
Cari fratelli: la fine della vita fisica di José Mujica ci mette di fronte ad una delle realtà storiche più schiaccianti, non tanto per la perdita di un vero rivoluzionario integerrimo (perché lui non lo è stato), ma perché lui è stato un’anomalia umana nel cuore di un’ideologia, tipica di questi tempi. Un’anomalia, se vogliamo, differente dalle altre che abbondano nel mondo. Non si tratta di odio o insulti (che pure ci sono stati da altre parti) rivolti ad un uomo, ad un personaggio della vita politica e militante della sinistra uruguaiana che ha lasciato questo mondo; si tratta solo di sottolineare ed esporre le differenze con lui e di separare le acque, con rispetto e senza ipocrisia.
José Mujica ha avuto nelle sue mani – e presumo anche nel suo cuore – molteplici strumenti per seminare un’impronta rivoluzionaria onesta, ma non lo ha fatto. E nell’editoriale di Antimafia Dos Mil lo spieghiamo bene.
L’ambiguità
L’ambiguità di José Mujica non ha avuto precedenti, ed è la cosa più deplorevole. Ha deluso tutti coloro che avevano e hanno il buon senso di esercitare il discernimento dopo aver visto questo mondo (un’umanità) erodere le democrazie con falsi volti, con false bandiere, con demagogie sfacciate e molteplici incongruenze e con gli inganni più cinici che si possano mai immaginare.
Gravi errori esercitati dal potere di turno, all’interno della casta politica, da parte di personaggi che giunti ai più alti vertici istituzionali si lasciano vincere dal protagonismo sostenuto e cullato, come è il caso di Mujica, da ideologie o posizioni più vicine alla controrivoluzione e più distanti dalle idee autenticamente rivoluzionarie; da azioni di potere più funzionali al capitale finanziario e, quel che è peggio, più funzionali alla casta politica che per sua natura si immerge quasi quotidianamente nella corruzione e nell’indifferenza che non nei sentieri tracciati dai veri rivoluzionari del passato, come Ernesto Che Guevara, e più contemporanei e sudamericani come Marielle Franco, Berta Cáceres – entrambe assassinate dal potere fascista e finanziario – e come Lolita Chávez, in piena lotta, solo per fare alcuni esempi.
l’inganno
È deplorevole vedere come l’inganno, nelle file dei “progressisti” e delle “sinistre” di oggi, sia posizionato dietro l’angolo, davanti agli occhi attoniti dei militanti delle sinistre oneste e di matrice rivoluzionaria vera, non mascherata da apparati di marketing e di spudorata spregiudicatezza ed ambizione politica. Un inganno che più che darci tristezza, ci stupisce.
Non è mia intenzione urtare le sensibilità militanti tra di noi, perché ho visto anche in diretta TV il corteo popolare che accompagnava il feretro – come se cercassero di mantenere fino all’ultimo quell’inganno, quel romanticismo. E ciò mi porta a non macchiarmi di ipocrisia ed unirmi a quel lutto di massa, che non è poi così tanto, per quanto si cerchi di trasmetterlo da dove si muovono i fili di una forza politica fagocitata da personaggi che non la nobilitano, ma che al contrario sembrano eroderla, snaturarla grossolanamente, sotto le mani nere di coloro che sostengono la cultura dell’impunità, ad esempio in materia di diritti umani.
O dalla parte di un capitalismo brutale e di un devastante anti-sovranismo e, come se ciò non bastasse, dalla criminalità organizzata, braccio sacro dell’ideologia mafiosa radicata in Uruguay da oltre 20 anni e nella quale non è stato affatto assente, soprattutto durante i tre periodi della presidenza del Frente Amplio. Credo che questo paese – in maggioranza parte frenteamplista e mpepista (MPP) – che oggi piange l’assenza fisica di Mujica abbia mancato di maturità politica e discernimento, per diverse ragioni. L’inganno lo ha poi divorato.
30 anni di Silenzio
Tra pochi giorni si compiono i 30 anni dalla Marcia del Silenzio – una lotta tenace per recuperare i resti dei desaparecidos uruguaiani durante la dittatura, sepolti in proprietà militari – e non posso ignorare che José Mujica, dalla sua carica di Dirigente, aggirando l’indipendenza dei poteri – che non esiste in Uruguay, come in altri paesi – ha messo i bastoni tra le ruote del carro delle Madri e Familiari dei Desaparecidos, per impedire la punizione dei repressori. Non dimentichiamo quando durante la presidenza di Mujica, la giudice Mota fu allontanata dai processi penali nel 2013, situazione che portò alla scandalosa criminalizzazione di attivisti come Irma Leites, tra gli altri, a seguito di un episodio vergognoso che vide l’intervento della polizia, accusati del reato di “aggressione” solo per il fatto di aver protestato senza violenza nell’edificio della Suprema Corte di Giustizia (della Suprema Corte dell’Ingiustizia direbbe Galeano, sue testuali parole al giornalista che lo intervistò nella Piazza). Tra i rivoltosi c’era lo stesso Eduardo Galeano, che solo per la fortunata circostanza di trovarsi all’esterno dell’edificio, non fu processato.
Le pose
Mujica è stato funzionale a molti mali, ma il suo slang e il profilo popolare, le pose quotidiane nella sua fattoria e nei suoi discorsi al mondo e nel mondo, dando l’immagine di uno statista austero, sono stati la chiave di un grande inganno che lo ha catapultato ad una popolarità internazionale senza precedenti, mentre la realtà in patria era molto diversa. Sì, bisognava avere in verità un buon occhio per accorgersene.
Credo che dobbiamo fare attenzione, veterani e giovani, quando si tratta di capire o assumere il fenomeno storico Mujica, ormai deceduto e inevitabilmente catapultato al rango di mito, quasi idolatrandolo. Fare attenzione, oltre l’immaginabile, perché oggi nel mondo l’umanità è facilmente abbagliata da personaggi come lui, ed è per questo non trascurabile dettaglio che noi, che percorriamo un sentiero di verità che proviene dal Cielo, dobbiamo ricordarci come senzienti pensanti quali siamo, di applicare il discernimento con più impegno di chi si trova fuori dal nostro Universo.
Militanza rivoluzionaria
Il nostro Universo di militanza rivoluzionaria che denuncia massacri in Palestina, ingiustizie sociali, mafie in espansione soprattutto quelle italiane, è basato sui valori spirituali e sull’amore di Cristo, il più grande dei rivoluzionari e fondamentalmente nostro punto di riferimento esclusivo. Insieme a Giorgio sono il faro dei nostri passi, delle nostre azioni e delle nostre opere, nel nostro microcosmo iniziatico di tutti i giorni.
Mi sono allungato un po’, ma i fatti lo meritano perché ci nutriamo di queste situazioni per dare significato alla nostra lotta dentro una Confraternita che grida nel deserto. José Mujica lo avrebbe potuto fare, ma non lo ha fatto. E aveva il potere nelle sue mani. Coloro che dalla dirigenza del partito hanno annebbiato il suo discernimento (e lui li ha lasciati fare) oggi, con ipocrisia, piangono lacrime di coccodrillo perché è il potere a predominare sulla loro angoscia, abbracciato da intrighi e lotte intestine all’interno della forza politica che oggi governa il paese.
Le lacrime
Le lacrime del popolo non sono lacrime di coccodrillo, sono lacrime vere, perché sono stati ingannati. E solo il popolo se ne renderà conto. Sarà troppo tardi per risvegliarsi da questo letargo di falso romanticismo?
Una domanda alla quale oggi non trovo ancora una risposta ottimale, almeno che non abbia la Fede e l’insistenza nell’annunciare e denunciare, con le mani sull’aratro, il ritorno di Cristo, come priorità, insieme al nostro faro e Maestro Giorgio Bongiovanni; e denunciare i mali di un’umanità in caduta libera, nei teatri (perché l’arte è vitale, come quello di OV), nelle strade, nelle piazze e nei media (come Antimafia Dos Mil, con redattori che affrontano legittimamente la Mafia) insieme a magistrati onesti e giusti, con i popoli originari in America Latina (perché l’opera sociale di FUNIMA, ad esempio, è più che vitale) e con la divulgazione seria e consapevole della presenza extraterrestre (come quella che fa massivamente ad esempio Pier Giorgio Caria).
In definitiva, parlando con chiarezza, la morte fisica di Mujica non ci ha lasciato lasciti politici di valore, ma sì – tra di noi – ha lasciato la fiamma di una riflessione urgente; perché viviamo l’ansietà di rivoluzioni culturali, esistenziali e di coscienza, urgenti essendoci situazioni nel mondo che sono già iper estreme come, per citarne solo una, il sionismo assassino che sta uccidendo bambini e persone in Palestina. In questo momento, di fronte all’indifferenza mondiale dei potenti che governano il mondo.
Quindi, alla luce di questi fatti, quello di Mujica è solo un albero di un bosco tenebroso. E lui, metaforicamente parlando, è stato come un albero rivoluzionario che si è dimenticato di Cristo. Di certo lo ha dimenticato!
Georges Almendras
21 Maggio 2025