“I Giovani della nuova era intervistano Adoniesis” è il titolo scelto dai ragazzi di “Casa Giovani del Sole” per l’intervista a Giorgio Bongiovanni, avvenuta il 19 aprile scorso a Buja.
A condurre l’incontro sono stati Chiara Lautieri e Francesco Piras, artisti, attivisti e divulgatori.
Con genuina curiosità ed interesse, hanno avuto l’opportunità di sviscerare tematiche importanti per meglio addentrarsi a livello operativo nella nostra quotidianità e per poter avere una lettura diversa profonda e perspicace, in chiave spirituale dei fatti del mondo.
Con voce commossa, Laura Marcuzzo, assieme a Didier Bellè, fondatori dell’Arca Mandi dal Cil di Buja, aprono la serata presentando l’associazione e le sue varie attività con particolare attenzione al sostegno dei giovani.
Alle loro spalle sopraggiunge la figura di Giorgio Bongiovanni, che con sentita riconoscenza li ringrazia per l’operatività svolta in questi anni con amore, dedizione e servizio e ricordando Domenico Santin, che con fede e grande impegno ha portato il seme dell’opera nel Triveneto.
Ecco Giorgio accomodarsi sulla poltrona, mettendosi per l’ennesima volta al servizio dei fratelli con instancabile disponibilità ed il suo inconfondibile sorriso, come per voler rassicurare e mettere a loro agio i ragazzi di fronte a lui visibilmente emozionati.
Francesco prende parola ringraziando Giorgio per la disponibilità offerta, ricordando che troppo spesso la diamo per scontata ma che scontata non è, e prosegue chiedendogli se ha un messaggio con cui desidera iniziare l’intervista.
La risposta che segue è tanto potente quanto completa, poiché in essa si racchiude lo spirito che impregna l’opera giovannea: “VI AMO!”
Durante la prima parte dell’intervista, si è parlato molto di come riconoscere spiriti a noi affini per risvegliare il guerriero assopito in loro e facendo fiorire i talenti che ognuno di noi ha. E’ importante che l’anima sia aperta ai problemi mondiali, altrimenti anche il più grande talento non sarà utile all’opera.
Giorgio spiega come qualsiasi cosa ci venga donata da Dio, noi dobbiamo utilizzarla per il prossimo, aggiungendo a mio avviso un particolare fondamentale: noi fratelli dell’opera, siamo tutti chiamati, se lo vogliamo, ad una missione. Quando la accettiamo, ce ne dobbiamo assumere tutta la responsabilità poichè siamo stati chiamati direttamente dall’alto. Questo significa che noi dobbiamo fare tutto ciò che il cielo ci chiede di fare utilizzando gli strumenti che ci ha dato per compiere la missione affidata, seguendo la strada che il Padre ci indica.
Giorgio ci ricorda anche che un sano ego fa bene alla salute, ma se ci ubriachiamo di ego ci si ammala. L’ego deve essere sempre equilibrato. L’umiltà deve rimanere la regina del nostro talento se vogliamo aiutare gli altri. Noi dobbiamo semplicemente fare al meglio la missione a cui siamo stati chiamati, anche la più umile. Quando l’hai fatta bene e non ostante ciò comunque non ti senti soddisfatto, perché magari invidi il fratello che appare in pubblico, allora li c’è ego.
Attenzione a non cadere nella trappola della vittima, poiché il vittimismo è peggio del tradimento, della gelosia e dell’invidia, perché induce il fratello a provare pena per noi e in questo modo, stiamo provocando la sua fine e la nostra poiché il vittimismo è l’inganno!
Parlando direttamente ai giovani, Giorgio spiega l’importanza di porsi degli obbiettivi: studiare, diplomarsi, laurearsi e parallelamente sviluppare i propri talenti, dando tutto se stessi per raggiungere il massimo. Mentre siamo nel nostro percorso accademico, Giorgio ricorda l’importanza dell’attivismo come mezzo per conquistare le anime, risvegliandole alla giustizia, alla verità e all’opera del celo.
Esorta i ragazzi a fare programmi per almeno dieci anni ma non di più per ora. Dopo questo termine Giorgio non sa nemmeno se questa società esisterà ancora.
Gli sguardi dei ragazzi si fanno accesi, attenti alle parole che il loro maestro esprime con così tanta intensità risvegliando il loro animo.
Francesco cambia tematica, riprendendo un recente messaggio inerente il passaggio della “Cometa del Diavolo”, nome coniato da questa società malvagia e deviata in cui regnano sovrani i valori di sopraffazione. Nome assolutamente inappropriato visto il significato profondo che le comete ci portano: portatrici di geni cosmici.
Da qui Giorgio conduce il pubblico presente in sala in un viaggio suggestivo nei meandri dello spazio meraviglioso ed infinito; utero cosmico di tutti gli esseri viventi. Egli descrive le comete come spermatozoi emanati dall’organo creativo maschile del Padre Eterno che Giorgio chiama Spirito Santo, emessi al termine dell’atto creativo avuto attraverso la compenetrazione tra la sua luce e tutto ciò che è il creato. Questa è l’espressione più poetica per descrivere l’atto d’amore compiuto dal Padre con tutto l’universo, che rappresenta l’organo femminile, poichè la parte femminile dello spirito santo è la composizione delle stelle e dello spazio, mentre la parte maschile è l’intelligenza invisibile, che emette gli spermatozoi/comete espandendosi così in tutto l’universo. Esse portano la vita ed hanno il compito di fecondare un ovulo affinché si crei un essere vivente. L’ovulo si trova nei soli. Le comete entrano nella vagina del sole, che è androgeno, e lì si compie il miracolo, partorendo nuove frequenze, nuovi pianeti.
In particolare, la cometa del Diavolo porterà la Terra alla quarta dimensione ed un upgrade di Marte, Venere e Saturno, che condurrà ad un ulteriore sviluppo della vita già presente su questi pianeti.
Giorgio non sa la data specifica in qui ci sarà questo salto evolutivo, ma suppone che potrebbe accadere attorno al 2035. Sicuramente entro la fine di questo secolo la situazione si capovolgerà. Mentre Giorgio ha il sospetto che nel 2033/34 ci sarà un grande cambio, causato da una catastrofe immensa, egli afferma con certezza che alla fine di questo secolo la Terra entrerà nella quarta dimensione. “Voi giovani”- dice con commozione Giorgio – “Siete oggi i testimoni, domani sarete i vecchi che mi avevate intervistato. Nelle università nel 2090, si ricorderanno di voi pionieri che avevate profetizzato ciò che loro stanno vivendo, ovvero la nuova era.”
La natura ci parla ma l’uomo non ascolta.
I terremoti recentemente registrati in varie zone della Terra possono essere letti come un tentativo della natura di comunicarci un messaggio spirituale, rispetto alla grave situazione mondiale che stiamo vivendo.
“La Terra sta ricevendo un messaggio”- dichiara Giorgio -“Le città più perverse vengono colpite come monito per cercare di indurre negli abitanti un cambiamento. Sono previste grandi catastrofi ma al momento c’è una mano misericordiosa che lo impedisce.”
Secondo alcuni messaggi ricevuti da Giorgio direttamente da Adoniesis, anche in Italia ci sono dei territori in cui potrebbe consumarsi un’apocalisse. Giorgio ci esorta ad essere degni. Per ora l’Italia non verrà colpita, perchè i giovani devono dare una speranza, devono esprimere i loro talenti. Certo, Giorgio non lo può escludere ma se dovesse accadere e se qualcuno di noi dovesse venire colpito direttamente, allora dovremmo porci una domanda importante: “cosa stavamo facendo che non dovevamo fare Padre?”
Purtroppo la maggior parte delle persone non vuole assumersi la responsabilità di cambiare, dunque arriveremo ad un momento in cui chi ha fatto finta di non vedere verrà a cercarci per avere risposte o per avere un supporto e noi dovremo spiegare loro cosa devono fare. Poi spetterà a loro scegliere se continuare con la vita di ogni giorno o se dare tutto ciò che hanno per questa causa.
La serata si addentra sempre di più nel vivo e Francesco legge la sesta coppa dell’apocalisse di Giovanni, chiedendo a Giorgio come fosse possibile che persone che hanno conosciuto ed ascoltato Eugenio, lui stesso, Piergiorgio, non ostante tutta la conoscenza a cui sono stati introdotti, non abbiano trovato la forza per reagire ed agire concretamente.
“Perchè non si dovevano salvare. Perché hanno scelto. Dio nasconde a loro la verità mentre a voi la rivela.”
Questa è stata la risposta di Giorgio e da quell’istante, ho avuto la percezione che l’atmosfera attorno a me stesse cambiando. Il tempo pareva essere rallentato, tutto si era fatto più denso, e le parole di Giorgio era come se avessero un eco dentro di me.
Il suo sguardo cambia, è profondo, penetrante. Il tono della voce è fermo, caldo e deciso e guardando negli occhi Francesco prosegue: “Hai letto? Rileggilo. Questa sera facciamo con iragazzi di “Casa Giovani del Sole” una rivelazione. Prego, passo a passo ti tradurrò ogni parola.”
E da quell’istante è direttamente Adoniesis attraverso Giorgio a spiegare i passaggi dell’apocalisse, nella completa attenzione dei presenti.
Questa prima parte dell’intervista si conclude con una domanda di Francesco, sull’amore e la giustizia ed in particolare su come possiamo manifestarle con equilibrio nella vita quotidiana.
“Noi dobbiamo essere giusti, altrimenti non possiamo amare”, esordisce Giorgio. “Giusti non significa essere esenti dal peccato. Io non vi chiedo di essere perfetti, però dobbiamo essere giusti, ovvero dobbiamo rispettare la legge, dobbiamo rispettare la vita, in tutte le sue forme. Noi dobbiamo rispettare il prossimo, amarlo. Dobbiamo essere affabili. Se il debole fa un peccato, cerchiamo di scoprirne le cause, cercando di essere tolleranti nel far rispettare la legge. Ma noi non possiamo perdonare l’arrogante perché se lo giustifichiamo, stiamo aumentando il suo peccato.
Vi chiedo una cosa, ovvero siate giusti ma fra di voi non alimentate la rigidità della giustizia, questo sarà causa di litigi, incomprensioni e separazioni. Aspettate vostro fratello, ditegli in faccia se ha compiuto un reato anche in modo duro ma poi dovrete tendergli la mano. Allora questo giusto equilibrio porterà all’unione. Questo ho cercato di fare nella mia vita ed è per questo che il Signore mi ha chiamato il calice vivente della comunione.”
Nell’esprimere questo concetto Giorgio si commuove ricordando l’esempio che Gesù ci ha portato.
Solo più tardi avremmo saputo che proprio in quel momento, in una fabbrica di scarpe a Sant’Elpidio, un operaio ha visto formarsi il volto di Cristo su una parete di un macchinario dell’azienda. Questo è stato poi interpretato da Giorgio come un segno di consolazione per tutti noi appartenenti all’opera giovannea.
L’intervista viene poi spezzata dall’intervento artistico di David Marchi, membro dell’associazione “Casa Giovani del Sole” che rivisitando un monologo di Gino Strada, ha saputo catturare l’attenzione dei presenti emozionandoli e riportando tutti e tutte alla nostra responsabilità, come ha scritto Gino strada, che dobbiamo esercitare con consapevolezza, forza e costanza, se vogliamo che l’avventura del uomo continui.
Giorgio rimane colpito dal monologo di David e riafferma che si, la guerra va certamente abolita, però ci spiega una grande verità, anche se fa male ed è dura da comprendere.
L’uomo è come una belva feroce e sanguinaria, preda dei suoi istinti di sopravvivenza e sopraffazione e dal desiderio avido di conquista del territorio e di sottomissione delle creature più deboli. Per questo motivo le nostre richieste di pace al Padre, non possono essere accolte.
Allora, in questo scenario, noi dobbiamo solo trovare i nostri simili. Alle belve sanguinarie, ci pensa il Padre, sterminarle attraverso le forze della natura.
Riuscire ad applicare questi insegnamenti nella vita quotidiana, rivelati con così grande amore ed intensità da Giorgio, è la chiave evolutiva per ognuno e ognuna di noi, per vivere in armonia con le leggi universali nella nuova era.
Con profonda gratitudine
Elena Forgiarini
9 Maggio 2024 – Buja
Allegati all’interno:
- 5-05-24 Incontro con l’incredibile, il cammino dello stimmatizzato Giorgio Bongiovanni
- 22-04-24 Essere diversi. Dario Sanfilippo intervista Giorgio Bongiovanni
- 5-04-24 Le ultime 12 ore della vita di Cristo
- 5-04-24 Negli occhi del Padre: Adoniesis e la Sua patria, il Cosmo
- 5-03-24 Adoniesis, non sono di questo mondo. Ascoltatemi!
- 23-02-24 Il messaggio di Adoniesis, l’immortale