Quando un’emozione nasce, essa si manifesta come un’energia che coinvolge il corpo e la vita stessa, aprendo la porta a un mondo di possibilità e rinascita. Non è necessario accumulare un gran numero di ricordi sotto forma di fotografie o video per catturare un istante, a volte basta una sola immagine da conservare nel cuore e portare sempre con sé come una chiave preziosa, pronta a riaccendere quelle emozioni in qualsiasi momento.
La gioia inaspettata e sorprendente della realizzazione di quello che si credeva insperabile ci ha colti uniti nel volere proseguire assieme questo percorso. Se ci viene a mancare la gioia crediamo di poterla trovare in quello che la società reputa normale: guardare la televisione, fumare una sigaretta, bere un drink, ricevere complimenti, regali, ecc. e quando non basta si cade negli eccessi. Di solito si ignora che la felicità viene da dentro noi stessi e a volte non ce lo spieghiamo, basta stare bene insieme, bere e mangiare, condividere… ma cosa? Un buon piatto, un buon bicchiere, un dessert… cose materiali; le possiamo trovare ovunque, possiamo condividerne le ricette e farlo con chiunque, sono le nostre consapevolezze che non troviamo altrove, forse uniche da sviluppare ogni giorno o quando possibile.
In Sicilia le persone anziane quando vedono dei giovani tristi a casa dicono: “Nesci, sbaría, canusci novi cristiani, novi cosi, chi ha fari rinchiusu intra a casa?”. In particolare le nonne non avevano molta possibilità di uscire perché schiave della famiglia o del marito e già nelle loro frasi associavano la felicità alla conoscenza di cose o persone. Dobbiamo ricordarci che siamo nel mondo ma non di questo mondo, dobbiamo solo prenderne coscienza e non sedimentarci su quello che la società crede normale, senza preoccuparci di sentirci esclusi. Il nostro Padre spirituale Giorgio ci ha comunicato che siamo un esperimento in mezzo a questo mondo che ragiona all’incontrario; ci ha commossi tanto e in quanto sperimento ci piacerebbe creare nuovi punti di vista, nuovi orizzonti, non soffermiamoci al nostro.
La gioia è il miglior collante sociale ma sono i momenti più bui che verificano la validità dei rapporti che la gioia ci permette di sdrammatizzare.
La gioia ci restituisce il tempo perduto tra la distrazione e il torpore, tra la fretta e la noia, i due estremi dell’apatia; protegge la compassione impedendo alle nostre menti di cadere nella disperazione e nell’impotenza. L’occhio della gioia vede ciò che funziona e bilancia l’occhio della compassione, che vede tanto dolore, ingiustizia e distruzione. Senza, generiamo un atteggiamento nichilista, cinico e di rinuncia; non potendo avere nulla da offrire come ulteriore possibilità di fronte al dolore che allo stesso tempo è l’opposto della gioia, non può esistere l’uno senza l’altro come la luce e il buio, una certa dose di sofferenza comporta la gioia come ricompensa ma non può essere riconosciuta da chi non passa prima dal sacrificio. Quanto più siamo riconoscenti, più le cose sembrano acquisire valore: un’alba, un tramonto, un nuovo inizio, una fine. La vita è stata fatta per la vita. La gioia è ciò che arriva quando riconosciamo questo. I nostri percorsi ci hanno insegnato che la felicità deriva dalla conoscenza quindi quale Gioia più grande di nostro Padre Adoniesis? Grazie per la conoscenza che ci trasmetti attraverso il Tuo Servo e Scrivente nostro Maestro e Comandante.
Con Amore
Paolo Di Prima e Laura Tuttolomondo
23 Giugno 2024
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