Di Claudio Rojas
Poco più di 30 anni fa, Papa Giovanni Paolo II (canonizzato) visitò il Cile in un clima di dittatura militare, oppressione, persecuzione, odio, scontri; per questo fu accolto con grande entusiasmo, come se rappresentasse una specie di via di fuga per uscire da tutto quello.
Oggi Papa Francesco trova un Cile differente, dove prevalgono, agli occhi del popolo, gli innumerevoli casi di abusi sessuali (tra i più emblematici vi è il caso Karadima), dove la gente parla dei costi della visita del Papa, dove è sulla bocca di tutti la questione della conferma del Vescovo Barros (vicino a Karadima) da parte di Francesco nella diocesi di Osorno, dove nella Chiesa Cilena predomina l’Opus Dei.
Una Chiesa in comunione con i ricchi e molto distante dal popolo, dai deboli e dai popoli nativi. Mi vengono in mente le parole di Giorgio: “loro adorano Yavéh, il Dio della materia, il Dio che benedice gli eserciti, le armi” e adorano la “Vergine del Carmen” patrona protettrice del Cile. Tanto nell’indipendenza del nostro paese, quanto nella guerra del Pacifico, due dei principali eventi che hanno contrassegnato la storia del Cile, gli eroi nazionali si sono consacrati alla Vergine del Carmen.
La storia inizia nel 1595, quando i missionari agostiniani venuti dalla Spagna arrivarono in Cile per insegnare il Vangelo e far conoscere e onorare la Santissima Vergine Maria del Carmen. Devozione che si è subito diffusa tra la gente. Nasce così la prima Cofradia del Carmen a Concepción nel 1648. Così, ogni 16 luglio (giorno in cui la Chiesa celebra la Festa di Nostra Signora del Carmen) i padri agostiniani portavano in processione l’immagine per le vie principali della città.
Nel 1817 i generali José de San Martín e Bernardo O’Higgins si affidarono alla Vergine del Carmen come Patrona, giurandole fedeltà, mentre erano a Mendoza, anni dopo il “disastro di Rancagua”. Promisero fedeltà anche tutti gli ufficiali e le truppe dell’esercito Libertador. I patrioti, pieni di coraggio, invocarono la loro Patrona nell’attraversata delle Ande e nella Battaglia di Chacabuco, conquistando la vittoria, presumibilmente grazie alla Sua intercessione, il 12 febbraio 1817.
Successivamente l’intera popolazione, insieme alle autorità civili, religiose e militari, si riunì il 14 marzo 1818 nella cattedrale di Santiago e fece un giuramento sancito nella Battaglia di Maipú, il 5 aprile 1818. Il Generale Bernardo O’Higgins collocò la prima pietra di quello che sarebbe stato il Tempio Votivo di Maipú, attualmente Santuario Nazionale e Basilica del Carmen.
Il secondo grande momento di devozione nazionale alla sua Patrona fu durante la Guerra del Pacifico, dove l’ufficiale della marina Arturo Prat, nell’istante in cui morì, nella battaglia di Iquique, portava addosso lo Scapolare del Carmen, così come tutto il suo equipaggio.
Inoltre, dopo la Guerra del Pacifico, il 14 marzo 1881, il Generale Manuel Baquedano accorse dinnanzi all’immagine della Vergine del Carmen, pose la sua spada vittoriosa nelle Sue mani, tra l’acclamazione di una grande folla e disse: “A Lei dobbiamo ogni nostro trionfo”. Con questo gesto, consegnò solennemente la sua spada della vittoria alla Patrona dell’Esercito del Cile – Si è sempre privilegiata questa Vergine (“sostenitrice di eserciti”), rispetto a quella vera, apparsa a Peñablanca-Villa Alemana Cile.
Il Cattolicesimo, che trenta anni fa raccoglieva il 70% della popolazione di questo paese, oggi non arriva al 40%, di cui la maggior parte più per tradizione che per convinzione. Attualmente si sta imponendo il relativismo, il laicismo, l’ateismo, specialmente tra i giovani, perché l’Autorità Ecclesiastica non offre loro niente di digeribile e sostenibile, essendo sempre più lontana da loro.
Sappiamo che il popolo mapuche attende con ansia il Papa, come modo per rendere visibile la propria realtà di fronte al mondo, considerando la limitata copertura della stampa internazionale. Lo dimostrano gli attentati contro le chiese, poco prima della visita del Papa nella zona, come per “raccomandargli” di non visitare la zona, perché potrebbe essere pericoloso!… Sappiamo l’origine di quegli attentati.
È sempre importante che un Papa visiti un paese e questo caso non fa eccezione, perché credo che la Chiesa cilena e le sue nefaste autorità si stiano muovendo molto male. Auguriamoci che molti se ne rendano conto.
Grazie a questo Papa molti vescovi si sentono fuori luogo. Cresciuti nel rigoroso rispetto della dottrina, indifferenti verso la brava gente, adesso non sanno come comportarsi. Devono recuperare un’“umanità” che la stretta osservanza delle regole della Chiesa ha atrofizzato. Credevano, nella loro qualità di sacerdoti, di essere al di sopra delle persone e adesso questo Papa li invita a scendere dal piedistallo e mettersi al servizio degli ultimi…
Sono delusi i laici impegnati nel rinnovamento della Chiesa e i tradizionalisti, super attaccati al passato. Per questi ultimi, il Papa è un traditore che sta portando la Chiesa alla rovina. Per i primi, il Papa non sta facendo abbastanza, non cambia le regole e le leggi che non sono più in sintonia con i tempi, non legifera, non fa valere la sua autorità come “comandante” della Chiesa…
Molto entusiasti di lui sono invece i poveri, gli emarginati e gli invisibili, e anche tutti coloro, cardinali, vescovi, sacerdoti e laici che, per decenni, sono stati emarginati per la loro fedeltà al Vangelo, guardati con sospetto e perseguitati a causa di quella “pazza fissazione” per le Sacre Scritture a scapito della tradizione.
Quello che loro avevano atteso, sognato o immaginato, adesso è diventato realtà con Francesco, il Papa che ha fatto riscoprire al mondo la bellezza del Vangelo.
Claudio Rojas
1 febbraio 2018