La musica che salverà il mondo…
Questa frase che è diventata come un mantra per noi della confraternita Giovannea, ci viene ripetuta costantemente dal nostro Fratello Maggiore, stigmatizzato e contattato Giorgio Bongiovanni, durante i suoi podcast e in tutte le conferenze pubbliche e private in cui presiede per portare i messaggi del nostro Signore Gesù Cristo, del Padre Adonay, della Santissima Madre Cosmica Maria e degli Esseri di Luce facenti parte delle Gerarchie Divine con cui egli è in contatto.
La musica (dal greco antico μουσική, mousikḗ, “arte delle Muse“) è l’arte di ideare e produrre, mediante l’uso di strumenti musicali o della voce, successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza, per intensità e per timbro, organizzati secondo le dimensioni di melodia, armonia e ritmo. È uno degli aspetti culturali universali di tutte le società umane (Wikipedia). E non è una prerogativa dell’umanità terrestre come vedremo alla fine di questo breve scritto.
Ma dove nasce e quando nasce la musica?
La musica nasce con l’umanità. Esiste infatti una musica preistorica fatta essenzialmente con strumenti percussivi come ossa o bastoni battenti su pietre o tronchi di albero. È noto, da un punto di vista scientifico-archeologico, che gli antichi egizi utilizzavano strumenti musicali. Ma noi, come sappiamo bene per le conoscenze che ci sono state donate dal nostro maestro Giorgio Bongiovanni e dal nostro mentore Pier Giorgio Caria, sappiamo che gli antichi egizi ereditarono le conoscenze dall’antica Atlantide distrutta circa 14.000 anni fa per volontà del padre Adonay perché gli atlantidei si erano corrotti e stavano facendo guerra su tutta la Terra per conquistare e dominare. Ma questa è un’altra storia…
Nel Cristianesimo ebbe grande diffusione il canto, perché lo stesso Gesù Cristo veniva descritto come un cantore insieme ai suoi discepoli: “E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi” Matteo 26,30.
La musica moderna come la conosciamo oggi, ovvero con le famose sette note musicali, nasce con Pitagora e la sua scala pitagorica. A Pitagora si attribuisce infatti l’osservazione che gli intervalli musicali corrispondono a rapporti numerici (valutati attraverso la divisione del monocordo). Nella scala pitagorica (di sette note) le quinte e le quarte corrispondono esattamente alle frazioni 2/3 e 3/4, rispettivamente, mentre l’intervallo di tono corrisponde a 8/9 e l’intervallo di semitono a 243/256. Nell’antica Grecia Pitagora scoprì quindi la strettissima correlazione tra musica e matematica. La matematica è lo strumento che ci permette di spiegare i fenomeni fisici in termini numerici e quindi oggi sappiamo che, ad esempio, la nota di LA corrisponde per convenzione ad una frequenza di 440 Hz. Questo significa che una corda che vibra facendo 440 oscillazioni al secondo produce un suono che noi chiamiamo LA. I multipli e sottomultipli di 440Hz producono anch’essi la nota LA; ad esempio 880Hz è un LA, ovvero l’ottava del LA a 440Hz; ma anche 220 HZ è LA. E così via…
I nomi delle sette note li conosciamo bene (DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI) e questi nomi risalgono all’XI secolo d. C.
La definizione di questi nomi è attribuita a Guido d’Arezzo; corrispondono alle sillabe iniziali dei primi sei versetti dell’inno Ut queant laxis, composto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono (Wikipedia):
(Latino)
(Italiano)
«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro,
o San Giovanni»
Tale inno è preso dalla liturgia dei primi vespri della festa della natività di San Giovanni Battista, anticamente considerato patrono dei musicisti.
Nel XVII secolo in Italia la nota ut viene sostituita con il nome attuale do, da una proposta del musicologo Giovanni Battista Doni.
Johann Sebastian Bach
L’evoluzione dalle 7 note musicali di Pitagora alle 12 note della scala cromatica con l’aggiunta dei diesis (o bemolle), ovvero dei tasti neri sul pianoforte, risale al tardo medioevo ma molti studiosi concordano che il perfezionamento di tale scala cromatica deve essere attribuito a Johann Sebastian Bach (1685-1750).
Va sottolineato che il pianoforte nasce tra il 1698 e il 1700 per opera di Bartolomeo Cristofori (come evoluzione del clavicembalo) come strumento a corde percosse a differenza del clavicembalo che era uno strumento a corde pizzicate. Quest’ultimo era considerato nel medioevo come lo strumento più completo rispetto ai precedenti (ad esempio archi o fiati) perché permetteva al musicista di suonare più note musicali contemporaneamente facendo accordi ed armonie sempre più ricche e complesse.
Johann Sebastian Bach fu quindi il genio del clavicembalo perfezionando quest’ultimo anche tecnicamente e standardizzando la moderna musica, come la conosciamo oggi. Bach era un polistrumentista (suonava anche gli archi) e scrisse oltre 1000 composizioni musicali. La sua più bella composizione, a mio modesto parere, è l’Ave Maria, composta insieme a Gounod.
A Bach quindi attribuiamo la nascita della musica “moderna” come la conosciamo oggi con le 12 note che costituiscono una ottava. Dodici non è un numero a caso. Dodici sono gli Apostoli di Gesù Cristo, dodici sono le tribù di Israele, dodici sono le costellazioni dello Zodiaco, dodici sono i mesi del nostro anno solare, dodici sono una dozzina. E queste dodici note sono costituite dalle 7 note naturali (tasti bianchi sulla tastiera del pianoforte) e dalle 5 alterazioni (diesis o bemolli – tasti neri sulla tastiera del pianoforte). Anche sette non è un numero a caso (abbiamo imparato che il caso infatti non esiste). Sette sono gli Arcangeli di Dio, sette sono i colori dell’arcobaleno, sette sono i Chakra del corpo umano, sette sono i giorni della settimana, sette sono le Chiese, i Sigilli, le Coppe e le Trombe dell’Apocalisse di Giovanni. Il numero cinque, invece, è il numero della Santissima Madre di Dio e anche nostra.
Arrivo ora al nocciolo della questione.
In un seminario del nostro mentore Pier Giorgio Caria, un po’ di tempo fa venni a conoscenza di una grande rivelazione: Pier disse che lo spirito del profeta Elia che è stato Giovanni il Battista e che oggi è il nostro maestro Giorgio Bongiovanni è stato anche Johann Sebastian Bach.
Io nella vita faccio il geologo e mi occupo di geofisica applicata ma la mia passione è la musica sin da quando ero piccolo. Suono e ascolto musica da quando ero bambino. Io confesso con sincerità che quando ascolto Giorgio Bongiovanni (che ci manda delle registrazioni estemporanee di brevi suonate all’organo) io sento delle enormi analogie con Bach. Le melodie e, soprattutto, le progressioni armoniche rimandano il mio orecchio ed il mio cuore al grandissimo compositore tedesco. Ovviamente Giorgio porta i segni di Gesù Cristo sul suo corpo e le stigmate alle mani, dolorosissime anche quando non sanguinano, non gli permettono di avere la fluidità di Bach ma io ho la certezza che lo Spirito di colui che oggi si chiama Giorgio Bongiovanni è lo stesso di Johann Sebastian Bach.
Ed ora riporto una ultima rivelazione che ci ha dato Giorgio pubblicamente alla sua ultima conferenza che ha tenuto a Napoli il giorno sabato 14-12-2024 e che mi ha ribadito personalmente.
La musica come noi la conosciamo, fondata sul sistema cromatico a dodici note (7 naturali + 5 alterazioni), è uguale in tutto il Cosmo e, addirittura, la musica realizzata su questo pianeta è molto apprezzata dal Padre Adonay e dalle sue gerarchie. Non tutta la musica ovviamente. Ad esempio in cielo non gradiscono l’Heavy Metal e sono certo che non gradiscano quella parte di musica moderna di stampo satanista…
Ai fratelli maggiori del Cosmo piacciono molto i Pink Floyd, Havasi, Jean Michel Jarre…e questo lo sapevamo già… Giorgio ce lo aveva già detto.
Così come ci ha detto e ci dirà ancora molte volte che…
“La musica salverà il Mondo“
Perché la musica è arte, bellezza, armonia.
E perché il COSMO è una parola che deriva dal termine greco Kosmos che significa ordine, bellezza, armonia.
Il Cosmo è Amore e anche la musica è Amore ed è per questo che salverà il Mondo.
Marco Catalano
Pompei 16 Dicembre 2024