parole che vi gridavo nella vita umana.  

La mia missione si compie oggi e con essa inizia la vostra.  

Tutta la mia esistenza vicino a voi, i miei viaggi erranti senza alcuna fissa dimora, le mie accuse e difese, le mie grida, le nostre grida, i miei pianti, i nostri pianti, le mie risate, le nostre risate, i miei libri e discorsi, tutto converge e si esprime in questo nauseabondo atto criminale sugellato dal fuoco diabolico e dogmatico dell’encomio. Questo stesso fuoco che mi brucia è il fuoco che mi eleva trionfante alla dimora del Padre mio. È il messaggio indelebile che perdurerà per sempre, è la condanna ineffabile della Giustizia che pende sul lungo collo degli immorali. Niente avrebbe avuto senso senza questo finale, che in realtà è il principio.  

Ohh Padre di tutti i mondi oltre i mondi, permetti che queste siano le mie ultime parole che, sebbene dette nel silenzio che chiude la mia bocca sanguinante, possano essere ascoltate nei cuori e negli spiriti dei miei giovani sofferenti. Li amo, li ho amati e li amerò nell’eterno divenire. Vi troverò amati miei, che siete nel mondo, ma non appartenete al mondo. Ve lo prometto… non sarete più orfani. Vi troverò… 

Il crepitio delle ultime fiamme risuona come una tromba nel vento calmo… il popolo, sazio di una sorta di morbosa malvagità e ignoranza, si allontana dalla piazza pensando a cosa mangeranno la sera, a cosa indosseranno il giorno dopo e ringraziando la legge degli uomini che pone “equilibrio” in ogni cosa eliminando gli eretici dalle loro vite.  

Nel silenzio avvolgente dell’amata morte, un piccolo gruppo rimane lì, immobile e sofferente, osservando come prelevano i resti umani del loro Maestro e sentendo con le orecchie dello spirito le sue ultime parole espresse attraverso il suo sguardo colmo del furore della vita che viene da altri mondi. 

Erika Pais
17 Febbraio 2025 (17 Febbraio del 1600)

Commento di Juan Alberto Rambaldo all’ultimo podcast di Giorgio Bongiovanni

Giorgio, oltre ad essere assolutamente emozionante, è una lezione di filosofia cosmica, una lezione per tutti noi che non arriviamo a comprendere pienamente l’immensità dello Spirito Santo, la sua presenza in ogni cosa.

La sua presenza nell’atomo di idrogeno è la manifestazione più esplicita di cui ogni millesimo, ogni minima cosa che esista nell’universo è impregnata essendo, a sua volta, creata dallo Spirito Santo.

Se comprendessimo davvero la grandezza di tale realtà, riusciremmo a comprendere l’insegnamento di Cristo, quando dice di amare il prossimo tuo come te stesso, e quando afferma che l’uno e l’altro sono la stessa cosa.

Giorgio, maestro, fratello e amico, posso solo ringraziarti perché oltre a questo mi fai ascoltare una musica che mi fa veramente vibrare, vibrare in un modo che a volte è difficile da raggiungere, perché produce una sorta di mutazione nelle nostre cellule, una mutazione in tutto ciò che fa parte della nostra vita.

È davvero meraviglioso.
Ti mando un abbraccio enorme

Juan Alberto Rambaldo
17 Febbraio 2025

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