Questa è la legge secondo cui viviamo: è così dolce donare senza stancarsi mai.

Di Eleonora Cacciavillani

La storia ha come protagonisti Timorosa, l’anima, e il Gran Pastore, nostro Signore Gesù Cristo, che la accompagnerà sulle Alte Vette, il Regno di Dio.p>

Questa è la legge secondo cui viviamo: è così dolce donare senza stancarsi mai.

Di Eleonora Cacciavillani

La storia ha come protagonisti Timorosa, l’anima, e il Gran Pastore, nostro Signore Gesù Cristo, che la accompagnerà sulle Alte Vette, il Regno di Dio.p>

“Piedi di cerva sulle alte vette” è il titolo del libro che descrive il viaggio mistico dell’anima a Dio sotto forma di racconto allegorico – simbolico, arricchito da cantici e salmi.

La storia ha come protagonisti Timorosa, l’anima, e il Gran Pastore, nostro Signore Gesù Cristo, che la accompagnerà sulle Alte Vette, il Regno di Dio. 

Timorosa abitava nella valle dell’Umiliazione, assieme alla sua famiglia, i Paurosi, e da anni era al servizio del Gran Pastore. Desiderava soddisfarlo al meglio, tuttavia era consapevole, e perciò si vergognava, di quello che intralciava il servizio totale al Pastore: era nata storpia e con la bocca storta. I suoi piedi deformi la facevano inciampare continuamente durante il lavoro e la sua bocca sfigurava l’espressione del volto e questo la rendeva ripugnante a guardarsi.

Timorosa anelava diventare come il Gran Pastore e desiderava con tutta sé stessa che i suoi difetti svanissero per diventare bella, graziosa e forte per servirLo al meglio. Inoltre voleva disfarsi dei suoi parenti: i Paurosi.

Timorosa, così, chiese aiuto al Pastore il quale le disse che poteva aiutarla in un solo modo: piantando nel suo cuore il seme del Vero Amore e portandola con sé sulle Alte Vette. Se il seme del Vero Amore il Pastore lo poté piantare nel cuore di Timorosa in un attimo, per raggiungere le Alte Vette, invece, Timorosa avrebbe dovuto sviluppare piedi di cerbiatta per essere scaltra nel salire le montagne, vincendo ogni ostacolo, esattamente come Lui.

Due compagne

Il Pastore scelse due compagne speciali che avrebbero percorso assieme a lei il lungo cammino che la aspettava: Tristezza e Sofferenza.

Egli la accompagnò per il primo tratto e nel mentre le impartiva insegnamenti; alla vista di fiori selvatici, nascosti alla vista della maggior parte delle persone e dunque apparentemente inutili, il Pastore affermò che nulla di ciò che è stato fatto dal Padre Suo è uno sterile spreco.

Avanzando nel bosco Timorosa si stupì perché riusciva a capire il canto dell’acqua del torrente, dei fiori e degli uccelli che assieme esclamavano: “Questa è la legge secondo cui viviamo, è così dolce donare senza stancarsi mai.” Il Pastore così le spiegò che solo il Vero Amore può capire il profondo significato della musica, della bellezza e della gioia che è stata piantata nel cuore di tutto il creato”.

Arrivò presto il momento in cui il Pastore fu costretto a lasciare Timorosa, che molto spaventata ed esitante iniziò la scalata per le Alte Vette con le forti e abili compagne Tristezza e Sofferenza.

Senza la presenza del Pastore

Già dai primi passi senza la presenza del Pastore, il sentiero si dimostrò più ripido di quanto Timorosa pensasse e scoprì con profonda angoscia che durante il cammino poteva incontrare i suoi parenti Paurosi, che non avendo accettato la sua partenza per il Regno dell’Amore e odiando il Gran Pastore, avrebbero tentato qualsiasi cosa pur di riportarla indietro e trasformarla nella loro schiava. Durante il cammino, infatti, incontrò svariate volte Orgoglio, Rancore, Autocommiserazione e Amarezza. Ma presto capì che amando sempre più Tristezza e Sofferenza poteva sconfiggere ogni tentazione e al più tardi, se la situazione si fosse aggravata, avrebbe potuto invocare l’aiuto del Pastore che Egli immediatamente sarebbe arrivato in suo aiuto.

Ecco che Timorosa percorse una deviazione che attraversava il deserto chiamata “La fornace d’Egitto e il buio fitto” (Gen. 15:12, 17) dove udì la voce del Pastore dire: “Porto il mio popolo in Egitto, chè esso, pure possa essere battuto e ridotto in farina finissima e possa diventare pane di frumento per l’uso degli altri”.

Un fatto procurò a Timorosa una profonda emozione: in tutto il deserto non cresceva nulla di verde, ma proprio verso la fine del suo cammino, e delle sue fatiche, in Egitto vide un fiorellino color giallo oro che cresceva solitario. Così lei si avvicinò e le chiese quale fosse il suo nome e lui esclamò: “Osservami bene! Il mio nome è Accettazione – con – Gioia!”. Così Timorosa pensò fra sé che appena avrebbe incontrato il Pastore le avrebbe detto: “Guardatemi! Sono la Vostra Ancella Accettazione con Gioia!”.

La lontananza

Quando Timorosa vide in lontananza che avrebbe dovuto percorrere le Sponde della Solitudine supplicò il Pastore di manifestarsi a lei. Egli non tardò e la rassicurò dicendo: “Questo è il sentiero che ora devi percorrere. Ricorda: anche se ti sembra di essere ancora più lontana dalle Alte Vette e da me, non c’è una vera e propria distanza che ci separa. Queste sono le parole con cui ti lascio: le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono.”

Un giorno, mentre le sue compagne si erano addormentate, Timorosa incautamente andò a passeggiare da sola. Arrivò in un punto in cui le scogliere che sporgevano sul mare formavano una stretta penisola che terminava in un vero e proprio precipizio. Arrivata all’estremità di tale penisola vide con terrore che era circondata da tutti e quattro i suoi nemici: Orgoglio, Rancore, Autocommiserazione e Amarezza. Erano fermamente convinti che sta volta sarebbero riusciti a portarla indietro e difatti la circondarono. A quel punto Timorosa, sentendosi braccata, invocò l’aiuto del Signore che immediatamente la soccorse e li fece scappare costringendoli a strisciare per la paura.

Timorosa a quel punto chiese spiegazioni al Pastore sull’accaduto ed Egli le spiegò che nell’ultimo tratto il percorso le era sembrato più facile e per un momento dimenticò di essere l’Ancella Accettazione con Gioia e voleva raggiungere in fretta le Alte Vette. Così Egli disse: “Quando hai nel cuore il seme dell’impazienza i tuoi nemici sono in vantaggio su di te.”

Il viaggio di Timorosa e le sue compagne proseguì scalando il Monte Ingiuria, dove incontrarono il fiore “Sopportazione – del – Sacrificio”, da alcuni chiamato anche “Perdono”. Poi attraversarono le Foreste del Pericolo e delle Tribolazioni. Infine, arrivarono alla Valle della Perdita, ma vinta quest’ultima il traguardo ancora non era stato raggiunto.

La nebbia

Tutt’intorno era avvolto dalla nebbia e il sentiero portava sull’orlo di un abisso e poi s’interrompeva. La gola, simile ad una fossa, si spalancava davanti a loro per ogni dove, rendendo impossibile il procedere oltre. A Timorosa restava solo una cosa da fare per compiere la missione e raggiungere le Alte Vette: affidarsi a Tristezza e a Sofferenza e saltare nella gola. Là, immerso nella nebbia, la aspettava un altare e una figura indistinta dove Timorosa avrebbe dovuto fare l’ultima offerta: strappare dal proprio cuore il naturale desiderio dell’amore umano. Timorosa tremava al solo pensiero del dolore che le avrebbe causato il sacrificio così chiese aiuto a quell’uomo misterioso che rivelò essere un sacerdote.

Quest’ultimo la legò sull’altare e mise la sua mano sul cuore di Timorosa e dopo pochi istanti si udì il suono di uno strappo e di una lacerazione: il naturale amore umano venne fuori con le sue mille radici e fibre. Egli lo tenne in mano per un momento e disse: “Sì, era maturo per essere strappato. Era giunto il momento. Non c’è una sola radice rotta o persa.” Dopo aver detto questo lo gettò sull’altare e stese le braccia su di esso.

Si sprigionò una fiamma che sembrò spaccare l’altare; dopo di che non rimase altro che cenere, sia di quell’amore che aveva messo radici nel suo cuore sia di tristezza e sofferenza che erano state sue compagne in quel lungo e straordinario viaggio. Timorosa si chinò sulla cenere dell’altare e disse con completa gratitudine: “È finita”. Poi, esausta, cadde addormentata.

Il risveglio

Quando Timorosa l’indomani si risvegliò tutto attorno a lei brillava sotto un sole radioso e sfavillava di uno splendore paradisiaco. Timorosa uscì dalla grotta e iniziò ad esplorare le meraviglie che il giorno prima la nebbia nascondeva. Al terzo giorno, quando era ancora buio, Timorosa si svegliò di soprassalto e balzò in piedi con un fremito di gioia in tutto il corpo: non aveva sentito pronunciare il suo nome eppure sapeva di essere stata chiamata. Uscì nella profumata notte estiva e ammirando nel cielo la stella del mattino e ascoltando la voce della cascata sentì un altro richiamo. A quel punto provò un irresistibile stimolo di saltare oltre la gola sulle montagne.

Ma come poteva fare? Mentre rimaneva immota alla ricerca di una via d’uscita, apparve un cervo con la sua compagna che la guardarono come volessero indicarle la strada. Timorosa li seguì e un balzo dopo l’altro furono in cima la montagna. Egli, il suo Pastore, era là sul picco, proprio dove pensava di trovarlo. Forte e glorioso nel fulgore della luce del sole le tendeva la mano e la chiamava con un gran sorriso: “Tu, che hai piedi di cerbiatta, salta fin qui”. Lei raggiunse il suo Amato e con grande meraviglia scoprì che il suo nome non era più Timorosa, bensì Grazia Celeste. Il Pastore non era solo, era accompagnato da due raggianti e splendide ancelle: Gioia e Pace. Grazia Celeste le riconobbe: erano le sue compagne Tristezza e Sofferenza, trasfigurate. 

Riunitisi, il Pastore le portò ad esplorare il Regno dell’Amore.

Un giorno Grazia Celeste e le sue compagne arrivarono fino all’estremità della vallata e si trovarono sull’orlo delle Alte Vette, da cui potevano vedere le pianure sottostanti. Proprio da quel punto Grazia Celeste riconobbe la Vallata dell’Umiliazione, il posto dove aveva vissuto infelice per tanto tempo. Pensando ai suoi parenti e alla loro squallida esistenza, una fitta di dolore le attraversò il cuore. Li aveva considerati come orribili nemici, ora capiva che erano esseri infelici come era stata lei. Pertanto chiese al Pastore di poter scendere nella vallata, assieme a Gioia e Pace, per aiutarli. Il Pastore approvò e decise che sarebbe sceso assieme a loro. Tutti e quattro rimasero in piedi, sulla sommità delle Alte Vette, raggianti di gioia, pronti a ridiscendere, saltando, nella Vallata. In quel momento Grazia Celeste vide che anche la cascata a lei vicina si gettava giù nella valle con un tumultuoso e giocoso fragore di acque che cantavano mentre si precipitavano oltre il margine roccioso.

“Sorgiamo dalle Vette per

Scendere giù nelle vallate

Raggiungere il luogo più basso

Ecco il desiderio più dolce e il più dolce volere”

“Questa è la Legge secondo cui viviamo:

è così dolce donare senza stancarsi mai”

Cari fratelli e sorelle, ho desiderato condividere con voi questa lettura poiché penso rappresenti il cammino di ciascuno verso il Nuovo Regno che tanto aneliamo raggiungere e realizzare pienamente dentro di noi.

Con amore,

Eleonora Cacciavillani

12 Settembre 2025


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