Rose e Spine di una vita di dedizione

Rose e Spine di una vita di dedizione

ROSE E SPINE DI UNA VITA DI DEDIZIONE

Il sole si leva nel firmamento, la speranza di avere un giorno in più per parlare al mondo ci tira via il lenzuolo e senza pensarlo siamo di fronte allo specchio del bagno per prepararci per la giornata. Il computer fa il suo instancabile percorso nel suo sistema operativo e ci da l’ok per iniziare a lavorare. La sua tastiera ci sfida a stancarci, però la prima mail già parla della situazione mondiale e riempendoci di rabbia ci dà la forza di seguitare. Ogni giorno, approssimativamente 150 mail diverse arrivano  al nostro server, il loro  arrivo suona come il tic tac di un orologio, ognuno è un secondo in meno…Il Cristo che torna…il mondo che esplode…Quasi contemporaneamente suona il telefono interno…Giorgio, dopo una lunga notte di dolori e lavoro, per poter rispondere a tutto, chiama per dare le prossime direttive. La sua voce la mattina ci trasmette una dolorosa tristezza, di un mondo che non gli appartiene, un’umanità che ogni giorno sfugge le sue responsabilità, però lui torna ad insistere un’altra volta, con una spinta, torna a rialzarsi … ogni giorno è infinito in un uomo assetato di giustizia, ogni giorno è un’agonia nel fisico di chi porta il Segno del nostro peccato più abominevole. Ogni giorno il Sole lo saluta, come a noi, lo stesso Sole, lo stesso Sole che illumina gli assassini  e gli ipocriti, lo stesso Sole per tutti, lo stesso Sole per lui…
La solitudine è infinita e la grandezza dello spirito ci avvolge quotidianamente, cerchiamo di essere qualcuno, lottando con l’ego, l’amore, la storia dell’ HOMO però alla fine resta solo la traccia  di ciò che abbiamo voluto essere. Scaliamo grandi muri e seguiamo mille cammini, leggiamo cento segnali, cerchiamo nel cielo una risposta e se soltanto sviassimo lo sguardo un secondo da questa cortina che ci impedisce di vedere, ci renderemmo conto che il nostro essere si costruisce giorno per giorno, passo per passo e secondo dopo secondo. Per questo Giorgio sebbene non dovrebbe essere più qui continua a venire, ad ogni viaggio, ad ogni cambio di stagione, negli autunni malinconici e nelle dolci primavere scende all’aeroporto con i piedi stanchi, per abbracciarci col suo amore e per  vegliare sui nostri spiriti. Presto non resterà più, lui lo sa, per questo come un amante disperato tenta di colmarci fino all’ultimo secondo, nonostante le carenze, in qualche modo vince sempre la materia e ci reincontra nel suo abbraccio protettore, cercando di costruirci, perché il suo sacrificio non sia vano e affinché molti di noi ereditino il nuovo regno, affinché i nostri figli siano i costruttori del domani.
La piccola Sonia e mio figlio Giorgito, quasi “ostaggi” della nostra lotta, cercano di collaborare nella loro piccola stanza dei giochi senza gridare per non deconcentrare Giorgio che si spazientisce con questa umanità e  mentre la voragine del lavoro ci risucchia con la sua gola assetata di anime, essi fanno di un piccolo giardino, che si trova sul retro della casa, un bosco gigante da esplorare. Un piccolo limoneto è testimone delle centinaia e migliaia di girotondi intorno a loro, giocando felici sotto i raggi del Sole. Questo è il loro sacrificio: donarci la loro libertà affinché noi li proteggiamo dai pericoli che la nostra attività può rappresentare per loro. Ci donano la loro libertà e mentre gli altri bambini corrono nel parco, loro gioiscono la loro piccola camera di giochi, colorano i loro disegni e ci rallegrano a tavola.
Tic, tac, tic, tac le mail continuano ad arrivare… Anubis risponde dopo aver letto ciò che Giorgio ha scritto all’alba, mentre tutti riposano lui lavora solo,  non ci sono orari…
Tic, tac, Gonzalo inserisce le notizie nella pagina del sito web.

Come si può non legarle, unirle? Come si può pensare che gli avvenimenti mondiali siano disconnessi gli uni dagli altri? E ancor peggio, credere che i segni spirituali siano eventi a se stanti?
E qui siamo noi con la nostra piccola finestra sul mondo, ore di selezione del materiale che poi verrà inserito nello spazio cibernetico, un messaggio, una cronaca, una notizia…aspetta! Questa  non va così… bisogna cambiarla c’è una novità…le ore trascorrono, la giornata può terminare in qualsiasi momento e non lasciarci il tempo di terminare il nostro lavoro. La gente deve leggere, deve sapere, deve dire cosa desidera fare con la sua anima…Il Cristo ritorna e dobbiamo annunciarlo.
Sebastian  cerca di  toccare l’animo con le immagini, creando i video nel piccolo studio3, la musica  deve condurre ai  segni, affinché essi penetrino nell’anima e il pubblico li divori. Questa è la nostra responsabilità, che i segni arrivino a tutti. Questo è stato il patto che abbiamo sigillato nella prima  comunione fatta con Giorgio, questo è il patto che dobbiamo compiere fino a quando il Cielo e solo il Cielo non detti il contrario. Le immagini sono pronte, il lavoro di Seba è stato controllato attentamente da Giorgio stesso. Basta soltanto vedere che risultato avrà nella conferenza. Una piccola sala che ospita 400 persone, un teatro umile ma bello che riusciamo ad ottenere cercando di ottimizzare le risorse nel miglior modo. Tutti applaudono, alcuni piangono, un altro passo compiuto,  i segni arrivano al cuore di molti, una conferenza in più e già ci rimettiamo a lavorare per il prossimo appuntamento che si terrà a Buenos Aires. E vertiginosa è la quantità di segni che giornalmente ci arrivano.
Ci lascia anche senza respiro il modo in cui l’Opera è cresciuta, non solo in Uruguay, che si è trasformato nel centro operativo mondiale  in poco tempo, ma anche in Argentina con più di 6 arche dislocate in lungo e in largo su tutto il paese. Il Paraguay non fa eccezione, per non parlare del Cile in cui Giorgio non si è potuto recare spesso, ma dove ha promesso di andare il prossimo anno. 
Tic tac, l’orologio continua a scandire le ore e la notte abbiamo tenuto una riunione dell’arca con tutti i fratelli che vengono da tutto il paese per vedere Giorgio, per assaporare ogni incontro. Fray Bentos, Colonia, Montevideo e Maldonado dove tra pochi giorni terremo una conferenza, come la faremo tra una settimana a Melo, provincia di Cerro Largo, al confine col Brasile, fin lì arriverà il nostro lavoro, fin lì Giorgio condurrà i suoi passi aprendo le porte, segnando il cammino, esalando l’alito della Verità. Prima di tutto questo devo accompagnare Giorgio alla televisione, Canal 5 che si vede in tutto il paese, più di 15 minuti in cui  Giorgio mostra parte del materiale. Giornate intense, Giorgio continua instancabile, ci parla di dedizione e sacrificio e lui è parte dell’esempio. I progetti si consolidano e attraverso la mano de Jean Georges Almendras la  prima rivista antimafia latinoamericana via internet poco a poco smette di essere un’idea e una realtà prende forma e odore… più lavoro ma anche più gioia di esistere e servire la causa del Cristo.
La rosa e la spina… sempre mi sono piaciute queste parole per descrivere ciò che significa essere accanto a Giorgio. Noi che lo circondiamo in questa casa, in questo ufficio, sappiamo quello che significa; lo vediamo ogni giorno. Anubis, Gonzalo, Sebastián. Chacho, il rappresentante di FUNIMA, instancabile, che corre  per tutta  Montevideo cercando i giornali o quello di cui  Giorgio ha bisogno. Divide il suo tempo tra la mensa, l’arca e l’Opera. Marinela che ogni giorno ci lascia una casa fresca e profumata  dove i lavori si svolgono ogni giorno. Sonia, la sua compagna spirituale e di viaggio. Almendras, i bambini, Soledad, tutti siamo testimoni della sua spina. Ogni giorno le piccole gocce di sangue che  scorrono sul suo corpo e che hanno consolato molte persone in tutto il mondo, scandalizzato più di una persona e  tolto il respiro a tanti altri, per Giorgio significano più di tre ore di immobilità nella camera e altrettante di intenso dolore. Che ironia del Cielo, solamente le sanguinazioni lo fermano, gli impediscono di lavorare, solamente quelle. La rosa, la rosa dell’ amore, del perdono, del profumo di speranza, della Madre illuminata che sorseggia il Sole che se ne va, che si congeda… i nostri occhi non vorrebbero vederlo perché come una spada sulla nostra testa ci dice che un giorno in più è terminato, che un giorno è trascorso e ancora manca molto lavoro. Non vorremmo andarcene, vogliamo continuare, ancora mancano cose da fare. Nell’ufficio di Giorgio due televisori annunciano le notizie della notte e Giorgio le guarda entrambe. Arriva la notte,  la rosa lascia cadere teneramente i suoi petali sopra lo stelo per bere le gocce della rugiada notturna, le stelle segnano l’alba, la solitudine e il silenzio  dell’ufficio ci trasmette un eco: tic, tac, tic, tac è l’orologio che segna il tempo, sono i tasti del PC di Giorgio che nella solitudine della notte continua a lavorare…

Erika Pais.
Montevideo, 24 ottobre 2008.