
Costantemente immerso nella volontà dell’Immortale Adoniesis, nel servizio al Cielo, nelle attività dell’Opera, nel sostegno ai giusti, nella cura di ogni arca, nella disponibilità a fratelli e sorelle, nella denuncia e nelle battaglie contro l’anticristo, nella direzione delle sue redazioni, nell’ascolto, nel consiglio, nelle parole da offrire e nei silenzi da custodire, Giorgio è in continuo contatto con il Padre, con la Fratellanza cosmica che veglia dall’alto, con gli esseri di luce che operano accanto a lui. La sua vita è una veglia, un atto d’amore costante verso la Causa e verso l’umanità.
Ci sono momenti in cui il tempo sembra fermarsi. Mentre parliamo di alcuni temi, il suo sguardo improvvisamente si perde lontano. In un antico tempo.
Terra di Palestina. La voce trema, gli occhi si riempiono di lacrime. L’emozione è sempre cosi intensa da divenire incontenibile quando ricorda il giovane Nazareno.
“Gesù si incamminava per le vie della Palestina” racconta “per raggiungere il luogo dove i discepoli e le anime lo attendevano per ascoltare la sua parola. Il suo passo forte e sicuro scuoteva la terra e il profumo emanato dalle sue membra dorate diveniva canto di primavera. Giungeva sempre oltre l’orario indicato perché lungo il cammino, coloro che lo vedevano passare, accorrevano a Lui.
Erano gli ultimi, i dimenticati dal mondo, i ciechi che avanzavano a tentoni seguendo la sua voce, gli storpi che si trascinavano nella polvere con gli occhi colmi di fede, le madri con i loro bambini ammalati, stretti tra le braccia , uomini e donne che in Lui cercavano ristoro nel corpo e nell’anima. Gesù , il figlio di Dio, fermava il Suo divino passo e il suo sguardo d’amore si poggiava sui loro occhi, e quello sguardo era la tempesta che scacciava i demoni, la quiete che placava il vento dell’incertezza e la passione che incendiava il cuore di eternità. E le sue mani che imponeva sui loro corpi erano la carezza che placava la pesantezza del loro cuore e sanava i loro corpi”.
Mentre racconta la voce gli si spezza in gola, il respiro si interrompe nel singhiozzo. “Li vedo ancora,” mi dice, “li vedo avvicinarsi a Lui… e Lui che si ferma, si piega su di loro, e li guarisce tutti, tutti.” Poi resta in silenzio, con lo sguardo lontano come se fosse ancora lì, accanto al Suo Maestro, su quella strada, tra la polvere e i miracoli che illuminavano le colline della galilea. Mi dice: “Sai perché quando termina una mia conferenza sento di abbracciare tutti i fratelli e le sorelle presenti? Perché Gesù lo faceva. Quando terminava le assemblee Lui abbracciava tutti, uno per uno, con la sua intensità, con quell’amore che squarciava il cuore inondandolo di eternità.
Amo tanto il Padre perché Lui glorifica Suo Figlio. Lo onora e Lo esalta. Vuole che noi amiamo Suo Figlio più di quanto amiamo Lui stesso. È per questo che dico sempre: può esistere il Figlio senza il Padre, ma non può esistere il Padre senza il Figlio.
E guardandolo rifletto sul fatto che la Via del Signore non è fatta di miracoli lontani, ma di piccoli gesti quotidiani che contengono l’infinito: una carezza, uno sguardo, un abbraccio. Vedere laltro e dire: io ti vedo. Così il passo di Gesù non si è mai fermato. Continua dentro ogni cuore che ama, in chi si sofferma dinanzi al dolore, all’ingiustizia, in chi sceglie la compassione, l’empatia, l’integrazione, l’inclusività, anziché l’indifferenza.
Quel passo vive ancora in Giorgio, il prescelto, vive nelle sorelle e nei fratelli che camminano con lui, vive nei giovani che non accettano e lottano contro il pensiero colonialista, fascista, patriarcale e misogeno di questa società, vive in tutti coloro che sposano i Suoi valori universali, che saranno, un giorno non lontano, traghettati verso un nuovo mondo sorretto dalla pace e dalla fratellanza dei popoli.
Sul it nis othen
Sonia Alea
26 Ottobre 2025
