LA CHIAMATA (4ª stazione). GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO

LA CHIAMATA (4ª stazione). GESÙ È RINNEGATO DA PIETRO

giorgiograno200Di Erika Pais

Esistono molti modi di rinnegare Cristo, così come fece il suo amato discepolo Pietro, al quale raccomandò il Suo Tempio. 

C’è un’infinità di maniere di rinnegare chi ci ha scelto come discepoli, colui che noi chiamiamo Maestro. A volte, molto raramente, si è un “codardo coraggioso”, nemico dell’ipocrisia umana e lo rinneghiamo a voce alta, come fece Pietro. Ma molte altre, lo rinneghiamo in silenzio, giudicando nella nostra coscienza quando fa uso, in azioni e decisioni, della Libertà che gli fu concessa per portare avanti la Sua missione. 

Missione che, inoltre, si compirà con il Suo stesso martirio.  

Libertà per la quale, tuttavia, lui intercede con le potenze divine, mediante il Suo Sacrificio per noi. Riuscendo, così, che ci sia ancora concesso più tempo in questa vita per arrivare, nonostante i nostri errori nei quali perseveriamo diabolicamente, a capirla ed ad assimilarla come uno strumento, l’elemento chiave nella nostra evoluzione, ma non fine a sé stessa, bensì come una realizzazione ed una conseguenza nel processo evolutivo.  

Scende dall’auto che lui stesso ha guidato per quei 350 km. terrestri che lo portano al punto di incontro. Felice nel vedere l’energica allegria dei ragazzi  arrivati prima di lui all’hotel situato di fronte alla spiaggia. La stessa spiaggia dalla bianca sabbia dove lo scorso anno il Sole si era manifestato in una danza Celeste, esprimendo la potenza indivisibile del Padre, il Figlio e lo Spirito Santo creatore dell’infinito e della materia.  

Forse quello era un annuncio di quello che lui avrebbe vissuto oggi.  

Quello stesso hotel che lo riparò all’inizio della pandemia e dove pochi giorni prima aveva regalato ai suoi ragazzi un fine settimana per prendere un attimo di respiro. Ma loro trasformarono quel respiro in giorni di forte concentrazione, seminari di formazione accademica e coordinazione della futura metodologia che hanno posto in essere.

Metodologia necessaria per riuscire a raggiungere, a poco a poco e passo dopo passo, piccole conquiste nella lotta che li ha chiamati a combattere insieme, in questa vita ed anche in altre.   

Ora prenderebbe nuovamente quello stesso posto come base nell’attesa che, come gli era stato indicato, il Cielo si pronunci ancora per Lui o in Lui che è la stessa cosa. 

L’estate era ormai finita e a causa della pandemia eravano pochissimi gli ospiti. 

Erano ormai pochissime le persone che rischiavano nell’avere contatti, pur rispettando tutti i protocolli richiesti e con tutte le precauzioni previste, rigorosamente rispettati da tutto il personale dell’hotel, per evitare di provocare quella malattia che l’Uomo ha attirato su di sé per la sua arroganza e presunzione. 

Aveva deciso di farsi accompagnare da tutti i giovani, due fratelli che lo avrebbero aiutato e sarebbero stati utili nel suo lavoro, sempre attenti alle sue necessità, e la sua compagna di vita e millenni, Sonia Alea, consolazione immacolata del suo spirito, portatrice Divina nel suo ventre materno di chi sarebbe stata abitacolo della Volontà-Presenza incarnata di Adoniesis sulla Terra. 

Materialmente sentiva che così doveva essere e doveva fare in quel momento, in quel luogo e con tutti coloro che aveva scelto.  

Queste due premesse, sentire e dovere, è da tanto che per Lui sono la stessa cosa.  

Se sente, sa che viene dal Cielo e se viene dal Cielo, sa che è un dovere al quale non rinuncerebbe mai, a costo della sua stessa identità umana e anche spirituale. 

Esistono molte modi di rinnegare l’essenza unica e divina di quelli che più amiamo, e che identifica ogni spirito. Sottilmente, inconsciamente, nei modi, nei fatti, nelle parole, nei pensieri.  

Lo facciamo continuamente e senza rendercene conto.  

Cerchiamo di mantenere la sintonia che ci uní a loro e che suscita in noi diverse emozioni, cercando di equilibrare le nostre differenti caratteristiche in una specie di negoziazione emozionale. 

Dare e cedere, rinunciare a qualcosa sperando di ottenere qualcosa in cambio.  

Ci aspettiamo sempre dall’altro, per la nostra presenza ed interazione nella sua vita, qualcosa in cambio che ci dia soddisfazione. In diversi modi e con aspettative diverse, ma sempre ci aspettiamo qualcosa.  

Noi, Uomini, facciamo della libertà un culto, la ragione motrice di tutta la nostra esistenza. La cerchiamo da quando abbiamo consapevolezza fino a quando spiriamo.  

Viverla è il nostro fine e la sua esistenza ci identifica come esseri unici ed individuali.  

A volte, ci vediamo incapaci di esercitare questa libertà senza invadere, controllare, osservare, giudicare, senza sfiorare, quasi “competitivamente”, quella del resto degli Uomini.  

Libertà!  

Concepita, forse erroneamente, in ogni suo aspetto ed in tutte le sue manifestazioni possibili, come fonte generatrice di diritti che riguardano puramente, esclusivamente e solamente la propria felicità. Per assurdo, sembra quasi che, per avanzare lungo il tragitto che conduce alla sua espressione nella nostra vita, è necessario dimensionare, limitare e classificare quella del prossimo, se non vediamo in essa i riflessi della nostra. 

Ma, come frutto essenziale e espressione del libero arbitrio concesso dal Padre Creatore, profondamente radicato nella nostra coscienza, la libertà nasce e si manifesta in noi prima del pensiero stesso. Questa genera, dirige e motiva tutte le nostre azioni. 

Ma, cos’è realmente la libertà? Cosa significa essere liberi? 

Dove inizia e fin dove arriva? E soprattutto quando si estingue, se mai si estinguesse, e come?

Potremmo farci molte domande su di Essa. Ma la prima che mi piacerebbe fare sarebbe la seguente: Esercitare la Libertà, essendo un Dono Divino e strumento evolutivo, sarebbe per noi un dovere, una facoltà o un obbligo?  

Molti sentimenti lo avvolgevano, ogni volta che aveva ricevuto una chiamata del Cielo con queste caratteristiche e la sua vita cambiava completamente. Gli obiettivi, le priorità, le strutture e persino la metodologia, adottata fino a quel momento, dovevano essere trasformate affinché il disegno del Padre prendesse la sua forma. E questa sembrava fosse l’ultima e, forse, anche definitiva. 

È sempre stato così. 

Non era accaduto molte volte durante la sua missione, ma se succedeva, era tassativo. 

Una volta che il Cielo si esprimeva non poteva continuare a ignorare quello che lui già sentiva da tempo e che conosceva molto bene. L’epilogo si avvicinava irrimediabilmente.   

Quello che aveva attraversato infinite epoche e sofferto destini diversi alla mercé dell’Uomo, conosceva quasi al minimo dettaglio tutto quello che gli avrebbe riservato la sua missione sulla Terra.  

Inoltre, per assicurarsi che nessuno di quelli per il quale era venuto potesse dire: “Non lo sapeva”, aveva trasmesso questa conoscenza, anche, all’essere con chi il suo spirito condivideva dimora. Egli, con disponibilità totale ed assoluta, portava nel suo corpo la sofferenza e la passione di nostro Signore Gesù Cristo, che fu negato nei suoi ultimi giorni. Affinché anche egli l’annunciasse con la sua voce e la sua volontà di Uomo. 

In una simbiosi perfetta la gnosi del mutante impregna la coscienza dell’avatar, assicurandosi che il Verbo rimanga puro e vero. Affinché da una stessa bocca non vengano pronunciate due verità diverse; affinché in uno stesso corpo viva una sola vita e sia esempio divino di quanto è possibile realizzare nella dimensione Umana. 

Stava preparando i suoi fratelli ed amici, che lui tanto ama, a questo momento, già da alcuni anni, con continui avvertimenti, profezie e, soprattutto, con il suo stesso esempio. Aveva cercato anche di intercedere moltissime volte tra il tempo del Padre e quello degli Uomini affinché sia loro concesso più tempo.  

Aveva consumato completamente il suo corpo, già martirizzato dai Segni Sacri, girando il mondo per visitare i suoi amici. Aveva riso e pianto con loro. Aveva condiviso la tavola nutrendosi del loro cibo. Aveva riposato il suo corpo stanco nelle loro case ed appoggiato la testa sui loro cuscini.  

Era stato servito da loro e lui li aveva serviti.    

E qualche volta, aveva rivissuto La Passione di Nostro Signore sanguinando nei loro letti.  

Nelle migliaia di conferenze che aveva fatto annunciava la Giustizia ed il Ritorno di Cristo per tutti coloro che, essendo del mondo, volesse aprire gli occhi.  

Ma dopo, nell’intimità delle sue quattro pareti, ai chiamati, agli eletti, ai suoi fratelli avvertiva che per loro il tempo era già, arrivato, rivelando loro i segreti del Cielo. 

A questi, ai suoi operatori, fratelli, compagni, soldati, amici aveva donato tutta la sua vita, la sua energia ed il Suo Sangue, affinché, quando questo momento sarebbe arrivato, avrebbero potuto sviluppare le capacità spirituali e metodologiche ottimali per essere scelti dall’Alto e prendere posizione nella trincea del Padre. 

Perché quando il tempo sarebbe arrivato, non sarebbe più stato suo il potere di scegliere, ma del Padre, come tante volte ha manifestato. 

Per anni la sua bocca e la sua lingua si sono consumate nel trasmettere tutto il suo sapere, nello spiegare quanto era stato detto. 

Perché così è stato promesso. 

Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Giovanni 14:26). 

E così si è compiuto. 

Durante il suo tempo sulla Terra è stato istruttore, Maestro, consigliere, interprete, padre, amico, marito, figlio e discepolo. Innamorato ostinato di quegli spiriti assetati di conoscenza e verità, disponibili al Cielo. 

È stato sempre esempio vivo di quanto era necessario realizzare. È stato protettivo e soccorritore disperato delle anime dei Suoi, desiderando con tutta la sua immensità che quando il tempo fosse arrivato, questo tempo, fossero tutti al suo fianco. 

Ma la Verità si offre, non si impone. E per rispetto ed adorazione della Libertà di ogni essere che gli era stato raccomandato, permetteva, con infinita saggezza, che ognuno interpretasse, realizzasse l’Opera e facesse il suo percorso come meglio riteneva fare. Regalando talenti ad alcuni e facendo scoprire i propri ad altri. Sempre spingendoli a svilupparli al servizio dall’Opera del Padre.  Avvertendo ed intervenendo solamente quando i valori Sacri della stessa venivano violati. Come Gesù fece con la Sua famiglia, i Suoi discepoli ed i Suoi amici. 

Nel suo spirito sentiva nostalgia ed anche tristezza, perché ad ogni tappa, ag ogni cambiamento, in ogni trasformazione gli venivano strappati, dal Mondo, molto sagace nella menzogna e bravo nell’illusione, molti fratelli.  

Quelli a cui l’Amore e la fede non bastavano per staccarsi dalle loro paure, aggrappandosi a quei concetti e a quelle strutture mentali che, lui stesso, combatteva fortemente per riuscire a strappare dai loro cuori, rimanevano per strada, allontanandosi. 

E questa volta non sarebbe un’eccezione, perché potrebbe essere l’ultima prima della battaglia finale. 

Ma la Libertà che ci è stata donata ci dà il meraviglioso Dono di poter pensare, sentire e soprattutto scegliere. E per assicurarci ciò, si era fatto ammazzare in diverse vite e in modi diversi, nella speranza che adesso in questa, l’ultima, finalmente i nostri spiriti avrebbero imparato ad essere liberi.  

Quante volte è stato incompreso, disubbidito, processato, ingannato ed abbandonato dai suoi fratelli quando più bisogno aveva di loro?  

Moltissime, centinaia di volte, migliaia di volte, magari più volte delle stelle nel Cielo, ma con l’amore che brucia nel suo petto, lui ha triplicato tutte quelle volte in opportunità per loro di comprendere. Conosce bene le debolezze dell’Uomo che non ha imparato ancora a distinguere nella realtà l’aroma ed il sapore dell’essere libero. 

Lui sa, sempre sa, ma tace.  

E perdona, sempre perdona. 

Anche se tace.   

E per Amore tace, tace sempre. Fino a che parla Giustizia. Ed è troppo tardi. 

I giorni che sarebbero seguiti lo avrebbero visto isolato e concentrato. Esausto di lavorare eterne e lunghe ore seduto al suo computer. Con la mente e la sua intelligenza prodigiosa nella coordinazione del lavoro operativo e pratico, ma con lo spirito estremamente ricettivo ai segni che il Cielo potrebbe inviargli per portare avanti la tanto attesa Comunicazione Divina. 

Tuttavia, concedeva sempre piccoli momenti ai ragazzi preziosi che lui definisce: suoi.  

Loro lo cercano, come un amante cerca la sua innamorata, hanno bisogno dei suoi consigli, del suo sguardo e presenza paterna, come acqua fresca in un deserto arido ed infinito dal quale non riesci a uscire mai. 

Ne godono, come se fosse l’ultimo giorno della sua vita, ogni millesimo di secondo lo condividono con lui. Non importa in che modo, un pranzo fugace, incrociarsi mentre vanno in bagno, un breve sguardo da parte sua per vedere cosa stavano facendo i suoi ragazzi.  

Inutile dire che lo guardavano come estasiati ed in silenzio quella volta quando lo seguirono verso la spiaggia. Perché era girata la voce tra loro che lo avevano visto camminare verso l’oceano per vedere la luna. 

Una Luna magica e piena che mostrava, orgogliosa e servizievole, tutta la lucentezza concessa da suo marito il Sole, assumendo un colore ed una sfumatura molto particolare, in perfetto contrasto con il cielo azzurro oscuro della notte.  

Luminosità regalata da nostro Padre, amante divino della galassia che abitiamo e specchiata meravigliosamente sulle acque di quell’oceano. Acque atlantidee che, di fronte a tale bellezza imperiale, sembravano volersi fermare, ma le onde, impossibilitate nel restare quiete, cercavano di realizzare i loro movimenti nel massimo sigillo. 

Gli elementi della natura, artefici e facilitatori della comunicazione tra il Cielo e la Terra, parlavano, per lui, in un linguaggio, per noi, sconosciuto.  

Lui non stava semplicemente osservando romanticamente la Luna. Stava parlando con la natura che lo impregnava con la manifestazione perfetta ed imponente dell’economia Creativa dello Spirito Santo.  

Ogni manifestazione del Padre è vita in movimento. La luna trasmetteva la sua eterna e necessaria dipendenza dell’Astro Re. La sabbia bianca e brillante che gli indicava, nella notte, dove poteva poggiare i suoi piedi, segnati dalla Passione, e raggiungere l’oceano che gli sussurrava soavi melodie all’orecchio. Il vento che soffiava soavemente, giocando a spettinare i suoi capelli argentati come una carezza tenera e venerante all’Essere che abita in lui. 

I ragazzi non lo perdono di vista un secondo, con i loro occhi luminosi osservano ogni suo movimento ed in un silenzio profondamente rispettoso attendono e si chiedono se sta già succedendo quello che lui ha fatto in modo che accada.  

Lo guardo di spalle. I pensieri mi opprimono. Voglio farli tacere. Ma questi, mascherati da premesse teologiche ed ipotesi spirituali su quello che sta accadendo, cercano di distogliermi da quella concentrazione di cui lo spirito necessita per nutrirsi della Gnosi che trasmette l’energia che muoveva ogni cosa in quel momento, muoveva gli elementi della natura concedendo loro volontà di movimento, muoveva le persone che erano lì ponendole, ognuna, in un posto determinato, muoveva la luna e il Suo spirito, facendolo camminare verso la schiuma del mare. 

 I pensieri tornano. Questa volta inquinati da sofferenze non necessarie. E si impadroniscono della mia psiche. È che lì, immobile di fronte all’espressione comunicativa di Gaia, mi trasformo nella mia stessa nemica. È la mia psiche che vuole impedire che io riesca a dimensionare e a fare parte di quella comunicazione intangibile, che trascende qualunque cosa che abbia a che vedere con l’Uomo o le sue sofferenze banali.  

Le nostre carenze spirituali si manifestano attraverso le emozioni, i sentimenti ed i pensieri che non hanno niente a che vedere con quello di cui ero testimone in quel momento. Queste debolezze cercano di diventare prime, nell’ordine di importanza che hanno per noi, quando permettiamo che ci distraggano e ci scolleghino dall’esperienza. 

Chiedo perdono al Padre perché, in quel momento, sto rinnegando tutto quello che mi era stato concesso. Perché, con quella cecità e debolezza, sto tradendo il Maestro che con il suo esempio e disponibilità mi ha dimostrato che niente ci appartiene, neanche il nostro essere. Avendo condiviso la sua intimità per molti anni della sua Divina vita, solamente per dimostrarmi che, la nostra esistenza umana ed effimera, non è niente di fronte all’eternità della Creazione.  

Chiedo perdono, perché, lì, ferma, pensando a me ed in quello che poteva farmi più felice, ignorando che esiste un disegno Divino, sto rinnegando il Signore.  

Sto ignorando il Suo esempio nel lasciarsi crocifiggere. 

Sto rinnegando la Sua esistenza e le ragioni per le quali promise di Ritornare. 

Spengo la mia mente. Mi impegno ad ascoltare l’essere che, dentro me, lotta per essere un buon soldato, migliore persona ed operatore disponibile del Cielo senza aspettarsi niente, neanche uno sguardo, ma semplicemente che gli sia permesso di lottare fino a non avere ossigeno, costi quel che costi.  

Grido dentro me e mi dico che sono indegna, penso a tutti i fratelli che non possono essere lì in quel momento.  

E, dopo, guardo il Mio Maestro di filosofia cosmica fermo lì. Solo di fronte all’infinito. Mi lascio riempire di tutto l’amore che esprime in ogni azione. Penso alla promessa che gli feci tanto tempo fa. E, improvvisamente, i pensieri sfumano lasciando una stele che mi permette di vedere che erano solo materia inerte. Senza più vita ma solo quella che io gli avevo concesso.    

In un millesimo di secondo e tutto è chiaro, tutto è Giusto.    

Per un istante, arrogantemente, sento di comprendere la metodologia del Padre. Ma non attraverso un pensiero logico, bensì con la verità che si manifesta dentro me, come una sensazione senza emozione, né sentimento, bensì come una certezza tangibile nel mio plesso solare.  

Vedo le mie colpe, in quel momento, accetto il disegno del Cielo e tutto quello che mi coinvolge.  

Con coraggio accetto la sofferenza umana che vivo, ma questo non ha oramai peso dentro me perché mi è chiaro che proviene da me stessa e sopravvive per il mio egoismo.  

Mi sento una cosa sola con il tempo e so che, questo, è sempre portatore di risposte.  

Mi sento rapita da un’infinita sensazione di Essere parte di qualcosa che non conosco ancora ma che mi suscita ansia e gioia assoluta . 

Osservo una timida onda che, azzardatamente, tocca le scarpe che coprono i piedi sanguinanti del mio Maestro e osservo Lui, nuovamente.  

Ma non vedo l’uomo con il quale parlo quotidianamente, con il quale rido e piango.  

Quell’uomo non c’è più e al suo posto vedo una sagoma che mi sembra misurare diversi metri di altezza.  

Un essere che non è spettatore della natura, ma è parte di essa e che provoca ogni cosa che in lei avviene.  

Ed improvvisamente la vedo.  

La osservo manifestandosi imponentemente attraverso una persona che il Cielo mi ha concesso, indegnamente, l’opportunità di toccare.  

Si, davanti a me vedo L’Autorità Sacro Santa che governa tutto il creato.  La forza che fa sì che tutto succeda.  

Vedo l’Amore che muove i soli e le altre stelle.  

Esistono molti modi di rinnegare Cristo, come fece Pietro. Alcune sono molto chiare, dirette, identificabili, manifeste, chiamiamola rumorose. Frutto di una presa di posizione in consapevolezza. Quelli noi li respingiamo, sappiamo difenderci da loro, li evitiamo. Sono troppo evidenti, anche per i nostri occhi ciechi. Ma ci sono altre forme di rinnegarlo, più sottili, quasi impercettibili, silenziose, che scivolano nei nostri pensieri, mascherate di libero arbitrio, frutto della nostra identità.

Identità alla quale non vogliamo rinunciare perché si identifica con quella libertà concessa e che ci caratterizza.  

E da questa non scappiamo, non vogliamo farlo. 

Benché implichi rinnegare Cristo, come fece Pietro. 

Ed in fondo, lo sappiamo. 

In onore alla verità. 

Erika País. 
30 giugno 2021 

Allegati:

– 13-06-21 La chiamata (3ª stazione). Erika racconta la vita di un personaggio alieno
 
– 17-05-21 La Chiamata (2ª stazione)