UNA GUERRA SENZA ARMI PER UNA NUOVA COSCIENZA PIÙ TEMUTA DELLE ARMI
(Palermo-Nicolosi 6/9 marzo 2009)
Palermo. Un grande arcobaleno saluta l’arrivo di Giorgio all’aeroporto Falcone e Borsellino. La macchina del nostro carissimo amico e fratello Giovanni cammina tra il traffico della città. Piove. Il cielo è grigio, l’odore della pioggia misto a quello della terra penetra dai finestrini semiaperti dell’auto, un odore inconfondibile e familiare che mi provoca un brivido sulla schiena ma che ci fa sentire a casa. Giorgio parla con Giovanni sugli sviluppi operativi di questi ultimi mesi qui a Palermo e con Lorenzo che è qui da una settimana per i preparativi dell’evento, sempre preciso e meticoloso nel suo lavoro che svolge con una passione tale da permettergli di aprire qualsiasi “porta” utile al delicato lavoro del nostro giornale. Poi silenzio, mentre il suo sguardo si perde nell’anima della città. Anche noi assorti nei nostri pensieri guardiamo fuori dai finestrini. Un saluto alla città ritrovata … un appassionato abbraccio all’amante dal quale vorresti scappare ma al quale ti senti fatalmente attratto, unito da un vincolo invisibile ma altrettanto forte e tangibile. Il nostro sguardo si perde tra le vie trafficate della città, vie antiche, umili, semplici, dove regna povertà, degrado e miseria e vie antiche illuminate da numerosissimi negozi sfavillanti dove gli abitanti della città si recano per il loro shopping … Palermo capoluogo della Sicilia nata tra il VII e l’VIII secolo d.C., posta al centro del Mar Mediterraneo, culla delle più antiche civiltà, d’Oriente e d’Occidente. Le sue piazze sfoggiano orgogliose la loro antica arte: dalla bizantina alla aragonese, dall’araba alla fenicia, dalla greca alla normanna… il maestoso e bellissimo teatro Massimo, il più grande d’Italia, terzo in Europa, tra i più famosi al mondo, e quella piazza … piazza Politeama, cuore simbolico della città di Palermo … e le innumerevoli vie e piazze dei Martiri, dei tanti martiri caduti sotto il fuoco sordo di un potere che teme i suoi avversari … caduti sul campo di battaglia nella lotta contro la mafia … una mafia che non è quella che ci hanno sempre raccontato, una mafia che porta in mano lo scettro del potere … martiri caduti perché il principe (il potere costituito) così come nel suo ultimo libro lo definisce il dottor Scarpinato, deve regnare sovrano, indisturbato. Non c’è posto per la democrazia. I sudditi devono servire. Non devono capire. Non devono pensare. Entriamo in Via d’Amelio. Davanti a quel cancello Paolo Borsellino suonò diciassette anni fa il campanello della casa di sua madre, accompagnato dai giovani ragazzi della sua scorta. Quelle pareti rimesse a nuovo raccontano il terrore di quell’improvvisa grande esplosione … di quel fuoco … dei brandelli di quei corpi carbonizzati lanciati tra i palazzi … e del viso di Paolo rimasto intatto in un delicato sorriso di beatitudine … la beatitudine di chi ha dato tutto, anche la vita per servire il proprio Paese, per servire quegli ideali che hanno ispirato la Costituzione italiana, una costituzione che deve essere difesa ad ogni costo. Ideali che nascono dai veri valori. I valori universali.
Giungiamo in albergo dove più tardi abbiamo modo di salutare il nostro caro amico e fratello Casimiro che presta servizio di scorta, come carabiniere, ad un magistrato e che ci farà conoscere più tardi il “suo angelo”, il simpaticissimo Marco. Qui, abbiamo modo di appostare come sempre il nostro punto redazionale, la saletta delle colazioni viene temporaneamente mutata in un vero e proprio centro stampa grazie alla disponibilità del proprietario che stima e apprezza tanto Giorgio. Dopo aver svolto alcune attività operative, ci rechiamo nella confortevole casa di Giovannone e Mary dove siamo invitati per la squisita cena di pesce preparata con grande amore. Qui ci raggiungono il nostro Giovanni, una spalla sicura e ferma nel cammino di suo padre, Anna e Francesco, tutti arrivati dopo una lunga giornata di viaggio direttamente dalle Marche. Per nostra grande gioia abbiamo nuovamente il piacere di poter coccolare il piccolo Lorenzo, un bimbo bellissimo e tenerissimo che con i suoi occhioni azzurri ci guarda come un antico saggio venuto da altri mondi. L’orgoglio di Giovanni e Mary.
Il giorno seguente, il sette marzo, ci prepariamo per l’evento della sera, la giornata scorre tra vari appuntamenti e lavori di redazione. Giorgio ha modo di incontrare Salvatore Borsellino durante il pranzo che consumiamo insieme a sua moglie Rosi, visibilmente preoccupata per la crescente “passionalità” di suo marito nella ricerca della Verità. Salvatore come sempre è un fiume in piena e si consola con le parole di Giorgio, parole di speranza anzi di certezze che giungono dai piani trascendenti. Per noi è sempre un grande onore stare accanto a loro.
L’ora dell’incontro è giunto. Dopo aver avuto il piacere di salutare il giudice Luca Tescaroli, autore del libro del quale si parlerà questa sera, appena arrivato con la sua scorta nel nostro stesso albergo, ci rechiamo nel centro della città. In una struttura, fra le più antiche dell’ateneo palermitano, risiede la facoltà di giurisprudenza che con la denominazione di “Reale accademia degli studi” vide la sua fondazione alla fine del settecento negli antichi locali di un convento. Una galleria lastricata di marmi per le lauree dottorali poi l’architettonico vestibolo della scala, sorretto da quattro colonne ioniche contenenti antiche statue. Mi sembra di tornare indietro di secoli. Saliamo le scale e giungiamo nell’Aula magna decorata da una deliziosa arte barocca arricchita dagli affreschi che decorano il soffitto. Giungono i relatori con le loro scorte. Noi siamo pronti per riprendere e trasmettere le notizie in anteprima della serata. Anna Petrozzi al lato del palco con il suo computer trasmette, in tempo reale, la sintesi delle relazioni alla redazione Antimafia che vengono immediatamente inserite nel sito, Giovanni Bongiovanni si occupa delle riprese con la telecamera, Francesco Belvisi è addetto al servizio di sicurezza, Giorgio Barbagallo, appena giunto insieme ad alcuni nostri carissimi fratelli di Catania, si occupa del servizio fotografico, mentre Lorenzo Baldo fa gli onori di casa, accogliendo gli ospiti.
Il Preside della facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi di Palermo apre l’incontro. L’aula magna è gremita di gente. Persone vive, vere, persone che vogliono verità, che chiedono cambiamento, che chiedono giustizia. Colletti sporchi è il titolo del libro presentato oggi a Palermo dal giudice Luca Tescaroli e dal giornalista Ferruccio Pinotti all’interno del quale viene centrato il vero problema dello sfacelo italiano e non solo: L’invisibile anello di congiunzione tra Stato e mafie. Finanzieri collusi, giudici corrotti, imprenditori e politici a libro paga dei boss. Viaggio nella borghesia criminale guidati da un magistrato sempre in prima linea”. La presentazione del libro organizzata da Antimafia Duemila è moderata dal giornalista Enzo D’Antona, giornalista de La Repubblica, e inizia con l’apertura del direttore di AntimafiaDuemila Giorgio Bongiovanni: “Il 28 dicembre del 1983 il collega giornalista, per me un maestro, Giuseppe Fava, rilascia l’ultima intervista al giornalista Enzo Biagi sette giorni prima di essere ammazzato. Abbiamo pensato di riproporre sette minuti di questa intervista in quanto considero che all’interno del libro che il dottor Tescaroli presenta qui oggi vi sia il cuore del discorso che fece Pippo Fava a quel tempo. Un discorso realistico e profetico”. Le parole di Giorgio lasciano spazio al filmato proiettato su grande schermo e a quelle agghiaccianti parole. Le parole di un altro martire della giustizia: “Cosa Nostra è un’associazione criminale che viene fiancheggiata, sostenuta dai poteri forti dell’alta finanza, della politica, dei servizi deviati della massoneria … è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia … mi rendo conto che c’è un enorme confusione sul problema della mafia … i mafiosi ora non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori anche al massimo livello … sono all’interno dell’organizzazione ma stanno al posto loro e fanno quello che altri gli dicono di fare … un’organizzazione che riesce a manovrare cento mila miliardi l’anno, in condizione di armare degli eserciti, di possedere delle flotte, di avere un’aviazione propria … sta accadendo che la mafia si sia oramai impadronita nel medio oriente del commercio delle armi, ecco gli americani contano in questo, però neanche loro avrebbero cittadinanza in Italia … se non ci fosse il potere politico finanziario che consente loro di esistere perché diciamo che di questi cento mila miliardi un terzo, un quinto resta in Italia e bisogna pure impiegarli in qualche modo no? Bisogna riciclarlo (questo denaro), ripulirlo, rinvestirlo, e allora ecco le banche, le banche nuove, questo proliferare di banche nuove dovunque , il Generale Dalla Chiesa lo aveva capito… e fu quello che lo portò alla morte perché trovò decine di migliaia di miliardi insanguinati che venivano immessi dentro le banche e poi ne fuoriuscivano per andare verso le opere pubbliche, io ritengo che molte chiese siano state costruite con appalti di mafiosi con le mani insanguinate. Io sono d’accordo con Nando dalla Chiesa, la mafia ha acquistato una tale impunità da essere diventata persino tracotante, le parentele si fanno ufficialmente … io ho visto molti funerali di stato … ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità … essere protetti significa poter vivere dentro questa società … è una legge mafiosa che dalla Sicilia è stata esportata e fa parte oramai della cultura nazionale, non si fa niente in Italia se non c’è l’assenso del politico e se il politico non è pagato, noi viviamo in questo tipo di società, e in questo tipo di società la protezione è indispensabile se qualcuno non vuole condurre la vita da lupo solitario che può essere anche una scelta e può essere anche una scelta affascinante, essere soli nella vita e non avere né aderenze, né protezione da alcuna parte, orgogliosamente soli, fino all’ultimo, questa può essere una scelta ma sessanta milioni di italiani non la faranno mai …”. Le inquietanti parole di Giuseppe Fava sono le parole di chi da tempo aveva intuito il grande gioco che si cela dietro il paravento dell’istituzionalità. Giorgio rivolgendosi al pubblico riprende il discorso ricordando che i magistrati seduti a quel tavolo sono coloro che hanno portato avanti le inchieste più scottanti delle stragi, dei delitti, dei segreti, dello stato italiano. “Ingroia, Di Matteo, Tescaroli ed altri magistrati” dice il direttore di Antimafia Duemila, “ hanno portato avanti delle inchieste sui mandanti esterni delle stragi di Falcone e Borsellino, sul riciclaggio del denaro sporco, sull’omicidio Calvi, su Sindona, sulla massoneria, ecc. … mi sembrava giusto ricordare anche questo martire … Giuseppe Fava”. Un caldo applauso chiude l’intervento di Giorgio al quale seguono gli interventi dei magistrati impegnati in prima linea nella procura di Palermo e di Roma. Il dottor Roberto Scarpinato riallacciandosi al suo recente libro: “Il ritorno del Principe” descrive le trame di un potere antico di secoli, dove la corruzione sistemica e l’omicidio per fini politici stanno alla salvaguardia di grandi interessi. Nessun governo ha potuto governare questo Paese, dice il procuratore, senza scendere a patti con la cosiddetta borghesia mafiosa. Il Giudice Di Matteo ricorda che molte sentenze definitive di più Corti di Assise hanno confermato che le stragi non furono solo opera di Cosa Nostra. È sancito dalla Corte di Cassazione, infatti che le mani dei mafiosi siano state armate ed ispirate da qualcuno al di sopra di loro. “E’ calata la sordina sui temi della lotta alla mafia non appena è stato investigato il livello dei mandanti esterni delle stragi” dice il procuratore sottolineando che in un paese serio dovrebbe essere avvertita la necessità di un immediato approfondimento. Il dottor Di Matteo ha poi puntato il dito sul fatto che oggi i pentiti non sono spinti a parlare a causa degli attacchi e delle polemiche rivolte a magistrati e investigatori che purtroppo sono costretti ad assistere continuamente alla candidatura nei partiti politici di personaggi collusi e addirittura già condannati. Prosegue poi denunciando la triste mancata presa di posizione del Consiglio dell’ordine dei medici e degli avvocati nei confronti di loro iscritti già condannati oppure sorpresi a chiedere favori e raccomandazioni e che troppi purtroppo continuano a mantenere rapporti di sistematico reciproco vantaggio. “Oggi” continua il procuratore “ non viviamo più la magistratura e le istituzioni in cui eravamo convinti di entrare con grande entusiasmo … vogliono controllare la giurisdizione, così come avvenne durante il periodo del fascismo, vogliono controllare gli uffici del pubblico ministero … E’ palese il tentativo di trasformare il pm in un fedele e anonimo esecutore del potere di turno mentre … è in discussione il principio della separazione effettiva dei poteri”. Per questo, ha concluso, “dobbiamo essere intellettualmente limpidi … riguarda le garanzie di tutti i cittadini … Nonostante noi magistrati dobbiamo attenerci al dovere del riserbo oggi siamo chiamati anche ad un dovere di denuncia e dobbiamo spiegare bene cosa sta accadendo”. Il grido d’allarme di quei pochi veri magistrati fedeli al proprio codice deontologico si fa unico. Il dottor Ingroia descrive la stagione difficile di questo tempo che per molti aspetti, dice, è più difficile di quella del dopo stragi in cui la società civile mostrò il forte impeto di reagire mentre oggi siamo di fronte ad una società praticamente anestetizzata. Il futuro dipende da come la parte dell’Italia onesta possa reagire in maniera attiva. Il procuratore chiede alla parte migliore della società italiana la propria attenzione, il proprio sostegno. Poi la parola passa al fratello del giudice barbaramente assassinato nell’estate dell’anno 1992. Salvatore Borsellino non si da pace per quella morte che non ha verità né tantomeno giustizia, troppo in alto i burattinai che hanno mosso quei fili, troppo in alto per essere incastrati nei loro gravissimi delitti. Con l’amarezza in gola e quel dolore ancora troppo forte dentro il petto, denuncia la gravissima responsabilità dello stato italiano che mostra sempre più di non avere il coraggio di processare se stesso. Accusa poi la sudditanza dei giornali nei confronti di un potere che persegue solamente i propri loschi interessi: “L’informazione non ha presentato con obiettività alcuni casi importanti come quello di De Magistris o di Genchi – ha proseguito Salvatore Borsellino – E’ questo oggi lo strumento attraverso il quale avvengono gli “omicidi eccellenti”. Si procede con la delegittimazione che poi sfocia nella sospensione di tanti magistrati o investigatori onesti dalle proprie funzioni. Una morte civile a volte peggiore di quella fisica. Se oggi un tecnico come Genchi potesse svolgere le sue indagini potremmo forse intravedere la verità sulla strage di Stato in cui è morto Paolo”. Gioacchino Genchi è un vice questore della polizia in aspettativa, che ha collaborato con molti giudici tra cui Giovanni Falcone e Luigi de Magistris, è un esperto di informatica e telefonia e si occupa di incrociare i tabulati delle telefonate nei processi di omicidio, rapina, mafia, tangenti, stragi, ‘ndrangheta, camorra ecc. Arrivò due ore dopo nel luogo della strage di via D’Amelio, individuando nel castello Utveggio il luogo da cui sarebbe stato azionato il radiocomando dell’esplosivo utilizzato per la strage, luogo in cui era attiva una base del Sisde. È stato recentemente coinvolto dalla stampa e dal Presidente Silvio Berlusconi in merito a un presunto scandalo di intercettazioni. In realtà Genchi si occupa di tabulati telefonici quindi niente a che vedere con le intercettazioni. Il problema è che attraverso le indagini del Pm Luigi De Magistris supportate dai riscontri incrociati rilevati dai tabulati del Genchi i fili portavano troppo in alto. Ecco quindi che tutti coloro in possesso di prove o in procinto di possederle sono stati puntualmente sollevati, in un modo o nell’altro, dal proprio incarico. Nel febbraio del 2009 è stato aperto un procedimento penale a carico di Gioacchino Genchi presso la Procura di Roma.
L’attacco alla stampa rivolto da Salvatore Borsellino nell’intervento appena concluso viene incassato male dal moderatore Enzo D’Antona che prende le difese perlomeno della sua persona e di una parte di quella categoria, ma il pubblico che durante l’intervento di Salvatore ha applaudito continuamente mostrando la condivisione della sua denuncia e della sua rabbia, mostra non gradire quell’intervento e reagisce gridando contro quelle parole. La tensione della gente, stanca di essere presa in giro, non fa fatica a manifestare la propria indignazione e Salvatore è costretto ad intervenire per sedare la bufera e permettere all’autore del libro di concludere la serata di presentazione di “Colletti sporchi”. Il magistrato Luca Tescaroli prende quindi la parola: “Non si riesce a risolvere il centenario problema della mafie” afferma “poiché la linea di demarcazione tra Stato e mafia non è così netta. Vi sono ampie aree di compenetrazione. Esiste un anello di congiunzione tra le due entità che è una delle cause fondamentali del perché oggi sussista questa realtà e questa convivenza. Si è cercato attraverso l’analisi di casi concreti di descrivere questo anello che è alla causa della situazione in cui ci troviamo oggi. Questi comportamenti infatti corrodono la democrazia, i rapporti sociali, il mondo del lavoro e la società stessa”. Così come sancisce il nostro codice di procedura penale che testualmente riporta “Si ha concorso esterno in associazione mafiosa quando un soggetto, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce un concreto, specifico, consapevole, volontario contributo”.
Un forte applauso del pubblico rimasto quasi per intero fino a conclusione dell’incontro, chiude la serata. La gente si accalca attorno ai magistrati perché possano mettere una firma sul proprio libro, e intorno a Salvatore Borsellino che prosegue a parlare con tutti coloro che gli rivolgono domande spiegando che la speranza sta nella reazione della gente.
Giorgio si dirige verso l’uscita, fermato dalle persone che desiderano sapere la data di una sua prossima conferenza spirituale a Palermo, o che semplicemente vogliono scattare una fotografia accanto a lui. Ci rechiamo in un locale vicino per la cena con i relatori che condividiamo con piacere e soprattutto con grande onore. Un momento in cui si respira la condivisione, il profondo rispetto, l’amicizia tra questi giusti di cui ci sorprende sempre la cristallina purezza d’animo, uomini che mettono la propria vita in campo per tentare di garantire alle future generazioni ciò che Paolo Borsellino definiva come: “…la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
L’Etna, apparsa dinanzi ai nostri occhi, manifesta con il suo abito bianco tutta la sua magnificenza. Abbiamo il tempo di ammirarla mentre ci avviciniamo a Nicolosi, paese che per tutti noi ma soprattutto per Giorgio è sempre motivo di profondi ricordi di eterno valore. All’hotel Biancaneve dove alloggiamo incontriamo finalmente i nostri cari fratelli di Catania: Angelo, Claudio,Giorgio, Giusy, Valeria, Daniele, i bravissimi pasticceri Giancarlo e Simona che più tardi offriranno a Giorgio e a tutti noi due bellissime e soprattutto buonissime torte, con una perfetta composizione decorativa dove è impresso il volto di Gesù con un passo del Vangelo e il volto di Giorgio, poi Saro che arriva con la sua famiglia da Gaggi, la nostra Miriam che arriva con suo fratello Stefano, Mimma, la sua mamma nostra carissima Adriana insieme al suo compagno Marco, Nunzio e gli altri giovani di Torregrotta, poi i vecchi amici di Giorgio, gli amici d’infanzia Enzo e Nino, Salvo Briga, e tanti altri fratelli tra i quali anche Giovanni e Casimiro da Palermo. Mentre parliamo insieme dell’importanza della nostra unione, della concretezza delle nostre attività, dell’importanza della diffusione ricordiamo ai fratelli presenti che tutti i nostri fratelli del Latino America, del nord America, della Spagna e di tutto il mondo sono concentrati a proseguire le proprie attività dando continuamente forza e sostegno a Giorgio e a tutti i fratelli italiani ed in particolare siciliani per questa ultima parte della missione, la più delicata, che sarà messa in atto da qui ai prossimi tre anni. Successivamente raccontiamo con Lorenzo i particolari della conferenza tenuta il giorno prima a Palermo, sottolineando l’importanza di sostenere i giusti nella loro battaglia. Nello stesso momento Giorgio si prepara a vivere l’ennesimo prodigio della sanguinazione. Ma non appena riesce a riprendersi un pochino dal dolore scende nella saletta dove tutti i fratelli aspettano di rincontrarlo e abbracciarlo. Ed eccolo ancora una volta lì con il suo sorriso, con la sua determinazione ad iniettare amore, forza e devozione a tutti, pronto per ricominciare ancora una volta in una terra che è tutta da organizzare, con nuovi fratelli che aspettano di essere coordinati per poter iniziare ad essere operativi. Giorgio e la profondità di ciò che rappresenta parla dell’importante lavoro svolto da Giovannone a Palermo dove sono presenti una ventina di persone intenzionate a creare una nuova arca spiegando che parallelamente alla diffusione spirituale cammina la lotta contro la mafia che è uno delle braccia più potenti dell’anticristo. “Perché la più potente delle mafie, Cosa nostra, ha sede in Sicilia?” Chiede Giorgio. E risponde: “perché la Sicilia è un punto molto importante del cuore della nostra Madre Terra, per questo viene attaccata da questo male che cerca di farla emergere tingendola di oscuro, di violenza, di odio. Ma la nostra terra non è solo questo, è anche ciò che Eugenio Siragusa, che è stato la guida della nostra gioventù, definì la Galilea dei Gentili, cioè quella terra che avrebbe ospitato coloro che in questo tempo avrebbero gridato Cristo anziché Barabba. Dobbiamo trasmettere la Verità che il Cristo sta per ritornare. Ricordatevi che gli ultimi a risvegliarsi saranno i primi nella coscienza della Verità. Io devo compiere qui l’ultima parte della mia missione, in questa terra dove sono avvenuti tanti miracoli della Madre Celeste … Le vere missioni non hanno bisogno di fanfara, le missioni celesti non hanno bisogno di giubilei, sono i segni che ci indicano che la missione in Sicilia è iniziata. Ma ricordiamoci sempre che Gesù è il punto centrale, la missione è Sua. Noi dobbiamo seminare e risvegliare l’Uomo, risvegliare in lui il fuoco della Verità più grande di tutti i tempi che i due Giovanni hanno testimoniato sulla terra. Questo è il tempo della seconda venuta di Cristo ed è l’ultimo tempo. Devo correre, anche se sono stanco e a volte mi devo trascinare ma ho la continua sensazione che devo fare presto. Per questo chiedo aiuto a voi fratelli del passato e a coloro che arriveranno. In questa terra la gente non conosce la verità, conosce una verità manipolata. Non dobbiamo svolgere il nostro lavoro operativo in modo fanatico ma serio e organizzato per poter essere efficienti. Il primo segno che vi dirà se la strada che dovete seguire è questa insieme con me, vi sarà dato dal fatto di sentirlo profondamente dentro. A Nicolosi è nata un arca e a Palermo è in procinto di nascere. Ci siamo rincontrati con coloro che hanno proseguito il cammino. Io porto il segno sul mio corpo e questo da molto fastidio perchè accuso nel nome di Cristo ma molte anime riconoscono in questo la presenza di Dio. Io porto questo segno con grande onore. Presto mi trasferirò qui, in questi giorni vi dirò il luogo dove andrò a stabilirmi, anche se farò il pendolare così come ho fatto per tre anni e mezzo in Sud America. Verranno con me alcuni dei miei fratelli e parte della mia famiglia. Saranno coinvolte tutte le nove province della Sicilia in questa Opera, dove si creeranno le arche di base. Alcuni di voi poi mi accompagneranno in Sud America, se il cielo mi continuerà a dare la possibilità di farlo. Ciò che dovete sapere è che io sono un soggetto ansioso nel lavoro ma state tranquilli, oggi non vi faccio nessuna pressione, ascolterò ciò che avrete da dirmi, le vostre proposte, le vostre idee, le vostre perplessità. Ma quando sarò qui, vi avviso in anticipo, sarò un treno in corsa e chi vorrà seguirmi dovrà salire in corsa su questo treno … Io ho bisogno di guerrieri che mi ubbidiscano per abbattere il male e preparare il ritorno del Cristo. Ciò significa che tutto ciò che dovrò fare, io lo farò ad ogni costo, a prescindere da chi mi seguirà, certo spero che il Padre mi mandi persone in grado di aiutarmi ma se non me le dovesse mandare io lo farò ugualmente anche se dovessi restare solo. Non prendete questo che vi dico come un gesto di arroganza perché io ho, in realtà, un bisogno spasmodico di voi ma ve lo dico per farvi capire che ciò che mi è stato dato è un ordine del Cielo e io lo devo compiere. Vi assicuro che non accadrà nessun tipo di degenerazione spirituale, non permetterò divisioni, litigi ecc. perché il lavoro ci impegnerà tanto di quel tempo che non ne avremo a sufficienza per metterci i bastoni tra le ruote e se qualcuno tenterà di farlo se ne andrà perchè si ritroverà da solo. Il problema sarà invece se veramente siete convinti di farlo, se non avrete questa profonda convinzione è meglio per voi che aspettiate. Ci sarà infatti (metaforicamente parlando) una stanza operativa e una stanza dove si potranno apprendere i discorsi spirituali per metterli poi in pratica in un altra missione operativa o nella stessa nostra che consiste nella diffusione del messaggio, nell’annuncio della seconda venuta di Cristo, nell’aiuto a Funima, e nella denuncia del crimine organizzato. La mafia è un problema spirituale, non è un problema umano ma sociale. Nessuno potrà far parte del nostro gruppo se non sarà apertamente schierato contro la mafia. È bene che lo sappiate per avere chiaro chi dovete invitare a partecipare ai nostri incontri o alle nostre attività”.
Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti o a dubbi. La missione è iniziata. I nostri fratelli ascoltano attentamente quelle parole tutte da digerire e assorbire nel proprio spirito. Siamo pronti ad andare avanti se sentiamo forte in noi quell’irrefrenabile desiderio di cambiamento, quel forte impeto di voler ad ogni costo mutare il futuro dei nostri figli che allo stato attuale appare devastante, quella profonda volontà di dare la totale disponibilità di se stessi ad un Cielo che muove i Suoi strumenti, coloro che si rendono disponibili a dare inizio a quel cambiamento che la manifestazione del Maestro Gesù Cristo concluderà con il Suo ritorno.
Giorgio prosegue poi parlando dell’esperienza di Antonio Urzi, annunciando che il prossimo mese di settembre sarà presente in Sicilia in occasione della conferenza in memoria di Eugenio Siragusa. Racconta poi alcuni dettagli del viaggio in Nevada dove Jaime Maussan ha potuto presentare nel Congresso Ufologico Internazionale il suo caso, presentandolo al pubblico, e dove Luca e Pier Giorgio hanno potuto ritirare ben tre statuette, premi oscar dell’anno, come migliori documentari, due con i Maya e i cerchi nel grano e uno con il Caso Urzi. Viaggio ben documentato dalle cronache diffuse i giorni scorsi. Poi il segno. Il caro Salvo Briga dona a Giorgio, suo fratello e amico d’infanzia, una fotografia scattata sul monte Sona dove è impressa la bellissima immagine di una astronave di Luce. Salvo ci racconta che pochi giorni prima si era recato sul monte Sona-Manfrè pensando a Giorgio e alla sua missione ed incredibilmente questi bellissimi Esseri di Luce si sono manifestati dando un chiaro segno della loro presenza, un grande segno che accoglie l’inizio di questa ultima parte dell’opera messianica dei due Giovanni che Giorgio, insieme a chi lo accompagnerà, non solo fisicamente, in questo cammino, porterà avanti in questa terra segnata da Dio. Giorgio non può nascondere la sua forte emozione mentre Salvo gli dice che quel dono sapeva di doverglielo offrire in quel preciso giorno. Si sofferma poi a spiegare l’importanza di questo segno apparso nel luogo dove il suo padre spirituale ebbe l’incontro con gli extraterrestri, quel monte Sona-Manfrè che definisce, nel messaggio scritto a riguardo, un monte sacro. Poi ancora una volta la passione per il sublime Maestro che muove i suoi passi si manifesta in quelle parole: “Tutto questo è animato da un personaggio che si chiama Gesù Cristo. Lui è il centro dell’attenzione massima, Lui è sulla terra e prima che si manifesti nel mondo vi visiterà personalmente … Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro … ci ha detto … dobbiamo metterlo sempre in mezzo alla nostra vita questo bellissimo Uomo del quale io sono profondamente innamorato”…
Giungono intanto altri fratelli venuti da diverse parti della Sicilia, la cara Serenella che sta preparando la prossima conferenza fissata per il quattro aprile ad Agrigento, e altre persone, tra cui, con nostra gioia, diversi giovani che ci danno una grande speranza. E poi due insegnanti, Maria Rita e Grazia. Grazia, per gli amici Gray, è una dolcissima insegnante delle scuole elementari alla quale è stata affidata una classe di bambini molto speciali che non mancano di lasciarla senza fiato con le loro domande o affermazioni sul ritorno di Gesù, sulla presenza dei nostri fratelli del Cielo, ecc., dei piccoli saggi affidati ad un essere speciale come lei che permette a questi angeli di esprimere la loro vera natura. Grazia prima di raccontarci le sue simpatiche e profonde vicende scolastiche prende la parola per esprimere un suo sentimento che ci tocca profondamente: “Io, Giorgio, ora sono qui, di fronte a te e tu ti mostri così, con quella semplicità … ma io non mi posso dimenticare quei segni che porti … ciò che rappresentano… chi rappresenti”. Le lacrime rigano i visi di alcuni di noi. Una Verità scolpita a fuoco nei nostri spiriti ma tanto grande da non poterne afferrare la piena coscienza. Lui segue ad offrire parole di Verità, consigli e suggerimenti mentre i nostri fratelli continuano a rivolgergli domande o a raccontare le proprie esperienze poi affronta con i fratelli dell’arca di Nicolosi alcuni problemi da soluzionare relativi alla struttura dell’arca che più tardi andremo a visitare. Poi invita Lorenzo Baldo e Anna Petrozzi a sedersi accanto a lui e raccontare la propria esperienza al suo fianco dall’uscita dei primi giornali di Terzo millennio e Ufo la visita extraterrestre nel lontano 1998 fino ad oggi, e poi Giovanni suo figlio e Miriam la fidanzata a parlare di Funima, centrando il cuore del discorso sulle metodologie che portano frutto, sulle difficoltà, sulle gioie, ma soprattutto sull’importanza della serietà e della passione messe a frutto nella concretezza dell’attività operativa. Esperienze che trasmettono una profonda serietà, una grande passione e un’assoluta concretezza, valori basilari per poter affrontare questo meraviglioso ma impervio cammino. Non dimentichiamoci che salire il Golgota nella via della croce non può essere facile. Allora con la nostra piccola croce sulle spalle e come il Cireneo aiutando il nostro Maestro a sollevare quella dell’umanità, andiamo avanti con passione, amore, umiltà, devozione e ubbidienza. Solo così, uniti in questi valori universali, avremo la forza di vincere tutte le battaglie fino alla battaglia finale che vedrà la gloria del nostro amato Maestro Gesù Cristo.
Sonia Alea
Sant’Elpidio a Mare,18 marzo 2009
UNA GUERRA SENZA ARMI PER UNA NUOVA COSCIENZA PIÙ TEMUTA DELLE ARMI
(Palermo-Nicolosi 6/9 marzo 2009)
Giungiamo in albergo dove più tardi abbiamo modo di salutare il nostro caro amico e fratello Casimiro che presta servizio di scorta, come carabiniere, ad un magistrato e che ci farà conoscere più tardi il “suo angelo”, il simpaticissimo Marco. Qui, abbiamo modo di appostare come sempre il nostro punto redazionale, la saletta delle colazioni viene temporaneamente mutata in un vero e proprio centro stampa grazie alla disponibilità del proprietario che stima e apprezza tanto Giorgio. Dopo aver svolto alcune attività operative, ci rechiamo nella confortevole casa di Giovannone e Mary dove siamo invitati per la squisita cena di pesce preparata con grande amore. Qui ci raggiungono il nostro Giovanni, una spalla sicura e ferma nel cammino di suo padre, Anna e Francesco, tutti arrivati dopo una lunga giornata di viaggio direttamente dalle Marche. Per nostra grande gioia abbiamo nuovamente il piacere di poter coccolare il piccolo Lorenzo, un bimbo bellissimo e tenerissimo che con i suoi occhioni azzurri ci guarda come un antico saggio venuto da altri mondi. L’orgoglio di Giovanni e Mary.
Il giorno seguente, il sette marzo, ci prepariamo per l’evento della sera, la giornata scorre tra vari appuntamenti e lavori di redazione. Giorgio ha modo di incontrare Salvatore Borsellino durante il pranzo che consumiamo insieme a sua moglie Rosi, visibilmente preoccupata per la crescente “passionalità” di suo marito nella ricerca della Verità. Salvatore come sempre è un fiume in piena e si consola con le parole di Giorgio, parole di speranza anzi di certezze che giungono dai piani trascendenti. Per noi è sempre un grande onore stare accanto a loro.
L’ora dell’incontro è giunto. Dopo aver avuto il piacere di salutare il giudice Luca Tescaroli, autore del libro del quale si parlerà questa sera, appena arrivato con la sua scorta nel nostro stesso albergo, ci rechiamo nel centro della città. In una struttura, fra le più antiche dell’ateneo palermitano, risiede la facoltà di giurisprudenza che con la denominazione di “Reale accademia degli studi” vide la sua fondazione alla fine del settecento negli antichi locali di un convento. Una galleria lastricata di marmi per le lauree dottorali poi l’architettonico vestibolo della scala, sorretto da quattro colonne ioniche contenenti antiche statue. Mi sembra di tornare indietro di secoli. Saliamo le scale e giungiamo nell’Aula magna decorata da una deliziosa arte barocca arricchita dagli affreschi che decorano il soffitto. Giungono i relatori con le loro scorte. Noi siamo pronti per riprendere e trasmettere le notizie in anteprima della serata. Anna Petrozzi al lato del palco con il suo computer trasmette, in tempo reale, la sintesi delle relazioni alla redazione Antimafia che vengono immediatamente inserite nel sito, Giovanni Bongiovanni si occupa delle riprese con la telecamera, Francesco Belvisi è addetto al servizio di sicurezza, Giorgio Barbagallo, appena giunto insieme ad alcuni nostri carissimi fratelli di Catania, si occupa del servizio fotografico, mentre Lorenzo Baldo fa gli onori di casa, accogliendo gli ospiti.
Il Preside della facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi di Palermo apre l’incontro. L’aula magna è gremita di gente. Persone vive, vere, persone che vogliono verità, che chiedono cambiamento, che chiedono giustizia. Colletti sporchi è il titolo del libro presentato oggi a Palermo dal giudice Luca Tescaroli e dal giornalista Ferruccio Pinotti all’interno del quale viene centrato il vero problema dello sfacelo italiano e non solo: L’invisibile anello di congiunzione tra Stato e mafie. Finanzieri collusi, giudici corrotti, imprenditori e politici a libro paga dei boss. Viaggio nella borghesia criminale guidati da un magistrato sempre in prima linea”. La presentazione del libro organizzata da Antimafia Duemila è moderata dal giornalista Enzo D’Antona, giornalista de La Repubblica, e inizia con l’apertura del direttore di AntimafiaDuemila Giorgio Bongiovanni: “Il 28 dicembre del 1983 il collega giornalista, per me un maestro, Giuseppe Fava, rilascia l’ultima intervista al giornalista Enzo Biagi sette giorni prima di essere ammazzato. Abbiamo pensato di riproporre sette minuti di questa intervista in quanto considero che all’interno del libro che il dottor Tescaroli presenta qui oggi vi sia il cuore del discorso che fece Pippo Fava a quel tempo. Un discorso realistico e profetico”. Le parole di Giorgio lasciano spazio al filmato proiettato su grande schermo e a quelle agghiaccianti parole. Le parole di un altro martire della giustizia: “Cosa Nostra è un’associazione criminale che viene fiancheggiata, sostenuta dai poteri forti dell’alta finanza, della politica, dei servizi deviati della massoneria … è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia … mi rendo conto che c’è un enorme confusione sul problema della mafia … i mafiosi ora non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori anche al massimo livello … sono all’interno dell’organizzazione ma stanno al posto loro e fanno quello che altri gli dicono di fare … un’organizzazione che riesce a manovrare cento mila miliardi l’anno, in condizione di armare degli eserciti, di possedere delle flotte, di avere un’aviazione propria … sta accadendo che la mafia si sia oramai impadronita nel medio oriente del commercio delle armi, ecco gli americani contano in questo, però neanche loro avrebbero cittadinanza in Italia … se non ci fosse il potere politico finanziario che consente loro di esistere perché diciamo che di questi cento mila miliardi un terzo, un quinto resta in Italia e bisogna pure impiegarli in qualche modo no? Bisogna riciclarlo (questo denaro), ripulirlo, rinvestirlo, e allora ecco le banche, le banche nuove, questo proliferare di banche nuove dovunque , il Generale Dalla Chiesa lo aveva capito… e fu quello che lo portò alla morte perché trovò decine di migliaia di miliardi insanguinati che venivano immessi dentro le banche e poi ne fuoriuscivano per andare verso le opere pubbliche, io ritengo che molte chiese siano state costruite con appalti di mafiosi con le mani insanguinate. Io sono d’accordo con Nando dalla Chiesa, la mafia ha acquistato una tale impunità da essere diventata persino tracotante, le parentele si fanno ufficialmente … io ho visto molti funerali di stato … ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità … essere protetti significa poter vivere dentro questa società … è una legge mafiosa che dalla Sicilia è stata esportata e fa parte oramai della cultura nazionale, non si fa niente in Italia se non c’è l’assenso del politico e se il politico non è pagato, noi viviamo in questo tipo di società, e in questo tipo di società la protezione è indispensabile se qualcuno non vuole condurre la vita da lupo solitario che può essere anche una scelta e può essere anche una scelta affascinante, essere soli nella vita e non avere né aderenze, né protezione da alcuna parte, orgogliosamente soli, fino all’ultimo, questa può essere una scelta ma sessanta milioni di italiani non la faranno mai …”. Le inquietanti parole di Giuseppe Fava sono le parole di chi da tempo aveva intuito il grande gioco che si cela dietro il paravento dell’istituzionalità. Giorgio rivolgendosi al pubblico riprende il discorso ricordando che i magistrati seduti a quel tavolo sono coloro che hanno portato avanti le inchieste più scottanti delle stragi, dei delitti, dei segreti, dello stato italiano. “Ingroia, Di Matteo, Tescaroli ed altri magistrati” dice il direttore di Antimafia Duemila, “ hanno portato avanti delle inchieste sui mandanti esterni delle stragi di Falcone e Borsellino, sul riciclaggio del denaro sporco, sull’omicidio Calvi, su Sindona, sulla massoneria, ecc. … mi sembrava giusto ricordare anche questo martire … Giuseppe Fava”. Un caldo applauso chiude l’intervento di Giorgio al quale seguono gli interventi dei magistrati impegnati in prima linea nella procura di Palermo e di Roma. Il dottor Roberto Scarpinato riallacciandosi al suo recente libro: “Il ritorno del Principe” descrive le trame di un potere antico di secoli, dove la corruzione sistemica e l’omicidio per fini politici stanno alla salvaguardia di grandi interessi. Nessun governo ha potuto governare questo Paese, dice il procuratore, senza scendere a patti con la cosiddetta borghesia mafiosa. Il Giudice Di Matteo ricorda che molte sentenze definitive di più Corti di Assise hanno confermato che le stragi non furono solo opera di Cosa Nostra. È sancito dalla Corte di Cassazione, infatti che le mani dei mafiosi siano state armate ed ispirate da qualcuno al di sopra di loro. “E’ calata la sordina sui temi della lotta alla mafia non appena è stato investigato il livello dei mandanti esterni delle stragi” dice il procuratore sottolineando che in un paese serio dovrebbe essere avvertita la necessità di un immediato approfondimento. Il dottor Di Matteo ha poi puntato il dito sul fatto che oggi i pentiti non sono spinti a parlare a causa degli attacchi e delle polemiche rivolte a magistrati e investigatori che purtroppo sono costretti ad assistere continuamente alla candidatura nei partiti politici di personaggi collusi e addirittura già condannati. Prosegue poi denunciando la triste mancata presa di posizione del Consiglio dell’ordine dei medici e degli avvocati nei confronti di loro iscritti già condannati oppure sorpresi a chiedere favori e raccomandazioni e che troppi purtroppo continuano a mantenere rapporti di sistematico reciproco vantaggio. “Oggi” continua il procuratore “ non viviamo più la magistratura e le istituzioni in cui eravamo convinti di entrare con grande entusiasmo … vogliono controllare la giurisdizione, così come avvenne durante il periodo del fascismo, vogliono controllare gli uffici del pubblico ministero … E’ palese il tentativo di trasformare il pm in un fedele e anonimo esecutore del potere di turno mentre … è in discussione il principio della separazione effettiva dei poteri”. Per questo, ha concluso, “dobbiamo essere intellettualmente limpidi … riguarda le garanzie di tutti i cittadini … Nonostante noi magistrati dobbiamo attenerci al dovere del riserbo oggi siamo chiamati anche ad un dovere di denuncia e dobbiamo spiegare bene cosa sta accadendo”. Il grido d’allarme di quei pochi veri magistrati fedeli al proprio codice deontologico si fa unico. Il dottor Ingroia descrive la stagione difficile di questo tempo che per molti aspetti, dice, è più difficile di quella del dopo stragi in cui la società civile mostrò il forte impeto di reagire mentre oggi siamo di fronte ad una società praticamente anestetizzata. Il futuro dipende da come la parte dell’Italia onesta possa reagire in maniera attiva. Il procuratore chiede alla parte migliore della società italiana la propria attenzione, il proprio sostegno. Poi la parola passa al fratello del giudice barbaramente assassinato nell’estate dell’anno 1992. Salvatore Borsellino non si da pace per quella morte che non ha verità né tantomeno giustizia, troppo in alto i burattinai che hanno mosso quei fili, troppo in alto per essere incastrati nei loro gravissimi delitti. Con l’amarezza in gola e quel dolore ancora troppo forte dentro il petto, denuncia la gravissima responsabilità dello stato italiano che mostra sempre più di non avere il coraggio di processare se stesso. Accusa poi la sudditanza dei giornali nei confronti di un potere che persegue solamente i propri loschi interessi: “L’informazione non ha presentato con obiettività alcuni casi importanti come quello di De Magistris o di Genchi – ha proseguito Salvatore Borsellino – E’ questo oggi lo strumento attraverso il quale avvengono gli “omicidi eccellenti”. Si procede con la delegittimazione che poi sfocia nella sospensione di tanti magistrati o investigatori onesti dalle proprie funzioni. Una morte civile a volte peggiore di quella fisica. Se oggi un tecnico come Genchi potesse svolgere le sue indagini potremmo forse intravedere la verità sulla strage di Stato in cui è morto Paolo”. Gioacchino Genchi è un vice questore della polizia in aspettativa, che ha collaborato con molti giudici tra cui Giovanni Falcone e Luigi de Magistris, è un esperto di informatica e telefonia e si occupa di incrociare i tabulati delle telefonate nei processi di omicidio, rapina, mafia, tangenti, stragi, ‘ndrangheta, camorra ecc. Arrivò due ore dopo nel luogo della strage di via D’Amelio, individuando nel castello Utveggio il luogo da cui sarebbe stato azionato il radiocomando dell’esplosivo utilizzato per la strage, luogo in cui era attiva una base del Sisde. È stato recentemente coinvolto dalla stampa e dal Presidente Silvio Berlusconi in merito a un presunto scandalo di intercettazioni. In realtà Genchi si occupa di tabulati telefonici quindi niente a che vedere con le intercettazioni. Il problema è che attraverso le indagini del Pm Luigi De Magistris supportate dai riscontri incrociati rilevati dai tabulati del Genchi i fili portavano troppo in alto. Ecco quindi che tutti coloro in possesso di prove o in procinto di possederle sono stati puntualmente sollevati, in un modo o nell’altro, dal proprio incarico. Nel febbraio del 2009 è stato aperto un procedimento penale a carico di Gioacchino Genchi presso la Procura di Roma.
L’attacco alla stampa rivolto da Salvatore Borsellino nell’intervento appena concluso viene incassato male dal moderatore Enzo D’Antona che prende le difese perlomeno della sua persona e di una parte di quella categoria, ma il pubblico che durante l’intervento di Salvatore ha applaudito continuamente mostrando la condivisione della sua denuncia e della sua rabbia, mostra non gradire quell’intervento e reagisce gridando contro quelle parole. La tensione della gente, stanca di essere presa in giro, non fa fatica a manifestare la propria indignazione e Salvatore è costretto ad intervenire per sedare la bufera e permettere all’autore del libro di concludere la serata di presentazione di “Colletti sporchi”. Il magistrato Luca Tescaroli prende quindi la parola: “Non si riesce a risolvere il centenario problema della mafie” afferma “poiché la linea di demarcazione tra Stato e mafia non è così netta. Vi sono ampie aree di compenetrazione. Esiste un anello di congiunzione tra le due entità che è una delle cause fondamentali del perché oggi sussista questa realtà e questa convivenza. Si è cercato attraverso l’analisi di casi concreti di descrivere questo anello che è alla causa della situazione in cui ci troviamo oggi. Questi comportamenti infatti corrodono la democrazia, i rapporti sociali, il mondo del lavoro e la società stessa”. Così come sancisce il nostro codice di procedura penale che testualmente riporta “Si ha concorso esterno in associazione mafiosa quando un soggetto, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce un concreto, specifico, consapevole, volontario contributo”.
Un forte applauso del pubblico rimasto quasi per intero fino a conclusione dell’incontro, chiude la serata. La gente si accalca attorno ai magistrati perché possano mettere una firma sul proprio libro, e intorno a Salvatore Borsellino che prosegue a parlare con tutti coloro che gli rivolgono domande spiegando che la speranza sta nella reazione della gente.
Giorgio si dirige verso l’uscita, fermato dalle persone che desiderano sapere la data di una sua prossima conferenza spirituale a Palermo, o che semplicemente vogliono scattare una fotografia accanto a lui. Ci rechiamo in un locale vicino per la cena con i relatori che condividiamo con piacere e soprattutto con grande onore. Un momento in cui si respira la condivisione, il profondo rispetto, l’amicizia tra questi giusti di cui ci sorprende sempre la cristallina purezza d’animo, uomini che mettono la propria vita in campo per tentare di garantire alle future generazioni ciò che Paolo Borsellino definiva come: “…la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
L’Etna, apparsa dinanzi ai nostri occhi, manifesta con il suo abito bianco tutta la sua magnificenza. Abbiamo il tempo di ammirarla mentre ci avviciniamo a Nicolosi, paese che per tutti noi ma soprattutto per Giorgio è sempre motivo di profondi ricordi di eterno valore. All’hotel Biancaneve dove alloggiamo incontriamo finalmente i nostri cari fratelli di Catania: Angelo, Claudio, Giusy, Valeria, Daniele, i bravissimi pasticceri Giancarlo e Simona che più tardi offriranno a Giorgio e a tutti noi due bellissime e soprattutto buonissime torte, con una perfetta composizione decorativa dove è impresso il volto di Gesù con un passo del Vangelo e il volto di Giorgio, poi Saro che arriva con la sua famiglia da Gaggi, la nostra Miriam che arriva con suo fratello Stefano, Mimma, la sua mamma nostra carissima Adriana insieme al suo compagno Marco, Nunzio e gli altri giovani di Torregrotta, poi i vecchi amici di Giorgio, gli amici d’infanzia Enzo e Nino, Salvo Briga, e tanti altri fratelli tra i quali anche Giovanni e Casimiro da Palermo. Mentre parliamo insieme dell’importanza della nostra unione, della concretezza delle nostre attività, dell’importanza della diffusione ricordiamo ai fratelli presenti che tutti i nostri fratelli del Latino America, del nord America, della Spagna e di tutto il mondo sono concentrati a proseguire le proprie attività dando continuamente forza e sostegno a Giorgio e a tutti i fratelli italiani ed in particolare siciliani per questa ultima parte della missione, la più delicata, che sarà messa in atto da qui ai prossimi tre anni. Successivamente raccontiamo con Lorenzo i particolari della conferenza tenuta il giorno prima a Palermo, sottolineando l’importanza di sostenere i giusti nella loro battaglia. Nello stesso momento Giorgio si prepara a vivere l’ennesimo prodigio della sanguinazione. Ma non appena riesce a riprendersi un pochino dal dolore scende nella saletta dove tutti i fratelli aspettano di rincontrarlo e abbracciarlo. Ed eccolo ancora una volta lì con il suo sorriso, con la sua determinazione ad iniettare amore, forza e devozione a tutti, pronto per ricominciare ancora una volta in una terra che è tutta da organizzare, con nuovi fratelli che aspettano di essere coordinati per poter iniziare ad essere operativi. Giorgio e la profondità di ciò che rappresenta parla dell’importante lavoro svolto da Giovannone a Palermo dove sono presenti una ventina di persone intenzionate a creare una nuova arca spiegando che parallelamente alla diffusione spirituale cammina la lotta contro la mafia che è uno delle braccia più potenti dell’anticristo. “Perché la più potente delle mafie, Cosa nostra, ha sede in Sicilia?” Chiede Giorgio. E risponde: “perché la Sicilia è un punto molto importante del cuore della nostra Madre Terra, per questo viene attaccata da questo male che cerca di farla emergere tingendola di oscuro, di violenza, di odio. Ma la nostra terra non è solo questo, è anche ciò che Eugenio Siragusa, che è stato la guida della nostra gioventù, definì la Galilea dei Gentili, cioè quella terra che avrebbe ospitato coloro che in questo tempo avrebbero gridato Cristo anziché Barabba. Dobbiamo trasmettere la Verità che il Cristo sta per ritornare. Ricordatevi che gli ultimi a risvegliarsi saranno i primi nella coscienza della Verità. Io devo compiere qui l’ultima parte della mia missione, in questa terra dove sono avvenuti tanti miracoli della Madre Celeste … Le vere missioni non hanno bisogno di fanfara, le missioni celesti non hanno bisogno di giubilei, sono i segni che ci indicano che la missione in Sicilia è iniziata. Ma ricordiamoci sempre che Gesù è il punto centrale, la missione è Sua. Noi dobbiamo seminare e risvegliare l’Uomo, risvegliare in lui il fuoco della Verità più grande di tutti i tempi che i due Giovanni hanno testimoniato sulla terra. Questo è il tempo della seconda venuta di Cristo ed è l’ultimo tempo. Devo correre, anche se sono stanco e a volte mi devo trascinare ma ho la continua sensazione che devo fare presto. Per questo chiedo aiuto a voi fratelli del passato e a coloro che arriveranno. In questa terra la gente non conosce la verità, conosce una verità manipolata. Non dobbiamo svolgere il nostro lavoro operativo in modo fanatico ma serio e organizzato per poter essere efficienti. Il primo segno che vi dirà se la strada che dovete seguire è questa insieme con me, vi sarà dato dal fatto di sentirlo profondamente dentro. A Nicolosi è nata un arca e a Palermo è in procinto di nascere. Ci siamo rincontrati con coloro che hanno proseguito il cammino. Io porto il segno sul mio corpo e questo da molto fastidio perchè accuso nel nome di Cristo ma molte anime riconoscono in questo la presenza di Dio. Io porto questo segno con grande onore. Presto mi trasferirò qui, in questi giorni vi dirò il luogo dove andrò a stabilirmi, anche se farò il pendolare così come ho fatto per tre anni e mezzo in Sud America. Verranno con me alcuni dei miei fratelli e parte della mia famiglia. Saranno coinvolte tutte le nove province della Sicilia in questa Opera, dove si creeranno le arche di base. Alcuni di voi poi mi accompagneranno in Sud America, se il cielo mi continuerà a dare la possibilità di farlo. Ciò che dovete sapere è che io sono un soggetto ansioso nel lavoro ma state tranquilli, oggi non vi faccio nessuna pressione, ascolterò ciò che avrete da dirmi, le vostre proposte, le vostre idee, le vostre perplessità. Ma quando sarò qui, vi avviso in anticipo, sarò un treno in corsa e chi vorrà seguirmi dovrà salire in corsa su questo treno … Io ho bisogno di guerrieri che mi ubbidiscano per abbattere il male e preparare il ritorno del Cristo. Ciò significa che tutto ciò che dovrò fare, io lo farò ad ogni costo, a prescindere da chi mi seguirà, certo spero che il Padre mi mandi persone in grado di aiutarmi ma se non me le dovesse mandare io lo farò ugualmente anche se dovessi restare solo. Non prendete questo che vi dico come un gesto di arroganza perché io ho, in realtà, un bisogno spasmodico di voi ma ve lo dico per farvi capire che ciò che mi è stato dato è un ordine del Cielo e io lo devo compiere. Vi assicuro che non accadrà nessun tipo di degenerazione spirituale, non permetterò divisioni, litigi ecc. perché il lavoro ci impegnerà tanto di quel tempo che non ne avremo a sufficienza per metterci i bastoni tra le ruote e se qualcuno tenterà di farlo se ne andrà perchè si ritroverà da solo. Il problema sarà invece se veramente siete convinti di farlo, se non avrete questa profonda convinzione è meglio per voi che aspettiate. Ci sarà infatti (metaforicamente parlando) una stanza operativa e una stanza dove si potranno apprendere i discorsi spirituali per metterli poi in pratica in un altra missione operativa o nella stessa nostra che consiste nella diffusione del messaggio, nell’annuncio della seconda venuta di Cristo, nell’aiuto a Funima, e nella denuncia del crimine organizzato. La mafia è un problema spirituale, non è un problema umano ma sociale. Nessuno potrà far parte del nostro gruppo se non sarà apertamente schierato contro la mafia. È bene che lo sappiate per avere chiaro chi dovete invitare a partecipare ai nostri incontri o alle nostre attività”.
Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti o a dubbi. La missione è iniziata. I nostri fratelli ascoltano attentamente quelle parole tutte da digerire e assorbire nel proprio spirito. Siamo pronti ad andare avanti se sentiamo forte in noi quell’irrefrenabile desiderio di cambiamento, quel forte impeto di voler ad ogni costo mutare il futuro dei nostri figli che allo stato attuale appare devastante, quella profonda volontà di dare la totale disponibilità di se stessi ad un Cielo che muove i Suoi strumenti, coloro che si rendono disponibili a dare inizio a quel cambiamento che la manifestazione del Maestro Gesù Cristo concluderà con il Suo ritorno.
Giorgio prosegue poi parlando dell’esperienza di Antonio Urzi, annunciando che il prossimo mese di settembre sarà presente in Sicilia in occasione della conferenza in memoria di Eugenio Siragusa. Racconta poi alcuni dettagli del viaggio in Nevada dove Jaime Maussan ha potuto presentare nel Congresso Ufologico Internazionale il suo caso, presentandolo al pubblico, e dove Luca e Pier Giorgio hanno potuto ritirare ben tre statuette, premi oscar dell’anno, come migliori documentari, due con i Maya e i cerchi nel grano e uno con il Caso Urzi. Viaggio ben documentato dalle cronache diffuse i giorni scorsi. Poi il segno. Il caro Salvo Briga dona a Giorgio, suo fratello e amico d’infanzia, una fotografia scattata sul monte Sona dove è impressa la bellissima immagine di una astronave di Luce. Salvo ci racconta che pochi giorni prima si era recato sul monte Sona-Manfrè pensando a Giorgio e alla sua missione ed incredibilmente questi bellissimi Esseri di Luce si sono manifestati dando un chiaro segno della loro presenza, un grande segno che accoglie l’inizio di questa ultima parte dell’opera messianica dei due Giovanni che Giorgio, insieme a chi lo accompagnerà, non solo fisicamente, in questo cammino, porterà avanti in questa terra segnata da Dio. Giorgio non può nascondere la sua forte emozione mentre Salvo gli dice che quel dono sapeva di doverglielo offrire in quel preciso giorno. Si sofferma poi a spiegare l’importanza di questo segno apparso nel luogo dove il suo padre spirituale ebbe l’incontro con gli extraterrestri, quel monte Sona-Manfrè che definisce, nel messaggio scritto a riguardo, un monte sacro. Poi ancora una volta la passione per il sublime Maestro che muove i suoi passi si manifesta in quelle parole: “Tutto questo è animato da un personaggio che si chiama Gesù Cristo. Lui è il centro dell’attenzione massima, Lui è sulla terra e prima che si manifesti nel mondo vi visiterà personalmente … Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro … ci ha detto … dobbiamo metterlo sempre in mezzo alla nostra vita questo bellissimo Uomo del quale io sono profondamente innamorato”…
Giungono intanto altri fratelli venuti da diverse parti della Sicilia, la cara Serenella che sta preparando la prossima conferenza fissata per il quattro aprile ad Agrigento, e altre persone, tra cui, con nostra gioia, diversi giovani che ci danno una grande speranza. E poi due insegnanti, Maria Rita e Grazia. Grazia, per gli amici Gray, è una dolcissima insegnante delle scuole elementari alla quale è stata affidata una classe di bambini molto speciali che non mancano di lasciarla senza fiato con le loro domande o affermazioni sul ritorno di Gesù, sulla presenza dei nostri fratelli del Cielo, ecc., dei piccoli saggi affidati ad un essere speciale come lei che permette a questi angeli di esprimere la loro vera natura. Grazia prima di raccontarci le sue simpatiche e profonde vicende scolastiche prende la parola per esprimere un suo sentimento che ci tocca profondamente: “Io, Giorgio, ora sono qui, di fronte a te e tu ti mostri così, con quella semplicità … ma io non mi posso dimenticare quei segni che porti … ciò che rappresentano… chi rappresenti”. Le lacrime rigano i visi di alcuni di noi. Una Verità scolpita a fuoco nei nostri spiriti ma tanto grande da non poterne afferrare la piena coscienza. Lui segue ad offrire parole di Verità, consigli e suggerimenti mentre i nostri fratelli continuano a rivolgergli domande o a raccontare le proprie esperienze poi affronta con i fratelli dell’arca di Nicolosi alcuni problemi da soluzionare relativi alla struttura dell’arca che più tardi andremo a visitare. Poi invita Lorenzo Baldo e Anna Petrozzi a sedersi accanto a lui e raccontare la propria esperienza al suo fianco dall’uscita dei primi giornali di Terzo millennio e Ufo la visita extraterrestre nel lontano 1998 fino ad oggi, e poi Giovanni suo figlio e Miriam la fidanzata a parlare di Funima, centrando il cuore del discorso sulle metodologie che portano frutto, sulle difficoltà, sulle gioie, ma soprattutto sull’importanza della serietà e della passione messe a frutto nella concretezza dell’attività operativa. Esperienze che trasmettono una profonda serietà, una grande passione e un’assoluta concretezza, valori basilari per poter affrontare questo meraviglioso ma impervio cammino. Non dimentichiamoci che salire il Golgota nella via della croce non può essere facile. Allora con la nostra piccola croce sulle spalle e come il Cireneo aiutando il nostro Maestro a sollevare quella dell’umanità, andiamo avanti con passione, amore, umiltà, devozione e ubbidienza. Solo così, uniti in questi valori universali, avremo la forza di vincere tutte le battaglie fino alla battaglia finale che vedrà la gloria del nostro amato Maestro Gesù Cristo.
Sonia Alea
Sant’Elpidio a Mare,18 marzo 2009