PARLANDO DI SACRIFICIO E RINUNCIA
Quanto tempo è trascorso da quando, con i miei occhi da bambina, vedevo i miei compagni di scuola o del quartiere vivere in una situazione difficile, segnata dal dolore della povertà, dalla carenza totale di quegli elementi e risorse basilari che permettono di condurre una vita normale, come l’energia elettrica, l’acqua potabile, gli indumenti, gli alimenti, il necessario per studiare e… perché no…. i giocattoli.
Il giocattolo! Il primo strumento che fa nascere nel bambino la gioia indispensabile che edifica i sogni con i quali affermare le proprie mete da sviluppare in un futuro che gli spetta di diritto… Sogni pervasi di speranza, in un paese che in quel periodo viveva il giogo della dittatura…
Diciamo che sono trascorsi circa trentacinque anni.
Diciamo che quella dittatura oggi non esiste e che nel mio paese da diversi anni vige una democrazia fittizia … e scusate… a chi avesse da obiettare per il termine “fittizia”… I lettori capiranno che io non mi intendo di politica… ma posso dire che questa democrazia, che i paesi del terzo mondo dell’America affermano ci sia, in realtà è ben lontana dall’essere percepita tale dai propri cittadini, in una società che dovrebbe essere giusta ed equa, dove gli uomini dovrebbero avere la libertà di scegliere il modo di forgiare la propria vita, le mete da raggiungere, dove la vita sognata da bambini diventi concreta.
“Sogno”: definito nel dizionario “qualunque desiderio interiore o illusione che anima una persona…”
Il sogno potrebbe essere definito il desiderio interiore di essere felice… il motore che da l’impulso alle persone di essere, esistere, crescere, nella speranza di rendere concreta la gioia di vivere…
Credo che questa definizione sia lontana dall’essere reale oggi per alcune persone nella democrazia in cui viviamo, come lo era negli anni della mia infanzia….
È una bugia dire che l’uomo è libero se non ha possibilità di scegliere il proprio futuro…; se non sa come dare da mangiare ai propri figli, se non ha un lavoro, se i suoi figli non hanno la possibilità di studiare… di vestirsi, di alimentarsi, di avere il diritto di essere felici come lo sono altri bambini…!
È una bugia pensare che una società possa crescere sana e che un paese possa svilupparsi umanamente ed economicamente se mancano le opportunità per i giovani. Questi, di fronte ad un sistema che li discrimina e li emargina già da bambini e che adotta misure come il ridurre l’età minima di imputabilità (cioè detenzione in carcere quando ancora sono bambini) per ovviare all’insicurezza sociale che aumenta, optano di lasciarsi affondare e distruggere dalle grinfie della droga, dell’inerzia e del delitto. È il risultato di cosa? della mancanza di sogni… di speranza, di desideri, di progetti, che finisce per avere il sopravvento su di loro.
Bambini che vivono situazioni estreme di tristezza, di assoggettamento, di maltrattamento e di abbandono come quella che vivono molti bambini nel mio paese…; che devono provvedere da soli a cercare il cibo per calmare il dolore e gli effetti della fame, almeno per qualche ora al giorno, ingannando lo stomaco con un pezzo di pane comprato con le poche monete prese mendicando per strada o trovato rovistando nell’immondizia… (senza parlare delle sostanze tossiche che inalano); che devono abbandonare il rifugio simbolico del focolare che dovrebbe dare loro la protezione, un tetto, l’amore di un pasto preparato da sua madre! e che invece devono andare a ricevere… forse… un piatto caldo che generosamente venga loro offerto in una mensa. È sempre vergognoso per un bambino andare a cercarlo da solo, perché sa che è a casa sua che dovrebbe trovarlo. Un bambino ha anche una sua dignità, una dignità che viene calpestata da un sistema che non tiene conto minimamente dei suoi diritti… un bambino che vede spegnersi poco a poco, troppo presto, i suoi sogni dell’infanzia … e opta di accettare quello che persone di buon cuore, che ancora ci sono, desiderano dargli… senza aspettarsi nient’altro che sopravvivere quel giorno… senza altri progetti… senza un domani…
Tante cose sono cambiate da quando ero bambina… allora erano tante le persone che non avevano luce elettrica nelle loro case e in molte città ancora bisognava andare con i contenitori a prendere l’acqua potabile nell’angolo del quartiere dove il comune la distribuiva. Oggi sono molto poche le abitazioni che non hanno il privilegio di avere acqua corrente, nonostante ci siano ancora famiglia che non possono permettersi il lusso di pagare l’acqua ogni mese, o non possono permettersi uno scaldabagno elettrico che permetta ai loro figli di farsi il bagno con l’acqua calda…
Oggi c’è internet e molte famiglie ne usufruiscono; anche tanti bambini hanno la fortuna di beneficiare di un piano scolastico che prevede l’uso di “laptos” a fini educativi.
L’Uruguay è uno dei paesi riconosciuto e valorizzato all’estero perché ospita giovani capaci di creare software, … tuttavia ho visto situazioni che non dovrebbero esistere tenuto conto dello sviluppo attuale del paese…, come il deterioramento igienico e l’abbandono di cui soffrono tanti bambini…
Quest’anno, il 15 agosto ho visitato la nostra mensa in occasione della “Festa del Bambino”.
Sembra un paradosso, mi sembra un insulto questa commemorazione. Dovrebbe chiamarsi “giorno del consumismo”, destinato all’acquisto di articoli infantili: dai giocattoli ai cellulari o alle Play Station e tante altre cose che non riesco neppure a immaginare… Il diritto dovrebbe valere per tutti i bambini se l’uomo desidera dedicare un giorno speciale per rendere loro omaggio.
Ma questa è la realtà amara che viviamo nel mondo in cui abitiamo… la realtà che vivono tante persone sempre più lontane dal poter sognare… utopie… quelle “utopie” nelle quali noi crediamo, che noi inseguiamo e in cui noi abbiamo fede.
Coscienti del peso di questa realtà nel cuore, partiamo presto da Maldonado Pablo, Noelia, Sheila, Ponzalo e io… con i nostri piccoli bambini. Andiamo a Montevideo, alla mensa Un Rayo de Luz, il giorno della nostra Madre Celeste sabato 15 agosto, … senza dubbio un giorno molto speciale.
Devo confessare che mi è stato sempre un po’ difficile vincere il mio restio per andare alla mensa… e non è stato facile spiegare questo a qualcuno dei miei fratelli e compagni di Funima Uruguay, e forse nemmeno a farmi capire da loro.
Quando una persona ha visto o vissuto certe cose non sempre vuole parlarne… preferisce tacere mentre sente dentro il dolore dell’immensa rabbia che cresce fino a debordare il cuore… preferisce cercare il modo di tradurre questo sentimento in azione silenziosa (forse minuscola), per non sentirsi venire meno rivivendo le stesse sensazioni di un tempo, costatando che non è cambiato nulla in realtà da quel periodo della mia infanzia; che molti bambini nel mio paese continuano a vivere nel dolore, addirittura la loro situazione è peggiorata. Che qui e nel mondo intero è più latente che mai la carenza di valori di una società malata, perversa e depravata, che soddisfa se stessa macchiando la sua parte innocente, sottoponendola allo sfruttamento sessuale senza alcun pregiudizio, costringendola a chiedere l’elemosina o a rubare in situazioni estreme, drogandola, prostituendola e, se proprio disturba, la uccide (come è avvenuto recentemente nel nostro paese), la lascia ad aspettare la morte in condizioni pietose a cui non sarebbe sottoposto neanche ad un animale: legata mani e piedi al freddo, in una notte di inverno gelida e piovosa.
Nonostante tutto ho sentito il desiderio di andare di nuovo alla mensa, di vedere ancora i bambini, sentivo di stare con loro, di gioire della loro presenza, di condividere con loro il momento speciale di avere un giocattolo in mano…; i “panchos”, le torte, le caramelle… quella caramella magica, simbolo dell’infanzia, della dolcezza… qualcosa di scarso valore economico ma che questi bambini, come tanti altri nel mondo, molte volte non si possono permettere… niente è facile nelle loro vite… nemmeno la possibilità di gustare una semplice caramella.
Tutto nella loro vita è sacrificio e rinuncia! Rinuncia progressiva e inesorabile dei sogni, rinuncia anche per quel pezzo di pane che portano a casa per condividerlo con i fratellini che non sono potuti andare con loro…. E sacrificio… per chi? Per noi???
Quanto dovremmo imparare da loro… ma non sempre siamo abbastanza umili da renderci conto e riconoscere che l’umanità ha raggiunto un livello di arroganza e stoltezza tale che ha bisogno che un bambino offra il suo sacrificio per il nostro risveglio, affinchè noi ci rendessimo conto che ci sono cose più importanti del consumismo. Siamo tanto arroganti che anche quando facciamo un gesto di carità lo facciamo pensando di compierlo col precetto di salvare noi stessi e non spinti da vera generosità, sentendo veramente il dolore e il bisogno dell’essere che ci troviamo di fronte, mettendoci al suo posto e riconoscendo che quell’essere angelico, come lo è un bambino, ha pieno diritto ad avere quello che abbiamo noi…
Perché è necessaria tanta sofferenza da parte di innocenti per riuscire a capire cosa significa il prossimo, cosa significa l’Amore?
Mi ha colpito vedere quanti erano… mi ha colpito vedere lo stato di abbandono di molti di loro, i loro visi, i loro capelli sporchi… Mi ha colpito il modo ordinato in cui sono entrati nella mensa, nonostante la loro ansia che arrivasse il momento del pranzo, dei giocattoli… mi ha colpito vedere quanto erano numerosi… non so perché interiormente ho sempre la speranza che siano sempre di meno, anche se so la media dei bambini che frequentano la mensa giornalmente…. la tenerezza nei loro sorrisi, la tristezza silenziosa, il bisogno di affetto nei loro sguardi…
Ho ricordato un episodio della mia vita; un’immagine nella mia mente: una fila enorme di bambini nella città di Minas… il giorno dell’Epifania, un Club Sportivo e un gruppo di giovani distribuivano i giocattoli raccolti e riciclati a chi non aveva la possibilità di ricevere giocattoli dalla famiglia.
Purtroppo non ricordo chi erano ne a quale gruppo appartenevano questi giovani che organizzavano la distribuzione di giocattoli, ricordo solo i bambini, la loro illusione preservata, la loro speranza che non tutto era perduto… la conferma che l’amore e la bontà esistono e in base ad esse indirizzare il corso della nostra vita.
Ho paragonato questo episodio a quanto stava avvenendo; misteriosamente la scena si ripeteva; solo che adesso io mi trovavo nell’altro lato della fila, condividendo l’entusiasmo materno di Elena, l’allegria e il fervore di Liliana che chiamava per nome ognuno dei bambini per dar loro il giocattolo. Vivendo insieme a loro la gioia del momento.
Per un momento ho ringraziato nel mio cuore il Cielo per la possibilità di condividere questo momento con i miei fratelli, di restituire una goccia di quello che io una volta ho ricevuto attraverso altri cuori solitari, compassionevoli che con un loro gesto mi hanno permesso di preservare il valore più importante per un essere umano, in particolare per un bambino…: la fede, la fiducia.
Mi sono sentita confortata che i bambini della nostra mensa forse ancora possono avere qualcosa su cui basarsi per costruire ancora oggi i loro sogni … qualcosa che deve animarci ogni giorno a continuare e a sforzarci ancora di più per mettere in movimento il motore che determina le loro vite: il motore che rende possibile la speranza che non tutto è buio, che non tutto è così assurdamente limitato o vietato, che un futuro esiste anche per loro, non tutto è egoismo, anche l’amore è possibile, è bello ridere, giocare con gioia, quando nonostante il dolore e la tristezza, esistono persone che offrono loro dal profondo del cuore quanto di più bello possiedono e questo li rende più forti; li anima… permette loro di superare forse tante cose che solo loro conoscono e vivono nei loro cuori…
Soddisfatti… ? In parte, si, perché ancora una volta un obiettivo è stato raggiunto, ma non soddisfatti abbastanza per sentirci in pace e nemmeno per abbassare le braccia fino al giorno tanto atteso che le mense di Funima non abbiano più ragione di esistere, perché tutti i bambini avranno il necessario per vivere in pace e in armonia, per essere felici; per credere nella Vita.
!Madre… non preoccuparti… Io faccio nuove tutte le cose…!”
Concludo con questa frase di Cristo dedicata a tutti i fratelli che lavorano per i bambini della mensa Un Rayo de Luz e per Funima nel mondo; che questa Fede aumenti e fortifichi la vostra lotta (e in questa fede pongo, Signore, tutta la mia fiducia…!)
Grazie Giorgio, per insegnarci cos’è l’Amore Incondizionato, con il tuo esempio…!
Maria Lezcano
Maldonado, 19 agosto 2009