Fotografia realizzata nel 2013, utilizzando la Wide Field and Planetary Camera 2 (WFPC2) del telescopio spaziale Hubble. Questa è una delle immagini più dettagliate della stella più vicina in assoluto al nostro Sole: Proxima Centauri. Insieme a Alpha Centauri A e Alpha Centauri B formano un sistema di tre stelle (crediti: ESA, NASA)
Con riferimento al precedente articolo, in cui sono state riportate delle parti di testo riguardanti solo alcune delle innumerevoli comunicazioni divulgate da Eugenio Siragusa nel 1976, andremo di seguito ad approfondire cosa sappiamo ad oggi sui sistemi stellari precedentemente menzionati.
L’ammasso stellare delle Pleiadi
Ad oggi è stato scoperto e confermato un solo esopianeta nelle vicinanze dell’ammasso stellare delle Pleiadi, un gruppo di stelle distante da noi circa 444 anni luce. Questo è situato a una distanza molto maggiore rispetto agli altri due sistemi stellari che andremo a prendere in considerazione più avanti.
L’esopianeta scoperto si chiama HD 23514 b ed è enorme e caldissimo: è stato stimato che abbia circa 60 volte la massa del pianeta Giove ed è posizionato fuori dal centro dell’ammasso delle Pleiadi. È distante da noi 456 anni luce e la sua temperatura superficiale è di ~2300 °C: è al limite per essere considerato un pianeta, infatti in base alle sue caratteristiche è stato classificato come una nana bruna. Utilizzando parole semplici è una via di mezzo tra un pianeta gigante e una piccola stella.
La posizione dell’esopianeta HD 23514B, rispetto al nostro punto di vista dal pianeta Terra.
Ad oggi non si conoscono altri esopianeti in questo famoso ammasso stellare perché le Pleiadi sono difficili da studiare “da vicino”. Il problema attualmente insormontabile che si sono trovati davanti gli astronomi è che essendo molto molto luminoso, data l’elevata quantità di stelle che lo compongono e la vicinanza tra loro, un ammasso stellare è quasi impossibile da studiare per cercare esopianeti dato che i metodi che utilizziamo per scoprirne e confermarne l’esistenza sono praticamente inutilizzabili.
“In questo settore solo i pianeti più luminosi, le nane brune e le stelle possono essere rilevate“. Queste sono le parole riportate in una pubblicazione scientifica da parte di un gruppo di astronomi “cacciatori di pianeti” giapponesi, un gruppo formato da ben 56 ricercatori che ha studiato la regione delle Pleiadi da ottobre 2009 a gennaio 2012.
Addirittura il massimo che sono riusciti ad ottenere con i metodi e la tecnologia attuale, in circa 3 anni di studi e ricerche, è stato scoprire un pianeta gigante appena nelle vicinanze dell’ammasso stellare.
Dovremo attendere quindi ulteriori evoluzioni, sia nel metodo sia di carattere tecnico-tecnologico, per poter scoprire altri pianeti all’interno di questo famosissimo gruppo di stelle.
Un esempio delle immagini utilizzate dagli astronomi giapponesi per scoprire eventuali esopianeti nella regione delle Pleiadi. Al centro è stata puntata la stella HD 23912, utilizzando una sola frequenza di tutto lo spettro elettromagnetico emesso: la banda della luce che emette l’idrogeno. Il puntino in alto era un candidato per essere un nuovo esopianeta scoperto, ma successivamente si è rivelato essere una stella presente in lontananza sullo sfondo dello spazio interstellare.
Il telescopio
È da diversi anni che anche il telescopio spaziale Keplero è stato impiegato per la ricerca di esopianeti all’interno dell’ammasso stellare delle Pleiadi, soprattutto attorno alle principali stelle che lo compongono. Purtroppo ancora senza alcun risultato positivo: l’elevatissima luminosità presente in quella regione di spazio rende praticamente vani tutti gli sforzi di rilevare i debolissimi segnali causati dalla presenza di eventuali pianeti.
Interessante comunque sapere che secondo la cultura Maya, le stelle che loro chiamavano Tzab-ek e che noi conosciamo come le Pleiadi, fossero il loro luogo di origine e dei loro antenati. Il rapporto con le Pleiadi e l’antico popolo Maya è arrivato fino a noi mediante i testi contenuti nei libri sacri Maya.
“Sincronicità” degna di nota è che Maia è proprio il nome assegnato ad una delle stelle più luminose dell’ammasso delle pleiadi.
La posizione della stella Maia all’interno dell’ammasso delle Pleiadi (crediti: NASA)
Il sistema stellare binario di Procione
Ad oggi non risulta essere stato scoperto nessun esopianeta attorno alle due stelle che compongono il sistema binario che noi chiamiamo Procione.
Procyon A è la stella più luminosa, di colore bianco e grande circa 1,5 volte il nostro Sole. Procyon B è invece classificata come nana bianca ed è molto più piccola della sua compagna. È questa che orbita attorno alla prima stella più luminosa. Sono distanti appena 11,5 anni luce da noi e, anche grazie alla loro vicinanza, il sistema stellare chiamato Procione è l’ottava “stella” più luminosa del cielo notturno.
Anche per questa stella i lavori sono ancora in corso.
Degno di nota il fatto che nel 2019 la NASA ha studiato questo sistema binario di stelle proprio per scoprire come la luce delle stelle influenzi le atmosfere degli esopianeti, informazioni chiave nella caccia alla vita al di fuori del nostro sistema solare.
Utilizzando uno strumento appositamente tarato, la missione ha avuto come obiettivo Procyon A, la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore. Lo scopo di queste rilevazioni è stato quello di conoscere in maniera sempre più approfondita in che modo la luce di una stella influisce sui potenziali segni di vita sui pianeti che le orbitano attorno.
Proxima Centauri B: l’esopianeta a noi più vicino è anche un gemello della Terra
La stella che noi chiamiamo Alfa Centauri, la stella alfa, cioè la prima, la più luminosa della costellazione del Centauro, è anche la terza stella più luminosa visibile a occhio nudo dal nostro pianeta Terra. È distante dal nostro Sistema Solare appena 4,36 anni luce circa.
Nell’Universo è in assoluto la stella più vicina al nostro Sole.
La stella che noi chiamiamo Alfa Centauri, la stella alfa, cioè la prima, la più luminosa della costellazione del Centauro, è anche la terza stella più luminosa visibile a occhio nudo dal nostro pianeta Terra. È distante dal nostro Sistema Solare appena 4,36 anni luce circa.
Un’altra caratteristica di questa “stella” è che in realtà, come molto spesso accade nel Cosmo, è un sistema stellare multiplo, composto da ben tre stelle:
- Alfa Centauri A, di poco più grande del Sole;
- Alfa Centauri B, di poco più piccola del Sole;
- Proxima Centauri, una nana rossa di piccola massa e luminosità.
In passato si pensava che la presenza di pianeti extrasolari orbitanti attorno a stelle doppie o di maggiore numero fosse improbabile, a causa delle perturbazioni gravitazionali indotte delle stelle componenti il sistema. Ma come spesso accade la realtà dei fatti può sorprendere; la scoperta di pianeti attorno ad alcune stelle doppie, come γ Cephei, ha fatto ritenere possibile l’esistenza di pianeti di tipo terrestre nel sistema di Alfa Centauri.
Rappresentazione grafica delle posizioni e delle orbite del sistema stellare triplo di Alfa Centauri (crediti: universemagazine.com)
Ad oggi nel sistema stellare di Alfa Centauri sono stati scoperti, tra confermati e non confermati, i seguenti pianeti e candidati pianeti.
Alfa Centauri A: in base a osservazioni nell’infrarosso condotte nel 2019 col il Very Large Telescope, nel 2021 un gruppo di studio ha annunciato un possibile candidato esopianeta (da confermare), situato nella zona abitabile attorno alla stella. Il candidato pianeta, provvisoriamente denominato C1, ha dimensioni comprese tra quelle di Nettuno e Saturno e compirebbe un’orbita completa in una decina di anni.
Alfa Centauri B: il 17 ottobre 2012 sul settimanale Nature è stato pubblicato un articolo che annunciava la scoperta di un pianeta in orbita attorno alla stella. Tale pianeta, denominato Alfa Centauri Bb, possiede una massa di circa 1,14 volte la nostra Terra ed è tra i più piccoli esopianeti conosciuti. Orbita attorno alla sua stella madre con un periodo di 3,24 giorni ad una distanza molto ravvicinata. Si tratta dell’esopianeta più prossimo alla Terra finora individuato.
Il 25 marzo 2015 è stato pubblicato un articolo con i risultati di 40 ore di osservazioni compiute su Alfa Centauri B con il telescopio spaziale Hubble. Hanno rilevato un ulteriore evento di transito corrispondente ad un possibile corpo planetario, escludendo naturalmente il già conosciuto Alfa Centauri Bb. Questo secondo pianeta molto probabilmente orbita attorno a Alfa Centauri B in un periodo di 20,4 giorni circa, con una probabilità del 5% che la sua orbita sia più lunga. Se confermato, questo pianeta sarebbe chiamato Alfa Centauri Bc; anch’esso, come Alfa Centauri Bb, sarebbe troppo vicino alla sua stella madre per poter ospitare la vita come la conosciamo noi.
Nell’ottobre del 2015, un team di scienziati dell’Università di Oxford ha smentito l’esistenza del pianeta, dimostrando i difetti delle analisi dei dati di tre anni prima, al tempo della scoperta. Lo scopritore del pianeta nel 2012, si è dichiarato d’accordo con questa analisi, affermando che il pianeta Alfa Centauri Bc molto probabilmente non esiste.
Adesso entriamo nella parte interessante delle scoperte: il pianeta più vicino alla Terra è anche quello in cui è stato appurato possa scorrere acqua in forma liquida.
Proxima Centauri: Nel 2016 è stato individuato un pianeta potenzialmente dotato di acqua liquida superficiale nella fascia orbitale abitabile: Proxima Centauri B. Data la natura di Proxima Centauri di nana rossa e di stella a brillamento, con emissioni di energia comunque simile a quella del Sole, la possibilità che su questo pianeta possa svilupparsi la vita in superficie per come la conosciamo noi è ancora da accertare.
Come già anticipato nel precedente articolo questo esopianeta è stato posizionato all’ottavo posto rispetto all’Indice di similarità terrestre, un semplice elenco che indica in base alle sue caratteristiche quanto un esopianeta sia fisicamente simile alla nostra Terra.
Facendo ulteriori misurazioni, nel 2019 un gruppo guidato da ricercatori dell’INAF ha annunciato la probabile presenza di un ulteriore pianeta in orbita intorno a Proxima Centauri. Al primo annuncio avvenuto nell’aprile del 2019, ha fatto seguito una pubblicazione nel gennaio del 2020 sulla rivista Science Advances. Il pianeta chiamato Proxima Centauri C è poi stato studiato nel 2020 e nel 2021 con lo spettrografo HARPS da terra e con il satellite Gaia dallo spazio nel tentativo di giungere a una conferma definitiva della sua presenza; però studi successivi del 2022 ne mettono in dubbio la reale esistenza. Proxima C potrebbe essere una super Terra o un pianeta nano gassoso con una massa sette volte quella terrestre, in orbita a circa 1,5 volte la distanza Sole-Terra dalla sua stella e con un periodo orbitale (un giro completo attorno alla propria stella) di 5,2 anni terrestri.
Osservazioni del 2019 condotte con lo spettrografo ESPRESSO, il cui scopo era di perfezionare la misura della massa del pianeta Proxima B, avevano indicato la possibile presenza di un ulteriore pianeta attorno alla stella con un periodo orbitale di 5,2 giorni. La conferma del pianeta d è avvenuta a inizio 2022. Proxima Centauri D ha una massa minima di circa 1/3 di quella terrestre e orbita in 5,1 giorni attorno alla sua stella. Secondo successive osservazioni, a novembre del 2021 non è stato rilevato nessun altro transito. Anzi, osservazioni condotte con TESS escludono che pianeti delle dimensioni di Marte o superiori siano transienti entro la zona abitabile della stella. L’esistenza di questo candidato esopianeta è ancora da confermare.
Inoltre nel novembre del 2017 è stata annunciata la scoperta da parte del radiotelescopio ALMA di una fascia di polveri attorno a Proxima Centauri. Secondo l’autore della ricerca, Guillem Anglada, la fascia di polveri fredde è “la prima indicazione della presenza di un elaborato sistema planetario e non solo di un solo pianeta, attorno alla stella più vicina al nostro Sole”.
L’Osservatorio ALMA in Cile ha rivelato polvere intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare. Le nuove osservazioni mostrano la luce diffusa dalla polvere fredda in una regione che si trova a una distanza da Proxima Centauri pari a una fino a quattro volte la distanza della Terra dal Sole. I dati suggeriscono la presenza di una cintura di polvere ancora più fredda all’esterno e potrebbero indicare la presenza di un sistema planetario elaborato. Queste strutture sono simili alle fasce più grandi che si trovano nel Sistema Solare e si pensa siano fatte di particelle di rocce e ghiaccio che non sono riuscite a formare pianeti.
Questa stella ha talmente affascinato e attirato la curiosità di astronomi e ricercatori che la NASA sta costruendo TOLIMAN, un telescopio spaziale specificamente ideato per indagare il più possibile il sistema stellare di Alfa Centauri.
La stella Proxima Centauri è stata spesso suggerita come destinazione logica per il primo ipotetico viaggio interstellare dell’umanità, essendo la stella più vicina e al tempo stesso la più interessante da esplorare.
E’ solo un sogno attualmente perché i 4,23 anni luce di distanza sarebbero coperti (in via del tutto teorica) dal veicolo più veloce mai costruito dalla attuale civiltà umana in “appena” 110.000 anni.
Un più probabile e realistico viaggio sarebbe quello di una sonda spaziale in grado di accelerare continuamente, magari con un motore a ioni, fino al 30% della velocità della luce; con una analoga decelerazione nella parte finale del viaggio, impiegherebbe poco meno di venti anni per giungere a destinazione. Da aggiungere ulteriori quattro anni necessari affinché il segnale radio giunga fino a noi.
Visto come si sta involvendo la situazione geopolitica della società umana terrestre, viste le sempre peggiori tensioni tra le super-potenze dotate di armamenti nucleari, è ahimè assai probabile che dopo i 24 anni trascorsi tra l’ipotetico arrivo di questa sonda nel sistema di Alfa Centauri e il viaggio interstellare di ritorno dei dati verso il nostro pianeta, non ci sia più nessuna società tecnologica a poterli ricevere e interpretare.
Come abbiamo sopra visto, dei tre gruppi di stelle presi in considerazione (gli altri erano le Pleiadi e Procione), solamente del vicinissimo sistema stellare di Alfa Centauri siamo riusciti a scorgerne maggiormente i dettagli planetari: con qualche difficoltà e sicuramente non nella loro totalità. Ciò nonostante sia il sistema stellare più vicino in assoluto. Abbiamo appena iniziato come civiltà a scoprire i dettagli planetari che la luce delle infinite stelle ci rivela (con riferimento al metodo di rilevazione del “transito“).
Una fotografia a colori del contattista siciliano Eugenio Siragusa. Ha speso la sua vita per la divulgazione dei messaggi che riceveva a tutti coloro che avevano “orecchie per ascoltare” e a denunciare i mali che affliggevano e tutt’oggi affliggono la nostra società.
Chi è stato vicino e ha conosciuto di persona Eugenio Siragusa non ha dubbi, né sulla sua sincerità, né sulla veridicità delle comunicazioni che riceveva dalle intelligenze extraterrestri con cui era in contatto.
Dopo aver visto nel dettaglio e capito che stiamo proprio iniziando a scoprire la vera realtà delle cose appena del nostro vicinato galattico, concludo con una domanda, a dir poco retorica, ma che lascia a te che stai leggendo la libertà di riflettere e meditare:
...e se fosse vero che non siamo soli nell’Universo?
Notizie, dati e considerazioni
Andrea Macchiarini
13 novembre 2024
Allegati:
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