TESTIMONE E ANNUNCIATORE Percorrendo la strada che da Montevideo ci porta verso la città di Maldonado mi perdo nella sconfinata bellezza della natura. Un caldo giorno di primavera, il sole alto nel cielo azzurro, la rigogliosa flora, gli alberi, i fiori dai variopinti, sgargianti colori, dal violetto, al fuxia, giallo, rosso intenso, dune di sabbia coperte di selvaggia vegetazione e piccole stradine che conducono alla spiaggia. L’Oceano Atlantico si apre maestoso al fianco del nostro percorso, di un azzurro intenso, mostrando tutta la sua imponenza, la sua forza, la sua bellezza. Mi lascio trasportare dall’incanto del miracolo della vita nell’estasi della contemplazione … un immagine però interrompe d’un tratto l’incantesimo, come un sordo boato la crudezza della realtà, il ripugnante, inaccettabile divario tra chi ha troppo e chi non ha niente. A dispetto delle numerose ville che esibiscono la loro ricercata architettura e ai imponenti alberghi, ecco ancora le favelas che vivono a ridosso delle città … il cuore mi si stringe nel petto e non riesco a fermare le lacrime …l’immagine di una madre che esce da una baracca fatiscente con i suoi due bambini, la bimba presa per una mano e il bimbo, più piccolino, nell’altra … camminano verso chissà quale luogo, forse in uno che possa procurare loro il cibo per quella giornata … Mi immergo per un attimo nelle loro vite, nelle necessità di quei bambini, nelle loro basilari esigenze, nelle difficoltà, nelle sofferenze della loro piccola vita, nella pena e nelle ansie di quella madre … e penso … come si può godere di tutto ciò che abbiamo, quando sappiamo che 4 miliardi di persone non possono godere neanche dell’indispensabile, quando sappiamo che ogni 3 secondi un bambino muore di FAME? Come possiamo avere il coraggio di vivere tranquillamente la nostra esistenza senza pensare che la responsabilità di questa umanità, il futuro della vita di quelle persone è anche la nostra? Un pensiero, una presa di coscienza, una volontà che ciascun uomo ha il DOVERE di portare sempre dentro di se. Rifletto su questo pensiero mentre Giorgio parla con alcune persone della colpevole indifferenza della gente che potrebbe fare tanto per la società e proprio da questi, gli viene candidamente risposto che i poveri sono tali perché non hanno la capacità, la mentalità, la volontà di mutare il loro stato e che anche se avessero la possibilità non riuscirebbero a mantenerlo. Come può cambiare il mondo quando questo è il pensiero della maggioranza di chi ha la fortuna di trovarsi dall’altra parte, dalla parte di quel piccolo miliardo di persone che ha, rispetto a quei 4 miliardi che non hanno? L’egoismo, l’interesse personale, il potere ha la meglio nel cuore dell’uomo purtroppo. Proprio in questi giorni la notizia – scandalo sulla stampa nazionale italiana “Gli affamati sfamano la FAO”, i fondi destinati alle nazioni in via di sviluppo, infatti, sono diminuiti del 31%, sprechi, inefficienze, mancanza di rigore finanziario, l’agenzia ONU è finita sotto accusa. Ricordiamo che il 17 settembre 2002 Giorgio Bongiovanni scrisse un messaggio accusando la FAO di aver fallito nel suo compito: “La FAO” diceva il messaggio “una organizzazione a delinquere che specula con il sangue dei poveri bambini affamati…”. Come possiamo purtroppo constatare, sempre più spesso i messaggi che giungono attraverso questo solerte strumento del Cielo trovano puntualmente riscontro nelle cronache giornalistiche. Con amore Sonia Alea |