IL VERBO SI FA CARNE

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Di Sandra De Marco

05 SETTEMBRE 2015 –  INCONTRO CON GIORGIO BONGIOVANNI

É già trascorso un anno da quel lungo viaggio che aveva ricondotto il pastorello a Fatima, per portare alla luce frammenti di una profezia celati per un secolo.  Un anno da quel percorso a ritroso di duemila miglia attraverso le Alpi e gli Appennini, con la Croce di sangue impressa nella fronte, annunciatrice di un tremendo castigo. La simbologia sacra di meravigliosi pittogrammi ha continuato ad avallare i messaggi del Cielo, la realtà extraterrestre si è manifestata agli occhi di tutte le nazioni; la Vergine ha lacrimato sui cuori dei più umili, il Sangue versato per la nostra Redenzione ha continuato e continuerà a tracciare il cammino ai chiamati e agli eletti. Il Cielo ha elargito segni di castigo per gli assassini della vita e di severo ammonimento per i duri di cuore, di consolazione per accompagnare e preparare gli spiriti che hanno scelto di amare, al di sopra di tutto e di tutti. Il Cielo insiste, ma il tempo è venuto! L’esercito della Sua resistenza sparso nel mondo è stato radunato, la scesa in campo è prossima.

Noi dobbiamo accogliere questi giorni di unione, conservarli e tenerli in gran pregio, come gemme preziose di valore inestimabile; gustarne ogni singolo sorso, centellinarne il nettare, perché quando si farà sera, saranno la nostra certezza, la prova inconfutabile che Dio è con noi e ci condurrà verso la Terra Promessa. Nei momenti in cui sperimenteremo il dolore e la sofferenza, in cui saremo a tu per tu con la morte… il giorno in cui ascolteremo il fragore dei pugni battersi al petto degli uomini e tutt’intorno lacrime impregnare gli animi…; il giorno in cui ci ritroveremo seduti nel nostro piccolo Getsemani, in quell’angolo buio del cuore, senza forze e avari di risposte, l’unione sarà la nostra unica forza, la nostra più grande vittoria. Se persevereremo, l’Amore innestato dal Calice inizierà a brillare di luce propria, la Verità germoglierà e sboccerà, diverrà la spada invincibile e la nostra armatura. Cristo ha già vinto: a noi l’onore immenso di combattere e di resistere fino al Suo ritorno, rendendo gloria al Signore!

Dopo la bellissima conferenza tenuta oggi presso l’hotel “Royal” a Casabianca di Fermo, ci rechiamo tutti all’arca per celebrare l’anniversario della Stigmatizzazione, avvenuta il 2 settembre 1989 e per festeggiare tutti insieme il compleanno di Giorgio. “Il regalo più grande che possiate farmi è quello di stare uniti, uniti, uniti…”. Nell’aria aleggia da sempre un mantra d’amore, un mantra che deve germogliare nei nostri cuori, vibrare nel profondo dei nostri esseri, portarci a ripeterlo, ad alzare la voce con forza se necessario, affinché nessuno sia disperso durante la battaglia finale.

Il tenore Tino Favazza, fratello degli antichi giorni, con la sua inconfondibile voce inaugura questo incontro e ci accompagna per tutta la serata con la sua arte, il suo straordinario talento e quella singolare umanità che oggi è così raro respirare.

L’estrosità, il genio e il fuoco che arde nel suo petto innalzeranno il sipario, catalizzando gli entusiasmi, convogliando nel singolare repertorio di un nuovo magico appuntamento, un altro disegno su cui tessere in sette note legami invisibili con le stelle; viaggi di note e note di viaggi  su cui raccontarsi, amarsi, sognare e lottare.

Accompagnato dalla sua chitarra e dalla voce di Giorgio, Tino dà inizio alle musiche con “Sicilia luntana”, un ‘romanzo’ d’amore dedicato alla sua terra natia e alla sua bellezza, un inno a «La verde isola Trinacria, dove pasce il gregge del sole» (Odissea, XI canto) .

La serata prosegue, mentre la cena viene servita sotto il grande tendone allestito per l’occasione. Musiche, canti e abbracci, applausi, risate e sussulti di gioia accompagnano il clima di festa. Oltre ai fratelli giunti da tutti i punti dello stivale, anche quest’anno alcuni rappresentanti delle arche del Sudamerica e della Spagna ci onorano con la loro presenza, battaglioni addestrati e preparati che ci precedono in fede e umiltà di diversi passi e non possiamo che andarne infinitamente fieri: Juan Alberto Rambaldo e la moglie Alejandra (Las Parejas), Jorge Pracilio e Pilar Daza (La Pampa), Ana Pettinati e Martin Cardoso (Rosario), Ornella Iannitelli e Fermin Ochoa (Buenos Aires), Manu e Charo (Vigo, Spagna). L’esercitazione è faticosa, ma prima o poi ci allineeremo!

Ad un certo punto le corde della chitarra lasciano la terra di Sicilia, con i suoi eroi, le sue memorie, le profonde delusioni, le sue speranze e si fanno più dolci e malinconiche, descrivendo un paesaggio lontano anni luce su cui ora riverbera il dialogo tra un servo, un viaggiatore delle stelle e il suo Dio.

(http://www.giorgiobongiovanni.it/arche-2013/5247-santo-natale-2013.html)

Giorgio prende il microfono:
 
SIGNORE, SIGNORE GESÙ,
SONO IO, UN TUO SERVO, UN VIAGGIATORE DELLE STELLE E DISCEPOLO DEI TUOI ANGELI. NON HO MOLTO DA OFFRIRTI, NON SONO IL TUO MIGLIORE AMICO E DISCEPOLO, LO SO! CONOSCO UOMINI E DONNE DA TE SANTIFICATI CHE TI ADORANO E TI SERVONO DEGNAMENTE, MOLTO MEGLIO DI ME. IO, APPENA, RIESCO AD ESSERE DISPONIBILE ALLA TUA CHIAMATA E TUTTO CIÒ NEI LIMITI DELLA MIA POCHEZZA E DEI MIEI PECCATI CHE TU, SIGNORE DEL MIO CUORE, CONOSCI PERFETTAMENTE E PER I QUALI TI CHIEDO, SE VUOI, DI PERDONARE IL MIO SPIRITO PER AVERLI COMMESSI.
NON CAPISCO, MAESTRO ADORATO, PERCHÉ MI HAI ONORATO DI QUESTI SEGNI SANGUINANTI IMPRESSI NEL MIO CORPO CHE GUARDO CONTINUAMENTE, SBIGOTTITO, MALGRADO SIANO PASSATI 24 ANNI DEL NOSTRO TEMPO. NON TEMO IL DOLORE CHE PROVOCANO, SIGNORE, TEMO MOLTO DI NON ESSERE DEGNO.
MALGRADO CIÒ SIA FATTA, COMUNQUE, LA TUA VOLONTÀ, SIGNORE DEL MIO CUORE.  SE IL TUO VOLERE È QUESTO, IO UBBIDISCO.
VORREI TANTO FARE DI PIÙ, LAVORARE DI PIÙ PER TE, SIGNORE E NOSTRO RE. SCAVEREI LA ROCCIA CON LE MIE STESSE MANI SE CIÒ POTESSE PORTARE FRUTTO ALLA TUA SANTA MISSIONE NEL MONDO E ALLEVIARE LA SOFFERENZA CHE QUESTA UMANITÀ MISERABILE E DERELITTA TI RIVERSA CONTINUAMENTE, MA SO CHE SONO QUELLO CHE SONO E TI POSSO DARE IL POCO CHE POSSIEDO NEL MIO CORPO, NELLA MIA ANIMA E NEL MIO SPIRITO.
SPESSO HO PAURA SIGNORE, DI ESSERE DERISO, PERSEGUITATO, TORTURATO E QUINDI MI ASSALE IL SENTIMENTO DELLA VERGOGNA, MA POI UNA FORZA MISTERIOSA E AMOREVOLE COMPENETRA IL MIO CUORE ED ESSA HA IL SOPRAVVENTO SULLE MIE MISERIE E COSÌ CONTINUO AD ANDARE AVANTI E LAVORARE NELLA TUA VIGNA. QUELLA FORZA MISTERIOSA SO ESSERE L’INFINITO AMORE TUO E DI TUO PADRE, IL NOSTRO DIO.
TI RINGRAZIO DELLA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, E DEL TUO INFINITO AMORE CHE PROVI ANCHE PER ME, UNO DEI TANTI TUOI SERVI E MESSAGGERI.
IO SONO QUI, GESÙ, MAESTRO MIO, E VOGLIO OFFRIRTI IL MIO CUORE COME SO FARE: SERVIRE I MIEI FRATELLI CHE SONO I TUOI FIGLI, AMARE E DARE LORO LA MIA VITA, SEMPRE. IN ETERNO.
SIGNORE, TI CHIEDO DI PREGARE TUO PADRE ADONAY PER ME E I MIEI FRATELLI. NON È FACILE VIVERE IN QUESTO MONDO E TU LO SAI SIGNORE GESÙ CRISTO. PREGA PER NOI L’ALTISSIMO PADRE TUO E NOSTRO.
TI PREGO, GESÙ MIO. RITORNA CON POTENZA E GLORIA, PRESTO SI FARÀ NOTTE E NOI ABBIAMO BISOGNO DI TE, AMORE NOSTRO.
GRAZIE PER AVERMI ASCOLTATO SIGNORE GESÙ – CRISTO, FIGLIO DEL DIO VIVENTE.
GRAZIE! E GLORIA AL TUO NOME PERCHÉ IN TE VIVE E SI MANIFESTA IL PADRE ED IL SANTO SPIRITO. TUTTA LA CONFEDERAZIONE DEGLI ESSERI CHE VIVONO NELL’UNIVERSO SONO AI TUOI PIEDI PER ADORARTI. OGGI, DOMANI E SEMPRE.
IN ETERNO, DEVOTAMENTE TUO
La voce energica e passionale di Tino ricalca l’arcaico legame dell’uomo con Dio, per intonare le prime note di “O Sole mio”, l’inno del Sole e dell’amore, un anello di congiunzione che ci condurrà fino al Padre Nostro che Giorgio reciterà in italiano e in aramaico, la lingua parlata da Gesù:

“ABUNA DI BISHEMAYA
Padre Nostro che sei nei Cieli

ITQADDASH SHEMAK,
sia santificato il Tuo nome

TETE MALKUTAK
venga il Tuo Regno,

TIT’ABED RE’UTAK
sia fatta la Tua volontà

KEDI BI SHEMAYA KAN BA AR’A
come in Cielo così in Terra.

LAJMANA HAB LANA SEKOM YOM BEYOMA
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

U SHEBOK LANA JOBEINA
rimetti a noi i nostri debiti

KEDI AF ANAJNA SHEBAKNA LEJEIBINA
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

WEAL TA’ALNA LENISION,
non ci indurre in tentazione

ELA PESHINA MIN BISHA.
ma liberaci dal male.

Adonay. Adonay, Signore. Adonay, Adonay,  Adonay Amore
Adonay, la Giustizia, la Pace e la Fratellanza
Adonay, venga il tuo Regno.
Amen”

Le note ritornano nuovamente a unirsi e a dialogare tra emozioni e sentimenti, in un abbraccio tra epoche e stili musicali. Dopo l’interpretazione de “Il forestiero” cantata da Michele Labate, a Tino si uniranno Paolo Bassani con la batteria e Maurizio Santamaria con la chitarra, per accompagnare Giorgio al piano, nel suo celestiale repertorio musicale. Improvvisamente ci sentiamo avvolti da melodie remote che l’Infinito ha dipinto per noi; melodie governate da leggi perfette e immutabili, eco di mondi lontani.

Per concludere, la dolcissima Sonia Alea dedicherà l’ “Ave Maria” di Schubert alla nostra Madre Celeste, a Giorgio nel giorno del suo compleanno ed infine alla bellissima Simona Sibilla e all’angelo che porta in grembo. Sonia Alea, con quel sorriso che si espande come una farfalla e ad ogni battito d’ali si posa su di noi e ci irradia d’amore; amica, sorella, maestra: è il sorriso della vita che ogni essere che incontra Cristo e lo vuole servire, deve portare con sé.

Un attimo soltanto e le corde del violino di Nena Tintor, si uniranno a quelle della chitarra per ritmare le parole di uno dei più grandi tenori, suo compagno di viaggio. Nena, con il suo portamento regale, l’eleganza innata e quel fascino slavo di singolare bellezza, fa del proprio strumento una parte del suo corpo con il quale vive in perfetta simbiosi. Nata in una famiglia di musicisti, fin dalla nascita rivela la sua passione smisurata per la musica fino a viverla come una vera e propria vocazione, compagna di vita inseparabile. Le corde del suo violino raggiungono quelle intrecciate dell’anima e sciolgono i nodi più induriti, una chiave che ci permette di entrare in una dimensione dove ci sono più colori, più magia. Non c’è dubbio che Dio accompagni la sua mano, mentre ti pervade una gioia che non sai spiegare. La musica è Dio che ci ispira e ci guida nelle nostre metamorfosi, che ci regala visioni e ci rafforza; che apre squarci incredibili tra gli schemi della ragione e i nostri limiti. È Dio che ci libera dai tormenti, ci riporta nei luoghi da cui proveniamo e a cui ritorneremo… è Dio che ci ama smisuratamente!  Anche così, il Signore ci parla e ci chiama alla comunione con Sé, rendendoci partecipi della meravigliosa polifonia della vita.

Giorgio prende il microfono e invita i fratelli a fare delle domande:

D: Gli animali che s’incarnano in un mondo redento, si evolvono e poi diventano uomini, acquisendo l’ego sum. Sono fortunati, oppure devono incarnarsi prima in un pianeta con vibrazioni più basse?
Giorgio: Nei mondi redenti gli animali vivono in simbiosi, in armonia con la natura, nell’amore, nella fratellanza. È un’esperienza positiva, non di sofferenza e possono essere spiriti individuali, non solo collettivi.

D: Cosa pensano le istituzioni ecclesiastiche riguardo al tuo “dono” e alla realtà extraterrestre che divulghi?
Giorgio: So cosa pensa la maggior parte dei cardinali e dei vescovi nel mondo; molti purtroppo sono politici, uomini di potere, non sono ministri di Dio e prendono le distanze. Alcuni di loro mi volevano morto per le mie denunce sui soldi della mafia che circolano in Vaticano, poi sono stati distratti da problemi gravi. Quale sia l’opinione di tutta l’istituzione ecclesiastica, è difficile a dirsi. La maggior parte adesso non pensa niente o s’interroga: alcuni non sono d’accordo, altri credono che io sia un eretico, quindi c’é di tutto. Le persone che mi rispettano invece sono i preti missionari. Non lo so cosa pensi il Papa, lo rispetto e so che conosce la mia storia.

D: Da quarant’anni sono impegnato nella divulgazione e molte persone mi chiedono come faccia io a sapere, perché lo scrivo, che “il tempo è giunto”, sebbene venisse scritto già negli anni Sessanta, al tempo di Eugenio Siragusa.
Giorgio: Tu devi raccontare loro una storia vera. Dirai che è un interrogativo che ti sei posto anche tu e per trovare risposta hai studiato a fondo la vita delle farfalle, fino a diventarne un esperto. Spiegherai che le farfalle possono vivere da pochi giorni a due settimane, che corrispondono ai nostri ottanta, novant’anni; rari sono i casi in cui riescono a raggiungere il mese di vita. E poi dirai: “Io un giorno m’incarnerò in una farfalla e annuncerò che presto verrà il dio delle farfalle, il nostro dio. Passerà un giorno, due giorni, e un altro ancora. Al quarto giorno le farfalle irritate mi diranno che sono prossime a morire e mi domanderanno dov’è il dio che avevo annunciato. Al che dirò loro che non c’è motivo di lamentarsi, dopotutto sono passati solo quattro giorni. Per te uomo, che ti sei incarnato, quarant’anni sono tanti. Ma per Colui che deve tornare noi siamo farfalle e sono passati solo quattro giorni. Il tempo è giunto veramente, devi solo avere pazienza. Il tempo del Signore non è il nostro, non passeranno altri duemila anni. Anche se dovesse ritornare tra cinquant’anni, ci siamo. Il tempo è relativo: per noi che siamo incarnati aspettare un mese o un anno è difficile, perché viviamo in un inferno; se ci trovassimo in paradiso, il tempo volerebbe. Quando trascorriamo giornate felici o stiamo facendo cose belle, siamo contenti e il tempo scivola via.  Se sei al lavoro e svolgi un compito che non ti piace, anche la mezz’ora sembra non finire mai.
Morale della favola: se noi prendiamo tutto con gioia, con passione, con amore anche le cose tristi, con la voglia e la determinazione di cambiarle, chiedendo giustizia sempre per gli altri mai per noi stessi, il tempo passerà veloce. Io me ne accorgo nel lavoro che svolgo: inizio presto e dopo cinque minuti è già sera! Perché faccio tutto con passione e amore. Se noi faremo passare il tempo con tutto l’amore e la gioia, senza spazientirci che Cristo non torna, Lui ritornerà tra cinque minuti! Magari saranno passati trent’anni, ma per noi saranno stati velocissimi. Io ho ricevuto le stigmate ventisei anni fa e ho l’impressione che sia successo ieri!

D: Durante la conferenza di oggi, abbiamo visto un bellissimo cerchio nel grano centrato sulla figura della Madonna, raffigurante una stella a otto punte sovrapposta ad un sole, entrambi posti dentro una mezza luna e circondati da un cerchio esterno con otto cerchi più piccoli situati sulla circonferenza. Un cerchietto più piccolo è posto tra due cerchi. Che cosa rappresenta?  
Giorgio: Il cerchio più piccolo, molto probabilmente, indica una data. A proposito, state attenti a due date molto importanti: il 2017, centenario dell’apparizione di Fatima e il 2019, centenario della nascita del mio maestro, Eugenio Siragusa.

È il momento di ritornare al nostro Sud: sale ora sul palco una sorella che nei suoi occhi mescola in modo sapiente i colori della Puglia e l’immortalità delle tinte nelle albe e nei tramonti del Mediterraneo; il fruscio del vento tra gli ulivi sembra suggerirle notte e giorno nuove idee, un entusiasmo contagioso traboccante di energia che convoglia quelle di tutti i fratelli e sorelle dell’arca di Bari e di Crotone. Ed è a nome di tutti loro che Pasqua dedica a Giorgio un video: un ringraziamento per  l’amore incondizionato, per questa unione che ci fortifica e ci riempie di gioia in tutto ciò che facciamo. Una divertente carrellata d’immagini riprende i fratelli con nasi rossi, bretelle e parrucche colorate, impegnati su progetti di solidarietà a sostegno di “Funima International”; pagine piene di speranza, di piccoli momenti di gioia, ma anche di lotta quotidiana contro le ingiustizie e a favore della legalità. Una chiara risposta a una chiamata d’amore e di vita, una spontanea e travolgente voglia di esserci, in grado di andare aldilà della credenza che in questo mondo non cambierà mai nulla. Una brezza fresca d’estate, un’inventiva costantemente alla ricerca di nuovi modi per fare sempre di più, e farlo ancora meglio…  

“Caro Giorgio,

attraverso la porta del cuore e accompagnati dalle melodiche note delle vostre voci, stampiamo qui il nostro spartito di amore congiunto tra fratelli.

Oggi desideriamo celebrare una grande amicizia antica, ma sempre nuova. Desideriamo dedicarti questi nostri pensieri, Giorgio.

Ognuno di noi custodisce nel proprio cuore il ricordo del primo incontro, il nostro cuore vibra, ancora vibra al ricordo dell’attimo in cui il tuo sguardo ha incontrato il nostro; in quell’appuntamento predestinato e sospeso nel tempo, tu hai risvegliato in noi l’intima consapevolezza della grandezza di quel ritrovarsi, ci hai fatto percepire poi quello che sarebbe seguito.

Prima di riabbracciarci eravamo anime in cerca di un faro che ci conducesse al giusto cammino.

Le nostre storie sono tante e diverse, semplici e complicate, sofferte e felici, ma unite dal grande desiderio di vedere, un giorno, questo mondo trasformarsi. Tuttavia, per modificare il mondo là fuori, non basta proiettarvi la visione meravigliosa e ideale che dello stesso conserviamo nel nostro cuore: come ci hai insegnato, è necessario prima cambiare noi stessi ma, soprattutto, rimboccarsi le maniche e lavorare nella Vigna del Signore; scegliere il perdono, la comprensione e il coraggio di difendere la Vita in ogni sua forma ed espressione, sostenere le cause giuste e gli uomini Giusti, anche se costa sacrificio, sino a dare tutto se stessi finanche la vita.

Amato Giorgio, dal momento in cui ti abbiamo ritrovato, sei stato il nostro specchio, il nostro sublime alter Ego.

Sei tu, che con paterna pazienza continui a condurci in una più alta consapevolezza, lì dove sentiamo l’altro come noi stessi. E’ tramite la tua saggezza, il tuo operato per le giuste cause sociali e i tuoi continui sacrifici che percepiamo Cristo, presente in mezzo a noi, così vivo e vicino che ci sembra di averLo sempre conosciuto.

E’ con la tua passione verso Gesù che ci spieghi i profondi significati di ogni gesto ed ogni parola di nostro Signore, racchiusi da tempo immemore nei testi sacri.

Ci hai spiegato i Suoi insegnamenti sino a notte fonda, senza risparmiare le tue preziose energie, avendo cura che a tutti fosse chiaro ogni aspetto della Sua venuta, del Suo sacrificio, del Suo messaggio e della Sua costante presenza. Ai nostri occhi tutto si è trasformato ed ogni tessera del puzzle ha armoniosamente trovato spazio l’una accanto all’altra. Così, le sfere luminose che attraversano i cieli sono diventate le mani tese del Fratello grande verso il fratello più piccolo, le ali degli angeli si sono dispiegate sino a divenire luce e plasma pulsante, pronti ad avvolgerci e sollevarci dai pericoli: sono le astronavi! Le stesse, che spesso destavano negli stolti un sorriso, sono ora l’evidenza che avalla l’origine della tua saggezza senza tempo e senza spazio, saggezza che riversi a chi presta ascolto e buona volontà per servire l’Altissimo.

Messaggero di pace e giustizia di questo mondo e Grande guerriero di questo secolo, amato Giorgio, sei tornato a riunire le nostre anime legate a te per tenerci desti e pronti nell’Opera che ti è stata affidata, e che con te vogliamo sostenere.

Abbiamo in te l’esempio eccelso del sacrificio quotidiano e dell’impegno costante, teso a risvegliare il prossimo e a combattere le mille espressioni del demone che impera su questo mondo di anime perse. Ci hai insegnato a resistere, a dare e ancora a dare e a metterci del nostro.

La gioia che si prova nel servire il Re dei Re è immensa, la luce che percepiamo irraggia il prossimo provocandone talvolta la trasformazione, un’apertura verso ciò che sosteniamo ma che ancora molti non vedono: l’amore per la Madre Terra, la fratellanza che vive e regna nello spazio, il ritorno del Figlio dell’Uomo.

Caro Giorgio, noi dobbiamo a te la nostra crescita come persone e come arche, come singoli fratelli di questa regale famiglia a cui speriamo tutti si possano unire;  i nostri cuori, vivificati dalla conoscenza e dallo spirito di amore e servizio, sono sbocciati ad una nuova vita.  

Grazie a te, ogni distanza con il Cielo è vinta e saperci vicini alla Croce e alla Resurrezione di questo mondo ci inebria di gioia, ma anche di responsabilità.  

Desideriamo meritarci il tuo amore, accrescendo l’apporto di ognuno di noi in termini di impegno e volontà alla Tua Opera meravigliosa, il cui frutto più grande è la benedizione di Cristo Re.  

Come spesso ci hai indicato, la guerra è vinta, perché niente e nessuno potrà contrastare quanto la volontà di Dio ha definito per questo pianeta, presto o tardi ogni spirito riabbraccerà il Padre Creante.

A Te, segnato ambasciatore del Suo ritorno, è il compito di gridare nel deserto. La nostra voce però si unisce alla Tua e l’eco del nostro grido percorre tutte le distanze e  già riecheggia in ogni luogo. Siamo onorati di far parte della tua famiglia che non ci stancheremo mai di sostenere.

Nella nostra vita abbiamo avuto il privilegio di incontrare un maestro, un missionario di altri mondi che ha accettato di sostenere, ancora una volta, la pesante Croce del Cristo.

Ti accompagneremo sempre e comunque, potrai contare in ogni dove e in qualunque momento su di noi, testimoni del Tuo operare per concretizzare la giustizia e l’amore su questa Terra.

I segni che porti sono per noi una consolazione enorme, anche se non abbiamo bisogno di vedere per credere e comprendere il tuo valore e la tua grandezza.  

Sei per noi una Grazia discesa dal cielo, la tua presenza è una carezza per il nostro spirito e la speranza che presto, ogni forma d’amore sarà ricompensato per la gloria del Padre Celeste”.

— ऊ सर भवन्तु सुखिनः
ऊँ सर्वे भवन्तु सुखिनः सर्वे सन्तु निरामयाः ।
सर्वे भद्राणि पश्यन्तु मा कश्चिद् दुःखभाग्भवेत ।।
ऊँ शान्तिः शान्तिः शान्तिः ।।

OM sarve bhavantu sukhinah
OM sarve bhavantu sukhinah
sarve santu niraamayaah
sarve bhadraaNi pashyantu
ma kashcid duhkhabhaagbhavet
OM shaantih shaantih shaantih

(TRADUZIONE DAL SANSCRITO: Possano tutti essere felici, possano tutti essere liberi dalla malattia, possano tutti vedere ciò che è propizio, possano tutti essere liberi della sofferenza. Om pace, pace, in Cristo).

Giorgio: Ringrazio Eugenio Riganello, discepolo di Yogananda (Arca Crotone) e tutti i fratelli di Bari. Ringrazio anche Savino, coordinatore delle agende rosse della provincia di Bari, per il filmato.
Prima di dare il Messaggio a tutti noi, cede il microfono a sua figlia Sonia Tabita.

Sonia Tabita: Da ventisei anni stai continuando quest’Opera meravigliosa con il tuo sacrificio, il tuo amore e dopo tanti anni continui a resistere. Mi sento solo di dirti grazie. Grazie per quello che fai e grazie per quello che sei. E adesso io ti dico: “grazie di esistere”.

Siamo giunti al termine di questa giornata. Giorgio si siede su una vecchia sedia in mezzo al palco.
Cala il silenzio. Uno sguardo sfingeo domina la scena per alcuni, lunghissimi attimi, in bilico tra centinaia di respiri mozzati, a tratti sospesi… Con lo sguardo avanti a sé, acuto e penetrante, prende il microfono e, dotato di una voce pacata e solenne, inizia un interminabile appello, nominando uno ad uno tutti i fratelli di tutte le arche del mondo: dai presenti a quelli più lontani, quelli che hanno abbandonato il campo e quelli che hanno lasciato questo corpo per compiere la loro missione da sfere più alte. Il suo tono profondo si staglia con l’oscurità della notte, mentre la luna come un gigantesco diamante disegna con il suo chiarore traballante contorni d’argento sulla grande quercia, che si erge maestosa e ci osserva dall’alto della sua sapienza. Nell’etere un grido poderoso sembra rimbombare: “Resistenza!” e scuote tutti con un brivido, mentre tutt’intorno il pianeta agonizzante si contorce per le atrocità commesse, alle doglie di un conflitto nucleare.
Un grido che si oppone alla voce viva della guerra e respinge ogni debolezza. Ecco l’adunata dei plotoni, la chiamata di presenza. Da questo istante i fatti dovranno sostituire sempre più ogni vana eloquenza, fino a raggiungere il punto più alto: la testimonianza convinta e coraggiosa del Vangelo, fino alla consegna della vita.

Giorgio: Questo è il mio addio a tutti quelli che ho conosciuto, a tutti quelli che non ho nominato e sono milioni e milioni di persone… Diciamo che è un arrivederci:

DAL CIELO ALLA TERRA

GRAZIE DI ESISTERE!

2 SETTEMBRE 1989 – 2 SETTEMBRE 2015
GRAZIE DI ESISTERE!
GRAZIE, CON IL CUORE E L’ANIMA, ALLA SANTISSIMA VERGINE MARIA CHE MI HA CHIAMATO. IO CHE SONO PICCOLO, UNO DEI TANTI, E CHE LEI, MYRIAM, LA BEATA TRA LE DONNE, LA MADRE DI CRISTO, MI HA  TRASFORMATO IN UN SERVO DI SUO FIGLIO GESÙ.
GRAZIE! SI, GRAZIE AL PADRE ADONAY, A SUO FIGLIO IL CRISTO E, SOPRATTUTTO, ALLO SPIRITO SANTO CHE HA CREATO TUTTO L’OCEANO COSMICO, DIO, CRISTO E TUTTE LE PARTICELLE MICROCOSMICHE, MA INTELLIGENTI ED ETERNE COME ME E MILIARDI E MILIARDI DI ESSERI VIVENTI, ABITANTI DEL COSMO, MIEI FRATELLI E MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO INTORNO ALL’UNIVERSO.
GRAZIE!
GRAZIE CON TUTTO IL MIO SPIRITO A VOI FRATELLI, SORELLE E AMICI DI TUTTE LE ARCHE DEL MONDO, GRAZIE DI ESISTERE. VI HO CERCATO SIN DA BAMBINO, POI DA FANCIULLO E INFINE DA UOMO.  SI, VI HO CERCATO DISPERATAMENTE, PERCORRENDO LE VIE E GLI ANGOLI DI QUESTO PIANETA MARTORIATO E CROCIFISSO DALL’ODIO E DALLA VIOLENZA UMANA.
SI! VI HO CERCATO E VI HO TROVATO.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE FRATELLI DELLO SPIRITO. VOI SIETE STATI E SARETE IN ETERNO LA MIA CONSOLAZIONE, LA MIA ALLEGREZZA, LA CERTEZZA DELL’ESISTENZA DI DIO. SI, È VERO, CERTO È VERISSIMO, PERCHÈ IN VOI, IN TUTTI VOI UNITI, VEDO IL CORPO MISTICO DI CRISTO FATTO CARNE E SANGUE. IL MALIGNO NON PREVARRÀ  SU  DI VOI, EGLI È STATO SCONFITTO DAL VOSTRO AMORE  PER LA VERITÀ, DALLA VOSTRA FEDE NELLA VITA E DALLE VOSTRE  IDEE CHE CAMMINANO NELLA GIUSTA VIA.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE AI GIUSTI CHE MI HANNO DATO L’ONORE DI CONOSCERLI E DIFENDERLI CON TUTTO ME STESSO INSIEME AI MEI COLLEGHI E COMPAGNI DI VIAGGIO IN QUESTO MONDO.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE A TUTTI I BAMBINI DELLA TERRA E, SOPRATTUTTO, A TUTTI I BAMBINI CROCIFISSI NELLE STRADE DEL MONDO DALLA MISERIA, DALLA POVERTÀ E DALLA GUERRA, CHE HANNO PERMESSO AL MIO SPIRITO DI CONSOLARE LIEVEMENTE LA LORO SOFFERENZA, HANNO SALVATO  LA MIA ANIMA DALLE TENEBRE E HANNO REDENTO IL MIO SPIRITO CANDIDANDOLO COSÌ ALLA SALVEZZA CRISTICA. LORO, I BIMBI, CHE SONO CRISTO CROCIFISSO SULLA TERRA HANNO FATTO QUESTO PER ME E PER TUTTI COLORO CHE MI HANNO ACCOMPAGNATO.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE AD EUGENIO SIRAGUSA, GUIDA E FARO DI LUCE DEL MIO RISVEGLIO E DELLA MIA MISSIONE IN QUESTO MONDO.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE A MIA MADRE, PICCOLA SERVA DI MARIA SANTISSIMA, MIA MADRE CHE, SUO MALGRADO, HA PIANTO CON UMILTÀ, DEVOZIONE E SERVIZIO, PER TANTI E LUNGHI ANNI UN SUO FIGLIO IL QUALE, AD IMITAZIONE DI CRISTO, SOFFRE LE SACRE FERITE.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE AI MIEI FIGLI, NATI IN QUESTO MONDO PER VOLONTÀ DI DIO E NON PER PROVARMI MA PER ESSERE CONSOLATORI E GUIDE DEL MIO PASSO FATICOSO IN QUESTO PIANETA.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE ALLE MADRI DEI MIEI FIGLI ANCELLE DELL’AMORE DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA. SONO E SARÒ IL VOSTRO SERVO, PERCHÉ IN VOI LEGGO E VEDO  LA MANIFESTAZIONE IN QUESTA DIMENSIONE DELLO SPIRITO ONNICREANTE. SIATE UNITE E DIFENDETE CON GIUSTIZIA I VOSTRI FIGLI E L’IDEALE CELESTE PER IL QUALE HANNO SCELTO DI INCARNARSI IN QUESTO  MONDO.
GRAZIE! GRAZIE DI ESISTERE ALLA MADRE TERRA CHE MI HA OSPITATO PER MILLENNI NEL SUO SENO CHE È IL TEMPIO DEL SUO SPIRITO, MERAVIGLIOSO, DIVINO, MATERNO, ETERNO.
GRAZIE DI ESISTERE!
RICORDATEVI TUTTI: NESSUN LUOGO È LONTANO, NEL MOMENTO IN CUI I NOSTRI PENSIERI CERCANO I NOSTRI ESSERI, GLI UNI CON GLI ALTRI, NOI SIAMO IN QUALUNQUE LUOGO DELL’UNIVERSO, PRESENTI PER AMARCI E ADORARE IL SOLE, FONTE DI VITA E VERITÀ.
OGNI PUNTO DELL’UNIVERSO È CENTRO DELL’UNIVERSO.
CON INFINITO AMORE,VOSTRO IN ETERNO.
GIORGIO

Giorgio:

Da questo istante, qualsiasi momento della mia vita potrebbe separarci. Non so cosa dovrà succedere, ma so che accadrà qualche cosa ed io aspetto che questo succeda, non a me, agli eventi, ai giusti. Quindi seguite tutto quello che faccio, che facciamo. Pregate per me, per noi. Finché ci sarò, io sono qui a disposizione per servirvi, per lavorare insieme, per stare uniti. Nel giorno del mio compleanno mi hanno fatto scrivere questo, ci sarà un motivo. Non ho mai scritto e non ho mai letto uno ad uno i vostri nomi. È una cosa che è nata e ho sentito forte, in modo che, qualsiasi cosa avvenga, voi possiate ascoltare il mio ringraziamento rivolto anche a coloro che non ho nominato. Gesù potrebbe tornare in qualsiasi momento: aspettateLo, stateci vicini. Sembra che qui ci sia una strana pace, poco rumore. Molto di più nei paesi che soffrono. Sembra che a Palermo ci sia una brezza silenziosa, che tutto sia tranquillo, malgrado viviamo nella spazzatura. E questo è molto misterioso. Noi pensiamo che debbano succedere delle cose, ecco perché abbiamo deciso di restare lì, in questa città, la città delle città. Questo non è un vero e proprio addio, ma preparatevi, può succedere di tutto e dovete essere pronti. Dobbiamo essere pronti.

Durante la conferenza di oggi ho detto una cosa che voglio ripetere: “Quando andate a votare chiedete a chi vuole rappresentarvi, se è disposto a dare la vita, a farsi uccidere per mantenere le proprie promesse”. Adesso io stringo un po’ il discorso, nel nostro ambito, nel nostro piccolo. Per arrivare alla verità, bisogna essere disposti a dare la vita, altrimenti non ci arriveremo. Se vogliamo la Verità e la Giustizia, anche noi dobbiamo avere il coraggio di dare la nostra vita, come quel candidato all’eventuale Presidenza del Consiglio, per poter sconfiggere i potenti dell’Unione Europea. Noi abbiamo detto sì, abbiamo fatto una scelta. Io penso che sia arrivato il momento di essere disponibili a questo. Lo dicevo anche dieci anni fa, ma non si era ancora concretizzato nulla. Adesso noi siamo vicini a persone grandi, belle, che rischiano veramente la vita, condannate a morte. Quindi, quando noi siamo con loro, quando ci viene dato l’onore di parlarci e di fare qualche cosa di buono insieme, dobbiamo essere coscienti che possiamo morire con loro. E dobbiamo essere contenti, felici. La verità è una strana e misteriosa bellezza: si avvicina sempre a te, a noi, ma ti veste di una luce diversa. E spesso se la verità vuole possederti, devi darle la vita. Io spero che questa volta le cose cambino, che i Giusti non vengano sacrificati. Lo spero tutti i giorni, ma non lo so se sarà così. Io sono sicuro che il male ha perso, ma ci saranno ancora dei caduti. Non mi riferisco a me, ma a grandi personaggi. Ecco, questa volta noi dobbiamo avere il coraggio di stare con loro, io perlomeno, ma sono sicuro di parlare a nome dei miei compagni di viaggio. Questa volta dobbiamo essere lì, stare insieme a loro, non li dobbiamo lasciare soli. E vinceremo!

Vi ringrazio di cuore, ci vediamo presto. Io viaggio molto. Abbiamo molti paradisi, molte arche in tutta Italia, ma la nostra battaglia è al Sud. L’ultima volta è toccato a me incontrarmi con qualcuno di questi giusti che, come un mantra, ripeteva: “Deve succedere qualcosa”. Ecco, vi lascio con questa frase, che ho poi ripetuto a me stesso, centinaia di volte.

Dio vi benedica tutti.

6 SETTEMBRE  2015 – PORTO SANT’ELPIDIO

Un ebani a forma di cuore, filmato da Antonio Urzi e Marco Mazzarella, davanti agli occhi di tanti testimoni, è apparso nel primo pomeriggio sopra la nostra arca: così gli angeli di ieri, extraterrestri di oggi, confermano ancora una volta la loro presenza costante e operante. Un segno di consolazione per noi, servi dei servi di Dio. Un segno per tutti, che annuncia il ritorno imminente del nostro Re. http://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-2015/6237-il-cuore-simbolo-di-vita-verita-e-amore-cosmico.html

Un applauso rivolto ai fratelli del Cielo aprirà l’incontro di oggi.

Un caloroso applauso sarà dedicato anche alle nostre meravigliose sorelle Lara Borsoi, Mariela Corvaro e Eleonora Pollastrelli, piccole grandi api operose che hanno coordinato e organizzato in modo impeccabile questi due giorni di festa. Modelli instancabili e caparbi: sorelle, madri, mogli e guerriere, donne con le loro storie di lavoro, di vita e di progetti che hanno fatto e continuano a fare la differenza. Grazie al loro impegno, unito a quello quotidiano di tutti i fratelli, la pace che si respira oggi è perfetta armonia, accompagnata da un linguaggio universale: in essa vive il sorriso del Sole, quel Sole che libera il cuore dalle rigide catene del pensiero e lo fa battere ad ogni soffio di vita.

L’appuntamento tanto atteso di questo pomeriggio sarà inaugurato dall’esibizione di Sonia Tabita e Rita, due giovanissimi talenti che da qualche anno studiano pianoforte sotto la guida professionale della ‘nostra’ Elisabetta Montevidoni, diplomata al Conservatorio di Perugia.

Premendo sui tasti bianchi e neri le dita delle due giovani pianiste ritrovano note tenere e indugianti, che ci trasportano nei loro mondi disegnati con polvere di stelle, gli stessi che gli uomini di questa Terra chiamano utopie. “La musica è la più alta filosofia, la filosofia è la più alta delle musiche”, sosteneva Socrate, il padre di tutti i filosofi: non a caso nell’antica Grecia era parte integrante della formazione dei giovani, considerata alla pari della retorica, della grammatica e della ginnastica.

E, zigzagando tra un’arca e l’altra, tra sogni e ideali di giustizia e uguaglianza, non poteva di certo mancare il simbolo di ogni rivoluzione, il suo coraggio di uomo, la sua profonda umanità e la tenacia: sulle note di “Hasta siempre comandante Che Guevara”, la bellissima Barbara, con la sua voce calda e appassionante ci conduce attraverso il cammino di un uomo che non lotta per la propria patria, ma contro le coscienze degli uomini, inaridite da egoismo, intolleranza e indifferenza. Il coro e l’orchestra composti da Mauro Caruso, Andrea Baldinucci e Roberto Scazzieri, Paolo Bassani e Maurizio Santamaria, si unirà a Barbara per dedicarla al nostro Comandante…

Giorgio riprende il microfono: “Vorrei invitare qui sul palco una giovane signorina…” e rivolgendosi alla giovane figlia di una nostra sorella, aggiunge:
Vorrei farti una piccola intervista, posso?
Bambina:  Sì.  
Giorgio: Ho saputo da un uccellino che tu un giorno hai visto Gesù. È vero?
Bambina: Sì.
Giorgio: Me lo puoi raccontare?
Bambina: Sì.  Un giorno, a tre anni e mezzo, stavo giocando a tavola e ad un certo punto ho visto un signore che mi ha dato un biglietto con la sua immagine.
Giorgio: Cosa ti ha detto il signore?
Bambina: Non mi ha detto nulla.
Giorgio: Com’era il suo volto?
Bambina:  Non lo so… Era carino, aveva i capelli fino alle spalle e gli occhi castani.
Giorgio:  E ti ha sorriso?
Bambina: Sì.
Giorgio: Com’era vestito?
Bambina:  Era tutto luccicante.
Giorgio: Pieno di luce?
Bambina: Sì.
Giorgio: Sei contenta?
Bambina: Sì.
Giorgio:  Ti ha lasciato la sua foto? Me la  puoi mostrare?
Bambina: Sì.

La madre della piccola fanciulla interviene, dicendo che il “signore” diede alla bambina un’immagine raffigurante Gesù con i capelli lunghi, la tunica bianca e i raggi dell’arcobaleno che uscivano dal petto.  Due giorni dopo l’accaduto, la madre racconta di aver notato l’immagine e chiedendo alla figlia da dove provenisse, la piccola rispose:  
Bambina:  Ma come, mamma… non l’hai visto l’altro giorno? È venuto dentro casa, c’eri anche tu, stavi cucinando. La madre allora chiese stupita:  “E com’era vestito?”
Bambina:  Come Lui nella foto!

“I bambini sono Cristo in mezzo a noi”, ha ripetuto più volte Giorgio.
I bambini amano senza riserve, senza calcolo, sono spontanei e fiduciosi; tutto ciò che è meraviglioso a loro appare naturale: non hanno limiti, né schemi e conservano la loro saggezza, che non è quella del mondo. Non sanno tenere rancore, ricercano e ridonano ogni volta la gioia del perdono. Non temono di essere schietti e leali; con autenticità e semplicità sanno affermare la realtà delle cose ponendo gli adulti davanti allo specchio della propria coscienza: ognuno di loro è voce preziosa del Signore.

Giorgio riprende il microfono: Mi sono arrivate centinaia di lettere da tutti i fratelli del mondo, ma tra tutte ne ho scelta una che arriva dall’arca di Montevideo, in Sud America. È stata scritta dall’ultima delle nostre sorelle, ma che in realtà è la più grande di tutte. Marita si è presa cura dei nostri bambini, ha lavato i nostri panni, ha tenuto pulita la nostra casa e ha cucinato per noi. È vero, noi siamo gli ultimi; i più umili in mezzo a noi sono i primi, di una profondità e di una cultura…
Mentre scriveva, lo Spirito Santo giaceva in lei, non in me e nemmeno in noi, in quella che è l’ultima delle nostre arche.

“Caro Giorgio,

sai? Mi sono sempre piaciuti i volatili, il loro canto, il loro colore, la loro essenza così piccola, così inquieta, eppure così libera. Sono stati accanto a me sin da quando ero piccola; col passare del tempo nel posto dove abito, irrimediabilmente umanizzato, è svanita la possibilità di vederli o ascoltarli. Hanno alterato i loro ecosistemi, hanno tagliato gli alberi; ed è rimasto solo il trillare stridente dei piccoli e simpatici passerotti, per riuscire a sentire una lieve carezza nell’anima.

Questa mattina è stato diverso, mi ha svegliato il cinguettio di un uccello che cantava molto vicino alla mia finestra. Il suo delizioso suono ha riempito la mia anima di sole e ha risvegliato nel mio spirito quella sensazione ormai dimenticata di ricordare altri mondi da dove proveniamo, e di voler tornare fino a lì, superando ogni cosa grezza e sfigurata dall’intervento umano, per attendervi qualcosa. Non sapevo bene cosa l’uccellino canterino annunciasse, come il paggio che annuncia il Re con la sua tromba…   

E quel Re eri tu; perché mentre ascoltavo il suo canto che infiammava il mio spirito, qualcosa dentro me associava quel suono ad un richiamo a guardare il mio cellulare, dove Erika aveva inviato al gruppo il link del tuo messaggio. Messaggio che aspettavamo tanto di poter leggere e che non era stato possibile ascoltare bene ieri, per problemi di connessione.   

E lì eri tu, il Sovrano delle nostre anime; lì eri tu con il tuo Essere fatto di Luce, facendoti uomo ancora una volta ma, per ringraziarci di esistere e di stare con te!   

E la mia anima piena di soavi emozioni si chiede ancora una volta perché esistiamo; da dove proveniamo per stare vicino a te. E sento un Universo infinito ed incommensurabile da dove, nell’azzurro più profondo, piccole particelle volano veloci attraversando migliaia di stelle e pianeti bianchi per arrivare fin qui. Piccole ed insignificanti particelle di polvere cosmica, coniugate ad anime che non so da dove vengano – solo Dio conosce la fonte della Sua ispirazione, nel darci questa incredibile opportunità – ma la ragione è una sola, e quella ragione sei Tu. Esistiamo per te, esistiamo perché Tu esisti… altrimenti, continueremmo sicuramente ad orbitare nella scia di asteroidi che circondano qualche pianeta, per milioni di anni; o magari colorando di rosso l’azzurro, nell’essenza ardente della Terra che a volte anela ad ascendere, sia soltanto per vedere un solo istante il Padre Sole, nella lava luminescente di un vulcano.

Perché quello siamo: niente! Se tu non fossi qui… niente! Se tu non ci avessi cercato, se non ci avessi dato questa opportunità di conoscere; di permetterci di esistere, di esserci, di fare, di dare, di amare e di ricevere da te tanto prezioso amore che solo chi incarna l’Amore stesso, potrebbe donarci.    

Allora grazie a te!! Solo a te, a cui tanto dobbiamo e che tanto amiamo… per sempre!!  

Con un abbraccio immenso! Grazie!!!

Marita
4 settembre 2015

Giorgio: Ora ve ne leggo un’altra.

CARO AYLAN, AMORE MIO, NON MERITO DI PRONUNCIARE IL TUO DOLCE NOME.  
NON SONO DEGNA DI VEDERE UNA ED UN’ALTRA VOLTA IL TUO PICCOLO CORPO SULLA SABBIA.  
SEMBRI ADDORMENTATO IN UN DOLCE SONNO. L’ACQUA TI BAGNA UNA ED UN’ALTRA VOLTA. QUELLA STESSA ACQUA CHE HA INGHOTTITO LA TUA INFANZIA, ORA TI BATTEZZA DOLCEMENTE ACCOMPAGNANDO IL TUO CAMMINO VERSO IL PADRE.  
PERDONAMI CARO AYLAN. PERDONA IL FATTO CHE TI SCRIVO. PERDONA CHE MENTRE TU AGONIZZAVI RESPIRANDO L’ODIO SFRENATO DI QUESTA UMANITÀ DELLA QUALE IO FACCIO PARTE, IO STAVO SICURAMENTE PENSANDO A QUALCHE PROBLEMA SUPERFLUO O ERO PREOCCUPATA PER QUALCHE SCIOCCHEZZA.  
PERMETTIMI MIO PICCOLO ANGELO, D’IMMAGINARE CHE ADESSO GIOCHI IN QUELLA SABBIA CHE IERI È STATA LA TUA TOMBA.
LASCIAMI IMMAGINARE PER UN SECONDO CHE RIDI FELICE, FACENDO PICCOLI CASTELLI CON UNA PALETTA DI PLASTICA ROSSA. LASCIA CHE IO T’IMMAGINI, COME SE FOSSI UN MIO PICCOLO FIGLIO CHE CORRE SCAPPANDO DALLE ONDE E GUSTA UN GELATO ALLA FRAGOLA.
SEI UN EROE, SAI MIO DOLCE AMORE? PERCHÉ OGGI, TUTTI GUARDANDO LA TUA FOTO, HANNO RICEVUTO UNO SCHIAFFO IN FACCIA E MOLTI SI SONO DECISI A SCENDERE IN STRADA PER SOCCORRERE QUELLI CHE, COME LA TUA FAMIGLIA, ARRIVANO SULLE SPIAGGE.
MA PURTROPPO AMORE MIO, PRIMA DEVONO AVERE LA FORZA DI ARRIVARE FINO AD ESSE.  
PERCHÉ CI SONO ESSERI CHE FANNO AFFARI CON LORO E LI AMMAZZANO PRIMA DI ARRIVARE.  
PERDONAMI ANGIOLETTO, PERCHÉ NON HO AVUTO LA FORZA DI FARE QUALCOSA PER TE.
PERDONAMI PERCHÉ NON TI HO CONOSCIUTO FINO A QUANDO NON HO VISTO IL TUO PICCOLO CORPICINO.  
PERDONAMI PER QUESTE LACRIME CHE ORA VERSO IPOCRITAMENTE.
PERDONAMI PER FAVORE, PERCHÉ SONO ARRIVATA TARDI.  
PERDONAMI PERCHÉ POSSIEDO OCCHI, PIEDI, MANI, CORPO, VITA E TU ORA NON HAI NIENTE.
MA SAI UNA COSA? ADESSO HAI IL PADRE CHE TI PROTEGGE, MENTRE T’INSEGNA  DEL MARE, DELLE STELLE, DEL PARADISO.
DAMMI FORZA, MIO BEL BAMBINO, PER POTER GRIDARE SENZA PAURA E COLPIRE SENZA ESITAZIONE TUTTI COLORO CHE TI HANNO PERSEGUITATO. TUTTI COLORO CHE TI HANNO PROIBITO DI CRESCERE.  
T’IMMAGINO GIOCARE A NASCONDINO CON L’ARCOBALENO, MENTRE TIENI CON LA TUA PICCOLA MANO PUGNI DI POLVERE DI STELLE E BEVI DALLA VIA LATTEA.
QUELLO È IL TUO PREMIO PER AVER OFFERTO LA TUA VITA CARO AYLAN.
NEL FRATTEMPO, NOI QUI IN QUESTO INFERNO, DOBBIAMO RICORDARE LA TUA IMMAGINE.  
TI CHIEDO IL PERMESSO DI CONSERVARE IL TUO RICORDO, PER RIPORTARTI ALLA MEMORIA OGNI VOLTA CHE QUALCOSA MI SCORAGGIA.
TI CHIEDO IL PERMESSO DI METTERE IL TUO NOME NEL MIO CUORE E DISEGNARE IL TUO VISO SUL MIO CUSCINO. SE ME LO PERMETTI VOGLIO PORTARTI SEMPRE NELLA MIA COSCIENZA, COME IL PEGGIORE PECCATO CHE HO COMMESSO: ARRIVARE TARDI PER TE. DISTRARMI NEI LABIRINTI DI QUESTO MONDO OSCURO CHE CI INGHIOTTE, COME LA MAREA HA INGHIOTTITO TE.
DAMMI FORZA CREATURA, PER CHIEDERE AL PADRE DI ALZARE LA SUA SPADA CONTRO I TUOI ASSASSINI. DAMMI FORZA PER DORMIRE SEMPRE MENO E CAMMINARE DI PIÙ.  
PERDONA QUESTO MIO ATTO DI ARROGANZA NELLO SCRIVERTI. COME POSSO PENSARE CHE SIA POSSIBILE RIVOLGERMI AD UN ESSERE COSÌ ELEVATO? SALUTA IL PADRE, AYLAN MIO, DIGLI CHE SONO QUI.  
CHE ANCHE SE NON MI VEDE, PERCHÉ NON LO MERITO, CONTINUO A SOPRAVVIVERE SOTTO IL SOLE.  
LASCIA CHE TI SCRIVA QUALCHE VOLTA, PICCOLO AYLAN, A TE ED AI TUOI FRATELLINI, MIGLIAIA DI BAMBINI CHE SI SACRIFICANO OGNI GIORNO, UCCISI DA QUESTA UMANITÀ, LETTERE LUNGHISSIME CHE PARLANO DELLA GIUSTIZIA E DELL’AMORE.
QUALCHE COMETA PASSERÀ VOLANDO E GLIELE CONSEGNERÀ OVUNQUE SI TROVINO.  
LASCIA CHE IO BACI I TUOI PIEDI, INCANTEVOLE BAMBINO, CHE ORA NON POSSONO PIÙ CAMMINARE, MA CHE HANNO LASCIATO UN’IMPRONTA CHE VOGLIO SEMPRE PERCORRERE.
LASCIAMI PIANGERE PER TE CARO AYLAN, E LASCIAMI PIANGERE PER ME, PERCHÉ LE MIE LACRIME ARRIVERANNO AL MARE, A QUEL MARE CHE PRESTO IL PADRE SOLLEVERÀ.

Erika País  
4 Settembre 2015  

 Giorgio prende la parola mentre alcune sorelle commentano la presenza di Luigi, uno dei fondatori di San Patrignano, alla conferenza tenuta ieri.  

Giorgio: Sono persone che non c’entrano niente con noi, ma hanno quella Luce bellissima. Io l’ho conosciuto vent’anni fa, mi ha portato a San Patrignano un sacco di volte, dove lui era attivissimo, stava con i ragazzi 24 ore su 24 e ha continuato a farlo per trentatré anni.
La cosa bella è che quella Luce è rimasta in lui, quella luce d’Amore verso questa missione è una cosa grande. Queste persone non sono di qua, né di questa società, di questo mondo. Lasciatemelo dire: loro sono i giusti!
Voi spesso mi chiedete dove sono gli Esseri Cristici, come sono fatti, che occhi hanno, che tuta indossano. Guardate gli occhi di queste persone, quelli sono Esseri Cristici, che hanno dato la vita a decine di migliaia di ragazzi per cinquant’anni. Il loro maestro, Vincenzo Muccioli, come un piccolo Cristo, ha dato loro anche la vita.
Luigi sta scrivendo un libro, dove sorprendentemente mi definisce suo amico. Essere citato da un collaboratore e fondatore della Comunità di San Patrignano è per me l’apoteosi.
Ora fatemi domande…

Nell’attesa, Giorgio distribuisce ai fratelli alcuni oggetti sacri da lui stesso benedetti, raccolti nelle infinite tappe del suo eterno viaggio: San Francesco con una coroncina per Gigi, il Santo Rosario della Madonna di Fatima con la Madonna delle Lacrime di Siracusa per Matteo Cordella e la sua compagna Alice, il Pastorello di Fatima a Simona Urzi, la medaglietta della Madonna di Fatima a Elisabetta Tritto, il maestro Yogananda nella posizione del loto a Casimiro. Ce n’è davvero per tutti!

D: Come avviene l’incarnazione di un’anima nel corpo fisico e in quali tempi? Alcuni testi antichi, anche orientali, dicono che c’è possibilità di scegliere il momento della fecondazione. Lo Spirito vede la luce astrale che si genera durante il concepimento e ne viene attratto. Si dice che, in realtà, lo Spirito non si incarna immediatamente ma orbita intorno alla mamma, assiste i genitori.
Giorgio: L’incarnazione avviene così: gli Spiriti provengono dalla dimensione Spirituale, che è un altro mondo, un’altra dimensione, un luogo dove l’organizzazione della Società è completamente all’antitesi della nostra. Nel caso specifico della Terra, orbitano in un luogo preciso: se sono positivi, intorno alle fasce di Van Allen. Girano continuamente, così come gira il Pianeta per noi anche se non ce ne accorgiamo. Vivono in un mondo tutto particolare e la loro funzione, la vita quotidiana, se di quotidiano possiamo parlare, è una vita di contemplazione e di attesa. Si tratta di un mondo provvisorio, in quanto sono in attesa di Reincarnazione. Immaginate un luogo di ritrovo in campagna con strutture sportive di vario genere, adibito agli allenamenti di una squadra di calcio o di basket, in attesa della grande competizione. Un luogo di ritiro dove poter riposare, respirare aria fresca, seguendo un’alimentazione sana in cui tutto sia concentrato sull’allenamento e sugli esercizi. Il mondo Spirituale è lo stesso: un luogo superattrezzato dove gli Spiriti devono compiere esercizi di recupero, di allenamento, di attesa, di contemplazione, per poi competere. La reincarnazione è una competizione: gli spiriti devono scendere sulla Terra preparati, superallenati per affrontare la nuova gara, per apprendere conoscenze, perché solo attraverso la conoscenza lo Spirito si evolve. L’allenamento può durare un secolo, trent’anni, cinquecento anni, settecento anni o sei mesi del nostro tempo. Durante il ciclo di attesa in questo mondo Spirituale, si ha la sensazione di vivere un tempo infinito, perché vivi nella dimensione del non tempo e del non spazio; il distacco dal corpo è un po’ traumatico, ma nel momento in cui ti adatti alla nuova situazione sociale di quel mondo, non ci fai più caso, non calcoli il tempo, non è necessario. Lo stesso accade quando facciamo un qualcosa di bello o comunque d’impegnativo ma positivo, con gioia, passione, determinazione: non ci rendiamo conto del tempo trascorso e nemmeno ci interessa.
Un nuovo trauma lo vivi nel momento in cui nasci, ma durante le varie fasi di sviluppo lo spirito in crescita ha tutto il tempo per adattarsi a questa dimensione; il discorso cambia se sei uno Spirito di Luce e un missionario.
Similmente, questo avviene quando noi ci mettiamo in fila per attraversare il metal detector: se non suona sei idoneo e passi all’incarnazione successiva. Se provieni da un mondo di luce, ti prepari dentro un ovulo di Luce; se vieni dalle tenebre, è tutt’altro discorso. Come gli allenatori di calcio, lì ci sono gli Esseri, i Guardiani che ti dicono cosa devi fare. Durante i nove mesi terrestri precedenti la nascita, ti viene data la possibilità di visitare come Spirito la tua genitrice. Lei costruirà il tuo Astrale.
Lo Spirito non ha corpo, lo incarna solo nel momento in cui prende l’Anima, a meno che non sia evoluto ed anche lì è tutto un altro discorso. In sostanza, nasci appena emetti il grido. Così si nasce. Nella dimensione spirituale mediti, contempli, valuti cosa hai fatto bene e cosa hai sbagliato, poi vai dall’allenatore, chiedi spiegazioni e lui ti istruisce. Si può richiedere di poter parlare con un figlio che hai lasciato. Ci sono anche i contatti, a meno che non tu non abbia una missione di parlare con i vivi, cioè con i morti, perché loro sono i vivi e noi i morti. I Missionari sono tutta un’altra faccenda, c’è la Terza dimensione, poi la Quarta che è un’altra cosa, così come la Quinta, la Sesta e la Settima pure.

D: Si dice che i bambini abbiano la “fontanella aperta”, un contatto più diretto con le parti sottili. Io ho letto che alcuni gruppi di monaci Tibetani, attraverso particolari tecniche, riescono a riaprire le fontanelle, ad inserirsi… quindi sono lì con il corpo ma, in realtà, spiritualmente stanno dove vogliono.
Giorgio: Si tratta di missionari, Esseri che appartengono alla quinta dimensione. Tu sei saltato dalla lana alla seta.

D: Si dice che ci si reincarna finché esiste il desiderio.
Giorgio: Tu t’incarni per desiderio, perché la reincarnazione è una scelta, non è un’imposizione, ma lo diventa perché è una scelta “forzata”, l’unico modo per poter ascendere alla Conoscenza Suprema delle cose Celesti. È un cane che si morde la coda: nessuno t’impone di andare a scuola, ma è l’unico modo per apprendere e non rimanere ignorante. Lo spirito che potenzialmente è Onnicreante, perché nasce dallo Spirito Onnicreante, ha l’istinto spirituale di ricerca della Conoscenza, quindi desidera reincarnarsi. Quando ha compiuto la conoscenza di tutti i valori binari, bene-male, gioia-dolore, etc. non ha più ragione di reincarnarsi, contempla le sfere universali, perché anche lì deve crescere.
Dopo aver conseguito la laurea, devi attendere ai tirocini, ai corsi di approfondimento, alle specializzazioni, finché non raggiungi la settima dimensione e diventi un Essere Cosmico; anche se di fatto, c’è sempre da imparare. Quando hai finito il ciclo delle reincarnazioni, diventi un Essere di Luce e puoi scegliere di andare in missione nei mondi materiali, per aiutare i fratelli della terza dimensione. Ciò ti permette di accreditare punti per ascendere più rapidamente alla Dimensione Superiore. Quindi, la reincarnazione esiste finché non possiedi la gnosi, non fino a quando c’è desiderio, dopodiché la puoi mettere di lato, non ti serve più.  
Successivamente, puoi chiedere al tuo maestro Cosmico di andare nel pianeta Saras, perché in quel luogo i nostri fratelli, i Suoi figli, dormono, sono violenti, selvaggi, ignoranti. Ogni famiglia ha un Maestro Cosmico, la nostra ha Cristo, ma ci sono altri Cristi. Il tuo Maestro Cosmico dirà: “Sei sicuro? Lo sai che rischi la morte seconda? Tuttavia, se resisterai in quel mondo, io ti darò il premio della Quinta dimensione”.
Tu risponderai: “Sì Signore, voglio andare” e a quel punto riceverai tutte le istruzioni e le raccomandazioni. Ti sarà detto da chi è capitanata la Confederazione Interstellare, il tuo punto di riferimento, di ubbidire sempre ai tuoi Fratelli superiori, che sono liberi dal corpo e quindi ti possono aiutare e istruire; di non farti tentare dalle illusioni della materia, dopodiché ti sarà suggerito in quale famiglia nascere, in base alla genetica e alle tue esigenze. Se per vari motivi non sarà possibile l’incarnazione dalla nascita, lo spirito potrà personificare il bambino quando avrà otto o nove anni, l’età giusta per poterlo fare. Qui ci sono anche Esseri in missione che muoiono e nascono da 14.000 anni, ma non sono di questo mondo.

D: I Fratelli del Cielo hanno dato tanti consigli, tante informazioni riguardo al ruolo dei genitori, in particolare al contributo della madre dal concepimento e mentre porta il bimbo in grembo. Eugenio aveva indicato questi messaggi… Come può interferire la madre sul corpo fisico, sul corpo eterico, sulla preparazione del “contenitore”?
G. Simona, Alice e tutte le madri in attesa, consapevoli che metterete al mondo bambini “speciali”, perché speciale è lo spirito che sta per nascere, voi aspettate Dio che nasce, perché i bambini sono Dio. Giorno per giorno, dovete vivere così, nell’amore, essere felici, gioire, non andare in ansia ma vivere l’eternità come se foste tra le nuvole. Certo, dovete soffrire se vedete un bambino che muore, ma tutti i giorni fate passeggiate, abbracciate le piante e gli animali. Dovete raccontare storie a vostro figlio, coinvolgerlo nei vari progetti e probabilmente vi risponderà con una gomitata, perché sono esseri sensibili, ma guardate il Padre Sole e pensate che sta nascendo Dio, che è la cosa più grande dell’Universo. Ogni bambino è la rappresentazione di Cristo sulla Terra e siccome voi siete dentro la Verità e seguite un percorso Spirituale, quell’Essere viene da un mondo che non è un ritiro per una squadra di Spiriti in attesa di Reincarnazione, ma un Mondo della Luce. È un Essere che appartiene a una dimensione superiore, quasi certamente uno di quegli Esseri che appartiene alla Confederazione Celeste e ha detto al suo Signore: “Signore, voglio andare sulla Terra in missione”.
Dovete avere attenzioni ancora più particolari, dovete parlargli, perché il suo astrale entra in simbiosi con il vostro. È un essere speciale, non perché sia figlio della gallina bianca, non siamo razzisti, vi ho anche detto che Aylan era Dio su quella spiaggia. Tutti i bambini che muoiono di fame sono Gesù Cristo incarnato. Noi dobbiamo avere un’attenzione particolare per aiutarli ad adattarsi a questa dimensione, altrimenti diventeranno ribelli, violenti e si perderanno.

D: Che ruolo hanno le donne nella nostra missione?
Giorgio: Le donne sono la manifestazione dello Spirito Santo.

D: I bambini scelgono i propri genitori prima di incarnarsi?
G: Sì, quindi bisogna curarli, seguirli da piccoli, da adolescenti e da ragazzi. Dare loro la libertà, non significa lasciarli liberi di fare quello che vogliono. A tutti i miei figli ho parlato della Verità, sin dal loro concepimento, perché so da dove vengono, so chi sono; devo parlare loro dei mondi dai quali provengono, dove c’è l’amore, la fratellanza, la pace, la giustizia. Devo far capire che sono nati in questo inferno perché sono in missione, poi certamente faranno le loro scelte. Tutti i figli che ho conosciuto e fanno parte del nostro percorso, nessuno escluso, sono esseri sensibili, non sono di qua e noi dobbiamo spiegare loro che hanno una famiglia, dei fratelli, i valori universali; che tutti i giusti, anche estranei al nostro cammino, sono le persone da seguire. Se non lo farai, non approveranno niente di questa società e diventeranno dei ribelli scatenati, violenti, assumeranno alcool o droghe e a loro modo sfasceranno questo mondo. Se invece darai loro un indirizzo, diventeranno geni, missionari, filosofi, giudici, dottori che vogliono aiutare il prossimo.

D: Sono spiriti simpatici, nel senso che c’è la tendenza a reincarnarsi in gruppi?
Giorgio: Questo avviene anche all’interno delle nostre arche. I ragazzi e le ragazze dell’arca sono tutti spiriti simpatici e si sono ritrovati. Vi faccio un esempio, ma è valido per tanti altri. Aaron e Giovanni sono due Spiriti nati da genitori diversi, ma sono cresciuti insieme, dopo trent’anni si sentono ancora fratelli. Prima di nascere hanno scelto famiglie diverse, ma si sono dati appuntamento, sapendo che i genitori si sarebbero rincontrati.  Giustamente, come dice Sonia Alea, sono venuti per salvare noi, per consolarci. I figli vengono per provare o consolare, ma io credo che tutti noi abbiamo avuto la gioia della loro consolazione, perché il Cielo ha visto i nostri sforzi nel fare le cose buone, anche se siamo peccatori, un po’  limitati.   
Gli spiriti che il Padre ha permesso di nascere in mezzo a noi, sono spiriti buoni. Purtroppo a volte nascono spiriti problematici, anche negativi, per mettere alla prova genitori che nella loro vita hanno fatto delle scelte nefaste. Questo è avvenuto, ad esempio, per alcuni attori americani che hanno avuto figli diventati poi assassini, drogati, suicidi; tragedie che hanno distrutto l’intera famiglia, altri invece hanno avuto figli bellissimi.

D: Ieri sera mi hanno scosso le tue parole, alla fine di tutti i saluti, dove richiamavi il nostro coraggio nell’agire e mi domandavo se tu avessi timore che le arche possano essere colpite, al fine di colpire indirettamente te.
Giorgio: No, io non ho paura di niente. Volevo solo dirvi che, se vogliamo veramente che cambi qualcosa nel mondo, e perché no, che Gesù ritorni, se veramente vogliamo accelerare la Sua venuta, noi dobbiamo essere disposti a dare la vita. Non sto parlando di soldi o vendere la casa. La vita non ha prezzo, mi sembra di avere detto una cosa abbastanza forte. Certo non mi offendo, comprenderei e lo troverei legittimo, se in mezzo a voi qualcuno dicesse: “No, io posso donare tutto, ma non sono pronto a donare la vita”. Io ho sempre affermato di dare tutto quello che abbiamo, che dobbiamo essere a disposizione, ma ora ho alzato il tiro. Non ho detto che lo dovete fare voi, io ho parlato per me. Oggi ci sono, domani non lo so, perché ho scelto di dare anche la mia vita per questa causa, se mi venisse chiesta. Se non mi sarà chiesto, continuerò a fare quello che faccio con passione, anche se soffro: parlare di Cristo e fare il giornalista Antimafia. Riguardo i nostri colleghi antimafia, a noi non risulta che siamo in pericolo. A volte, però, abbiamo il piacere, l’onore e l’emozione di incontrare persone che rischiano la vita e potrebbe capitare di essere coinvolti. Potrei anche morire mentre scrivo un articolo o potrebbe venirmi un infarto mentre faccio una conferenza, anche questo è dare la vita. Sono passati ventisei anni da quando ho ricevuto le stimmate, non durerà per sempre. Prima o poi dovrò salutare, intanto iniziamo, poi possono anche passare due, tre o quattro anni.
Io non ho paura per le arche, ma non posso garantire che non mi succederà niente. Io da oggi, 6 settembre 2015, vivrò alla giornata, non farò programmi a lunga scadenza. Siccome lavoro con tanti ragazzi ai quali devo dare conto, avrò comunque dei progetti. Ma personalmente, alla mia famiglia stretta, io dico: “Domani è un altro giorno”. In Sicilia dovranno succedere cose tremendamente importanti, mistico-spirituali e sociali. La lacrimazione della statua di Piazza Armerina ne è il segno.

D: Tramite la metafonia, ho sperato di riuscire a sentire la voce di mia madre, morta quando avevo solo sei anni. Purtroppo non è mai successo e mi chiedevo se si fosse già reincarnata.
Giorgio: Questo è possibile, oppure non le hanno dato il permesso.

È arrivato il momento dei giovanissimi. Eccoli salire sul palco, dopo aver scorrazzato in lungo e in largo nell’arca, indisturbati. Chi rincorreva il pallone, chi si divertiva a salire e scendere il ripido giardino o semplicemente a raccogliere sassolini da collezionare; chi inseguiva gli insetti, chi invece si metteva alla ricerca di rametti e bastoni per farli diventare, all’occorrenza, spade o bacchette magiche. Li abbiamo visti ridere, discutere, risolvere, aiutarsi l’un l’altro, imparare, contrattare. Non si può non rimanere affascinati dalla meravigliosa flessibilità immaginifica dei bambini, dalla capacità di giocare senza risparmiarsi, di dare significati sempre diversi a tutto ciò che vedono, di raccontare il mondo con i loro occhi, non quelli inibiti degli adulti. «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli», disse il Signore. E ora eccoli lì, ancora pieni di energie, a fare gli auguri a Giorgio con le loro dediche e piccole esibizioni.

Giorgio: Voglio chiamare qui il mio fratello maggiore Enzo Ranieri. Ascoltatelo, perché lui ha sempre qualcosa di bello da dire riguardo lo spirito.

Enzo: Scusate, sono emozionato. Negli ultimi tempi, vedere dei bambini che si esibiscono mi emoziona in modo particolare, non lo so perché. Sono qui e non voglio dire banalità. Vorrei essere anch’io come quei bambini, esibirmi e dare il meglio di me stesso. Se devo parlare e dire qualcosa, voglio dire qualcosa di vero, di sincero, di prezioso perché per me siete veramente preziosi. Voglio condividere quello che effettivamente io sento di più caro nel cuore. Io penso che voi, come me, oggi siate qui perché cercate qualche cosa: cercate la Verità. Vorrei condividere una porzione di questa Verità, che quasi sempre si nasconde nelle cose più semplici, in quelle più umili. Se la cercate veramente, fatelo seguendo questo indirizzo. Non la troverete nelle cose eclatanti, né in quelle mirabolanti, bensì nella vita normale, di tutti i giorni. Nel cercare la Verità sono essenziali due cose. La prima è porsi sulla via, mettersi in cammino nel ricercarla, perché la Verità ci rivela la vita. Il Maestro ci insegna: «Io sono la Via, la Verità, la Vita», senza le quali non troveremo mai nulla. La seconda è imparare a difenderci quando veniamo attaccati dal nemico, che vuole ostacolarci nel rivelarla. Questo nemico tenta di colpirci in un solo punto: la nostra forza di volontà. Noi siamo lì dove c’è il nostro essere, nella volontà di fare e perseguire il bene per il bene. Il suo attacco è mirato a indebolire la nostra volontà, ponendo dubbi fino a portarci ad abbandonare il cammino.

Giorgio: Enzo ed io abbiamo ricevuto insieme il Sole da Eugenio. Quella sera, sotto la pioggia battente, siamo rientrati da Nicolosi a bordo di una Fiat Primavera. Era il 20 novembre 1979, molti di voi non erano nemmeno nati. Dieci anni dopo ho ricevuto le stimmate. Io considero Enzo come mio fratello maggiore, lo rispetto tanto, quando parla io chiudo gli occhi perché è lo spirito della nostra razza che parla. Una persona umile e semplice, sempre fedele, insieme alla moglie; una persona che ha una cultura altissima, non di questo mondo. Enzo non mi ha mai abbandonato, nemmeno nei momenti più tristi della mia vita, lui c’è stato sempre.

Enzo: Io spesso faccio delle riflessioni sul senso e sul significato della vita.“Stranamente”, le ultime che ho fatto andavano a finire sempre su di te. A volte io leggo o sento qualcosa che mi colpisce e poi medito a riguardo. Una di queste è stata quando nel Vangelo di Tommaso, Gesù disse: “Se tirerete fuori la luce che è dentro di voi, quella luce vi salverà; se non la tirerete fuori, vi ucciderà”.
Questa è una verità suprema. Cosa significa tirare fuori la luce che è in noi, se non quello che sta facendo Giorgio? Lui ha posto in primo piano questo comandamento, lo segue da una vita, da quando aveva tredici anni e andava in giro con i calzoni corti, quando ancora noi non lo conoscevamo; lui era il fratellino minore di Filippo e ci dava quasi fastidio perché era qualche anno più giovane. Con il senno del poi, capisci che lui era già così, fin da allora aveva questa Luce e la mostrava, cosa che ha continuato a fare lungo tutta la strada che ha percorso, dimostrando a tutti noi come fare. Giorgio mi considera il suo fratello maggiore, ma io lo considero un esempio di vita, perché lui ha dato e sta dando realmente tutto per l’Opera, per la Verità, per Cristo.
Giorgio: Guardate le braccia e le mani di Enzo, lui lavora lunghissime ore per mantenere la famiglia, eppure la sua cultura mi incanta, starei ore ed ore ad ascoltarlo. Enzo legge le cose spirituali, ma anche riceve. Io non credo ai contattati, tranne qualcuno qui presente, ma credo fermamente che Enzo riceva istruzioni.

Enzo: Io sono convinto che se chiedi realmente qualche cosa, il Padre te la concede. Io amo profondamente la Verità, la cerco da una vita.

Giorgio: Eugenio è stato il nostro maestro spirituale ed Enzo ha continuato ad andare da lui, nonostante ci fossero state le cosiddette “divisioni”, se così vogliamo chiamarle. Malgrado l’amicizia che lo legava a me, Eugenio lo riceveva. Durante le esternazioni con le quali esprimeva il disaccordo riguardo la mia metodologia, Enzo esponeva il suo pensiero. Al che, Eugenio calcava e poi facendosi sentire da tutti, diceva: “Enzo, va bene, lo so che tu sei amico di Giorgio…”. Voi non potete immaginare cosa significasse.

Enzo: Io non ho mai visto una divisione, c’è una continuità nell’Opera, c’è sempre stata, nonostante le divergenze. Il mio amore per entrambi è rimasto immutato. Io andavo da Giorgio ma anche da Eugenio, non ci trovavo niente di male. Eugenio è stato il mio padre spirituale, perché non sarei dovuto andarci? Quando lui diceva che ero amico di Giorgio, io rispondevo: “Sì, ma sono anche amico tuo, mi devi sopportare così”. Eugenio cercava di portarmi ad uno schieramento, ma io capivo che mi metteva alla prova, voleva vedere fino a che punto ne fossi convinto.

Giorgio: Una volta, Enzo, mio fratello ed io in compagnia di Salvatore, Nino e Mauro siamo usciti da casa di Eugenio e dopo qualche chilometro abbiamo visto un’astronave, una sfera gigantesca che veniva dal mare e ha raggiunto il vulcano Etna. Altre persone hanno fermato la macchina in strada per guardarla, mentre compiva una strana traiettoria; faceva un balzo indietro, in avanti e poi si spostava. Noi eravamo tutti con le bocche aperte, gioiosi, una consolazione grandissima. Era di luce mercuriale, una luce blu elettrica che pulsava; un’astronave indimenticabile, sicuramente il più bell’avvistamento della nostra storia, la ricordo come se fosse ieri. Quello è il segno che loro ci programmavano, sondavano, come diceva Enzo poc’anzi, la luce che abbiamo dentro.

Enzo: Io ho sempre avuto un rispetto particolare per Eugenio, tant’è che ho cominciato a parlare con lui dopo due anni che lo frequentavo. Prima di allora sono sempre stato in silenzio e con immensa gioia lo ascoltavo; il mio timore e il mio rispetto sono sempre stati incommensurabili.

Giorgio: Un giorno, insieme a Enzo, andai da Eugenio, e gli raccontai un sogno dove Eugenio mi teneva in braccio e, dopo avermi raccomandato allo Spirito di Poimandres, mi regalava un ciondolo su cui era incisa la stella di Davide e il candelabro a sette braccia. Al che Eugenio esclamò: “Io ce l’ho veramente! Figliuolo, hai fatto un sogno straordinario!”. Lo estrasse da sotto la camicia e mostrandolo disse: “Lo sai cos’è questo? È il medaglione che portava Giovanni l’Apostolo. Dopo duemila anni lo porto io”. A quel punto prese il suo Sole con il rubino e me lo regalò.

Enzo: A quel tempo anche io feci un sogno, dove Eugenio come un maestro, quale era, parlava a tutto il gruppo. Ad un certo punto si rivolse a me dicendo: “Enzo, la Sapienza di Ermete sta a Siracusa”. Io non capivo, ma oggi la stiamo vedendo, la tocchiamo con mano.

D: Puoi riprendere il discorso sul passo che a te piace tanto, che parla dello Spirito vivificante?

Enzo: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l’ultimo Adamo è spirito vivificante. (1 Corinzi 15,45-47). Questa frase racchiude il percorso evolutivo dell’essere umano. Oggi siamo esseri viventi, ma il nostro percorso alla fine dell’evoluzione ci porterà ad essere spiriti vivificanti, a dare la vita.

Una voce al microfono irrompe per annunciare un altro appuntamento. Assistiamo in diretta al programma di “Radio Piper”, condotto ogni settimana da Massimo Bonella, direttore di Pianetaoggi TV, una testata giornalistica che, grazie all’impegno quotidiano, collabora oggi con una fitta rete di televisioni e radio, un circuito che va dal Nordest d’Italia fino alla Toscana e raggiunge Telejato di Palermo).

Da sempre la famiglia Bonella ci offre in punta di piedi un grande esempio di perseveranza, fedeltà e dedizione alla divulgazione del Messaggio di Cristo, da Eugenio Siragusa fino ad oggi, e di denuncie sociali. Una scelta di vita intrapresa con il padre Marcello, ora passato a miglior vita, unito pari passo a quello della dolcissima Roberta, sua sorella, e di mamma Maria, donna e madre di grande fede, saggezza e coraggio. Una collaborazione vissuta senza tregua, che li ha portati a seguire incontri e conferenze in tutta Italia, a intervistare personaggi scomodi al potere e a dare testimonianza al mondo di questa grande Opera. Oltre alla divulgazione, con la nascita dell’associazione “Funima International” l’impegno si è rivolto anche ai nostri bambini delle Ande, dove abbiamo visto le mani di queste grandi donne ricamare con il filo del cuore bavaglini e tovagliette, capolavori destinati alla raccolta fondi per la realizzazione di tanti progetti.

Giorgio prende il microfono e, rispondendo alle domande di Alviano Appi e di Massimo, ripercorre instancabile la propria vita, la missione affidata dalla Santa Madre e i messaggi di redenzione e ammonimento per tutta l’umanità. Un messaggio che annuncia il ritorno del Maestro e la Sua giustizia, la presenza di esseri che provengono da altri mondi e la lotta all’anticristo. E, con quest’ultimo appuntamento, si chiude anche questa magnifica giornata, e ci salutiamo in una fitta rete di baci e abbracci, sulla scia di meravigliosi aneddoti su Giorgio ed Eugenio: briciole di saggezza antica che, nella semplicità della forma e nella loro profondità, rivelano l’umiltà con cui il Signore ci parla; quell’umiltà che rende i servi di Dio maestri, non degli eroi.  

Sin dalle origini del mondo, ci sono stati uomini che hanno lottato una vita intera, distruggendo sistemi deterrenti consolidati, per edificarne di nuovi ubbidienti alle leggi universali del Creato. Da Dio hanno avuto la potestà di calpestare l’antico serpente e di schiacciare col calcagno il suo esercito: immolandosi alla Sua Giustizia, hanno mutato il corso della storia con le loro azioni rivoluzionarie, pronunciando e scrivendo parole contro ogni forma di potere, sfidando anche la morte: da Socrate a Gesù-Cristo, il più grande in assoluto.., da San Francesco a Giordano Bruno, dal Che Guevara al generale Dalla Chiesa e tanti, tanti altri ancora. Ma, in questi tempi apocalittici l’Unto del Signore, inebriato dall’Amore più grande di tutti, si prepara allo scontro finale: additare il volto dell’anticristo, tracciando la via della Resurrezione all’alba di una nuova Era.

Alzo gli occhi per interrogare la luna, avvicinatasi al bagliore delle Pleiadi “per godere della dolce influenza”, nel tentativo di trovare un senso a ciò che appare soltanto assurdo, crudele, folle; ma, in un attimo fugace, il loro fascino mi rapisce e mi trasporta lontano, verso l’impero del Sol Levante, in quell’affascinante, quasi magico, appuntamento con i ciliegi in fiore: ecco il “Samurai con la Croce”, il più alto dei capi, sfoggiare ad ogni passo il suo Codice d’onore, la via del guerriero:

義, Gi: Onestà e Giustizia, 勇 Yu: Eroico Coraggio , 仁 Jin: Compassione, 礼 Rei: Gentilezza, 誠, Makoto o 信 Shin: Verità – Sincerità, 名誉 Meiyo: Onore, 忠義 Chugi: Dovere e Lealtà.
La Rosa è il suo Sakura (fiore di ciliegio, emblema dei samurai), il Sacro Sigillo è la Sua Katana (spada), la Luce la sua Yoroi (armatura).
Il Cavaliere alza le braccia e impugna l’enorme Croce sulla spalla, la porta in avanti e, fendendo l’aria, traccia un semicerchio luminescente diretto alla volta Celeste, ai piedi del Suo Signore; quindi le poggia entrambe sul petto e si genuflette.. un piede avanti poi, solennemente, sferra la Croce, ora divenuta Spada, puntandola dritta al cerchio infuocato del Sole, fino a baciarLo appassionatamente…
La parola stessa di questi romantici guerrieri, designava l’atto di servire un padrone, al quale era legato da un cieco senso del dovere e dalla devozione incondizionata. L’allenamento fisico non poteva essere scisso da quello spirituale e, fedele dalla culla alla tomba, lo accompagnava il non attaccamento al mondo materiale, sprezzando ogni paura, anche quella del dolore e della morte. Un antico adagio ne riporta lo spirito:

 

“HANA WA SAKURA GI HITO WA BUSHI”
tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero

(Come il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori, così, il guerriero è il migliore tra gli uomini)
Ne “Il Samurai, le vie solari del guerriero“ si legge: Tale adagio ricorda l’analogia tra il fiore di ciliegio (sakura) e il bushi (Samurai) ad indicare l’eccellenza e la nobiltà dei due. Il ciliegio è l’emblema radioso della primavera, il segno del ritorno della vita e della vittoria della dea solare. La forza della terra si rivela come bellezza, purezza e fragranza nell’azzurro del cielo. Così la potenza del guerriero non si rivela come peso brutale e travolgente, ma con la purezza ed il candore dei sentimenti del cuore. La delicatezza del fiore esprime il non attaccamento; dopo avere annunciato la primavera il fiore di ciliegio si lascia trasportare dal vento. La vita del bushi è bella ed effimera come solo i fiori più belli sanno essere. La morte è come il vento che distacca i fiori dai rami per cospargerne i prati, le acque, i torrenti. Non vi è nulla di tremendo nel vento di primavera: viene dall’azzurro e luminoso mistero del cielo, annuncia la vita. Il bushi apprese a considerare la sua morte come il vento di primavera: egli va da mistero a mistero, da Vita a Vita ed è cosciente di questo andare nel suo breve passaggio primaverile sulla terra degli uomini”.

Socrate potrebbe dirsi il primo Samurai della storia, per l’incredibile dedizione dimostrata per la sua patria, al servizio della quale lui si immolò. Il più sapiente fra gli uomini, secondo la nota profezia dell’Oracolo di Delfi, in un passo riportato da Platone ne ‘L’apologia di Socrate’, dopo esser stato processato e condannato a morte, afferma: «Ma ecco che è l’ora di andare: io a morire, e voi a vivere. Chi di noi due vada verso il meglio è oscuro a tutti, fuori che a Dio».

Durante la Via Crucis, sotto il peso della Croce, il Figlio di Dio cade, si rialza, e a pochi passi dallo

sguardo di Sua Madre, Le dice: « Madre, io faccio nuove tutte le cose».

Giordano Bruno ascoltò, in ginocchio, la sentenza; ma a lettura finita, levatosi in piedi e con viso rivolto ai giudici esclama: “Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipia” (Avete più paura voi ad emanare questa sentenza che non io nel riceverla).

 “Il samurai non pensa alla vittoria o alla sconfitta ma, semplicemente, combatte come un forsennato fino alla morte. È solo allora che egli si realizza”.

Un’esortazione a morire che non riguarda solo la morte fisica. La vera vittoria è innanzitutto la vittoria su noi stessi; l’arte di morire a noi stessi, combattendo giorno dopo giorno, vita dopo vita, contro i nostri interessi, l’orgoglio, le nostre ansie e preoccupazioni, la nostra parte caduca, vecchia, incredula e saccente, fino a quando ci rivestiremo del nostro vero ego, quello collegato allo spirito universale, in unione con Dio e il Cosmo.

Con amore una serva dei Servi di Dio
Sandra De Marco
26 dicembre 2015